tag:blogger.com,1999:blog-44352197092832607082024-03-13T16:45:47.255+01:00Il TèLibri, televisione, cinema, arte, fai-da-te, tè, curiosità e altra roba inutile...Raffyhttp://www.blogger.com/profile/03652338592464001866noreply@blogger.comBlogger173125tag:blogger.com,1999:blog-4435219709283260708.post-81390930079863360172015-07-13T09:43:00.002+02:002016-10-04T10:48:27.210+02:00Diari d'India (seconda parte)<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-KIt0grlIDjI/VZp6AgX5_8I/AAAAAAAAEZE/vNfyB-rtJ90/s1600/collagindiaSECONDOalternativo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://3.bp.blogspot.com/-KIt0grlIDjI/VZp6AgX5_8I/AAAAAAAAEZE/vNfyB-rtJ90/s1600/collagindiaSECONDOalternativo.jpg" /></a></div>
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Prosegue il <a href="http://il-te.blogspot.com/2015/07/diari-dindia-prima-parte.html" target="_blank">nostro itinerario</a> lungo la costa meridionale dell'India, attraverso il Tamil Nadu fino a valicare i confini del verdeggiante e pepato Kerala. Giunti a Cochin si vola ahimè a casa, ma non prima di un breve scalo a Mumbai, per concludere degnamente il viaggio con un balletto in pieno stile bollywoodiano (sì, quello che si fa in attesa di trovare un gabinetto libero, considerando il cibo speziato.) Ecco qui di seguito i diari mancanti: potete leggere nell'ordine che preferite questi olii essenziali estratti direttamente dalla mia già annacquata memoria, sperando che possano avere su di voi effetti anche solo blandamente <i>ayurvedici. </i> </div>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/-1g0YQVfP0d0/VaKk6n2fyCI/AAAAAAAAEZc/qq6Ms7canMM/s1600/8.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="300" src="https://2.bp.blogspot.com/-1g0YQVfP0d0/VaKk6n2fyCI/AAAAAAAAEZc/qq6Ms7canMM/s400/8.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><div align="justify">
<span style="color: #666666; font-size: 12.8px;">Altre foto sulla</span><span style="font-size: 12.8px;"> </span><a href="https://www.facebook.com/media/set/?set=a.731619093627845.1073741831.266373920152367&type=3" style="font-size: 12.8px;" target="_blank">pagina FB de<i> Il Tè</i></a></div>
</td></tr>
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<i>29 maggio, Madurai. </i>Sulle mattonelle a spina di pesce del viale si riversa dai entrambi i lati l’ombra degli alberi di due parchi. Tra la folla regna una piacevole, vivace atmosfera domenicale. Si può già intravedere la sagoma torreggiante del <i>gopuram </i>del tempio. Ancora una volta un luogo sacro richiama alla mia mente le attrazioni di una fiera: quel baldacchino grondante di dei, mostri e animali dai colori fluorescenti sembrano caduti dal cielo, dopo essere sfuggiti dalle grinfie di una mano meccanica, e rimasti ammonticchiati lì come inafferrabili <i>peluche</i>.</div>
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In occasione della visita, indosso un ampio e svolazzante <i>panjabi</i> (o <i>kurta</i>: una camicia lunga fino alle ginocchia) bianco, su cui oscilla il <i>mala</i> (rosario indù) che ci hanno regalato a Chettinad. Per coprire le gambe, ho dovuto legarmi alla vita come un pareo (o meglio, un <i>dhoti</i>) la coperta che ho rubato dall'aereo. Dovrei testare il <i>look</i> indiano anche una volta rientrato, visti i risultati: una passante mi ha regalato una rosa. Poi trovo sia un abbigliamento estremamente comodo, e la cosa non mi stupisce: uno dei grandi meriti dell'India, se lo chiedete a me, è l'invenzione del pigiama.</div>
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All'interno del tempio, nei portici attorno alla vasca del Loto d’Oro, s'intrattengono pittoreschi gruppi di fedeli: non hanno nulla di ascetico, ma chiacchierano allegramente e mangiano a mani nude seduti su tovaglie da pic-nic a tinte vivaci.</div>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-WgxkzqNgeuI/VaKlC712KdI/AAAAAAAAEZk/Km7PXYwgPeo/s1600/7.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="300" src="https://1.bp.blogspot.com/-WgxkzqNgeuI/VaKlC712KdI/AAAAAAAAEZk/Km7PXYwgPeo/s400/7.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><div align="justify">
<span style="color: #666666; font-size: 12.8px;">Altre foto sulla</span><span style="font-size: 12.8px;"> <a href="https://www.facebook.com/media/set/?set=a.731619093627845.1073741831.266373920152367&type=3" style="font-size: 12.8px;" target="_blank">pagina FB de</a></span><i style="font-size: 12.8px;"><a href="https://www.facebook.com/media/set/?set=a.731619093627845.1073741831.266373920152367&type=3" style="font-size: 12.8px;" target="_blank"> Il Tè</a></i></div>
</td></tr>
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Un bramino mi punteggia la fronte con della polvere bianca. Dopo dieci giorni di benedizioni del genere, ricevute in tutti gli altri tempi, apprendo con un sorrisetto tirato che si tratta di cenere di sterco di vacca. Cercando di non pensarci troppo, gironzolo a piedi nudi sul granito coperto di ghirigori e pentacoli floreali, mentre mi addentro per un labirinto di corridoi: alcuni sono rischiarati dalla luce, con il soffitto coperto da ritratti di divinità incasellate come su un gigantesco tabellone di Scale e Serpenti; altri sarebbero totalmente immersi nel buio se non fosse per i crisantemi dai mille petali, tinti di verde, rosa e giallo, che brillano sulle nostre teste come anemoni marine, e gli <i>yali</i> (nasuti mostri mitologici) che incombono dai capitelli, con gli occhi grandi e la pelle fluorescente delle creature degli abissi.</div>
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Come molti altri tempi visitati, anche questo è dedicato a Shiva (che nella Trimurti indù ha il ruolo di "distruttore", mentre Brahma e Vishnu sono rispettivamente "il creatore" e "il conservatore".) Spesso, come in questo caso, Shiva è accompagnato dalla sua popputa consorte, Parvati.</div>
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Sperando mi porti fortuna, lascio la rosa sotto un bassorilievo, scuro e unto di burro e spezie dai fedeli, che ritrae appunto i Brangelina del <i>pantheon</i> indù. Qui i due si fanno chiamare Sundareswarar, "il bel signore" e Meenakshi, "la dea dagli occhi di pesce" (si vede che in India è considerato un complimento.)</div>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-5Qu_jjWIn0I/VaNo-8t7d6I/AAAAAAAAEbI/spV0-3nmR8c/s1600/18.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-5Qu_jjWIn0I/VaNo-8t7d6I/AAAAAAAAEbI/spV0-3nmR8c/s400/18.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><div align="justify">
<span style="color: #666666;">Donne a Kanchipuram: maldestri tentativi di imitare Steve McCurry. </span></div>
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La loro divina luna di miele, di cui abbiamo seguito l'itinerario, è iniziata a Kanchipuram, una delle sette città sacre dell'induismo, dove i due si sono uniti in matrimonio, sotto un albero di mango che, secondo la tradizione, continua a rigenerarsi da millenni. Come succede a molte coppie, però, non sempre Shiva e Parvati condividono gli stessi interessi: lui, per esempio, se ne va da solo a ballare a Chidambaram, località dal nome piuttosto musicale che per gli indù è nientemeno che il centro dell'universo. Qui si estende l'immenso e incandescente cortile del tempio che fa da pista da ballo a Shiva nelle vesti di Nataraja, "signore della danza". Il titolo se l'è conquistato dopo aver umiliato la spaventosa dea Calì sollevando la gamba all'altezza della fronte con la disinvoltura di Heather Parisi.</div>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-Y7t4AH74FOs/VaKlVhYfdEI/AAAAAAAAEZ8/WR3hL0jMuRo/s1600/14.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="300" src="https://3.bp.blogspot.com/-Y7t4AH74FOs/VaKlVhYfdEI/AAAAAAAAEZ8/WR3hL0jMuRo/s400/14.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><div align="justify">
<span style="color: #666666;">Tempio di Shiva Nataraja a Chidambaram</span></div>
</td></tr>
</tbody></table>
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Ciò che più mi affascina delle divinità indù è il loro allegro bipolarismo. Shiva ne è un perfetto esempio, col suo essere al contempo virile e femmineo, <i>yogi</i> assorto e danzatore estatico, rigoroso asceta e seduttore dall'incontenibile potenza sessuale. Il dio che ha per simbolo una pietra dalla forma fallica (il <i>lingam</i>) è lo stesso che incenerisce col suo terzo occhio il dio dell'amore, Kama, colpevole di averlo infastidito durante la meditazione, per poi farlo rinascere, su richiesta di Parvati, dalle sue ceneri: c'è un tempo per la meditazione e uno per l'amore. In questo sistema religioso, mi sembra di capire, la rinuncia è solo momentanea, significa rimandare a un momento più opportuno, per godere pienamente ora dell'introversione, ora del piacere.</div>
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Come avrete capito, sono lì lì per convertirmi. Magari mi faccio anche bramino, visto che hanno la <i>mise</i> più comoda e discinta di tutti: non indossano praticamente niente, se non una sottile cordicella a tracolla sul petto e un <i>dhoti</i>, spesso<i> </i>coi lembi ripiegati all'interno (effetto "pannolino" di Mowgli, per intenderci.)</div>
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-ggjjGugVkM4/VaKleYxU17I/AAAAAAAAEaY/U5ijRmynIkE/s1600/13.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="300" src="https://3.bp.blogspot.com/-ggjjGugVkM4/VaKleYxU17I/AAAAAAAAEaY/U5ijRmynIkE/s400/13.jpg" width="400" /></a></div>
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-w8Oqxc2LlhA/VaKld62J_NI/AAAAAAAAEaU/-A1rBqghbX8/s1600/12.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="300" src="https://1.bp.blogspot.com/-w8Oqxc2LlhA/VaKld62J_NI/AAAAAAAAEaU/-A1rBqghbX8/s400/12.jpg" width="400" /></a></div>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-jDVFLiulFzM/VaNpiljleQI/AAAAAAAAEbQ/MjjXGbPVCps/s1600/11.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="305" src="https://3.bp.blogspot.com/-jDVFLiulFzM/VaNpiljleQI/AAAAAAAAEbQ/MjjXGbPVCps/s400/11.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><div align="justify">
<span style="color: #666666;">Il tempio di Shiva a Thanjavur </span></div>
</td></tr>
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<i>30 maggio, Alappuzha (o Alleppey). </i>Il tragitto in pullman previsto per questa mattina è piuttosto lungo, e la pazienza di Gandhi (l’autista, non il Mahatma) - che si mostra disposto a inchiodare in mezzo alla strada ogni cinque minuti per lasciare che mio zio fotografi un nibbio bramino, un martin pescatore o un’egretta - minaccia di rendere il viaggio infinito. </div>
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Tra uno scatto e l'altro, dopo aver evitato un paio di incidenti probabilmente mortali, ci lasciamo alle spalle le campagne del Tamil Nadu ed ora ci inerpichiamo sulle verdi alture del Kerala. Un gruppetto di donne, il sorriso messo in ombra dai cappelli a punta, salutano con la mano dalle piantagioni di tè. Più che campi coltivati sembrano ordinati labirinti vegetali, ma con le siepi ancora troppo basse perché ci si possa smarrire.</div>
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Facciamo un'azzardata sosta a metà di una tortuosa strada di collina. Il pepe nero si attorciglia sui tronchi degli alberi e, nascosta nell’ombra del sottobosco, scopriamo anche una sensitiva, una piantina che richiude timidamente i suoi denti di pettine non appena viene sfiorata (“Fa <i>namastè</i> con le mani” ridacchia Gandhi.) Sorbiamo un caffè lungo come il <i>Mahabharata</i> su una veranda sospesa sul rigoglio della foresta sottostante. Due pendii verdi si incastrano l’uno nell’altro davanti a noi, il primo così vicino da poter contare gli alberi sulla cresta, mentre sul secondo grava un velo di foschia argentea.</div>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/-zuEG_CX5O7k/VaNrkS4Y5vI/AAAAAAAAEbc/hIllbB14qcc/s1600/10.jpg" imageanchor="1" style="font-size: 12.8px; margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><img border="0" height="300" src="https://2.bp.blogspot.com/-zuEG_CX5O7k/VaNrkS4Y5vI/AAAAAAAAEbc/hIllbB14qcc/s400/10.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><div align="justify">
<span style="color: #666666; font-size: 12.8px;">Altre foto sulla</span><span style="font-size: 12.8px;"> <a href="https://www.facebook.com/media/set/?set=a.731619093627845.1073741831.266373920152367&type=3" style="font-size: 12.8px;" target="_blank">pagina FB de</a></span><i style="font-size: 12.8px;"><a href="https://www.facebook.com/media/set/?set=a.731619093627845.1073741831.266373920152367&type=3" style="font-size: 12.8px;" target="_blank"> Il Tè</a></i></div>
</td></tr>
</tbody></table>
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Raggiungiamo la laguna di Alleppey che è quasi mezzogiorno. La casa galleggiante ci aspetta ormeggiata, con il corno nero della prua che gli dà l’aria vagamente minacciosa di uno scarabeo rinoceronte. Un membro dell’equipaggio mi porge la mano mentre allungo una gamba cercando di non guardare l’acqua sotto di me e salto giù sul ponte. Qui, all’ombra del tetto di bambù, è stato messo insieme un piccolo salotto. Il cuoco, un tipo occhialuto dal sorriso untuoso e il <i>dhoti</i> blu scuro, ci serve dei cocchi da succhiare, mentre l’uomo che ci ha aiutato a salire va a prendere posto davanti alla ruota del timone.</div>
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Per un po' mi metto a curiosare per la barca, sentendomi irrequieto. Prima spalanco una porta-finestra che si apre direttamente sull’acqua verde. Osservo per un po' i riflessi serpeggianti del sole: sono attratto dall’idea di poter piombare in acqua con un solo passo. Poi però l’istinto di conservazione mi suggerisce che farei meglio a sprofondare, invece che in acqua, su uno dei divani, cosa che in effetti mi risolvo a fare. Tuttavia mi rialzo quasi subito – la pelle screpolata e appiccicosa lascia andare il mio sedere con una certa riluttanza -, passeggio avanti e indietro per il corridoio delle cabine e torno in salotto, dove contemplo per un po' una bruttissima immagine religiosa appesa sotto un'orologio a muro: è un ologramma che mostra il volto della Vergine o di Cristo a seconda di dove si trova l’orripilato osservatore, e io faccio in modo di soffermarmi nel punto in cui le due figure si sovrappongono nel ritratto di una donna barbuta.</div>
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Intanto un sussulto della barca ha annunciato la partenza e ora scivoliamo lentamente per la laguna, che ha l’aspetto di un fiume largo e placido. La vista dalla prua, su cui batte forte il sole, è ostruita dalle schiene dei miei compagni di viaggio, curvi oltre le ringhiere e con gli occhi che sono ormai un tutt’uno con gli obbiettivi fotografici. Così mi metto a guardare il panorama saltando da una porta-finestra a all’altra, le mie postazioni preferite perché vagamente pericolose: su entrambi i lati fili di palme si specchiano sulla superficie smerigliata dell’acqua. Su un riva un bambino sguazza allegramente col papà, vicino al bordo di pietra della riva, mentre dalla sponda opposta un ragazzino vuole mostrarmi quant’è bravo a tuffarsi. Diverse case galleggianti simili alle nostre ci fiancheggiano o ci vengono incontro, brulicanti di passeggeri e fiorite dei loro complici saluti con la mano.</div>
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Dopo rigirato nel piatto quello che il cuoco di bordo ha volenterosamente definito "pranzo" (una coppa di riso scotto, condito con irriconoscibili verdure piccanti e nugoli di mosche), scendiamo sulla terraferma per una passeggiata lungo la strada sterrata che fiancheggia il canale. Palme di varia specie ed altezza ombreggiano il cammino, dove, per un bel tratto, incontriamo solo villette, strette le une alle altre, e tutte di colori sgargianti, spesso combinati in coppia - l’arancio monaco-buddista e il viola settimo-<i>chakra</i>, il turchese fondo-di-piscina e il verde uvaspina. Proseguendo le abitazioni si fanno via via più umili, se non proprio pericolanti. All’ingresso di una di queste un bambino seminudo e impolverato striscia le gambe e il ventre sulla terra rossa reggendosi sulle braccia, nella posizione del serpente, e ci guarda con un’espressione accigliata. Superiamo una coppia di galline fulve che ci sculettano davanti e da una sgocciolante cortina di capelli neri ci appare il sorriso di una ragazza, che se ne sta china, dopo lo <i>shampoo</i>, a metà di una piccola gradinata terminante nell’acqua. Pochi passi in avanti, e seguo con lo sguardo una barca che procede adagio, in bilico sul filo del bucato che una donna ha teso tra due manghi e caricato di magliette colorate, a mo’ di festone.</div>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-xcJJ416Gtek/VaNrml1DHoI/AAAAAAAAEbk/FMxG6N3XswY/s1600/9.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="300" src="https://4.bp.blogspot.com/-xcJJ416Gtek/VaNrml1DHoI/AAAAAAAAEbk/FMxG6N3XswY/s400/9.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #666666; font-size: 12.8px;">Altre foto sulla</span><span style="font-size: 12.8px;"> <a href="https://www.facebook.com/media/set/?set=a.731619093627845.1073741831.266373920152367&type=3" style="font-size: 12.8px;" target="_blank">pagina FB de</a></span><i style="font-size: 12.8px;"><a href="https://www.facebook.com/media/set/?set=a.731619093627845.1073741831.266373920152367&type=3" style="font-size: 12.8px;" target="_blank"> Il Tè</a></i></td></tr>
</tbody></table>
La strada intanto comincia a restringersi, finché non si riduce a una galleria, formata da un lato da una lunga parete punteggiata dal magenta dell’ibisco e dall’altro da una fila di manghi, i tronchi obliqui sull’acqua. In fondo a quell’angusto passaggio intravediamo un gruppetto di donne ridacchianti che ci vengono in contro e dobbiamo sostare qualche minuto per lasciarle passare.<br />
Al di là del tunnel, in un praticello al lato del sentiero, una capretta bianca è stata legata ad un arbusto. Mi fermo un attimo con l'intenzione di accarezzare il suo muso, ma la vista delle pupille rettangolari mi dà improvvisamente i brividi, e così mi limito a sfiorarla appena sulla testa, col braccio testo tanto quanto la cordicella crudelmente corta che la tiene prigioniera. Poco più in là ce n'è un'altra, nera, anch'essa legata ma ad una palma, e con almeno la consolazione di una splendida vista sulla laguna. Di tanto in tanto si scambia un belato con la bianca, tentando inutilmente di avvicinarsi.</div>
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Il pomeriggio, una volta tornati sulla casa galleggiante, scivola poi pigramente come la nostra crociera, con lo sciabordio ipnotico dell’acqua e le fusa del motore come sottofondo, mentre alterno un morso di banana fritta a un sorso di legnoso tè in bustina. Sospiro sulla mia tazza fumante e appoggio negligentemente un braccio alla ringhiera del ponte, e così resto per un po’ a guardare pensieroso il giacinto d’acqua, che lambisce lo scafo col suo manto di foglie e rabbrividisce di continuo alla corrente, mentre il cielo si sforza di imitarne l’esatta tonalità di lilla dei fiori. Dalla barca vicina si sente la musica, il chiacchiericcio e gli schiamazzi di una famiglia piuttosto numerosa riunita davanti a un televisore, su cui lampeggiano ballerini in abiti cremisi e oro.</div>
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Col calare della sera e dei veli delle zanzariere, il salottino del ponte si trasforma in un’afosa sala lettura, iniettata dal bagliore azzurrino delle lampade fulmina-insetti, finché pian piano non ci ritiriamo tutti nelle nostre cabine. </div>
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Sotto le coperte mi metto ad ascoltare i versi di uccelli sconosciuti. Grida, squittii alati, mantra fragorosi, pernacchie da giocattoli di gomma, giri di raganelle (gli strumenti). Alcuni sembrano gemiti imploranti, a cui rispondono risatine ritrose. Su tutti, però, domina uno stridio collettivo, continuo e disperato, della cui origine penso sia meglio non indagare: come di ratti intrappolati nelle viscere di un sacco, che si scavalcano e si camminano addosso.</div>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-RSNgmpLmakc/VaKotgruCbI/AAAAAAAAEaw/iHfK5KzR5yc/s1600/17.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="300" src="https://1.bp.blogspot.com/-RSNgmpLmakc/VaKotgruCbI/AAAAAAAAEaw/iHfK5KzR5yc/s400/17.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #666666; font-size: 12.8px;">Altre foto sulla</span><span style="font-size: 12.8px;"> <a href="https://www.facebook.com/media/set/?set=a.731619093627845.1073741831.266373920152367&type=3" style="font-size: 12.8px;" target="_blank">pagina FB de</a></span><i style="font-size: 12.8px;"><a href="https://www.facebook.com/media/set/?set=a.731619093627845.1073741831.266373920152367&type=3" style="font-size: 12.8px;" target="_blank"> Il Tè</a></i></td></tr>
</tbody></table>
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<i>31 maggio, Kochi (o Cochin). </i>Il teatro, una piccola sala di legno scuro, è pervaso da un piacevole brusio multilingue mentre gli attori, tutti maschi e a petto nudo, finiscono di truccarsi a vicenda. Uno di loro è seduto in un angolo del palcoscenico e attacca una raggiera di vibrisse di carta bianca al suo collega, che se ne sta sdraiato, il volto già tinto di verde pisello. Un altro, che dovrebbe interpretare la parte della donna, siede un po’ in disparte controllando da uno specchio di legno le fasi del trucco che trasformeranno gradualmente il suo faccione in una grande e gialla luna piena.</div>
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Forse brandisco con un po' troppa forza il ventaglio di paglia a forma di ‘p’ che ho trovato sulla mia poltroncina, perché finisco per colpire in piena faccia al meno un paio di volte i miei vicini.</div>
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Dobbiamo rileggere più volte il libretto dello spettacolo che ci hanno consegnato all’ingresso per tenere bene a mente chi ucciderà chi: per questa sera è prevista la rappresentazione di un episodio particolarmente violento del <i>Mahabharatha</i>. Inganno l’attesa cercando di origliare il vivace e ininterrotto flusso di chiacchiere di un gruppetto di ragazzi spagnoli seduti davanti a noi.</div>
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Dopo un quarto d’ora, quando il bramino ha coperto con simboli sacri di farina di riso il corridoio davanti alla platea e adornato di garofani gialli una piccola statua di Shiva danzante che veglia sul palcoscenico, lo spettacolo può cominciare. Per primo appare Faccia-di-Luna-Piena per una dimostrazione della variegata gestualità della danza Kathakali, in cui ogni azione, espressione del viso e gesto delle mani rispecchia un preciso stato d’animo. Difficile non ridere davanti alla buffa mimica facciale dell’attore, che per di più è ingabbiato in un gonfio costume femminile e coperto di gioielli. Gli occhi enormi e sgranati, il fremere di sonaglio delle labbra, il vibrare delle sopracciglia come corde di <i>sitar </i>e i movimenti a scatto della testa: sembra una bambola a grandezza naturale che sia stata posseduta dallo spirito di un serpente.</div>
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Con l’inizio della rappresentazione vera e propria, compaiono sul palco anche gli altri protagonisti. Ognuno di loro si muove convulsamente al ritmo assordante dei tamburi, nonostante si trascinino addosso cascate di stoffe che hanno tutta l’aria di essere pesantissime e reggano in bilico sulla testa torreggianti copricapi e aureole variopinte. I costumi, rossi e bianchi, sono talmente simili che il buono, il cattivo e l’aiutante magico sono a malapena distinguibili l’uno dall’altro. Ma immagino sia il perfido Dussasana quello che sta graffiando coi suoi voluttuosi artigli metallici le vesti della povera Panchali (Faccia-di-Luna), ignorando che l’abito della donna è stato incantato in modo che sia impossibile strapparlo via.</div>
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Prima che lo spettacolo diventi noioso, ecco che parte il furioso duello tra il principe e il cattivone, alquanto ridicoli nelle loro ingombranti gonne a campana, mentre si picchiano con bastoni rossi simili a <i>maracas </i>e lanciano grida belluine. Infine mi godo l'effetto catartico della deliziosa vista del principe che squarcia il petto del suo nemico, ne estrae le budella e lascia che la moglie si lavi i capelli nel suo sangue. </div>
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All'uscita dal teatro ci sorprende l'applauso ruggente del monsone. Dopo un lungo inseguimento, ci ha finalmente raggiunto e ci costringe ad una corsa nel buio verso il pullman. L'acqua talmente fitta e battente che, non so come, riesce ad entrarmi nel naso.</div>
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Con questa immagine di purificazione voglio concludere il mio resoconto di questo viaggio, che, più di qualsiasi altro, mi è sembrato essere durato una vita. Una vacanza, infondo, non è una breve vita condensata altrove? Una fulminea reincarnazione di te stesso in un altro luogo?</div>
Raffyhttp://www.blogger.com/profile/03652338592464001866noreply@blogger.com10tag:blogger.com,1999:blog-4435219709283260708.post-18643447481759473752015-07-06T12:10:00.000+02:002015-07-13T09:37:26.392+02:00Diari d'India (prima parte)<div>
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-Y9uDpzal2Tw/VZkrtAj0STI/AAAAAAAAEV8/lAPKA1ateZE/s1600/collagindiaPRIMO.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-Y9uDpzal2Tw/VZkrtAj0STI/AAAAAAAAEV8/lAPKA1ateZE/s1600/collagindiaPRIMO.jpg" /></a></div>
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Ritorno dall'India sentendomi spiritualmente rigenerato e in pace col mondo come Julia Roberts e Alanis Morissette. Mi sembra finalmente di essermi ricongiunto con il mio io interiore (non chiedetemi delle interiora, però.)</div>
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Poiché dare un'idea delle sensazioni che si possono provare in un viaggio in India è un po' come cercare di separare i granelli di ciascuna delle centinaia di spezie che compongono una ciotola di <i>curry</i>, ho pensato di proporvi un florilegio degli episodi per me più significativi, delle esperienze multi-sensoriali più intense e delle scene più pittoresche, trascrivendovi alcune pagine del mio personalissimo, segretissimo diario (su cui mio zio, il Cosmopolita, che mi ha portato con sé in questo viaggio, ha inutilmente tentato di mettere le grinfie.) </div>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-XrfcM5ADpFQ/VZlZeNzVs1I/AAAAAAAAEWc/lVwmdWWfrW4/s1600/1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="300" src="http://1.bp.blogspot.com/-XrfcM5ADpFQ/VZlZeNzVs1I/AAAAAAAAEWc/lVwmdWWfrW4/s400/1.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #666666;">Altre foto sulla</span> <a href="https://www.facebook.com/media/set/?set=a.731619093627845.1073741831.266373920152367&type=3" target="_blank">pagina FB de<i> Il Tè</i></a></td></tr>
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<i>23 maggio, Chennai (o Madras)</i>. Il mio primo scorcio d’India è un’immagine di pacata festosità. La spiaggia di Madras, con pretese di deserto, si ostina a lungo a nascondere il mare, così che si è costretti a camminare per un bel po' in un interminabile, dorato spazio metafisico, finché il lento passaggio di un bambino e di un cavallo scheletrico, che guida per le redini, srotola davanti ai nostri occhi la vista del bagnasciuga e dell’acqua grigia. Qui, come fiori in ammollo, si rinfresca una moltitudine di donne in <i>sari</i>: una palpitante barriera di rosso corallo, giallo, arancio, verde e viola. Emaciati ragazzini in costume prendono di petto le onde grigie; ragazze vestite di tutto punto siedono sulla la sabbia bagnata o saltellano ridendo nell’acqua bassa, che si arriccia attorno ai loro piedi bruni come cavigliere tintinnanti; qualche bambino più timoroso si mantiene sul bagnasciuga aggrappandosi alle gonne grondanti di madri, zie e sorelle (ognuna porta tra i capelli trecce di gelsomini, che una volta avvizziti ricadono in tristi e ingialliti chicchi di riso). Nessuno osa spingersi più in là, nella piattezza del mare, preferendo la pulsante e continua benedizione della risacca.</div>
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Sulle gobbe della sabbia ancora asciutta un’affollatissima platea si gode quello spettacolo vitale: variopinti e mormoranti ginecei, e accanto fieri gruppi di uomini a braccia conserte, con i loro bianchi <i>dothi</i> (i pareo maschili). In questa zona di confine tra l’arido e l’umido, tra l’immobile contemplazione degli asciutti e il dinamismo dei bagnanti, passiamo noi, inseguendo o incrociando uomini e bambini a cavallo, e venditori con boa rosa <i>shocking</i> di zucchero filato sigillato sulla schiena. La gente sorride ed è ben felice di essere fotografata. La nostra curiosità, d'altronde, è da loro pienamente ricambiata: frotte di ragazzini, sorridendo e oscillando il capo, chiedono di essere fotografati con noi, attratti dal nostro aspetto "esotico."</div>
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-ZfAXrS3os8E/VZlZpTy2QXI/AAAAAAAAEWk/u6pAIVBxtac/s1600/2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="300" src="http://4.bp.blogspot.com/-ZfAXrS3os8E/VZlZpTy2QXI/AAAAAAAAEWk/u6pAIVBxtac/s400/2.jpg" width="400" /></a></div>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-_2L9cXHVY5I/VZlZqYYGpoI/AAAAAAAAEWs/siLB8srCCLM/s1600/3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="343" src="http://1.bp.blogspot.com/-_2L9cXHVY5I/VZlZqYYGpoI/AAAAAAAAEWs/siLB8srCCLM/s400/3.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #666666; font-size: 12.8000001907349px;">Altre foto sulla</span><span style="font-size: 12.8000001907349px;"> </span><a href="https://www.facebook.com/media/set/?set=a.731619093627845.1073741831.266373920152367&type=3" style="font-size: 12.8000001907349px;" target="_blank">pagina FB de<i> Il Tè</i></a></td></tr>
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<i>25 maggio, Mahabalipuram (o Mamallapuram).</i> Sotto al sole cocente una famiglia d’elefanti, uomini e ogni genere di bestie, accorrono a festeggiare la <i>Discesa del Gange</i>, tutti scolpiti nel granito. L’aria è talmente irrespirabile che davanti a questo bassorilievo mi ritrovo a sperare in un miracolo simile. Un ambulante cerca di farmi comprare un <i>Kamasutra</i> tascabile, forse indovinandomi carente nel campo. Mi sento stordito, tra gli assilli nel creolo pan-turistico dei venditori e lo strombazzare delle motociclette, che schizzano per strada a branchi. Evito per un soffio di essere travolto da una ragazza, che cavalca uno <i>scooter</i> ruggente con il cipiglio della dea guerriera Durga, e un <i>clacson</i>, vicinissimo, mi fa spiccare un salto di spavento. Schiaccio quello che mi era sembrato un sasso nero, ma che subito si rivela una massa morbida e sospetta. Infatti quando trascino via il piede stendo sul ciglio della strada una pennellata verde brillante: fortunatissima, sacra cacca di vacca.</div>
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La giornata è stata dedicata ai templi fossili. Spuntano tutti dalle sabbie ardenti, con pagode e pilastri che sembrano doversi polverizzare e seppellirti da un momento all’altro, e bassorilievi in cui gli dei esibiscono una combattività che mi sembra impossibile, anche per un dio, possedere con quest'afa: tipo sollevare una montagna per usarla come ombrello o sbracciarsi (letteralmente) per difendere l'umanità da armate demoniache. La desolazione archeologica attorno alla Grotta della Tigre è appena inverdita da qualche fila di palme di Palmira, con corvi e coppiette all’ombra come unici visitatori.</div>
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All’uscita dal sito ci sono due bambini, di non più di dieci anni, a torso nudo e armati, che ci aspettano guardandoci dall’alto di una montagnola di teschi bruciati. A ben guardare sono solo cocchi vuoti e la sciabola che ho visto in mano ad uno di loro è il coltellaccio ricurvo con cui li affettano. Non appena ci avviciniamo ci porgono un frutto aperto, già meta di moscerini, e fanno rotolare giù dalla bocca qualche parola <i>tamil </i>che sembra essere stata già raccolta e rimessa in bocca molte altre volte. La guida ci spiega che vendono <i>nungu</i>, il frutto delle Palmira. Un attimo dopo, dietro sue istruzioni, uno dei bambini taglia via lo scalpo a sette frutti con sette colpi secchi, e li distribuisce, senza nemmeno un sorriso. Gli occhi sembrano essere maturati troppo in fretta, esposti al sole e alla noia.</div>
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Il <i><a href="https://www.google.it/search?q=nungu&espv=2&biw=1821&bih=798&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ei=RE-ZVdiJE8G2sQGOzZWQBg&ved=0CAYQ_AUoAQ&dpr=0.75" target="_blank">nungu</a> </i>assomiglia a una melanzana compressa, dalla pelle dura e bruno-nerastra, che sfuma nel bianco vicino al picciolo. Una volta aperto rivela un'albedo con tre buchi chiusi ermeticamente da una luccicante membrana gialla. Bisogna affondare il pollice in ognuno di questi orifizi ed affrettarsi a succhiare il fiotto di succo caldo che ne sgorga. L’operazione richiede delicatezza e un’affezione minima alla propria dignità. Con ancora in bocca il sapore dell'<i><a href="https://www.google.it/search?q=gooseberry&es_sm=122&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ei=81GZVYikKoOrsgGKybDwAQ&ved=0CAcQ_AUoAQ&biw=1821&bih=798&dpr=0.75" target="_blank">uvaspina</a></i>, amaro come il rimpianto, levo l'indice e spingo in uno dei buchi, forse con troppa energia perché ne scaturisce uno spruzzo altissimo. Cercando di non badare al succhia-succhia generale, mi riparo all'ombra dei fiori gialli di un <i><a href="https://www.google.it/search?q=golden+rain+tree&espv=2&biw=1821&bih=798&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ei=zlGZVYf_IoSfsgGH-ZegBg&ved=0CAYQ_AUoAQ&dpr=0.75" target="_blank">golden rain tree</a> </i>(ebbene sì, l'albero della pioggia dorata) per assaporare con un po' di <i>privacy </i>il gusto del frutto: ottimo, dolce, come latte e <i>litchi</i>. In pochi sbrodolanti secondi l'ho già prosciugato e lo faccio dondolare, con le dita infilate in ciascun buco, pronto a lanciarlo come una palla da <i>bowling</i>.</div>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-J00Sp6X05NE/VZlbLcrX67I/AAAAAAAAEW8/FsZyHEQ4k80/s1600/5.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="400" src="http://1.bp.blogspot.com/-J00Sp6X05NE/VZlbLcrX67I/AAAAAAAAEW8/FsZyHEQ4k80/s400/5.jpg" width="300" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #666666; font-size: 12.8000001907349px;">Altre foto sulla</span><span style="font-size: 12.8000001907349px;"> </span><a href="https://www.facebook.com/media/set/?set=a.731619093627845.1073741831.266373920152367&type=3" style="font-size: 12.8000001907349px;" target="_blank">pagina FB de<i> Il Tè</i></a></td></tr>
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<i style="text-align: justify;"><i>26 maggio, Puducherry (o Pondicherry). </i></i><span style="text-align: justify;">Pondicherry mi sembra fiorita e dolce come il suo nome mentre passeggiamo per i viali perpendicolari del quartiere francese. Maestosi alberi si piegano ad ogni angolo per vigilare sul flusso dei motorini e dei tre ruote gialli. Seguo con lo sguardo una donna in </span><i style="text-align: justify;">sari </i><span style="text-align: justify;">giallo, seduta in fondo al dorso ricurvo di una bicicletta viola, che supera ronzando il grigio chiaro dei bassi edifici coloniali e si lascia alle spalle una serie di porte celesti. Poi passa sotto un gigantesco </span><i style="text-align: justify;">flamboyant</i><span style="text-align: justify;">, coronato di fiammelle rosse e arancio, che l’ha aspettata chino all’incrocio per sventagliarle i capelli con le foglie bipenni, sottilissime, come disegnate con minuscoli tratti d’inchiostro verde. </span></div>
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Poco dopo la vista di questo dinamico interagire di colori, visitiamo un famoso <i>ashram </i>(un centro di meditazione dove acquisto un libricino sulla reincarnazione) e poi una chiesa coloniale tinta di rosa, la cui unica attrattiva è un corvo irrispettosamente appollaiato a un lampadario. Dall’esterno, mentre aspetto gli altri, posso ancora sentire i suoi aspri versi satanici che rimbombano per le navate celesti. Intanto mi sollevo sulle punte per strappare furtivo un fiore dal <a href="https://www.google.it/search?q=frangipani&es_sm=122&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ei=rFGZVe2jFYHPsgGDqK34Bg&ved=0CAcQ_AUoAQ&biw=1821&bih=798&dpr=0.75" target="_blank">frangipani</a> che cresce nel sagrato e mi rigiro tra le mani quella morbida girandola, sui cui petali sono impressi i colori dell’alba: un giallo solare che si diluisce nel rosa chiaro. Emana il profumo più buono che riesca a ricordare.</div>
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Tornando al pulmino assistiamo alla buffa scena di una suora che tenta con ogni mezzo, gesticolando e inveendo, di cacciare una vacca dall’ingresso laterale di un convento. L’animale, comodamente stravaccato al centro di un cerchio di spazzatura, la guarda per qualche istante con occhi interrogativi, ma non gli passa neanche per la mente di rinunciare ai privilegi che gli sono stati tributati dalla religione dominante. D’altronde, in una terra dalla spiritualità così affascinante, scegliere il cristianesimo mi sembra davvero un peccato. <br />
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-MIe97W1YW8E/VZlounIhyuI/AAAAAAAAEYQ/UsjRZkSTgZg/s1600/11265416_10207199978941002_6503371105200996996_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="300" src="http://3.bp.blogspot.com/-MIe97W1YW8E/VZlounIhyuI/AAAAAAAAEYQ/UsjRZkSTgZg/s400/11265416_10207199978941002_6503371105200996996_n.jpg" width="400" /></a></div>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-AOiFjCzNJUU/VZloa0EcWhI/AAAAAAAAEYI/b8EaxibvB9k/s1600/6.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="300" src="http://3.bp.blogspot.com/-AOiFjCzNJUU/VZloa0EcWhI/AAAAAAAAEYI/b8EaxibvB9k/s400/6.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #666666; font-size: 12.8000001907349px;">Altre foto sulla</span><span style="font-size: 12.8000001907349px;"> </span><a href="https://www.facebook.com/media/set/?set=a.731619093627845.1073741831.266373920152367&type=3" style="font-size: 12.8000001907349px;" target="_blank">pagina FB de<i> Il Tè</i></a></td></tr>
</tbody></table>
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Lascio il frangipani sul mio sedile, così che tra una tappa e l’altra possa tornare a inebriarmene come un tossico. So che difficilmente troverei odori così piacevoli, fuori. Infatti sotto i tendoni colorati del mercato, nello strombazzante quartiere <i>tamil</i>, l’odore umido delle collane di fiori, delle montagnole di rose e delle coccarde arancio dei <a href="https://www.google.it/search?q=marigolds&es_sm=122&biw=1821&bih=798&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ei=Q1KZVZfEGIKjsgHWsJDgCA&ved=0CAYQ_AUoAQ&dpr=0.75" target="_blank">garofani d’India</a> si confondono con l'afrore delle spezie e il puzzo dell’acqua putrida e del pesce essiccato. Lì una donna taglia di netto le scabre rotondità <i>chartreuse </i>di una <a href="https://www.google.it/search?q=jackfruit&espv=2&biw=1821&bih=798&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ei=XlKZVdW6GouUsAHTlJOYBw&ved=0CAYQ_AUoAQ&dpr=0.75" target="_blank">giaca</a> (<i>jackfruit</i>) e ci fa assaggiare uno spicchio, giallo e dal sapore vanigliato, appena corrotto dal ricordo agliaceo dei semi. </div>
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Nel giardino botanico, due ragazze avvolte in <i>sari </i>rosso sangue passeggiano nella luce ambrata del tardo pomeriggio, mentre batuffoli bianchi fioccano a neve dagli alberi di cotone. Il titolo di albero più spettacolare, però, va al sacro <a href="https://www.google.it/search?q=baniano&es_sm=122&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ei=nFKZVZ3BNsa2sQHnt4GYCA&ved=0CAcQ_AUoAQ&biw=1821&bih=798&dpr=0.75" target="_blank">baniano</a>, sotto cui Buddha trovò l'illuminazione: qui a Pondicherry ce n'è uno che sembra determinato ad ostruire completamente il cielo. Spande per metri e metri le sue innumerevoli braccia frondute, sostenute nel loro avanzare da altissime radici aeree: delle colonne nodose e spesse come zampe d’elefante.</div>
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A proposito di elefanti, al calare del buio ci fermiamo al tempio di Ganesh, il pachidermico dio della fortuna e del superamento degli ostacoli. Paradossalmente, ha per servitore e cavalcatura un topo: l'elefante con la sua mole riesce ad abbattere gli ostacoli, mentre il topo è così piccolo da riuscire facilmente ad aggirarli. Per alcuni, però, il fatto che un elefante cavalchi un topo è un simbolo del dominio della spiritualità sulle meschinità terrene. </div>
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Varcato l'arco d'ingresso del tempio abbandono i miei sensi all’aggressione del caos, della musica e dei colori fluorescenti di pareti, statue, fedeli e fiori. Siamo in piena funzione religiosa, ma c'è tutta la festosità di una fiera estiva, con bancarelle straripanti di gelsomini e fusi di loto rosa al posto dei carretti del pop-corn e dello zucchero filato.</div>
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Nella confusione, mi trovo a specchiarmi nell’enorme occhio spalancato di un’elefantessa e sobbalzo, arretrando. Da una targhetta appesa al collo scopro che l’hanno chiamata Lakshmi, come la dea della ricchezza e della prosperità. E' ammaestrata per benedire con la proboscide la testa di quanti fanno un’offerta al tempio. Ignorando la mia ritrosia, mio zio, il Cosmopolita, mi ficca in mano una moneta e mi spinge verso l’animale. La folla si ritrae e mi trovo fronte a fronte con l’elefantessa. La sua è decorata con ghirigori di cenere bianca. Le orecchie flaccide hanno gli orli sdruciti, rosa e a <i>pois </i>grigi. Lascio la mia donazione sull’interno muscoloso del naso, che l’elefantessa ha prontamente avvicinato, e chino la testa, chiedendomi se sia il caso di offrire la mia nuca a un bestione che potrebbe spezzarmi in un attimo l’osso del collo. Mentre attendo la mia benedizione, fisso lo sguardo sulle civettuole, gigantesche cavigliere che le hanno messo, e che inizialmente avevo scambiato per catene. Poi arriva il colpo - non proprio un leggero bussare - di quel pneumatico srotolato, e mi rialzo, ridendo di sollievo.</div>
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-KxKY_w_N6qc/VZlgJ8hhjKI/AAAAAAAAEXk/JqnM4p4JOCQ/s1600/1472796_10207308465053087_8107874322658148675_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="300" src="http://3.bp.blogspot.com/-KxKY_w_N6qc/VZlgJ8hhjKI/AAAAAAAAEXk/JqnM4p4JOCQ/s400/1472796_10207308465053087_8107874322658148675_n.jpg" width="400" /></a></div>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-lFP_bDjatG4/VZlgJRA9VFI/AAAAAAAAEXg/qfSmQJCyrLA/s1600/11407003_10207308464693078_4870306427268046884_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="300" src="http://1.bp.blogspot.com/-lFP_bDjatG4/VZlgJRA9VFI/AAAAAAAAEXg/qfSmQJCyrLA/s400/11407003_10207308464693078_4870306427268046884_n.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #666666; font-size: 12.8000001907349px;">Altre foto sulla</span><span style="font-size: 12.8000001907349px;"> <a href="https://www.facebook.com/media/set/?set=a.731619093627845.1073741831.266373920152367&type=3" style="font-size: 12.8000001907349px;" target="_blank">pagina FB de</a></span><i style="font-size: 12.8000001907349px;"><a href="https://www.facebook.com/media/set/?set=a.731619093627845.1073741831.266373920152367&type=3" style="font-size: 12.8000001907349px;" target="_blank"> Il Tè</a></i></td></tr>
</tbody></table>
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<i>28 maggio, Chettinad. </i>“Hai visto dove ti ho portato, nipote?” domanda retorico lo zio Cosmopolita, mentre ammiriamo impressionati dal finestrino la sontuosa <a href="http://www.chidambaravilas.com/" target="_blank">villa</a> dove dormiremo questa notte<i>. </i>Sul candore di base dell’edificio, strisce di blu cobalto fasciano i capitelli delle alte finestre e ne risalgono gli archi, mentre le coppie di lesene agli angoli si sono tirate addosso eleganti tuniche di vernice color terracotta. Questi due colori, blu e terracotta, tornano poi a riempire le lunette, animare i fregi floreali che guarniscono le balconate (ciascuna con un’urna ad ogni angolo) e si inseguono avvolgendo guglie e torrette.</div>
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All’interno un’esile ragazza in <i>sari </i>color crema e <i>top </i>porpora ci dà il benvenuto mettendoci al collo dei rosari di perline profumate. Sarebbe bella se non fosse per l’espressione arcigna che il naso all’insù conferisce al suo viso. Allo stesso modo l’ingresso unisce bellezza e cupezza, col suo soffitto di legno scuro a cassettoni e le colonne di marmo nero. I candelabri in vetro di Murano sono spenti, se non per il loro naturale latteo candore da celenterati, perciò l’ambiente è illuminato solo da un cortiletto interno, che si intravvede da una porta centrale, con scene mitologiche minuziosamente intagliate sulle ante, e da finestre interne con persiane verticali. Il pavimento a scacchi è coperto in alcuni punti da tappeti con composizioni floreali rococò, su cui i cuscini alla francese sembrano essere strisciati come bachi da seta. Ci sono tavolini, ognuno con il suo vaso ricolmo di frangipani galleggianti, lucide panche, un orologio a pendolo nero decorato a <i>chinoiserie </i>d’oro, e un banchetto da contabile che funge da <i>reception</i>, a memoria della tradizione bancaria della regione.</div>
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Tre gradini ci conducono nella loggia che circonda il cortile, sorretta da colonne di <i>teak </i>birmano, panciute ma con caviglie sottili, su cui fioriscono scuri capitelli intagliati. Dalle tenebre color mogano in cui ci troviamo, una luce angelica, per contrasto, sembra inondare il cortile, sul cui limitare sono state sistemate specularmente, a funerea imitazione di due sedie sdraio sul bordo di una piscina, una coppia di <i>chaise longue</i> di marmo grigio.</div>
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Intanto un ragazzo sulla trentina con una camicia arancione, è apparso con sette bicchieri di tè ghiacciato. E' pesantemente zuccherato e profumato di cannella, ma muoio di sete e lo finisco tutto in due sorsi. Una volta rinfrescati la ragazza ci invita a seguirla per un giro della villa, mentre i nostri bagagli vengono portati nelle camere da un trio di forzute donne di mezza età, i ventri cascanti lasciati scoperti dai <i>sari </i>porpora, per le quali a dire il vero mi sento un po’ in colpa.</div>
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La nostra guida ci indica i ritratti dei primi proprietari, una famiglia di ricchi commercianti birmani fuggiti dal loro paese d’origine per le continue catastrofi naturali, e ci precede lungo ampli e ombrosi saloni, dove salutiamo i nostri volti sudati in innumerevoli specchi belgi, alziamo più volte la testa verso i soffitti di legno di cui la penombra lascia comunque intuire i colori arlecchineschi delle decorazioni e la chiniamo con la stessa frequenza per percorrere anche con lo sguardo i motivi geometrici e i fiori stilizzati delle mattonelle della vicina Athangudi.</div>
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Poi ci arrampichiamo su per un angusta scala a chiocciola e raggiungiamo un piano sgombro e disabitato. Ogni volta la nostra accompagnatrice deve schiudere interminabili persiane, facendo luccicare di pulviscolo il vuoto di queste sale. Ha insistito perché visitassimo subito la villa, prima che faccia buio, visto che quassù non c'è elettricità. Anche così, però, alla luce argillosa del tramonto, mentre seguo in un silenzio esausto i passi veloci di questa burbera figurina, sento addosso il brivido del mistero e mi godo l'atmosfera del posto, che è insieme esotica e gotica... </div>
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Passeggiamo per la terrazza, ai piedi della montagna di tegole rosse del tetto, e ci infiliamo a turno in una stretta torretta circolare da cui si può vedere il villaggio e le risaie tutt’intorno. Riesco a scorgere persino un pavone, che fugge per le campagne facendo ondeggiare la coda-mantello, e una scimmia dal pelo dorato mi guarda da un albero vicino. </div>
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Prima di cena ci intratteniamo sul divano a barca di uno dei tanti salotti. Il tavolino basso davanti a noi è quasi interamente occupato da un tabellone da gioco diviso in caselle colorate, ognuna contrassegnata da un animale, un oggetto o una divinità, sui quali si estendono trasversalmente… “Scale e serpenti” ci spiega il ragazzo con la camicia arancione, che sembra materializzarsi ovunque siamo. “Si tira il dado e si procede da una casella all’altra. Le scale ti portano su, i serpenti ti fanno tornare giù.” Anche lui, come la ragazza che ci ha accolto, è dotato di una tenebrosa bellezza e una cortesia un po’ ruvida, come arrugginita dalla lunga attesa di ospiti. Diversamente da tanti altri indiani incontrati, nessuno dei due sembra abituato a sorridere.</div>
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Cominciamo a giocare, sotto la vigilanza del ragazzo, e nel giro di pochi tiri della barretta di metallo che fa da dado, mentre il mio più saggio compagno di stanza ha già risalito i virtuosi pioli di una scala, la mia conchiglia-pedina è finita per tre volte di seguito nelle spire del primo serpente, scivolando al punto di partenza. Sarebbe un gioco divertente, se non fosse tutto così fastidiosamente allegorico.</div>
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La cena viene servita sotto al soffitto a tronco di piramide di una sala dall’illuminazione sepolcrale. Non sembra ci siano altri ospiti e occupiamo il tavolo centrale, apparecchiato con una patriottica tovaglia bianca, verde e arancio. Siamo circondati, oltre che da colonne di marmo di Carrara, anche da un cerchio di camerieri pronti ad anticipare ogni nostro bisogno. Una presenza ectoplasmatica, la loro, che può risultare un po' ansiogena. Il nostro mantra "<i>Not spicy, please</i>" è rimasto inascoltato, come in ogni ristorante, benché in ognuno il cameriere di turno alle ordinazioni ci abbia sempre sorriso dondolando la testa e giurando che i condimenti sarebbero stati a dir poco ospedalieri. Questo di far oscillare la testa da destra a sinistra, come pupazzi <i>bobblehead</i>, è un gesto che, a seconda del sorriso cui è abbinato, può assumere i significati più svariati, da "sì, certo" a "non saprei", da "forse, vediamo" a "no, mi dispiace."</div>
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Prima di andare a letto, facciamo una passeggiata per il villaggio. Il ragazzo in camicia arancione ci manda alle calcagna un baffuto poliziotto affinché ci scorti per le strade sterrate, deserte e completamente buie. Esperienza, questo giretto con la guardia al seguito, che fa molto Edward Morgan Forster. Anche al lume della torcia, comunque, non c’è molto da vedere, e ce ne torniamo indietro, delusi, dopo aver incontrato solo un capannello di mucche, che sono rimaste parcheggiate sotto la luna, costringendoci a insinuarci tra loro, mentre lancio occhiate apprensive alle punte dei loro manubri d’osso. </div>
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Mi soffermo un po' sul ballatoio che si affaccia sulla piscina, prima di andare a letto. Mi appoggio alla balaustra ad archi moreschi e guardo un po' il cielo. E' perfettamente diviso a metà. In una galleggiano tante nuvolette, evanescenti e palpitanti, separate tra loro solo da sottili crepe di blu (mai visto nulla di simile: sembra che la via lattea stia cagliando.) L’altra metà invece è blu e inscalfibile come uno zaffiro. In questo momento, tutto, intorno a me - lo scorcio di stradina che si intravede oltre il gazebo e il muro; la <i>silhouette</i> magrittiana dell’albero di mango contro il cielo stellato da presepe; la elle del ballatoio, col suo tetto squamato d’argilla – tutto mi sembra parte di uno scenario smontabile, finto come sembra finta la vita in vacanza.</div>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/-emLc7mTZXWA/VZlgiJn13JI/AAAAAAAAEXw/Gz0U9TBtLrg/s1600/10846164_10207308459892958_4061538448325210644_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="355" src="http://2.bp.blogspot.com/-emLc7mTZXWA/VZlgiJn13JI/AAAAAAAAEXw/Gz0U9TBtLrg/s400/10846164_10207308459892958_4061538448325210644_n.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #666666; font-size: 12.8000001907349px;">Altre foto sulla</span><span style="font-size: 12.8000001907349px;"> </span><a href="https://www.facebook.com/media/set/?set=a.731619093627845.1073741831.266373920152367&type=3" style="font-size: 12.8000001907349px;" target="_blank"><span style="font-size: 12.8000001907349px;">pagina FB de</span><i style="font-size: 12.8000001907349px;"> Il Tè</i></a></td></tr>
</tbody></table>
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<a href="http://il-te.blogspot.com/2015/07/diari-dindia-seconda-parte.html" target="_blank"><i>Continua</i>...</a></div>
Raffyhttp://www.blogger.com/profile/03652338592464001866noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-4435219709283260708.post-68762157378484512662015-05-15T11:45:00.000+02:002015-05-15T14:44:59.467+02:00"Il Racconto dei Racconti": lo slow-fantasy di Garrone<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-T6b0JC5ngpA/VVWj9BZewNI/AAAAAAAADz8/C2RuBkALJjk/s1600/2.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="189" src="http://3.bp.blogspot.com/-T6b0JC5ngpA/VVWj9BZewNI/AAAAAAAADz8/C2RuBkALJjk/s400/2.png" width="400" /></a></div>
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Anche se non me le ha chieste nessuno, ecco sei buone ragioni per andare a vedere <i>Il Racconto dei Racconti</i>:</div>
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<b><i>1. Perché il </i>fantasy <i>USA è più stecchito di questo drago</i></b></div>
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<b></b></div>
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Del logoro, viziato <i>fantasy </i>hollywoodiano francamente non ne posso più. Pur di rimodernare una fiaba trita e ritrita ormai si butta nel calderone qualsiasi cosa, dai rimasugli di Tolkien a fluttuanti animaletti fluorescenti di dubbio gusto (vedi <a href="http://il-te.blogspot.com/2014/06/cornuta-e-contenta.html">Maleficent</a> e le varie <a href="http://il-te.blogspot.com/2012/07/un-biglietto-per-biancaneve-e-il.html">Biancaneve</a>.) Guardate questo bel drago marino morto, invece! Mi ricorda un <i>axolotl</i>, quelle adorabili salamandre eternamente giovani (possono rimanere allo stadio larvale per tutta la vita) che in natura hanno benedetto con la loro presenza solo il lago messicano di Xochimilco, che però purtroppo è sempre più inquinato. </div>
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A differenza di tanti suoi dopati fratelli sputafuoco, il mostro albino di Garrone è schivo, nuota in acque torbide ed ha l'aspetto primordiale di una creatura che è sopravvissuta al diluvio universale ma non alla barbarie dell'uomo, come gli ambientalisti temono possa accadere anche al sorridente axolotl. Mi piace pensare che anche il regista abbia preso spunto da questo curioso animale, il cui nome impronunciabile, tra l'altro, in <i>nahuatl </i>significa "mostro acquatico". Gliel'avrà suggerito Salma Hayek, che è messicana?</div>
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<br /></div>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-JFm94fUjCh0/VVWudNb7moI/AAAAAAAAD0g/emtrymI8uAg/s1600/photos_06.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="196" src="http://4.bp.blogspot.com/-JFm94fUjCh0/VVWudNb7moI/AAAAAAAAD0g/emtrymI8uAg/s400/photos_06.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #444444;">No, non è una giovanissima Romina Power smarrita nell'Alta Murgia.</span></td></tr>
</tbody></table>
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<b><i>2. Perché dopo lo </i>slow-food<i>, è tempo di </i>slow-fantasy</b></div>
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Garrone ha scelto di battere un sentiero, quello del <i>fantasy</i>, che in pochi italiani hanno avuto il coraggio di seguire. Possa <i>Il Racconto dei Racconti</i> inaugurare la stagione del <i>fantasy </i>mediterraneo, un fantastico che contrapponga ai patinati <i>colossal </i>d'oltreoceano un incanto più autentico, senza troppi fronzoli e riverniciate di modernità. Perché se il <i>fantasy </i>è sempre stato considerato una primizia dei climi freddi o una rampicante che prospera solo sugli schermi verdi di Los Angeles, non c'è motivo per cui non possa crescere tra le nostre rocce lichenose, fiorire nelle nostre assolate colline o all'ombra dei nostri castelli. </div>
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-Gr9m2gv8gB4/VVWuM0sEzoI/AAAAAAAAD0Y/tiIb72vnH8s/s1600/photos_16.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="197" src="http://3.bp.blogspot.com/-Gr9m2gv8gB4/VVWuM0sEzoI/AAAAAAAAD0Y/tiIb72vnH8s/s400/photos_16.jpg" width="400" /></a></div>
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<b><i>3. Perché non ci sono (solo) i soliti noti</i></b></div>
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Fatta eccezione per Vincent Cassel, che recita nella parte di se stesso, e l'onnipresente Alba Rohrwacher, la scelta del <i>cast</i>, come c'era d'aspettarsi da Garrone, non è affatto banale: c'è sì l'ardente bellezza di Salma Hayek, perfetta nei suoi abiti regali, che fanno tanto Isabella di Castiglia, ma anche volti grotteschi, che ricordano gli sdentati sorrisi dei contadinotti brugheliani o i <i>caprichos </i>di Goya già citati altrove. </div>
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Quale <i>yankee</i>, poi, avrebbe scelto per il ruolo dei principi, nati dal cuore di un drago, quei due eterei e rachitici ragazzini, quei due Albini Rohrwacher, quando poteva piazzarci due bei figoni dagli addominali lucidi e scolpiti? </div>
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La vera rivelazione, per me, però, è stata la principessa Viola, Bebe Cave, anche lei una bellezza che poteva essere canonica solo nel Seicento, ma che ai miei occhi si è imposta come il volto più memorabile del film, grazie ad un'espressività che riflette meravigliosamente la luce tragica scelta da Garrone per questo non facile riadattamento.</div>
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-x311LT1IZVo/VVWwtAOo7KI/AAAAAAAAD0s/Jm4lNyWN9Ws/s1600/tragicaviola.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="176" src="http://2.bp.blogspot.com/-x311LT1IZVo/VVWwtAOo7KI/AAAAAAAAD0s/Jm4lNyWN9Ws/s400/tragicaviola.png" width="400" /></a></div>
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<b><i>4. Perché ci sono libri migliori di</i> Cinquanta sfumature<i> da cui trarre un film </i></b></div>
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Io di Giambattista Basile e del suo <i>Lo cunto de li cunti o Lo trattenemiento de peccerille </i>(anche detto <i>Pentamerone</i>) non avevo mai sentito parlare prima dell'università. Eppure questa raccolta di fiabe </div>
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seicentesche rappresenta una pietra miliare della cultura europea. Include le primissime versioni di <i>Cenerentola</i>, <i>La bella addormentata</i> e <i>Raperonzolo</i>, ed è a quest'opera che hanno guardato con </div>
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ammirazione tutti i fiabisti successivi, dai Grimm ad Andersen. Era ora, dunque, che qualcuno decidesse di riscoprire questo tesoro sepolto, e forse non poteva esserci epoca migliore di quella neo-barocca in cui viviamo per farlo: non siamo forse smarriti in una realtà labirintica che non riusciamo bene a comprendere, come l'uomo barocco? E non è forse vero che i prodotti artistico-culturali più recenti si reggono in piedi solo fintanto che sono sostenuti da più antiche fondamenta, come avveniva per la letteratura barocca, infarcita com'era di citazioni?</div>
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<br /></div>
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-x2-F1shz2aU/VVWxVwVBs8I/AAAAAAAAD00/XB7u7_ACTLc/s1600/photos_29.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="196" src="http://4.bp.blogspot.com/-x2-F1shz2aU/VVWxVwVBs8I/AAAAAAAAD00/XB7u7_ACTLc/s400/photos_29.jpg" width="400" /></a></div>
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<i><b><br /></b></i>
<b><i>5. Perché è una fiaba genuina e</i> sugar-free</b><br />
Tornando al <i>Pentamerone</i>, Garrone non ha saputo o non ha voluto rendere sulla pellicola la straordinaria <i>verve </i>comica di Basile, ma ha calcato i toni drammatici e si è soffermato con gusto barocco sugli aspetti più spaventosi e macabri della narrazione popolare. Allo stesso modo ha rinunciato a riprodurre la pirotecnica, originalissima ricchezza linguistica del napoletano, preferendo dialoghi rarefatti e una sceneggiatura brulla come le solitudini che circondano Castel del Monte.<br />
Ciononostante, non si può non riconoscere al regista il merito di aver tenuto fede alla primordiale brutalità, alla violenza e all'irrazionalità della fiaba, che torna alla sua purezza archetipica, senza zuccheri aggiunti. Pur cambiandone significativamente i finali, nonché i nomi di alcuni dei protagonisti (d'altronde "principessa Viola" suona meglio di "principessa Porziella" e "Elias e Jonah" sono più <i>international </i>di "Fonzo e Candeloro"), Garrone riesce a non stravolgere troppo le tre storie selezionate (<i>La cerva fatata</i>, <i>La pulce</i> e <i>La vecchia scorticata</i>), che rappresentano un trittico tutto al femminile: la Fanciulla e il suo traumatico risveglio dall'infanzia all'età adulta, la Madre che deve imparare a distinguere l'amore dal possesso, e infine la Vecchia alle prese con la più amara delle lezioni, ovvero che il corso dell'esistenza non può essere cambiato.<br />
<b><br /></b>
<br />
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-HAvWh9d5Bas/VVWskgBWYBI/AAAAAAAAD0M/N8DZRb4m-kI/s1600/4652090.jpg-r_x_600-f_jpg-q_x-xxyxx.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="183" src="http://3.bp.blogspot.com/-HAvWh9d5Bas/VVWskgBWYBI/AAAAAAAAD0M/N8DZRb4m-kI/s400/4652090.jpg-r_x_600-f_jpg-q_x-xxyxx.jpg" width="400" /></a></div>
<b><br /></b>
<b><i>6. Perché un </i>sequel <i>avrebbe senso</i></b><br />
Le fiabe del <i>Pentamerone</i> sono ben cinquanta, perciò è giustificabile che Garrone abbia fatto cenno alla possibilità di girare un secondo episodio, o magari una serie. Forse, dunque, la storia continua...Raffyhttp://www.blogger.com/profile/03652338592464001866noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-4435219709283260708.post-64267366630699108502015-04-14T20:04:00.000+02:002015-04-14T20:08:44.476+02:00Costruisci il tuo castello<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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E c'è ancora, ai margini della Foresta Nera, un paese dai tetti spioventi dove i narcisi crescono sui cigli delle strade come margherite e regali falchi se ne stanno appollaiati sui segnali stradali come comunissimi piccioni. E' un paese, questo qui, in cui i castelli crescono come funghi, e se perdi portafogli e macchina fotografica in metropolitana la polizia non soltanto te li ritrova, ma te li spedisce a casa. Qual è questo posto di fiaba, chiederanno i miei piccoli lettori? E' una città chiamata Stoccarda, là dove il vostro papà vi dirà hanno scalpitato i cavalli della prima Porsche e vostra mamma ricorderà essere nato Hegel. Le ali tremebonde di un aeroplano mi hanno trasportato proprio lì giusto pochi dì orsono per far visita a tre passerotti che, nell'albero genealogico della mia famiglia, cinguettano allegramente sul ramo parallelo al mio.<br />
Al mio arrivo i cuginetti italo-tedeschi mi salutano con abbracci, baci e sorrisi: quello di Marco, sette anni, con un oblò al posto di un incisivo; quello ancora tutto da latte di Alice, di quattro anni; e quello quadridentato di Bianca, che ha a malapena un anno. L'ultima arrivata è la primissima a venirmi incontro sulle gambette malferme, con la sua testolina tonda come un pomelo (frutto di cui non potrò mai più fare a meno) e gli occhioni cigliuti e disneyani. D'altronde non poteva che esserci lei a capo del comitato di benvenuto, visto quanto adori fare ciao con la mano, di continuo, un gesto che assume a seconda del contesto vari significati: da saluto affettuoso ad augurio pasquale, da richiesta d'attenzione a risposta ironica a domande scomode. Si è guadagnata per questo il soprannome di Buongiorno-a-tutti, marchio già registrato per un parroco del nostro paese, famoso per farsi trovare sull'uscio della chiesa alla fine di ogni messa per contare, con la scusa dei saluti, le pecore del suo gregge. Non appena la isso in braccio, la piccolina non perde l'occasione di allargarmi il colletto della maglietta per sbirciare con curiosità il mio <i>décolletè</i>, che però scopre - con un certo disappunto - essere sprovvisto di mammelle. La piccolina però non si dà per vinta e più volte ha ritenuto di dover dare un'altra occhiata, tanto per esserne sicura.<br />
Più fortunati Marco e Alice, che sono riusciti a spremere fino all'ultima goccia le mie energie e la mia inventiva, coinvolgendomi nei loro giochi e arruolandomi per le loro guerre, per cui ogni omino della Lego, ogni soldatino, cavaliere, pupazzetto e <i>peluche </i>è chiamato a leva obbligatoria. Per dovere di cronaca, devo riportarvi un breve resoconto dalla trincea.<br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-1YNPiGUsxJ4/VSzte6E3pXI/AAAAAAAADpQ/O5pvMbtLWKM/s1600/988519_10206829486998935_8289065240032863174_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-1YNPiGUsxJ4/VSzte6E3pXI/AAAAAAAADpQ/O5pvMbtLWKM/s1600/988519_10206829486998935_8289065240032863174_n.jpg" height="400" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #444444;">Il castello di Lichtenstein, non troppo lontano da Stoccarda.</span></td></tr>
</tbody></table>
Il primo giorno c'è stato uno scontro di proporzioni omeriche tra lo schieramento dei draghi e quello dei dinosauri (Marco ha accettato con divertita rassegnazione le mie infiocchettature narrative, come la mia decisione di porre fine al conflitto col matrimonio tra l'ultima draghessa superstite e l'ultimo dinosauro ancora in vita.) Poi è stata la volta dell'assedio del castello di Marcondirondello da parte dello sparuto esercito del sultano Al Raffi (non avendo una corona, ho dovuto improvvisare un turbante con la sciarpa), con tanto di epico corpo a corpo tra il re Marco, a cavallo del temibile drago Furore, e il sovrano orientale, in groppa alla sua tigre albina gigante Neve-Nel-Deserto. Ogni tanto lo scontro è sospeso da qualche piccola intromissione di Bianca, che gattona sorridente nella stanza ("Ciao!"), con conseguenti proteste di Marco, che teme di veder distrutto il castello da lui così meticolosamente edificato. Qualche volta tuonano dall'alto anche gli avvertimenti dell'inquilino del piano di sopra, detto Tamburino per l'antipatica abitudine di battere il piede sul pavimento quando i peana e gli urli di guerra volano un po' troppo in alto.<br />
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-5KANRXDExiI/VSzs4FYwwyI/AAAAAAAADo4/-HIjCm6A7eo/s1600/10409004_10206829485078887_8099913678518841839_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-5KANRXDExiI/VSzs4FYwwyI/AAAAAAAADo4/-HIjCm6A7eo/s1600/10409004_10206829485078887_8099913678518841839_n.jpg" height="400" width="400" /></a></div>
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-mZTAcXL09oM/VSzs48YQQkI/AAAAAAAADpE/xjxs-QrR_fo/s1600/11118804_10206829485798905_2164913817610138856_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-mZTAcXL09oM/VSzs48YQQkI/AAAAAAAADpE/xjxs-QrR_fo/s1600/11118804_10206829485798905_2164913817610138856_n.jpg" height="400" width="400" /></a></div>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/-4gQfwzO4hTg/VSzs40LoVVI/AAAAAAAADpA/0xEP_3I41sc/s1600/11150262_10206829501119288_878441221721297010_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-4gQfwzO4hTg/VSzs40LoVVI/AAAAAAAADpA/0xEP_3I41sc/s1600/11150262_10206829501119288_878441221721297010_n.jpg" height="300" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #444444;">Il bellissimo giardino zoologico e botanico Wilhelma di Stoccarda, <br />costruito nel 1919 in stile moresco. Oltre alle specie che vedete,<br />è famoso per le famiglie di primati e le impressionanti sequoie americane.</span></td></tr>
</tbody></table>
Per il terzo combattimento ci siamo affrontati in una battaglia navale: l'enorme galeone di Marco contro il mio misero vascello dall'equipaggio improvvisato (un'istruttrice di fitness di Playmobil, un paio di omini acefali, un sub e una Polly Pocket in costume da bagno.) Ben presto, però, il gioco - soprattutto per causa mia - ha lasciato spazio alla comica odissea individuale di Shirley, la bambola in bikini che si ritrova suo malgrado coinvolta nel conflitto quando il suo fidanzato (il sub) viene rapito dai pirati durante la loro vacanza romantica in <i>yatch</i>. Ci tengo ad assicurarvi che alla fine Shirley, anche grazie all'aiuto della fedele otaria Cotoletta, è riuscita a ricongiungersi al suo amato Sean, sfuggendo a squali e filibustieri.<br />
Al quarto scontro bellico, rimasto a corto di idee, ho dovuto costringere un altrimenti pacioso cuscino a forma di principe ranocchio ad interpretare il ruolo del perfido, folle re Frog Magog, sovrano di tutti i rettili e gli anfibi, per dare al coccodrillo e al rinoceronte di <i>peluche </i>acquistati dallo zoo un nemico da sconfiggere a suon di cornate e morsi. Un personaggio, questo, che è stato accolto con un buon successo di pubblico.<br />
Una volta messo a posto il castello-giocattolo, per migliorare le mie tecniche di fortificazione, i bambini mi hanno permesso di visitare con loro il castello di Lichtenstein, arroccato su uno strapiombo. Nei nostri pomeriggi, però, hanno svettato anche le guglie del castello della Disney e il luccicante palazzo sottomarino di Ariel, senza contare poi le scorribande per il castello di Hogwarts: nei momenti di riposo Marco entra nella mia stanza, dove mi trova arenato sul letto, e occhieggia con un sorriso eloquente al libro sul comodino, <i>Harry Potter e il prigioniero di Azkaban</i>, che mi ascolterà leggere con gli occhi sgranati.<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/-2iKURu3XGM8/VSzyAo2DvxI/AAAAAAAADpc/r6Ns4qpKKqs/s1600/porcolllage.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-2iKURu3XGM8/VSzyAo2DvxI/AAAAAAAADpc/r6Ns4qpKKqs/s1600/porcolllage.jpg" height="400" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #444444;">Oltre all'amore per il disegno e la scrittura, ho scoperto di condividere <br />con mia zia anche la passione per le chincaglierie a tema suino, visto che <br />siamo stati i visitatori più entusiasti del Museo del Maiale di Stoccarda. <br />Ci sono teiere, quadri, salvadanai e tante altre divertenti "porcherie" di </span><br />
<span style="color: #444444;">porcellana. Vi risparmio le immagini del diorama di Jurassic <i>Pork</i>, </span><br />
<span style="color: #444444;">con i dinosauri </span><span style="color: #444444; font-size: 12.8000001907349px;">dal grugno di porco, ma io un termosifone a forma di Babe</span><br />
<span style="color: #444444; font-size: 12.8000001907349px;"> </span><span style="color: #444444; font-size: 12.8000001907349px;">a casa mia lo terrei </span><span style="color: #444444; font-size: 12.8000001907349px;">ben volentieri.</span></td></tr>
</tbody></table>
"Rhafaele... ma quanto tempo rhimani con noi?" mi chiedono i bambini di tanto in tanto, a turno. "Perhché solo una settimana?" protesta ogni volta Alice. "Perché se non torno a casa la mia mamma e il mio papà piangono" mento spudoratamente ogni volta. Alice ogni volta piega di lato la testa, fa un sorrisetto compassionevole ed emette un triste "Oh". La questione della durata della mia permanenza ha continuato a rappresentare per loro un interrogativo angoscioso, insieme a dilemmi quali "Ma chi vincerebbe in una lotta tra un coccodrillo e un rinoceronte?" Sono rimasti sul chi vive per un bel po', come temendo di vedermi sparire in una nuvola di fumo. Quando, dopo la cena del secondo giorno, il papà dice loro di salutarmi ed andare a dormire, Marco posa l'arricciaspiccia, solleva dal piatto gli occhi da cerbiatto ed esclama: "Perhché?! Domani deve parhtire Rhafaele?", la voce incrinata da una nota di panico. "No, dovete solo darmi la buonanotte" lo rassicuro, sbocconcellando il mio spicchio di pomelo. Alice, in ogni caso, non ne vuole sapere di andare a dormire, non senza di me. E così mi arrampico sul loro letto a castello per un'ultima storia, come faceva il loro papà con me, intrattenendomi con buffi racconti, quasi tutti incentrati sul meteorismo. Una sera me la sono vista brutta, con Alice che versava un mare di lacrime perché voleva giocare agli indovinelli e Marco che singhiozzava di voler ascoltare un mito greco dal libro che gli ho regalato. Stavo per arrendermi e cominciare a piangere anch'io, quando la soluzione mi ha illuminato a giorno la mente come un fulmine di Zeus: "Bambiniiii, volete sentire un mito greco con un indovinello <i>dentro</i>?!" Nel vederli asciugarsi in fretta le lacrime e lasciarsi andare in gridolini entusiasti, ho sentito dentro di me un ruggito di vittoria. Mi sono guardato intorno come in cerca di qualcuno che mi porgesse una laurea<i> ad honorem</i> in pedagogia. Perdonatemi la scarsa modestia, ma non credo di essermi mai sentito così soddisfatto in vita mia. I bambini, col loro multiforme ingegno, hanno risolto in un "soffio di Eolo" l'enigma della Sfinge. Io naturalmente ho dovuto glissare sulle dinamiche familiari più scabrose della storia: "... e così la Sfinge si gettò dalla rupe ed Edipo riuscì ad entrare nella città di Tebe, dove... ehm... ritrovò i suoi veri genitori... ehm... e vissero per sempre felici e contenti."<br />
Una volta sotto le coperte, Marco dorme il sonno del condottiero vittorioso. Alice invece è più inquieta. Durante uno dei nostri primi pigiama <i>party </i>rotola verso di me, nel dormiveglia. "Io c'ho una lingua" sente l'esigenza di informarmi. Al che le rispondo: "Anch'io c'ho una lingua, Ali." Rassicurata, si gira di nuovo. La notte seguente mi sussurra all'orecchio un segreto: "<i>Sei bello</i>." "Grazie. Tu sei bellissima." Soddisfatta, si riavvolge nella coperta frusciante. La sera successiva l'affligge il pensiero della scarsa solidarietà tra donne: "Ma... ma... perhché la Rhegina voleva essere perh forhza la più bella?" si chiede, accorata. "Non poteva esserhe la più brhava? Biancaneve la più bella e lei la più brhava?" Il ragionamento non fa una piega e faccio fatica a placare i suoi dubbi. Mia zia era decisamente più brava quando si trattava di aiutarmi a risolvere le mie "crisi esistenziali" (quando ancora indossavo il grembiulino delle elementari. Ma anche ora...)<br />
"Rhafaele?" mi chiama Alice, dopo un po'.<br />
"Sì, amore?"<br />
"Io devo andarhe all'asilo domani?"<br />
"No."<br />
"E tu devi parhtirhe domani?"<br />
"No."<br />
A questo punto prorompe in un pianto disperato.<br />
"Che succede, Ali?"<br />
"Io-io volevo andare all'asilo per far vedere... per far vedere alla mia... alla mia amica... la... la ferita che mi sono fatta... sul... sul ginocchio!"<br />
Un paio di baci e carezze, però, le fanno dimenticare ben presto queste preoccupazioni e si riaddormenta. Solo che lei e suo fratello vanno a letto alle nove, così che ogni notte aspetto che l'Omino del Sonno sparga sui loro occhietti la sua sabbia magica per sgusciare fuori dal letto, sentendomi decisamente in colpa. Una volta fatto giorno, però, Alice non dà mai segno di prendersela. In fondo a loro basta una sentinella che vegli sulle merlature del castello, almeno finché il buio non fa più paura. Mentre l'abbraccio e ascolto il suo respiro lieve, penso allo straordinario potere di questi piccoli elfi, per cui anche il più gracile degli scudieri è disposto a indossare l'armatura ed andare incontro ai draghi (o, come nel mio caso, semplicemente salire su una bicicletta, una cosa che non mi sognavo minimamente di fare). Occuparsi di loro, giurare a Marco che il suo nuovo taglio di capelli non lo fa assomigliare a Draco Malfoy, accompagnare Alice a lavarsi i denti, aiutarli a fortificare i confini del loro regno, combattere con loro ogni esercito invasore, farli divertire, coccolarli, confortarli, dare loro un lieto fine: non c'è migliore distrazione dalla nostra affannosa, personale ricerca di un "e vissero felici e contenti." <br />
Prima di ripartire infilo i loro disegni (l'uovo di Pasqua di Alice e il drago sputa-"plasma" di Marco - ma cos'è poi 'sto plasma? Quello dello schermo tv?) vicino alla carta d'imbarco e i documenti, nella tasca delle cose importanti. E per il viaggio mi porto dietro anche una gran bella scorta di ricordi felici. Non si sa mai, nel caso là fuori dovessi incrociare un Dissennatore...<br />
<br /></div>
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<i>Illustrazione di Lesley Barnes</i></div>
Raffyhttp://www.blogger.com/profile/03652338592464001866noreply@blogger.com12tag:blogger.com,1999:blog-4435219709283260708.post-48544969480331713162015-03-26T17:38:00.000+01:002015-03-30T13:39:03.300+02:00Una serie di accademici accadimenti IX - Chiamatemi (un) dottore<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-P7dpaFzuIvs/VRQ1uMwFJ-I/AAAAAAAADeI/ase3QJFnOPA/s1600/accademici9b.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-P7dpaFzuIvs/VRQ1uMwFJ-I/AAAAAAAADeI/ase3QJFnOPA/s1600/accademici9b.png" /></a></div>
<br />
Giocare d'anticipo non è mai stato il mio forte. Anzi, di solito avere i minuti i contati è l'unica cosa che mi spinga all'azione. Stranamente, però, i dettagli della mia laurea erano ben chiari nella mia mente sin dall'immatricolazione. Prima di tutto avevo già progettato, sfornato e guarnito la torta con la<i> sac-à-poche</i> della mia immaginazione. Citando me stesso in un <i><a href="http://il-te.blogspot.com/2012/12/ma-che-ce-surreal-time-5-torte-in-faccia_8.html" target="_blank">post </a></i>di ben tre anni fa, al "primo piano, color giallo grano, con delicati papaveri rossi e uno zuccheroso Don Chisciotte con la lancia di cioccolato fondente puntata contro giganteschi mulini a vento di marzapane" ho pensato di aggiungere, a rappresentanza della cultura anglofona, un altro complessato letterario, Amleto, con l'immancabile teschio in mano, seduto in malinconica meditazione sulle merlature del secondo piano, modellato a forma di torre. Sin dalle prime bozze il principe shakespeariano indossa una casacca blu, una calzamaglia rosso scuro e un cappello con piuma in tinta, esattamente gli stessi colori che avrei indossato io. Perché blu e rosso scuro è stato il fortunato accostamento che ho scelto per il mio primo esame e che è diventato poi, insieme all'immancabile spilletta porta-fortuna di Topolino, la bicromatica uniforme di tutti quelli a seguire, fino all'ultimo. Non so perché l'università, che dovrebbe aprire e illuminare le menti, in realtà tiri fuori sempre il lato più superstizioso delle persone. Di tutti i rituali magico-sciamanici per ingraziarsi gli astri, però, il migliore resta quello di mia sorella, che ad ogni esame pretendeva di indossare - pena una terribile sciagura - un <i>outfit </i>fresco d'acquisto. Mica scema.<br />
Avendo selezionato anni prima l'argomento della tesi (i racconti fantastici di Dino Buzzati), ho cominciato al più presto ad avventurarmi nel dedalo delle biblioteche universitarie. Ad un bibliotecario ho dovuto fare lo <i>spelling </i>di "Einaudi", cognome che, se non per il presidente, avrebbe dovuto conoscere anche solo per la casa editrice. Riuscito per miracolo ad ottenere i libri, mi sono appassionato agli studi dei teorici che si sono interessati al tema del fantastico in letteratura, soprattutto Tzvetan Todorov, critico le cui pagine ho compulsato così di frequente da valutare attentamente se era o no il caso di invitarlo ai festeggiamenti. In momenti di delirio ho persino rimodellato la canzoncina de <i><a href="https://www.youtube.com/watch?v=wpi1vMzB92Y" target="_blank">Il mio vicino Totoro</a></i> col suo nome:<br />
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<span style="background-color: white; color: #252525; font-family: sans-serif; line-height: 42px; text-align: justify;"><span style="font-size: x-small;">♪ ♫ </span></span><i>Todorov, To-do-rov! Todorov, To-do-rov!</i><span style="background-color: white; color: #252525; font-family: sans-serif; font-size: x-small; line-height: 42px; text-align: justify;"> ♫ </span><span style="background-color: white; color: #252525; font-family: sans-serif; font-size: x-small; line-height: 42px; text-align: justify;">♪</span></div>
Ovviamente prima ancora di portare a termine il mio lavoro mi ero già premurato di scegliere la giusta tonalità di rosso per la copertina in pelle, in modo da abbinarla alla <i>mise</i> del gran giorno. Grazie all'aiuto della commessa Marcella ho scelto un bel completo a quadri, naturalmente blu notte e <i>bordeaux</i>, che credo di aver visto indosso anche a quell'icona di stile che è Fabio Fazio (in effetti davanti alla commissione ero teso come se avessi dovuto intervistare Madonna.) "Sembri Battiato! E anche un po' Benigni! Ah, ed Enzo Miccio... e un po' Marco Mengoni!" ha esclamato entusiasticamente mia madre, decisamente maldestra quando si tratta di fare complimenti.<br />
Nel frattempo, nella mia frenesia da sposina maniaca, avevo fatto presente ad amici e parenti che un bel mazzo di fiori non è un omaggio gradito solo alle donne, e ho colto l'occasione di <i>party</i>, ricevimenti e aperitivi per buttare lì con <i>non chalance</i> informazioni di vitale importanza, tipo il mio odio per i girasoli. Immaginando la vostra apprensione al riguardo, vi rassicuro anticipandovi che infatti ho ricevuto solo bellissimi anemoni e amarillidi scarlatte, senza alcuna traccia di quelle ingombranti eclissi floreali che proprio non sopporto!<br />
Avevo opportunamente preventivato anche eventuali indisposizioni o spiacevoli imprevisti estetici come quel maledetto <i>herpes </i>che spunta fuori nottetempo e ti sorprende al risveglio quando ormai non c'è più niente da fare. Così avevo già stabilito tempo addietro di imburrarmi la bocca con una noce di Aciclovir, cosa che ho fatto e che ha spaventato a morte mia sorella al suo rientro a casa alla vigilia dell'evento.<br />
Quello che non avevo previsto, però, è che qualcosa di ben più odioso di un <i>herpes </i>stesse ticchettando nel mio corpo come una bomba ad orologeria. Un destino maligno infatti ha pensato mussolinianamente di "spezzarmi le reni" a poche settimane dalla tanto attesa laurea. Mentre ripetevo in automatico il mio discorsetto in italiano, inglese e spagnolo (sentendomi un capitano di crociera al <i>cocktail </i>di benvenuto), un misterioso doloretto ha cominciato a pulsare all'altezza della vita, come se qualcuno mi avesse spillato il fianco destro con una minuscola, invisibile graffettatrice. In breve tempo quella piccola fitta si è fatta via via più acuta, finché, gettati all'aria gli appunti, ho iniziato a galoppare furiosamente per casa emettendo il bramito del cervo trafitto da una freccia. Nonostante avesse la mia piena autorizzazione, mia madre si è rifiutata di uccidermi e porre fine alla mia sofferenza, e ha continuato a lavare i piatti, sfregandoli con più vigore per via della preoccupazione. Alla fine abbiamo chiamato l'ambulanza, ma anche dopo due flebo di antidolorifici continuavo a rovesciare gli occhi al cielo come un novello San Sebastiano. Dato che normalmente vivo in pigiama e giacca da camera, ero già pronto per il ricovero. Così mi hanno portato in ospedale, dove finalmente i medicinali hanno cominciato a fare effetto, al punto che ero abbastanza lucido da rimpiangere di non aver messo il pigiama blu anziché quello scozzese, che non era affatto abbinato alla giacca. Dopo due o tre diagnosi sbagliate, ho scoperto di avere un minuscolo granello di sabbia incastrato in quella clessidra naturale che è l'apparato urinario umano. Il dottore mi ha spiegato che non bevo abbastanza, che ho avuto una colica renale e che finché il calcolo non sarà espulso potrebbero seguirne altre, senza alcun preavviso. Magari - ho pensato con mio sommo orrore - anche il Giorno della Laurea.<br />
Vi lascio immaginare quale profonda angoscia mi abbia procurato il pensiero di dover giocare una partita a <i>flipper </i>col mio corpo, con una biglia che sbatacchia da una parte all'altra tra i miei organi interni, quando invece avrei dovuto concentrarmi solo sulla tanto sospirata conclusione dei miei accademici affanni.<br />
"E' un dolore terribile, lo so" mi ha confortato il medico, alla mia terza colica in due mesi, a una sola settimana dal giorno X. "Pensa che è paragonato a quello del parto..."<br />
"Ah sì?"<br />
"Almeno potrai dire di aver fatto anche questa esperienza!" ha aggiunto, con una risata. Non l'ho mandato al diavolo solo perché aveva una siringa di antidolorifico in mano. E comunque gli stavo già mostrando il mio sedere.<br />
Non oso immaginare le conclusioni che avranno tratto i nostri vicini quando, all'alba del grande evento, mi hanno udito sbraitare dal bagno, mentre mi sistemavo la cravatta, "Ma', hai messo le siringhe nella borsa?", e lei ha urlato di rimando dal salotto, "Sì! L'ho messa nella busta con la tesi!"<br />
"E l'ovatta e l'alcool?"<br />
"Anche! Ho preso tutto!"<br />
<i>Kit </i>pronto soccorso alla mano, ho raggiunto sano e salvo la facoltà (malgrado, come abbiamo scoperto durante il tragitto, la macchina del capo avesse un buco nella gomma.) Avevo fatto richiesta di un'ambulanza parcheggiata in zona ateneo, per sicurezza, nel caso che un'ennesima colica mi attanagliasse il fianco nel momento meno opportuno, ma non è stato possibile. Così mi sono assicurato di inserire nella lista degli invitati almeno due infermieri e un paramedico di mia conoscenza, pronti a trasportarmi in barella nello studio del mio relatore e rimettermi in sesto con un'iniezione di coraggio e Toradol...<br />
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<span style="background-color: white; color: #252525; font-family: sans-serif; line-height: 42px; text-align: justify;"><span style="font-size: x-small;">♪ ♫ </span></span><i>Toradol, To-ra-dol! Toradol, To-ra-dol!</i><span style="background-color: white; color: #252525; font-family: sans-serif; font-size: x-small; line-height: 42px; text-align: justify;"> ♫ </span><span style="background-color: white; color: #252525; font-family: sans-serif; font-size: x-small; line-height: 42px; text-align: justify;">♪</span> </div>
Per fortuna, non c'è stato bisogno di interventi d'urgenza: i gemelli, René e Renée, si sono comportati più che bene. Tutto secondo i miei più rosei calcoli.<br />
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-M_If0_616c8/VRUnj9iqTGI/AAAAAAAADec/1oP8aGX1AfU/s1600/3g.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-M_If0_616c8/VRUnj9iqTGI/AAAAAAAADec/1oP8aGX1AfU/s1600/3g.png" /></a></div>
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Tre giorni dopo torno sul luogo del delitto per dare un ultimo addio alla mia tanto vituperata facoltà. Prima di raggiungerla passo davanti alla copisteria universitaria e, attraverso la vetrina, oltre il bancone, Scazia mi rivolge quel suo sguardo scocciato a cui deve il suo nomignolo. In tre anni l'ho vista sorridere solo una volta, quando a darle una mano con le dispense c'era un tizio con i capelli lunghi alla Piero Pelù e un <i>gilet </i>di pelle nera che lasciava scoperti i lombi pallidi. Per poco non copulavano sulla fotocopiatrice. Sembrava uno di quei film americani in cui una giovane barista bionda, bella ma con neanche una briciola di autostima, si mette a <i>flirtare </i>col camionista di passaggio, nella speranza che possa essere un padre migliore per suo figlio di quanto non sia stato il suo ex, il motociclista manesco finito dentro per guida in stato d'ebbrezza.<br />
Pochi passi e scendo la scalinata immersa nella penombra dell'ingresso di Lingue. Appena un triennio fa ero seduto solo soletto su una di quelle sedie da sala d'aspetto ed esorcizzavo la paura scarabocchiando sul mio taccuino caricature di compagni di corso di cui non conoscevo nemmeno il nome. Guardandomi intorno scopro che non è cambiato poi molto, solo che ora la facoltà di Lingue e Letterature Straniere è diventata il Dipartimento di Lettere Lingue Arti Italianistica e Culture Comparate (io ci avrei aggiunto anche qualcos'altro, già che c'erano: che so, Bricolage e Giardinaggio) e le sedie sono quasi tutte divelte (per sedersi bisogna fare il gioco della sedia. Più facile conquistare il Trono di Spade che trovare una superficie integra su cui poggiare le terga a lezione.) Gli altri studenti (ormai ex-colleghi, come li ridefinisco mentalmente, non senza un certo compiacimento) sono però ancora gli stessi volti senza nome. Questo posto rimane un corridoio di anime perdute, un luogo di amicizie occasionali che durano il tempo di un esame (salvo rare <a href="http://il-te.blogspot.com/2014/03/una-serie-di-accademici-accadimenti.html" target="_blank">eccezioni</a>.) Accanto mi sfreccia una ragazza sempre troppo truccata con cui non sono mai riuscito a prendermi abbastanza confidenza da suggerirle di smetterla di conciarsi come un quadro manierista. Da lontano, vicino al distributore del caffè, riconosco un altro volto familiare, una dal risolino facile con cui ho dato l'ultimo esame, quella lunga ma magica giornata di novembre. Era terrorizzata all'idea di essere "trombata" dalla professoressa (espressione colorita con cui credo intendesse dire "bocciata".) Provo a salutarla, ma guarda altrove. Quel giorno, quello dell'ultimo esame, c'era anche un piccolo James Franco e un altro ragazzo che mostrava una ben meno lusinghiera somiglianza con Alberto Stasi, senza contare la strana tipa bassina dalla pelle diafana, due sottili occhietti da Maneki Neko e un'ostentata ritrosia a parlare dei rapporti amorosi tra docenti, di cui però si vantava di essere ben informata. Poi c'era anche Toro Sedato, una ragazza con un anello al naso, che indossava un chiodo con sopra la sagoma borchiata di un teschio, aveva palpebre pesanti e una voce morbida e rassicurante. Mentre aspettavamo i comodi della professoressa (che sarebbe arrivata con ore di ritardo e i capelli sapientemente acconciati dal <i>coiffeur</i>), avevamo fatto gruppo, pranzato insieme e, rinunciando a un inutile tentativo di ripasso, ammazzato il tempo facendo l'elenco dei nostri <i>hobby </i>e dei segni zodiacali. Lolita - occhi verdi, i capelli e le labbra rosso carminio e la voce roca che risaliva bollente dalla gola come l'acqua dal fondo di una caffettiera - anche lei dei Gemelli, si è subito mostrata un'esperta astrologa. Chissà se alla fine è riuscita a conquistare, ancheggiando nei <i>jeans </i>a vita alta, il suo amato, pallido professore di portoghese, che ha una folta barba ottocentesca e un'aria malinconica: i nuovi Abelardo ed Eloisa, possibilmente senza castrazione e monacazione finale.<br />
Malgrado l'attesa angosciante, serbo il ricordo di quella giornata come una delle più piacevoli trascorse tra quelle quattro mura. Ci siamo lasciati con la promessa di invitarci tutti alle rispettive lauree, cosa che nessuno ha poi fatto. E forse è stato meglio così.<br />
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-4bAF2gU-jN8/VRUno7yWSnI/AAAAAAAADek/LioCDKuvrd8/s1600/2s.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-4bAF2gU-jN8/VRUno7yWSnI/AAAAAAAADek/LioCDKuvrd8/s1600/2s.png" /></a></div>
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Il cellulare e il bagliore di un celeste polveroso che proviene dalla finestra mi dicono che sono ancora le sei e mezza. So che non riuscirò a riaddormentarmi, così spiego il piumone come un'enorme ala bianca e lascio che i miei piedi nudi atterrino sulla <i>moquette</i>. Mi sento gli occhi doloranti e caldi, come se durante la notte qualcuno abbia usato le mie orbite per poggiarci due tazze di tè bollente. La doccia non lava via quella sgradevole sensazione e mi rivesto con più concentrazione di quanto l'attività richiederebbe di solito: prima i pantaloni rosso scuro, poi la camicia, e sopra il cardigan blu dai bordi rosso scuro. Troppo stanco per cercare il calzante, mi infilo a fatica un paio di Oxford blu e mi strozzo il collo del piede coi lacci rosso scuro. Come ultima cosa prima di lasciare la stanza, guardo il mio riflesso sullo specchio che mi appunta al petto la spilletta di Topolino,<br />
I tavoli della colazione sono tutti vuoti, eccetto che per un trio di senegalesi. Uno è vestito con una lunga, stereotipica tunica a fantasia giraffa e ascolta da una radiolina una musica tutta percussioni. Accanto a lui, un ragazzo alto mi osserva mentre torno dal <i>buffet </i>col piatto pieno di <i>toast </i>al prosciutto. "<i>Monsieur</i>" attrae poco dopo la mia attenzione, avvicinandosi. Non parla italiano, ma capisco che vuole farmi i complimenti per il <i>look</i>. "Ah, grazie! <i>Merci</i>..." rispondo timidamente, facendomi quasi andare di traverso il caffè. Lo ritrovo poi davanti alla <i>reception </i>e, senza dirmi una parola, mi lascia sorridente il suo biglietto da visita, da cui leggo che si chiama Ahmeth e che è un cantante specializzato in cover di Michael Jackson tradotte in senegalese.<br />
Rassicurato sull'abbigliamento, mi avventuro all'esterno e attraverso il Ponte Mosca, magicamente avvolto da una nebbiolina argentea. E' così che mi figuro le mie sinapsi arrugginite. La Scuola appare prima di quanto mi aspettassi: coi suoi mattoni rossi e l'orologio sembra una vecchia stazione, larga, ben assisa al capezzale della Dora. Davanti, la mongolfiera bianca mi ricorda quella che sorvola il mio paesello la notte del santo patrono. Nella borsa sbatacchiano dei grissini che hanno il sapore e la consistenza di taralli (o dei taralli a forma di grissino), uno <i>snack </i>che, sintetizzando la tradizione piemontese e quella pugliese, spero mi sia di buon auspicio. Nella stessa tasca ci sono anche le gocce di antidolorifico, nel caso un'altra freccia dovesse trapassarmi il fianco.<br />
Passo oltre la Scuola, che malgrado il cancello aperto mi sembra inaccessibile, e ciondolo un po' per la strada incurvata, un ritaglio di provincia in quella grande città. Stamattina è ingombra di bancarelle di antiquariato. Nel giro di pochi minuti, mi travolgono almeno due cagnoni bianchi, due giganteschi licantropi albini, trascinandosi dietro i poveri padroni. Sbriciolo ancora qualche minuto inseguendo il Topolino ricamato sull'enorme zaino di un turista dall'aria teutonica, con la barba candida del nonno di Heidi. Sugli usci di bar e negozi di cimeli chiacchierano energicamente capannelli di anziani, tra cui uno con un impermeabile-mantello e una ragnatela di lana adagiata sulla pelata. Sembra Diagon Alley.<br />
Con mezz'ora d'anticipo ritorno davanti alla Scuola, e mi metto a fissare col naso all'insù il drago di bronzo sopra l'arco dell'ingresso. Non è Hogwarts, ma l'ispirazione sembra quella.<br />
Emetto un sospiro, il primo di una lunga serie, quel giorno, e mi decido ad entrare.<br />
Una gentile Bianca Balti in versione intellettuale fa accomodare me e altre giovani facce portatrici di sorrisetti nervosi in una stanza foderata di legno chiaro. L'ambiente ricorda una sauna finlandese, e in effetti si suda, ma per la difficoltà dei test a cui siamo sottoposti, tra scrittura creativa, cinema, televisione, giornalismo, serie tv e comunicazioni <i>web</i>.<br />
Sei, estenuanti ore dopo seguiamo Bianca nel <i>tour </i>dell'istituto, lungo corridoi tinti a colori vivaci in cui mi chiedo se potrò tornare. Gli studenti ci guardano con divertita curiosità, totalmente a loro agio, e mi chiedo se potrò sentirmi così anch'io. In biblioteca noto con entusiasmo infantile uno splendido <i>samovar </i>a fiori, e mi chiedo se potrò spillarci una tazza di tè.<br />
"In bocca al lupo a tutti, allora" ci saluta la nostra guida. "Spero di ritrovarvi presto qui alla Holden!"<br />
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-B1BVKRreVR4/VRUn1D4VYFI/AAAAAAAADes/6TYeNwOWT_E/s1600/1s.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-B1BVKRreVR4/VRUn1D4VYFI/AAAAAAAADes/6TYeNwOWT_E/s1600/1s.png" /></a></div>
Contro ogni mia previsione, ci tornerò da studente.<br />
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<strong><em>Una serie di accademici accadimenti:</em></strong><br />
<a href="http://il-te.blogspot.com/2013/06/una-serie-di-accademici-accadimenti-i.html">Episodio I - Stranieri e strani estranei</a><br />
<a href="http://il-te.blogspot.it/2013/07/una-serie-di-accademici-accadimenti-ii.html" target="_blank"><span style="color: #13576c;">Episodio II - Grandi speranze</span></a><br />
<a href="http://il-te.blogspot.it/2013/07/una-serie-di-accademici-accadimenti-iii.html" target="_blank"><span style="color: #13576c;">Episodio III - Legami chimici</span></a><br />
<a href="http://il-te.blogspot.com/2013/09/una-serie-di-accademici-accadimenti-iv.html">Episodio IV - Studenti esasperati</a><br />
<a href="http://il-te.blogspot.com/2013/09/una-serie-di-accademici-accadimenti-v.html" target="_blank">Episodio V - In balìa della balia</a><br />
<a href="https://www.blogger.com/">Episodio VI - C'era una svolta</a><br />
<a href="http://il-te.blogspot.com/2014/01/una-serie-di-accademici-accadimenti-vii.html">Episodio VII - Volver</a><br />
<a href="http://il-te.blogspot.com/2014/03/una-serie-di-accademici-accadimenti.html" target="_blank">Episodio VIII - Senza vergogna</a><br />
Episodio IX - Chiamatemi (un) dottoreRaffyhttp://www.blogger.com/profile/03652338592464001866noreply@blogger.com12tag:blogger.com,1999:blog-4435219709283260708.post-8563752713651030812015-02-15T12:20:00.003+01:002015-02-15T17:17:30.321+01:00Grandi amori a Sanremo 2015<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-aucpT1Du-AI/VOB-AcSufLI/AAAAAAAADbc/rkLwMegOJQI/s1600/arisalenzuolo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-aucpT1Du-AI/VOB-AcSufLI/AAAAAAAADbc/rkLwMegOJQI/s1600/arisalenzuolo.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #444444;">Vestirsi alla cieca.</span></td></tr>
</tbody></table>
Ero arrivato allo stremo. Non ne potevo più della sigletta truzza di questo Sanremo, e anche di tutto quello che viene dopo. Ero quasi tentato di andarmene al cinema, magari a farmi due risate davanti a <i>50 sfumature di grigio</i>, e invece sono rimasto a guardare Marco Sado-Masini, che con la sua vocetta stridula sembra effettivamente sotto tortura. Credo che la frase "Smettila di smettere" sia la parola di sicurezza che usa con la sua <i>dominatrix</i>.<br />
Il principio della fine di questo Festival è stato ungarettiano: si sta come a inizio serata Emma e Arisa in poltrona. Cioè stravaccati e mezzi morti di sonno, mentre Carlo, sempre più compiaciuto per gli ascolti <i>record</i>, viene sbugiardato su Twitter da Vladimir Luxuria, che a TvTalk gli aveva chiesto perché si era rivolto a Conchita Wurst chiamandola "Tom." Il tronfio conduttore aveva risposto di averlo concordato precedentemente con la <i>drag-queen</i>, cosa che la diretta interessata ha smentito.<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-uG73VtXQtpE/VOCIT2Nq7cI/AAAAAAAADbs/Fi-OipwH1zI/s1600/vladiconchita.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-uG73VtXQtpE/VOCIT2Nq7cI/AAAAAAAADbs/Fi-OipwH1zI/s1600/vladiconchita.png" /></a></div>
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Il bronzeo conduttore, intanto, dato che ricorre la festa degli innamorati, come se i cuoricini sulla <i>t-shirt</i> di Allevi non fossero bastati, ritaglia nel Festival uno spazio "C'è posta per te", ricongiungendo due poveri fidanzatini separati dalla geografia che erano rimasti delusi dalla cancellazione della data di "Romeo e Giulietta - Il Musical" per cui avevano acquistato il biglietto. In compenso sono stati invitati all'Ariston (e non so cosa sia peggio), dove hanno potuto assistere a un assaggio dello spettacolo, l'unica versione della tragedia shakespeariana che ti fa tifare per i parenti serpenti. Mentre i due sfortunati amanti cantano "Ama e cambia il mondo" io cambio canale.<br />
Contrastata dalle stelle anche una possibile storia d'amore per Arisa, che due sere fa, nonostante il completo da assistente di poltrona del dentista e la coda da pavoncella in cerca di becchime, aveva ricevuto un mazzo di fiori da Nesli, il <i>rapper </i>più dolce che c'è, verosimilmente nato in una fabbrica Nestlé. Pensando di aver fatto colpo, Arisa ha dichiarato di essersi introdotta nottetempo nella sua stanza di albergo, probabilmente per dargli "l'amore in faccia", ma lui pare la stimi soltanto come artista. Eppure la Pippa ieri era avvolta in un lenzuolo insanguinato tipo quelli che un tempo si esibivano per provare pubblicamente l'avvenuta consumazione del matrimonio. Considerando però il volo dalle scale che s'è fatta <a href="http://il-te.blogspot.com/2015/02/galleggiare-sanremo-2015.html%20Completato" target="_blank">qualche sera fa</a>, è intrigante anche l'ipotesi che qualcuno stia cercando maldestramente di farla fuori e l'abbia pugnalata al ventre. A un certo punto la poverina sbaglia a leggere dal gobbo e ammette "Mi sono emozionata, non capisco un cavolo", confusione comprensibile vista la copiosa emorragia che le sgorga dal rene, ammesso che non glielo abbiano asportato poco prima della diretta.<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-mPUpSWsRMIU/VODDuWFLafI/AAAAAAAADb8/ZXb-r9fTAxA/s1600/allevi.png" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-mPUpSWsRMIU/VODDuWFLafI/AAAAAAAADb8/ZXb-r9fTAxA/s1600/allevi.png" height="320" width="187" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #666666;">Questa <i>roba </i>si è sposata e si è<br />riprodotta. Non c'è limite al potere<br />della Provvidenza. </span></td></tr>
</tbody></table>
Per rimanere in tema medico-ospedaliero, a un certo punto fanno la loro comparsa in questo reparto geriatrico i giovani protagonisti della <i>fiction Braccialetti Rossi</i>. Quando il primario chiede al più piccolo il motivo del successo della serie (per me inspiegabile visto l'irritante faccia della ragazza bionda nel <i>cast</i>), il bambino illustra il concetto di <i>cliffhanger</i>, quel colpo di scena finale che lascia il telespettatore sulle spine. Per esempio, riuscirà il sottoscritto a rimanere sveglio fino alla fine di questo Festival? O stramazzerà al suolo prima della mezzanotte? Lo scopriremo solo nella prossima puntata...<br />
No, vi dico subito che sono rimasto sveglio ancora per un bel po', purtroppo. Ho avuto modo, ahimè, di assistere alla claudicante discesa sul palco della coppia sposata da sessantacinque anni. Con questa ospitata Carlo Conti chiude il ciclo "Family Day" inaugurato nella <a href="http://il-te.blogspot.com/2015/02/come-va-sanremo-2015-tutto-ok-tutto-ok.html" target="_blank">prima serata</a> con la famiglia Anania, ma mentre il sacro vincolo del matrimonio viene celebrato il vecchietto si lascia sfuggire che le loro nozze sono state praticamente combinate da suo zio. Il conduttore, che si trova a suo agio nei panni di San Valentino (che poi lo hanno decapitato, giusto?), insiste perché i due ottuagenari si bacino, come aveva già fatto con Al Bano e Romina. Evidentemente, per qualche strana perversione, si eccita spiando i vecchietti nella loro intimità.<br />
A proposito di intimo, la soporifera Bianca "Mosca tze-tze" Atzei si esibisce ancora una volta in mutande, a quanto pare le stesse da cinque giorni. Nonostante la sua cantilena, tengo duro, sopporto anche Panariello, di cui l'Ariston non sentiva la mancanza, desisto dalla nanna e mi guardo la Nannini, che finalmente tratta Carlo Conti come merita: da cameriere, visto che gli molla in mano la sua bottiglietta d'acqua. Solo per questo, Gianna, sei una "meravigliosa creatura".<br />
L'unica vera salvezza di questo Festival, però, sono stati gli ospiti stranieri, come il principe Will Smith, lo svitato di Bel Air, che diverte nonostante sia intervistato dal suo petulante cugino Carlton (Conti.)<br />
A questo punto però il sipario delle palpebre va calando, e il richiamo del letto è sempre più irresistibile. Arrivo a malapena all'annuncio dei tre finalisti. Mi perdo le letterine strappalacrime delle vallette. E mi perdo la premiazione. In ogni caso, svegliandomi stamattina, già sapevo che la vittoria è andata a quegli anacronistici tre moschettieri de Il Volo e alla loro <i>Grande amore</i>. Insieme ai tenorini trionfa l'Italia provinciale e mediocre, l'Italia decrepita e reazionaria, un'ostinata verruca attaccata all'Europa.<br />
Ciò che ricorderò di questo Festival, ciò che più di ogni altra cosa lo ha rappresentato sono le originalissime scarpe che Arisa ha calzato due sere fa, i tacchi a spillo con due sfere rosa attaccate ai talloni: due palle.<br />
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P.S. Per me la vincitrice morale è lei:<br />
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<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://ytimg.googleusercontent.com/vi/IF-LLlKSl18/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="http://www.youtube.com/embed/IF-LLlKSl18?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<br />Raffyhttp://www.blogger.com/profile/03652338592464001866noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-4435219709283260708.post-63183917574408352842015-02-13T11:48:00.002+01:002015-02-15T13:06:47.709+01:00Galleggiare a Sanremo 2015<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-2-5y5VypFng/VN4EqigFHHI/AAAAAAAADbA/pmfZDax5UDs/s1600/arisafatta.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-2-5y5VypFng/VN4EqigFHHI/AAAAAAAADbA/pmfZDax5UDs/s1600/arisafatta.jpg" /></a></div>
Ma cos'è successo alle vallette ieri sera? Arisa ha avuto un piccolo incidente e si trascina coraggiosamente sul palco con passo da pecorella zoppa, mentre Emma invece è gonfia, demotivata, sbuffa, frigna che nessuno le fa mai i complimenti, si lamenta con Carlo di non poter cantare come concorrente in gara... Si vede che sta soffrendo internamente, che si sente trascurata e il padrone di casa non fa nulla per tirarla un su. Eppure viene voglia di adorarla: con quel vestito sembra il Vitello d'Oro idolatrato dagli ebrei in assenza di Mosè.<br />
Le parti si sono invertite, visto che fino a <a href="http://il-te.blogspot.com/2015/02/vita-dinferno-sanremo-2015.html" target="_blank">ieri</a> era stata Arisa ad essere di umore ballerino, colpa - l'ha dichiarato lei - della sindrome premestruale. Eppure da quando è stata spint... ehm... è caduta dalle scale, la Rosalba Pippa si è decisamente ringalluzzita, scherza e sorride allegra come non mai. Poi la verità sale a galla, ed è la stessa Arisa a dirlo con la sua proverbiale <i>sincerità</i>: è strafatta di anestetici, o di analgesici ("Ah, perché non sono la stessa cosa?"). Di qualunque cosa si tratti, lei dice: "lo consiglio a tutti!" Come se questo Festival non fosse abbastanza anestetico.<br />
Un mistero non chiarito, invece, è come mai Chiara Galiazzo avesse le dita tutte sporche d'oro. Era un riferimento a <i>Gold </i>degli Spandau Ballet, super-ospiti della puntatona nostalgica, o ha cercato di consolare la depressa Emma?<br />
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</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-wL2wuZZh03c/VN4E6aqpS-I/AAAAAAAADbI/r9RduufL6Kk/s1600/supernina.png" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-wL2wuZZh03c/VN4E6aqpS-I/AAAAAAAADbI/r9RduufL6Kk/s1600/supernina.png" height="320" width="230" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #666666;">E' un aereo? E' un uccello? <br />No! E' Super-Nina Zilli. </span></td></tr>
</tbody></table>
La giovane cantante sconfitta, la barese Serena Brancale, canta opportunamente una canzone dal titolo "Galleggiare": in effetti anche questa serata de "I migliori anni" si è consumata in un clima di placida sospensione, con ospiti ed eventi che fluttuano stancamente in una <i>boule de neige</i> nelle mani di Conti. Samanta Cristoforetti galleggia nello spazio come un carciofino sottolio, con l'assenza di gravità che fa da <i>push-up</i> ai suoi due satelliti naturali, Deimos e Phobos, da cui stanno per staccarsi capezzoli-razzo, poi una medusa gigante si materializza durante l'esibizione di Grignani e sfortunatamente non riesce a ghermirlo e paralizzarlo col suo veleno. In questo acquario non manca Malika Ayane vestita di grigio manta e Nina Zilli, con una mantella da razza, mentre Arisa spazza via il fondale sabbioso con una gonna che più che da sirena è da Ursula, la donna-polpo. Sembra di guardare quel vecchio <i>screen-saver</i> con i pesci degli abissi. In superficie, invece, sulla litoranea che porta ad Alghero, viaggiano a tutta velocità Platinette e Grazia Di Michele, coloratissime Thelma e Louise in tenuta da spiaggia. Dagli stessi lidi veleggia anche la sarda Bianca Atzei, che sfoggia un'altra gonna-zanzariera.<br />
Capirete perché a fine serata Lara Fabian agonizza cantando "Sto male." E sapessi io a guardare te, con quella faccia da Floradora, la cagnolina di Paolo Limiti. Non sta tanto bene nemmeno il povero, dolce Raf, che è rimasto totalmente senza voce, ma anche senza buongusto, considerato il roseto che si è fatto crescere addosso. In ottima forma, al contrario, la tatangelica Anna, con un ondeggiante abito bianco e nero, uno <i>ying </i>e <i>yang </i>di perfetta eleganza, peccato per la maschera di trucco da teatro <i>kabuki</i>. Accanto a lei Emma pare ancora più abbattuta e tracagnotta, con l'abito color oro che le marcisce addosso come una verza stracotta.<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-ouHOkFmNO9E/VN3TvLFo41I/AAAAAAAADaw/SJD0nxcHg2U/s1600/raf.png" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-ouHOkFmNO9E/VN3TvLFo41I/AAAAAAAADaw/SJD0nxcHg2U/s1600/raf.png" height="320" width="218" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #444444;">Visto che si fa il mazzo per cantare<br />ma nessuno glielo dà un mazzo di fiori...</span></td></tr>
</tbody></table>
Pur imbronciata, la Marrone non sbaglia quando dice di voler mandar giù anche lei gli analgesici di Arisa, così da risparmiare sui comici, perché fino ad ora a Sanremo di comici non ne ho visti nemmeno io. Luca e Paolo partono bene con una raffica di puro cinismo, ironizzando sugli elogi funebri agli artisti scomparsi che intasano la televisione e i <i>social network</i>. Poi però non ho capito il loro finto matrimonio, con Paolo sempre più preoccupato mentre Luca gli elenca le gioie, ma soprattutto i dolori della vita di coppia, come la suocera, la comunione dei beni o l'assistenza in salute e in malattia. Non ho ben capito dove volessero arrivare, perché di ridere non faceva ridere. Cosa avranno voluto dire? Che il matrimonio è la tomba dell'amore, perciò non vale la pena lottare per averne diritto? Che infondo i gay sono fortunati a poter volare di fiore in fiore e devono solo ringraziare, invece che avanzare assurde pretese? Mah. In ogni caso, non mi interessa l'opinione di un duo comico che ha il coraggio di rispolverare battute come: "E cosa vuoi di più?", "Un Lucano non mi dispiacerebbe." Ho detto tutto. Uno <i>sketch </i>che probabilmente avranno scritto in aereo.<br />
Ancora una volta questo Festival si rivela un'edizione passivo-aggressiva, in cui tutto va bene, ci vogliamo tutti bene (come quando si fa cantare la sigla a Federico Paciotti, un tenore con la chitarra elettrica, che unisce opera lirica e <i>rock</i>, per accontentare tutti), eppure, orwellianamente, non si riesce a fare a meno di ricordare, con piccoli gesti o battute sottovoce, che, per quanto siamo tutti uguali e normali, qualcuno è più uguale e più normale di altri.Raffyhttp://www.blogger.com/profile/03652338592464001866noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-4435219709283260708.post-72614351957855102202015-02-12T12:11:00.000+01:002015-02-15T13:06:16.838+01:00Oggi ti parlo così di Sanremo 2015<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-92LfGZy7drA/VNyEvmOL4fI/AAAAAAAADaA/zRK7svoPN8I/s1600/carloandfriends.jpg" imageanchor="1"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-92LfGZy7drA/VNyEvmOL4fI/AAAAAAAADaA/zRK7svoPN8I/s1600/carloandfriends.jpg" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
La noia è la quarta valletta che accompagna Conti nella conduzione di questo Festival. Per me bastava Rocío: almeno la <i>chica </i>sa ballare, tira su il <i>morales</i>, è spigliata, ci sta insegnando un sacco di proverbi spagnoli che potranno essermi utili in seduta di laurea. Le altre due fanno il minimo sindacale: anch'io so leggere il gobbo e cambiarmi il pigiama più volte nel corso della serata. Arisa ieri sera si è messa comoda in un bel paio di pantaloni neri foderati di prosciutto, per poi drappeggiarsi con un ampio vestito rosa pallido e bianco che la fanno sembrare un enorme <i>marshmallow </i>(lo stile Big Hero 6 non dona a nessuno.) Emma invece punta su un completo da torero che farebbe vedere rosso a chiunque, con un'acconciatura da nobildonna spagnola che la fa assomigliare appunto alla Marchesa del Secco d'Aragona. Probabilmente aveva i capelli sporchi (comunque ho letto da qualche parte che lo stile unto è il <i>trend </i>tricologico di quest'anno, ma mi sa che l'ho letto su <i>Lercio</i>.)<br />
Una serata, quella di ieri, dicevo, anche più spenta del solito. Le pepite sfavillanti della giacca di Raf sono valse a nulla, come pure la camicia da taglialegna con filigrana in <i>lurex </i>luccicante<i> </i>di Biagio Antonacci, presente come "super-ospite" (che poi è un po' come organizzare il cenone di Natale e invitare il nonno come <i>star </i>d'eccezione.) Non poteva mancare il cameo del prezzemolo Bastianich (basta!) che si sbrodola addosso le parole di <i>Quando quando quando</i>. Io vorrei sapere quando quando te ne andrai? Spero presto, presto, presto.<br />
Dopo queste minestre riscaldate, vista l'atmosfera tiepida, c'ha pensato il comico Pintus a surgelare definitivamente l'Ariston con le sue freddure, come neanche capitan Findus. Unica fonte di luce e calore in questo gelo, introdotta vergognosamente dalla <i>Standing ovation</i> di Vasco, è stata naturalmente lei, Charlize Theron. <i>Je t'adore</i>! Per tutta l'intervista mi sorprendo a fissare il televisore con un sorriso ebete, e anche Carlo Senzalodi la guarda come se fosse la Fata Turchina, venuta a trasformare in donne vere quei ceppi di legno delle sue co-presentatrici. Anche la buona Charlize, però, ne spara peggio di Pinocchio quando dice di aver ascoltato i cantanti in gara e giura di trovarli tutti "grandi."<br />
Di sicuro non è stata grande la Grandi, con la sua <i>Un vento senza nome</i>. Dai una come lei mi aspettavo un uragano, o una tramontana da lasciare i brividi, non certo un peto in ascensore. E rimanendo in ambito atmosferico, Anna Tatangelo (la nostra "<i>muchacha </i>troppo <i>sexy</i>", sempre più simile a Belén) si sente "libera come una nuvola che dondola nel vento." Chi si dà tante arie - dicono - è Nina Zilli, che ieri ha tirato fuori dalla scatola delle decorazioni natalizie un centrino dorato, insieme a un pezzo sessanteggiante con qualche parola di troppo: quando canta "io vorrei dare a te quello spazio che ti serve" per me si sta rivolgendo direttamente al testo della canzone, che non sa bene come incastrare sul pentagramma.<br />
I tre tenori sbarbatelli de Il Volo si presentano in scena con delle giacchette di pelle che mi hanno fatto temere volessero cantare la sigla di <i>Happy Days</i>. Uno guarda il mondo attraverso occhiali rosso fuoco, il suo compagno, forse affetto da una strana forma di acne, ha la fronte tutta bitorzoluta che sembra la spalliera di un vecchio divano, e poi c'è il belloccio del gruppo, con indosso dei pantaloni della tuta con tanto di righini bianchi laterali. Sentita l'orrenda aria da operetta <i>pop</i>, la sigla di <i>Happy Days</i> viene da rimpiangerla. A fine esibizione quello in tenuta da <i>jogging </i>scoppia in lacrime (io ho pianto <i>durante </i>l'esibizione, invece). La versione ufficiale è che si è commosso perché è il suo compleanno, per me frigna perché si è accorto solo in quel momento di non essersi cambiato i pantaloni della tuta.<br />
Ma non siamo ancora arrivati alla frutta: Fragola, con quella boccuccia color lampone, sembra appena uscito dal Fantabosco.<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-kLQx5urEOkU/VNyJSczD-3I/AAAAAAAADaM/Kt0dANbHGQc/s1600/Atzei.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-kLQx5urEOkU/VNyJSczD-3I/AAAAAAAADaM/Kt0dANbHGQc/s1600/Atzei.JPG" height="320" width="212" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #444444;">WTF?</span></td></tr>
</tbody></table>
Quando poi arriva il turno dell'attesissima Bianca Atzei dalla platea si solleva un "'azzo sei?" La ragazza ha la faccia di Nancy Brilli (probabilmente è lo stesso chirurgo), mentre la voce l'ha rubata a Giusy Ferreri. Un programma a parte merita la sua <i>mise</i>: una specie di bustino bianco e nero che sembra composto da varie specie di muffa e una gonna trasparente con una stampa che sembra la schermata che annuncia l'interruzione delle trasmissioni per problemi tecnici... e quanto ho pregato che succedesse!<br />
I Solidi Idioti si reinventano cantanti e, imitando Cochi e Renato (ma forse supplendo anche alla mancanza degli Elii), mettono in musica l'ipotesi di essere nati per colpa di un preservativo bucato e si lasciano scappare che la vita è un giramento di coglioni, e la mia incondizionata approvazione va a chiunque riesca a far diventare ancora più nero Carlo, che liquida in due minuti la seconda vera <i>guest-star </i>della serata, la barbuta <i>drag-queen</i> Conchita Wurst. Conti la chiama "Tom", neanche fosse Silente che rimprovera Voldemort per le sue riprovevoli scelte di vita, e insiste a rivolgersi a lei col maschile. Per citare quella scimmietta in <i>smoking </i>Prenatal che a un certo punto è apparsa sul palco (credo si chiami Moreno), sarò "crudo, spietato, diretto, ma fin troppo sincero": questo Sanremo <a href="http://il-te.blogspot.com/2015/02/come-va-sanremo-2015-tutto-ok-tutto-ok.html%20Completato" target="_blank">è nato</a> democristiano e morirà democristiano.Raffyhttp://www.blogger.com/profile/03652338592464001866noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-4435219709283260708.post-50215087379669937212015-02-11T16:44:00.001+01:002015-02-15T17:19:10.405+01:00Come va a Sanremo 2015? Tutto ok? Tutto ok?<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-81s3FQcyLEc/VNt8DoCq7gI/AAAAAAAADZo/8FJuKm2DRGA/s1600/emmarisa2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-81s3FQcyLEc/VNt8DoCq7gI/AAAAAAAADZo/8FJuKm2DRGA/s1600/emmarisa2.jpg" /></a></div>
<br />
<i>Ariston </i>in greco significa "il meglio." E dopo quello che abbiamo visto ieri, figuriamoci se fosse stato il peggio...<br />
Iniziamo dal conduttore né carne né pesce, la cui carnagione gianduia è praticamente l'unica nota di colore che sia in grado di apportare ad una qualsivoglia trasmissione televisiva. Poi avete notato che Conti non ha il bianco degli occhi? O forse è un difetto del mio televisore? Io vedo solo le pupille nere, ma non la sclerotica. Sembra Brock, quello che allena Pokémon di tipo pietra. Neanche a farlo apposta, al suo fianco ha delle vallette rigide come statue (la più sciolta e rilassata è la fidanzata di Bova.) Emma <i>Bovara </i>è costretta a strizzare gli occhi per "vedere meglio" il gobbo, mentre Arisa fa la sua comparsa con un bellissimo vestito da Cappuccetto Rosso (le tette cascanti, però, sono della nonna.) Rocío Muñoz Morales, trasformata per l'occasione nel perfetto stereotipo della <i>muchacha </i>spagnola, è imballata nella plastica rossa come una bambola non approvata dall'UE e confiscata dalle fiamme gialle.<br />
Se dovessi scegliere "il peggio" della serata, non ho dubbi: il mini-Family Day con la famiglia Anania, che forse sarebbe più preciso chiamare colonia, visto che è composta da ben diciannove membri (sedici figli, una mamma esausta, un papà e il suo fecondo membro.) Se Fazio aveva portato a Sanremo un po' di modernità, ieri siamo tornati indietro nel tempo alla celebrazione catto-fascista dell'italica prolificità, con la beatificazione di questa famiglia che ha deciso con grande coraggio di iniziare un solitario boicottaggio della Durex. Come se figliare fosse un merito particolare. Portavoce della comitiva di consanguinei è ovviamente il padre di famiglia, l'unico microfonato, che parla come un vangelo stampato, nomina una decina di volte lo Spirito Santo e la Provvidenza (senza menzionare invece la previdenza sociale) e ci tiene a far sapere che loro sono una "Famiglia normale. Ciò che è straordinario è la presenza di Cristo tra noi." Il pubblico impellicciato applaude estasiato al sentir nominare il nome di Dio, mentre la telecamera riprende uno dei figli, probabilmente Quattordicesimo, che sbadiglia senza ritegno. Immagino che questo intervento sia un contentino offerto al Vaticano per compensare la presenza di Platinette, l'<a href="http://il-te.blogspot.com/2015/02/vita-dinferno-sanremo-2015.html" target="_blank">ospitata preannunciata di Conchita Wurst</a> e il <i>medley </i>di Tiziano Ferro, con quella sua peccaminosissima giacca troppo aderente sugli avambracci.<br />
Per quanto lo preferisca di gran lunga quando tace, sono bastate due note di <i>Sere nere</i> per riportarmi con la mente alle Medie e ai miei primi, timidi balli lenti, o ai compiti in classe di matematica del liceo, quando il Siani della IIIB si vedeva recapitare minuscoli bigliettini che lo supplicavano di scrivere in fretta l'espressione, a pochi minuti dal suono della campanella, e lui, disperato, cantava: "<i>Eeeeh non c'è tempo, non c'è spazio, mai nessuno capirà</i>!"<br />
Le canzoni del Tiziano nazionale, d'altronde, come quelle della Pausini, si conoscono a memoria, anche e soprattutto quando le si odia. I suoi testi si sono infiltrati subdolamente nel mio parlare quotidiano. Non c'è sabato sera che non dia voce ai miei languorini ricalcando le sue parole: "Andiamo in un bar, che dite? Io ho voglia di <i>qualcosa di dolce</i>... o <i>qualcosa di raro</i>... o magari un <i>eheheheh</i>." L'<i>incanto</i> della nostalgia però s'infrange presto con il nuovo - rigorosamente asessuato - inedito. Avrà fatto <i>coming out</i>, ma Ferro continua a scansare a tutti costi pronomi o aggettivi rivelatori.<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-yhKcxuvjw_U/VNt_C18-5iI/AAAAAAAADZw/6BQ1AqjBGIo/s1600/roc%C3%ACo%2Brelativo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-yhKcxuvjw_U/VNt_C18-5iI/AAAAAAAADZw/6BQ1AqjBGIo/s1600/roc%C3%ACo%2Brelativo.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #666666;">Rocío</span><span style="color: #666666;"> Relativo</span></td></tr>
</tbody></table>
Sempre sulla scia dei sani valori della Famiglia Cristiana, viene inscenato un fallimentare <i>remake </i>di <i>Genitori in trappola</i>, con Carlo Conti che cerca in ogni modo di far riaccendere l'amore tra Al Bano e Romina. I due cantano a denti stretti <i>Felicità</i>, ma a giudicare dei colpi bassi che si danno in euorovisione, direi piuttosto <i>Passivo-Aggressività</i>.<br />
Alessandro Siani, col suo taglio di capelli mesSianico, contribuisce a questa fiera dell'ipocrisia sparando una battutaccia su un bambino in sovrappeso seduto in prima fila come non avrebbe fatto nemmeno Mike Buongiorno a <i>Genius</i>, salvo poi fare ammenda pubblicando una foto con la sua giovane vittima su Twitter.<br />
Sotto lo sguardo sempre più scocciato di Arisa, ora in un originalissimo <i>outfit </i>a metà tra Olivia e Suor Gertrude, prosegue stancamente, canzone dopo canzone, la messa cantata che continuiamo volenterosamente a chiamare "Festival". Lara Fabian, la Celine Dior dei poveri, dice di sentire delle voci celesti come Giovanna d'Arco e si propone di "dar voce a chi voce non ne ha." Persino la mia pur adorata Malika Ayane ammonisce cantilenando "Non desiderare, non desiderare..." Cosa, la roba d'altri? Be', può stare tranquilla, non credo che qualcuno potrebbe mai invidiarle quello straccio rosso che si è messa addosso: tra l'abito<i> pre-maman</i> e l'apparecchio ai denti sembrava di guardare <i>16 anni incinta</i> su MTV.<br />
Quanto agli altri intermezzi musicali, mi hanno colpito come un sottofondo <i>lounge </i>in ascensore. Di Nek ricordo solo i favoriti da Wolverine, mentre degli altri relitti, a partire da Britti, non conservo memoria alcuna. L'unico motivo orecchiabile è quello di Chiara Galiazzo, per una volta vestita decentemente, da signora in giallo dei Ferrero Rocher. Peccato per il testo che propone un altro viaggio interstellare: ora vaneggia di voler salire sempre più su, fino al paradiso, mentre due anni fa pretendeva che qualcuno la portasse a "bere oltre le stelle". Si vede che è della generazione di quelli che, come me, sono cresciuti a pane e Sailor Moon. E neanche Annalisa scherza con <i>Una finestra tra le stelle</i>, che poi, a proposito di stelle e cartoni, con quella coda di frange e gli uccelli d'oro sulla giacca pare il Cosmopavone.<br />
Ancora, i Dear Jack stonano banalità illuminate da "stelle" e "tramonti" nella loro<i> Il mondo esplode tranne noi </i>(e viene da rispondere "peccato!") Io proporrei una nuova versione del Festival, che unisca la gara canora al mio gioco da tavola preferito, Sanremo Tabù: una botola si apre sotto i piedi dell'incauto cantante che si azzardi a pronunciare parole come "stelle", "sole", "cuore" o "amore." A questo gioco riuscirebbero benissimo Grazia Di Michele e Mauro Coruzzi, che ci stupiscono con paroloni come "corrivo", "guado", "crisalide" e "iconoclasta":<br />
<br />
"...<i>Ma questo qui è il mio corpo benché cangiante e strano</i><br />
<i>Di donna dentro un uomo eppure essere...umano</i><br />
<i>Sfogliando le parole di questa età corriva</i><br />
<i>Divento moralismo e fantasia lasciva</i><br />
<i>Crisalide perenne costretta in mezzo al guado</i><br />
<i>Mi specchio alla finestra e sono mio malgrado</i><br />
<i>Io non so mai chi sono io per la gente</i><br />
<i>Coscienza iconoclasta volgare e irriverente</i><br />
<i>Ma questo è solo un corpo il riflesso grossolano</i><br />
<i>Di donna o forse uomo comunque essere umano</i>..."<br />
<br />
Platinette riprende il disgraziato filone della canzone autobiografica, tristemente inaugurato da Emanuele Filiberto. Per quanto possa essere sentito e sofferto, però, il messaggio è troppo esplicito perché il brano possa essere poetico.<br />
A fine di questa allegra serata, sempre seguendo la scaletta approvata del parroco, non manca il ricordo dei cari defunti, con il <i>karaoke </i>da <i>harakiri </i>di Emma e Arisa che cantano <i>Il carrozzone</i> in memoria dei musicisti che ci hanno lasciato.<br />
Cosa trarre da questa prima puntata? Io penso di aver dedotto la seguente morale, divisa in tre punti:<br />
1. E' dovere di ogni buon italiano metter su famiglia, quanto più numerosa possibile (famiglia Anania);<br />
2. L'uomo non può separare ciò che Dio ha unito (Al Bano e Romina);<br />
3. Chi è sessualmente confuso o soffre per la propria diversità deve sopportare stoicamente le prove a cui la Divina Provvidenza lo sottopone e va compatito, perché dopo tutto è pur sempre un essere umano (Platinette.)<br />
Almeno questo è quello che ho capito io.<br />
Anche Carletto e le sue vallette, comunque, hanno sentito il bisogno di tirare le somme prima dei saluti, elencando, tra battute pietose e risate forzate, i motivi per cui fanno Sanremo. Il motivo per cui io faccio un <i>post </i>su Sanremo? Perché tra uno sbadiglio e l'altro almeno ho qualcosa a cui pensare per ammazzare il tempo. Raffyhttp://www.blogger.com/profile/03652338592464001866noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-4435219709283260708.post-24265565815990916922015-02-02T19:28:00.002+01:002015-02-03T12:00:05.496+01:00La posizione del kaki<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-uDrpqmR24Z4/VM0rgcgUmJI/AAAAAAAADY0/SFHnWtmkVxE/s1600/laposizionedelkaki2.png" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-uDrpqmR24Z4/VM0rgcgUmJI/AAAAAAAADY0/SFHnWtmkVxE/s1600/laposizionedelkaki2.png" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #666666;">"Se tu desideri la grande quiete, preparati a sudare bianche perle" (Hakuin Ekaku)</span></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: left;">
Avete presente quei cartoni della Disney con protagonista Pippo che si cimenta in strampalate imprese sportive? Con quella voce fuori campo che commenta in stile documentaristico le sue avventure? Sì, quelli tipo "Pippo e lo sci", "Pippo e il <i>football</i>" o "Pippo e la pesca?" L'episodio di oggi è "Pippo e lo yoga", con un singolare <i>re-casting</i> che vuole il sottoscritto al posto del dinoccolato cane antropomorfo che tutti conosciamo. </div>
<div style="text-align: left;">
Qualche settimana fa la mia atletica amica Angy, che sembra sempre uscita da una pubblicità dei cereali Special K, mi ha proposto di accompagnarla ad una lezione di prova per essere introdotti all'antica pratica dello yoga, e ovviamente non mi sono lasciato sfuggire l'occasione. Oltretutto, con gli attacchi d'ansia che precedono la mia laurea al pari delle doglie che preannunciano il parto, la proposta è giunta con un tempismo che oserei definire <i>karmico</i>. Diciamo che ho visto in Angy uno strumento attraverso cui l'universo ha voluto dirmi qualcosa. In più per Natale, sorprendendo anche me stesso, mi sono fatto regalare una felpa della Champion, che è un po' come come se a Gandhi venisse un'improvvisa voglia di BigMac. Insomma, non ho voluto mettermi contro l'universo.<br />
Così eccoci davanti al centro olistico di cui non conoscevamo nemmeno l'esistenza. Prima ancora di suonare il campanello la <i>receptionist </i>prevede la nostra mossa e ci apre la porta (deve avere il terzo occhio ben allenato), accogliendoci tra arazzi orientaleggianti e cuscini con ricami d'oro a riprodurre il firmamento. La ragazza si presenta appropriatamente come Luna e ci indica gentilmente la via che conduce all'Illuminazione, che naturalmente passa prima dagli spogliatoi. L'illuminazione della stanza adibita allo yoga, a dirla tutta, è scarsa: immerse in una penombra mistica, una decina di ragazze galleggiano nel <i>mare serenitatis</i>, come ninfee in uno stagno, sedute immobili sui loro tappetini nella posizione del loto. Scopro ovviamente di essere l'unico maschio, se si eccettua l'uomo sulla quarantina, dalla testa rasata, la barbetta caprina e il <i>kimono </i>blu notte, che dal fondo della sala osserva vigile ogni mossa delle sue allieve. "Benvenuti" ci accoglie il Maestro. "Prendete i tappetini dietro di voi" ci ordina subito dopo, parlando un po' a scatti, con un tono morbido ma deciso, il che ci porta a pensare, complice il buio, che sia giapponese. Poco dopo scopriremo che è italiano, ma ha preso i voti a *inserire nome di un paese asiatico che non ho capito* ed è diventato monaco <i>zen</i>. Visto com'è vestito, è il caso di dire che l'abito fa davvero il monaco (anche quello <i>zen</i>.)</div>
<div style="text-align: left;">
Un po' impacciati, ci sediamo e proviamo a metterci in posizione. In realtà i piedi non riesco proprio a poggiarli sull'interno-coscia come fanno tutti gli altri, perciò più che posizione del loto mi è venuta la posizione del... non so, direi una posizione del <i>kaki</i>.<br />
Io ed Angy intanto ci scambiamo occhiate in tralice nella semioscurità, cercando con enorme sforzo di trattenere la parte più immatura di noi, perché temo proprio che il Maestro sarebbe perfettamente capace di spaccarmi una canna di bambù sulla schiena al minimo accenno di risata. Poi però si rivela anche troppo amichevole quando ci dice di alzarci, girare per la stanza e abbracciare gente a casaccio, e poi di stringerci la mano guardandoci negli occhi l'un l'altro. Le estranee che abbraccio sono tutte molto affabili e non sembrano avere troppa fretta di lasciarmi andare, a differenza mia che temo di risultare troppo appiccicoso anche solo trattenendomi un secondo di più. Il Maestro finisco con l'abbracciarlo almeno due volte e lui praticamente mi rimesta gli organi con due sonore pacche sulla schiena: "Non dovete essere timidi. Guardami negli occhi, Raffaele!" La sua voce pacata a questo punto si fa un ruggito che, per quanto gioviale, mi fa trasalire, e mi affretto a ricambiare il suo sguardo intenso e leggermente mandorlato. "Passiamo la vita intera a vergognarci di esistere, ma che cosa abbiamo fatto di male per non poter guardare qualcuno negli occhi?"</div>
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Dopo questi imbarazzanti momenti di <i>team-building</i>, facciamo ritorno ai nostri tappetini e il Guru riprende a darci i suoi pacati ordini, che diventano via via più ineseguibili. I corpi flessuosi delle mie compagne mi fanno sentire come Mulan al primo giorno di addestramento, e mi ritrovo a sbirciare di continuo la schiena ampia e muscolosa della ragazza più vicina, che mi sembra la più sciolta del gruppo. Tra l'altro assomiglia maledettamente alla protagonista di <i>Revenge</i>: capelli biondi, sorriso mite e nervi d'acciaio. Non mi stupirei sei fosse esperta anche di arti marziali.</div>
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Comunque, la sensazione di inadeguatezza cresce sempre più quando il Maestro se ne esce con istruzioni fumose del tipo: "Adesso sollevatevi sulle punte dei piedi e contemporaneamente portate il terzo <i>chakra </i>alla terra." E vai a capire dov'è! Grazie a Krishna, precisa poco dopo che si tratta dello stomaco.</div>
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Non so come, ma mi ritrovo a fare movimenti che credevo possibili solo per la bambina invasata del <i>videoclip </i>di <i>Chandelier</i>, e nel giro di pochi <i>asana </i>ho le gambe e le braccia aggrovigliate in un modo che neanche un navigato lupo di mare saprebbe sbrogliare. Ma c'è dell'altro: mentre te ne stai così, in equilibrio precario, con ogni fibra del tuo corpo che pulsa di dolore e gli arti più intricati delle cuffie di un iPod, il Guru è capace di chiederti, con aria serafica, di rimanere inginocchiato "poggiando tutto il peso del corpo sulla punta del piede destro", mantenendo il "piede sinistro sulla coscia destra", e come se non bastasse, di massaggiare "col pollice destro la pianta del piede sinistro." I miei pensieri sono, prima di tutto, "eh?", secondo di tutto, "ma come faccio ad auto-massaggiarmi anche la pianta del piede quando non ci vedo più dal dolore e per di più sto per rotolare via come un pangolino appallottolato?!" </div>
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"Non smettete di respirare" ricorda ancora il monaco, soavemente. "Dovete ritrovare il piacere di respirare. Non datelo per scontato."</div>
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Il <i>multi-tasking</i> non è mai stato il mio forte: rimanere immobile in una posizione disumana, massaggiarsi il piede e doversi anche ricordare di continuare a vivere mi sembra chiedere davvero troppo. Improvvisamente fa un caldo bestiale, mi scopro sudato come un maiale al <i>curry </i>e inoltre dallo specchio noto che la mia faccia ha raggiunto una tonalità di blu elettrico da far invidia a Vishnu. "Pensavi che qui dicessimo solo '<i>ohm</i>', vero?" domanda ironico il Maestro, con una ristata tonante: "Ahaha!" Poi il suo viso torna immediatamente imperturbabile come un lago di montagna.</div>
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La seconda parte della lezione per fortuna è stata meno simile a una tortura: le posizioni da supino o da sdraiato mi riescono meglio (e non fate battute, che tanto so a cosa state pensando.) Anche il Guru se ne accorge, perché viene a darmi una carezza sulla testa mentre me ne sto a gattoni sul pavimento con una gamba sollevata: "Hai visto che questo lo sai fare? Sembri la Cuccarini!"</div>
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Puntavo al modello Heather Parisi, ma non c'è male, per uno che non ha nemmeno mai giocato a Twister. </div>
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L'ultima posizione - inginocchiarsi, incrociare i piedi e poggiare il sedere sui talloni - è in apparenza la più semplice, ma in realtà più che un esercizio è un supplizio. Eppure, alla fine della lezione, non mi sento stanco, né dolorante. Provo anzi una sensazione di benessere. Tutti i miei sette <i>chakra </i>sono ben oliati, allineati e girano che è una meraviglia. Mi sento come se il mio spirito avesse lasciato temporaneamente la sua prigione fisica e avesse vagato in un limbo dove il cellulare non prende e non esistono preoccupazioni, per poi rinfilarsi nel mio corpo ritrovandolo più comodo ed energico di quanto ricordasse. Ho pensato che forse è così che si sentono i credenti quando tornano dalla messa. Per un'ora sono stato concentrato su me stesso, sul mio corpo, sul mio respiro, ma allo stesso tempo ero in comunione con altre persone intente nella stesse attività. Ho sentito, per la prima volta da non so quanto tempo, di far parte di un gruppo. Non come quando la catechista col rossetto ben oltre il contorno delle labbra mi veniva a prendere dalle ultime panche per portarmi in prima fila con gli altri bambini: "Ma io voglio stare seduto con mia sorella" protestavo, e lei: "Ma no, vieni davanti con gli altri bambini", "Ma io voglio stare con mia sorella!", "Ma qui siamo tutti fratelli e sorelle!" Col cacchio, catechista! Di sorella ne ho una e mi basta...<br />
Mentre le altre allieve arrotolano i loro tappetini il Maestro si materializza davanti a me. "Mi ricordi un po' me quando ho iniziato" confessa.<br />
"Ah, davvero? Be', grazie, è un bel complimen..."<br />
"Nel senso che anch'io ero rigido come un tronco di <i>teak</i>."<br />
"Oh."<br />
"Ma tu hai resistito più di me nell'ultimo esercizio" aggiunge. "Continua ad applicarti e vedrai che non sentirai più dolore. Anche il viaggio più lungo comincia con un passo." Poi mi saluta con un piccolo inchino e sparisce lasciando nell'aria una scia di incenso e <i>patchouli</i>. </div>
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Dopo questo incoraggiamento, torno insieme ad Angy nello spogliatoio, dove ci scambiamo un sorriso di appagamento, scoprendoci entrambi rigenerati e finalmente liberi dalle solite preoccupazioni terrene e dalle basse esigenze della carne.<br />
Poi, appena usciti in strada, ci chiediamo, quasi all'unisono: "Ma i monaci <i>zen</i>... possono fare sesso?"<br />
<br />
<span style="color: #444444; font-size: x-small; font-style: italic;">Illustrazione di Charlotte Trounce.</span></div>
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Raffyhttp://www.blogger.com/profile/03652338592464001866noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-4435219709283260708.post-89905555223851656602015-01-15T13:24:00.002+01:002015-01-15T20:12:09.077+01:00Premio Giovanna 2014: il Galà delle Pubblicità Insopportabili (la premiazione)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-D9FtAsoUUHc/VLZN3csRk6I/AAAAAAAADX8/DCSpAzKU2-A/s1600/premiogiovanna2014-2d.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-D9FtAsoUUHc/VLZN3csRk6I/AAAAAAAADX8/DCSpAzKU2-A/s1600/premiogiovanna2014-2d.png" /></a></div>
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E' finalmente arrivato il momento di scoprire i vincitori del Galà delle Pubblicità Insopportabili 2014, l'evento più importante a cui assisterete dopo i Golden Globes e prima del Festival di Sanremo, ma probabilmente non il più <i>trash</i>. Con tante valide <i><a href="http://il-te.blogspot.com/2014/12/premio-giovanna-2014-il-gala-delle.html" target="_blank">nomination</a></i>, votare non è mai stato difficile come quest'anno - ve ne do atto! </div>
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Noterete che mi sono permesso di aggiudicare alcuni premi extra ad altre meritevoli <i>guest star</i>.</div>
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Ora, però, "bando alle ciance" (cit. Carlo Conti), e scopriamo chi si porta a casa la soddisfazione di aver vinto!</div>
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<b><i><span style="background-color: #274e13; color: white;">1. Compagno di Viaggio Più Insopportabile</span></i></b></div>
<em><span style="color: #666666;"></span></em><br />
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<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/yjtrOU5AK9s?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<br />
<div style="text-align: left;">
Tra i candidati<i> </i>proposti, avete saggiamente premuto il tasto d'espulsione per <b>la bambina saccente di Lufthansa. </b>Come compagni di volo meglio una comitiva di <i>gremlins</i>. </div>
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<br /></div>
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<b><i><span style="background-color: #e06666; color: white;">2. Peggior Esaltato</span></i></b></div>
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<b><i><span style="background-color: #e06666; color: white;"><br /></span></i></b></div>
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/O5Xz72JnTzg" width="320"></iframe></div>
<br />
Il premio per il Peggior Esaltato se lo becca <b>Adriano Celentano</b>, che ci ha tramortiti con il ruggente <i>trailer </i>del suo concerto evento (o meglio, spavento).<br />
<br />
<em><span style="color: #666666;"><i><b style="background-color: #134f5c;"><span style="background-color: #bf9000; color: white;">3. Componimento più Insopportabile</span></b></i></span></em><br />
<em><span style="color: #666666;"></span></em><br />
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<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/DBXTIMEfLQw?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<br /></div>
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Mi delizia annunziar che il vincitor della gara poetica<br />
è il <i>rapper </i>di <a href="http://il-te.blogspot.com/2014/07/pubblicita-insopportabili-34-la-mia.html" target="_blank">Sammontana</a>, il terrore di ogni natica.<br />
Più che l'allor, che con grande onor cinge le teste dei poeti,<br />
gli diam quel che condisce i legumi che fan fare peti.<br />
<br /></div>
<em><span style="color: #666666;"><span style="background-color: #7f6000; color: white;"><i><b>4. Peggior Salutista</b></i></span></span></em><br />
<em><span style="color: #666666;"></span></em><br />
<div align="center">
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<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/XUh1ZUM5Q8E?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<br /></div>
<div>
<b>Laura Chiatti </b>(<a href="http://il-te.blogspot.com/2014/04/pubblicita-insopportabili-30-shakera-il.html" target="_blank">rileggi l'articolo</a>), urologa improvvisata, si aggiudica quest'anno l'ambito Pitale d'Oro, con tanto di <i>minzione </i>speciale!</div>
<em><span style="color: #666666;"></span></em><br />
<div>
<em><span style="color: #666666;"><b><span style="background-color: #0c343d; color: white;"><i>5. </i>Peggior Latin-Lover</span></b></span></em><br />
<br />
<div style="text-align: center;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/BCy-D2HGQwE?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<br />
<div style="text-align: left;">
E l'Oscar per il peggior farfallone va a... <b>Kevin Costner </b>(<a href="http://il-te.blogspot.com/2014/04/pubblicita-insopportabili-32-gli.html" target="_blank">rileggi l'articolo</a>)<b> </b>per la sua interpretazione in <i>Balla con le allupate.</i></div>
</div>
<div>
<br />
<em><b><i><span style="background-color: #8e7cc3; color: white;">Premio Speciale Faccette</span></i></b></em><br />
<em><span style="color: #666666;"><b><i><span style="color: white;"><br /></span></i></b></span></em>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/430I1J32wlI?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
E' un dispiacere non poter dire Sì a una grande attrice come Cate Blanchet, ma uno <i>spot </i>così saprebbe farlo anche la D'Urso.</div>
<br />
<em><span style="color: #666666;"><b><i><span style="background-color: #3d85c6; color: white;">Premio Speciale Marco Tullio Cicerone</span></i></b></span></em><br />
<em><span style="color: #666666;"><b><i><span style="background-color: #a64d79; color: white;"><br /></span></i></b></span></em>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/huI57VVmyp0?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<em><span style="color: #666666;"><b><i><span style="background-color: #a64d79; color: white;"><br /></span></i></b></span></em>
Ho istituito questo premio speciale perché sentivo il bisogno di lodare il raffinatissimo eloquio con cui la nostra sirenetta nazionale, Federica Pellegrini, rivela nello <i>spot </i>di Head&Shoulders i suoi segreti per la vittoria. Perché parlare di "arroganza" quando puoi usare espressioni come "la sicurezza di vincere"? Perché accontentarsi di una parola banale come "concentrazione" quando puoi ricorrere a eleganti perifrasi come "Starci con la testa"?<br />
<br />
<em><span style="color: #666666;"><b><i><span style="background-color: #3d85c6; color: white;">Premio Speciale Ridondanza, Pleonasmo e Superfluità</span></i></b></span></em><br />
<em><span style="color: #666666;"><b><i><span style="background-color: #3d85c6; color: white;"><br /></span></i></b></span></em>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/sZSVqtqIh4A?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
</div>
</div>
<div align="center">
<br />
<br />
<div style="text-align: left;">
<i>Okay</i>, è stato bravo a imparare l'italiano, ma Mika non si sarà mica mangiato un vocabolario dei sinonimi e dei contrari? Una bistecca di thesaurus con patate? Non so, esprimete pure la vostra idea o il vostro parere, o magari persino la vostra opinione sull'argomento.</div>
<br />
<em></em></div>
<div>
<em><span style="color: #666666;"><b><i><span style="background-color: #a64d79; color: white;">6. Pubblicità più Insopportabile</span></i></b></span></em><br />
<em><span style="color: #666666;"><b><i><span style="background-color: #a64d79; color: white;"><br /></span></i></b></span></em>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/cHxSEZkEeEA?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<em><span style="color: #666666;"><b><i><span style="background-color: #a64d79; color: white;"><br /></span></i></b></span></em></div>
La corona delle Pubblicità Insopportabili, infine, non può che andare a colei che da mesi marcia a ritmo serrato nei nostri incubi: Simona Ventura (<a href="http://il-te.blogspot.com/2014/04/pubblicita-insopportabili-31-allarme.html" target="_blank">rileggi l'articolo</a>), la <i>majorette </i>artritica che marcia in difesa dei valori di <i>Liberté, Egalité, Décollète</i>!<br />
<br />
<strong></strong>Grazie a tutti per aver partecipato! E ricordate, al peggio non c'è mai fine!Raffyhttp://www.blogger.com/profile/03652338592464001866noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-4435219709283260708.post-57938962476333400872014-12-17T12:43:00.000+01:002015-01-15T13:22:33.841+01:00Premio Giovanna 2014: il Galà delle Pubblicità Insopportabili (le nomination)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-owHVWIGwrWw/VJFq8iCdscI/AAAAAAAADXc/ckwO7_A4qtE/s1600/premiogiovanna2014-2d.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-owHVWIGwrWw/VJFq8iCdscI/AAAAAAAADXc/ckwO7_A4qtE/s1600/premiogiovanna2014-2d.png" /></a></div>
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La "brava" cameriera <a href="http://www.youtube.com/watch?gl=IT&hl=it&v=mIrnJzCkfJU" target="_blank">Giovanna</a> apre, come di consueto, i cancelli di Villa Saratoga, che ospita per il terzo anno di seguito il temutissimo Galà delle Pubblicità Insopportabili. </div>
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Un anno, il 2014, iniziato sottotono per noi cultori del pattume pubblicitario, noi piccoli procioni avidi di spazzatura televisiva, eppure in breve tempo ha riguadagnato terreno regalandoci perle di raro cattivo gusto! Ma passiamo subito alla competizione e presentiamo le nuove cinque, intollerabili categorie...</div>
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<br /></div>
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<b><i><span style="background-color: #274e13; color: white;">1. Compagno di Viaggio Più Insopportabile</span></i></b></div>
<span style="color: #666666;"><i>Guarda la </i>playlist <i>delle 3 </i>nomination<i>:</i></span><br />
<em><span style="color: #666666;"></span></em><br />
<div align="center">
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="344" src="https://www.youtube.com/embed/videoseries?list=PLyMwSvM8DL6DlrVouow8j2FAa4h_7rAfy" width="425"></iframe><br />
<br />
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Pare che il test più efficace per capire davvero di che pasta è fatto qualcuno sia viaggiarci insieme. Cosa ne pensate allora dei viaggiatori qui proposti? A quali di questi infilereste un corno di rinoceronte nel bagaglio a mano pur di bloccarlo in aeroporto?<br />
<b>La coppietta di cretini per Ford Fiesta</b>, per esempio, sprezzanti del pericolo, guidano a tutta velocità lungo la litoranea tutta curve della mia dissestata pazienza. Non poche, però, sono anche le turbolenze che provoca <b>la bambina saccente di Lufthansa</b>, sempre pronta a snocciolare a chiunque vaghe quanto non richieste nozioni di fisica (in realtà si limita a ricondurre vari fenomeni all'ambito di studio della fisica, come se un paio di occhiali da <i>hipster </i>bastasse a farla sembrare una bambina prodigio.) Simpatico quanto la pubblicità ingannevole di un <i>resort </i>a cinque stelle che si rivela essere un tugurio infestato dalle blatte è, ultimo ma non ultimo, <b>Mecla</b>,<b> il <i>rapper </i>estivo di Cono 5 Stelle Sammontana </b>(<a href="http://il-te.blogspot.com/2014/07/pubblicita-insopportabili-34-la-mia.html" target="_blank">rileggi l'articolo</a>), un compagno di villeggiatura che sa come mordere la vita, ma anche il vostro sedere (un'esperienza che non a tutti risulta gradita.)</div>
</div>
<div>
<br /></div>
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</div>
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<b><i><span style="background-color: #e06666; color: white;">2. Peggior Esaltato</span></i></b></div>
<span style="color: #666666;"><i>Guarda la </i>playlist <i>delle 4 </i>nomination<i>:</i></span><br />
<div>
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<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="344" src="https://www.youtube.com/embed/videoseries?list=PLyMwSvM8DL6DtygvEDSdhz3FBJIRM4jtr" width="425"></iframe>
</div>
<br />
Mai come quest'anno la tv ha risuonato di strilla e gridolini eccitati di fanatici e invasati. A quale di questi un po' troppo entusiasti personaggi spruzzereste dello <i>spray </i>al pepe negli occhi se doveste incontrarli in un vicolo buio? Vi spaventa di più l'esaltazione della <b>speaker teinomane di Tg Rocchetta </b>(<a href="http://il-te.blogspot.com/2014/07/pubblicita-insopportabili-34-la-mia.html" target="_blank">rileggi l'articolo</a>), il tentato golpe militare di <b>Simona Ventura per Pittarosso</b> (<a href="http://il-te.blogspot.com/2014/04/pubblicita-insopportabili-31-allarme.html" target="_blank">rileggi l'articolo</a>), o magari la<b> shopaholic di HSE24</b>, che urla a squarciagola come un'oca in una fabbrica di Moncler? Oppure a turbarvi più di chiunque altro è il solito, apocalittico, sensazionalistico <i>trailer animalier </i>di <b>Adriano Celentano</b>? L'unico che spacca i timpani più del concerto stesso?</div>
<div>
</div>
<em><span style="color: #666666;"><i><b style="background-color: #134f5c;"><span style="background-color: #bf9000; color: white;"><br /></span></b></i></span></em>
<em><span style="color: #666666;"><i><b style="background-color: #134f5c;"><span style="background-color: #bf9000; color: white;">3. Componimento più Insopportabile</span></b></i></span></em><br />
<em><span style="color: #666666;"><i>Guarda la </i><span style="color: #666666;">playlist </span><i>delle 4 </i><span style="color: #666666;">nomination</span><i>:</i></span></em><br />
<em><span style="color: #666666;"></span></em><br />
<div align="center">
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="344" src="https://www.youtube.com/embed/videoseries?list=PLyMwSvM8DL6CqPxqHl79rBLSFvAnejTod" width="425"></iframe>
</div>
<div>
<br />
Il Premio Giovanna è oggi anche agone di poesia:<br />
Tra tanti carmi il peggior direte voi quale sia.<br />
<br />
L'invito rap di <b><a href="http://il-te.blogspot.com/2014/07/pubblicita-insopportabili-34-la-mia.html" target="_blank">Sammontana</a> </b>ad azzannar la chiappa nuda,<br />
o l'Ode, per <b><a href="http://il-te.blogspot.com/2014/10/pubblicita-insopportabili-35-un-neruda.html%20Completato" target="_blank">Mutti</a> </b>mutilata, del buon Pablo Neruda?<br />
<br />
I tamburi di Simona, che non son proprio delle dolci arpe,<br />
le scatole vi han rotto (e mica dico quelle delle scarpe)?<br />
<br />
Oppure vi è molesta, più della marcia di <b><a href="http://il-te.blogspot.com/2014/04/pubblicita-insopportabili-31-allarme.html" target="_blank">Pittarosso</a></b>, <br />
la serenata alla patata <b><a href="http://il-te.blogspot.com/2014/11/pubblicita-insopportabili-37-la-fiera.html%20Completato" target="_blank">Amica</a> </b>che ben pochi ha commosso?<br />
<br />
Di quale verso, rima, strofa o stanza,<br />
Orsù dite, ne avete avuto già abbastanza?<br />
<br />
Di giudicar vi chiedo, senza alcuna ritrosia:<br />
Tra tanti carmi il peggior direte voi quale sia.<br />
<br /></div>
<em><span style="color: #666666;"><span style="background-color: #7f6000; color: white;"><i><b>4. Peggior Salutista</b></i></span></span></em><br />
<em><span style="color: #666666;"><i>Guarda la </i><span style="color: #666666;">playlist </span><i>delle 2 </i><span style="color: #666666;">nomination</span><i>:</i></span></em><br />
<em><span style="color: #666666;"></span></em><br />
<div align="center">
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="344" src="https://www.youtube.com/embed/videoseries?list=PLyMwSvM8DL6BicO5Yy228eDBcu8ZZWz5I" width="425"></iframe><br /></div>
<div>
<br />
Il 2014 ha visto molte <i>star </i>internazionali impegnate con ogni sforzo sul fronte della stitichezza e della ritenzione idrica. Quale di questi <i>spot </i>ha stimolato maggiormente il vostro dissenso, o magari anche un po' di dissenteria? Il balletto del retto di <b>Shakira per Activia</b>, oppure i consigli di bellezza di <b>Laura Chiatti per Rocchetta </b>(<a href="http://il-te.blogspot.com/2014/04/pubblicita-insopportabili-30-shakera-il.html" target="_blank">rileggi l'articolo</a>), secondo la quale una sana minzione è il segreto per la seduzione?</div>
<em><span style="color: #666666;"></span></em><br />
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<em><span style="color: #666666;"><b><span style="background-color: #0c343d; color: white;"><i>5. </i>Peggior Latin-Lover</span></b></span></em><br />
<em><span style="color: #666666;"><i>Guarda la </i><span style="color: #666666;">playlist </span><em>delle 5</em> nomination<em>:</em></span></em><br />
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="344" src="https://www.youtube.com/embed/videoseries?list=PLyMwSvM8DL6BTXkpL7NBXA6gXErdhNPMB" width="425"></iframe><br />
<br /></div>
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Sì sa, da un po' di tempo a questa parte tira più un pelo di barba che un carro di buoi, soprattutto nel settore pubblicitario. Più o meno stagionati, sono tanti i farfalloni che svolazzano in tv per strappare qualche sospiro ad ingenue casalinghe. A quali di questi dareste un due di picche? Pensate che <b>lo sfigato di Amica Chips </b>(<a href="http://il-te.blogspot.com/2014/11/pubblicita-insopportabili-37-la-fiera.html%20Completato" target="_blank">rileggi l'articolo</a>), che canta "Ci vorrebbe un'amica", potrebbe trovarne una solo alla fine del suo braccio? Resistereste al penetrante... sguardo di <b>Rocco Siffredi</b>? O ci sarebbe <i>Più Gusto</i> a rifiutare quel borioso di <b>Carlo Cracco per San Carlo</b>? Accettereste un passaggio in monopattino da <b>Owen Wilson</b> - la parrucca biondo paglierino al vento? Oppure pensate che <b>Kevin Costner</b>, con quel ciuffetto spelacchiato e la sciarpa <i>à la</i> Albano, non sia più <i>so good</i>? (<a href="http://il-te.blogspot.com/2014/04/pubblicita-insopportabili-32-gli.html" target="_blank">Rileggi l'articolo</a>)</div>
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<em></em><br />
<em></em></div>
<div>
<em><span style="color: #666666;"><b><i><span style="background-color: #a64d79; color: white;">6. Pubblicità più Insopportabile</span></i></b></span></em><br />
<em><span style="color: #666666;">Tutte le sopraccitate</span></em></div>
La pubblicità più insopportabile di tutte, lo <i>spot </i>capace di farvi cambiare opinione sui <i>radical-chic</i> che dichiarano di non avere la televisione in casa, il <i>battage </i>pubblicitario che più vi abbatte...<br />
<br />
<strong></strong>Allo scoccare della mezzanotte del <strong>7 gennaio</strong> il televoto sarà ufficialmente chiuso. Fino ad allora, votate numerosi! Vi basta <strong>commentare qui sotto</strong> riportando la lista dei vostri candidati. Al peggio non c'è mai fine!Raffyhttp://www.blogger.com/profile/03652338592464001866noreply@blogger.com13tag:blogger.com,1999:blog-4435219709283260708.post-72808368165612676302014-11-18T19:57:00.000+01:002014-11-18T20:03:52.434+01:00Pubblicità insopportabili #37 - La fiera del doppio senso<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
Non è la prima volta che un uomo si esibisca in improbabili dichiarazioni d'amore in tv, ma è sempre più raro che tali amorosi accenti si rivolgano ad una persona in carne ed ossa. <a href="http://il-te.blogspot.com/2013/05/pubblicita-insopportabili-23-strani.html" target="_blank">Qualche tempo fa</a> un tizio identico a Shaggy di Scooby-Doo saltellava per le spiagge caraibiche, coperto solo da un asciugamano, cantando a gran voce il suo amore per Kayak, il popolare sito di viaggi. Ora è il turno di un nuovo disadattato che, evidentemente deluso dall'esperienza con l'altro sesso, si è risolto a comprare un sacchetto d'amore.</div>
Come interpretare questa serenata? E' forse una metafora della mercificazione del corpo femminile? E' il paradigma dell'uomo medio italiano, che sogna accanto a sé una compagna muta, dorata e croccante? Che preferisce una patatina salata a una donna con un po' di sale in zucca?<br />
Ma forse questo filmino dell'incredibile viaggio di nozze tra un uomo dalla calvizie incipiente e un pacco di Amica Chips non è altro che una paradossale allegoria dell'amore. D'altronde cosa rappresenta meglio questo sentimento di un sacchetto che per metà è pieno d'aria e per l'altra metà contiene un alimento salato che crea dipendenza?<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/lwteZgF8UxA?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
Se la patata è oggetto di bruciante devozione, la vita, per le banane, si fa invece sempre più dura. Le aspettative sono enormi, e chi non riesce a soddisfarle è condannato alla solitudine e a un irrimediabile senso di inadeguatezza. Basta dare un'occhiata agli ultimi <em>spot</em> di Chiquita per inorridire di fronte alla ferocia con cui una banana può essere rifiutata. </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/gwYO1AbJInY?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<br /></div>
Diciamo "no" alla discriminazione delle banane. Che siano grandi, piccole, ammaccate, acerbe, mature, dure, molli, ricurve, dritte, sbucciate, reali o allusive. <br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
Spero vivamente che questa schifiltosa Carmen Miranda di secondo lavoro non faccia la psicologa scolastica o l'infermiera al consultorio. </div>
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</div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-pXz3rbbbM7s/VGsX_ohouZI/AAAAAAAADW8/2gzhlZG1bt0/s1600/chiquita.png" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-pXz3rbbbM7s/VGsX_ohouZI/AAAAAAAADW8/2gzhlZG1bt0/s1600/chiquita.png" height="285" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #444444;">Lo <em>slogan</em> "cento e lode" associato a tali episodi di discriminazione è pericolosamente <br />ambiguo: fa passare l'idea che </span><span style="color: #444444;">occorra puntare unicamente sulle proprie qualità fisiche</span><br />
<span style="color: #444444;"> per conseguire successi </span><span style="color: #444444;">scolastici.</span></td></tr>
</tbody></table>
Raffyhttp://www.blogger.com/profile/03652338592464001866noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-4435219709283260708.post-64632799113822483192014-10-30T19:38:00.000+01:002014-10-30T19:57:51.406+01:00La Biblioteca Classica di Raffy: Chi ha paura di Jane Austen?<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-1a5qnmStUoc/VEFM5BucwuI/AAAAAAAADWA/cZjcfAUZRFU/s1600/bibliotecaclassica6.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-1a5qnmStUoc/VEFM5BucwuI/AAAAAAAADWA/cZjcfAUZRFU/s1600/bibliotecaclassica6.jpg" /></a></div>
Per una ragazza della Reggenza, come Jane Austen, le nozze erano questione di vita o di morte. Rimanere zitelle non era solo una grossa delusione o motivo di imbarazzo nelle riunioni di famiglia, ma era anche una catastrofe economica: un marito era l'unico che potesse salvare una donna dal passare la vita ad elemosinare un tozzo di pane al fratello maggiore (unico erede legale) o a trascinarsi col sedere a terra. Tutto questo spiega perché i romanzi di Jane ruotino quasi esclusivamente intorno ad una torta nuziale. Per le lettrici dell'epoca, insomma, erano dei veri e propri <em>thriller</em>. Altro che Harmony e <em>Il diario di Bridget Jones</em>. Alla fine, quando la protagonista riusciva finalmente a impalmare un ricco baronetto, si provava lo stesso sollievo di quando uno dei personaggi di <em>Final Destination</em> riesce per un soffio a scampare alle grinfie della Morte.<br />
Non che nelle biblioteche dell'epoca mancassero altri libri da brividi: il romanzo gotico era talmente popolare che una giovanissima Jane Austen decise di scriverne una parodia. Il risultato è <em>Northanger Abbey</em>, uno dei suoi romanzi più divertenti e divertiti. Che si tratti di una parodia è già evidente dalla descrizione dell'eroina di questa storia, Catherine Morland, che ha poco a che vedere con le svenevoli, pallide fanciulle che nei romanzi gotici si ritrovano quasi sempre invischiate in una spirale senza fine di misteri, crimini ed orrori. La vita di Catherine non potrebbe essere più noiosa, priva di spaventi e a prova di cardiopatico: suo padre non ha mai pensato di chiuderla a chiave in una stanza, per esempio, e sua madre non è morta di parto come le delicate genitrici delle eroine gotiche. Niente corse a perdifiato giù per scalinate a chiocciola, forzieri chiusi a chiave, apparizioni spettrali o passaggi segreti nascosti dietro la libreria.<br />
Per questo Catherine decide di lasciare la sua banalissima vita di campagna e partire con degli amici di famiglia alla volta di Bath, che più che una città, all'epoca era un grande villaggio vacanze dove, se non un marito, almeno un giro di valzer con un animatore lo rimediavi di sicuro. Subito Catherine si ritrova ad affrontare una prima, agghiacciante prova di sopravvivenza: un affollatissimo ballo con la sua accompagnatrice - la vanitosa signora Allen, a cui interessa solo non sgualcirsi il vestito -, senza conoscere nessuno, senza che nessuno la inviti a ballare, seduta all'estremità di un tavolo già occupato da una numerosa comitiva che non ha la minima intenzione di rivolgerle la parola o di offrirle anche solo una sbeccata tazzina del tè più annacquato. Sembra quasi di sentirlo, l'imbarazzo della nostra eroina, quella sensazione di "essere in disgrazia agli occhi del mondo" descritta con effervescente, irresistibile ironia. <br />
Ma Catherine non sarà sola a lungo. Presto incontra il giovane Tilney, che "se non è proprio bello, ci va molto vicino" e che la conquista col suo spirito e la sua pacatezza. Anzi, col tempo Catherine penserà di aver conosciuto anche troppa gente, tipo la sua amica Isabella, regina dei passatempi vacanzieri (lo <em>shopping</em>, i pettegolezzi sui <em>flirt</em> estivi e l'individuazione dei tipi strambi da deridere), e suo fratello, la peggior razza di maschio, quello che è innamorato della propria voce, che non sa parlare altro che della propria carrozza e di quanto sia veloce il proprio cavallo, e il cui unico interesse è stimare il prezzo delle cose, il conto in banca della gente e la distanza da un posto all'altro (una noia abissale.) Eppure, non so come, ma Jane Austen riesce a tenermi incollato alle pagine anche se i personaggi stanno discutendo della qualità della mussola indiana o dibattendo su quale dei due sessi sia più versato nello stile epistolare.<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-z7OdTg-60Y0/VEJpSDzBK8I/AAAAAAAADWs/xlrPPwJ08DY/s1600/northangerabbey.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-z7OdTg-60Y0/VEJpSDzBK8I/AAAAAAAADWs/xlrPPwJ08DY/s1600/northangerabbey.jpg" height="266" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #444444;">Una cartolina <em>vintage</em> a tema Halloween.</span></td></tr>
</tbody></table>
I giorni trascorrono monotoni a Bath, e Catherine e la sua amica Isabella passano tutto il tempo a leggere romanzi gotici come <em>I misteri di Udolpho</em> di Ann Radcliffe (ne ho scritto una breve parodia <a href="http://il-te.blogspot.com/2012/12/il-latte-alle-ginocchia-pensieri.html" target="_blank">qui</a>.) Il signor Tilney, per cui nel frattempo la protagonista si è già presa una sbandata che non vi dico, è sparito dalla circolazione. Non si fa vedere alle terme, nè a bordo piscina, nè al torneo di calcio balilla. Catherine dà per certo che sia stato vampirizzato, o rapito dagli alieni o segregato nella sala delle torture di una sadica nobildonna, e, per distrarsi, si immerge nella lettura dell'equivalente ottocentesco della collana <em>Piccoli Brividi</em>, in attesa che il suo amore riappaia (anche in forma ectoplasmatica.)<br />
Ciò che rende Catherine così simpatica è il suo essere "quasi carina", non particolarmente brillante, ignorantella e, in più, sfigatissima. Per una cosa che le va bene, altre dieci le vanno a rotoli. Le sue disavventure le abbiamo provate tutti, o almeno io le ho provate: passare giorni senza aver un bel niente da fare e poi essere contesi, da un lato, dai tuoi amici e, dall'altro dall'oggetto del tuo interesse amoroso, che pretendono entrambi di vederti lo stesso giorno e alla stessa ora. La tragedia degli appuntamenti mancati, dei rifiuti sofferti, del "se l'avessi saputo prima non avrei preso altri impegni", senza contare la tortura inflitta dalla solita coppietta di piccioncini che pretende di averti con loro per tutto il tempo come spettatore della loro beatitudine, mentre tu vorresti essere altrove, magari a cercare qualcuno con cui tubare a tua volta anziché brillare della loro luce riflessa.<br />
Finalmente, però, rispunta fuori il signor Tilney, più affascinante che mai, e Catherine, zitta zitta, riesce a rimediare, da quella che spera diventi presto sua cognata, un invito a trascorrere un po' di tempo nella tenuta di famiglia, Northanger Abbey. Solo a sentirne pronunciare il nome -<em> Northanger Abbey</em> - la testolina impressionabile di Catherine se la figura già come un rudere medievale, lugubre e misterioso, teatro di efferati delitti e indicibili segreti. E Tilney, quella vecchia volpe, si diverte ad eccitare la sua suggestionabile fantasia, forse conscio del fatto che non c'è miglior scusa della paura per far cadere una fanciulla tra le proprie braccia.<br />
Quando arriva nel luogo tanto vagheggiato, però, la nostra eroina rimane delusa dalla "modernità" di Northanger. In un certo senso è una <em>hipster</em> <em>ante litteram</em>, un'oltranzista del <em>vintage</em>: schifa qualunque mobile o oggetto sia posteriore al quindicesimo secolo. E a giudicare dai suoi discorsi con Tilney su ciò che è pittoresco e su come rappresentare al meglio un paesaggio, non è da escludere che, se avesse potuto, sarebbe stata dipendente dai filtri di Instagram. <br />
Insomma, Catherine Morland è una di noi. Mi è difficile non riconoscermi in lei, soprattutto per quel che riguarda la sua incapacità, tutta donchisciottesca, di distinguere tra realtà e immaginazione. Detto tra noi, il sottoscritto è stato capace di telefonare la sua migliore amica per questo genere di turbamenti: <br />
"Pronto, Anny? Ti disturbo? Sono nel salotto di casa mia, dovrei andare in bagno a fare pipì ma... ho paura."<br />
"Di cosa, Raffy?"<br />
"Di Satana..."<br />
"..."<br />
"E' che sto traducendo dei passi del <em>Paradiso perduto</em> per l'esame di letteratura... Lo sapevo che dovevo farlo di mattina! Di sera mi suggestiono troppo!"<br />
"Raffy! Pensa a qualcos'altro... chessò, al film di ieri con Michael Fassbender?"<br />
"No, Anny, è ancora peggio: ho sempre pensato che Michael Fassbender sarebbe perfetto per interpretare Satana in un'eventuale trasposizione cinematografica del<em> Paradiso perduto</em>. O lui o Bradley Cooper. Anzi no: Sam Worthington. Ce lo vedo proprio, con quegli occhi rivolti al cielo, mentre si solleva in volo da un lago di fuoco..."<br />
"Okay..."<br />
"Tra l'altro c'è un quadro di Franz von Stuck che raffigura l'angelo caduto e gli somiglia da morire!"<br />
"..."<br />
Ma ci sono stati anche casi peggiori, tipo quando ho telefonato ad Anny perché avevo paura della <em>Maddalena Lignea</em> di Donatello, del ritratto del principe de <em>La Bella e la Bestia</em> o dell'evoluzione della specie. Sì, avevo appena finito di sfogliare col mio cuginetto un libro sui dinosauri e, tornando a casa, di sera, completamente solo, sobbalzavano ad ogni rombo di motocicletta pensando che fosse un <em>velociraptor</em>. Sono il tipo di persona che si spaventa persino del <em>trailer</em> di <em>Scary Movie</em>.<br />
Fortunatamente per Catherine, i più oscuri misteri che dovrà indagare a Northanger, tra ipocrisie e atteggiamenti ambigui, non sono che le contraddizioni dell'essere umano. <br />
<br />
<em>Illustrazione di Doogie Horner per la copertina di </em>Orgoglio, Pregiudizio e Zombie<em> di Seth Grahame-Smith</em>Raffyhttp://www.blogger.com/profile/03652338592464001866noreply@blogger.com12tag:blogger.com,1999:blog-4435219709283260708.post-80541955898747125832014-10-01T12:03:00.000+02:002014-10-01T16:25:33.089+02:00Pubblicità insopportabili #36 - Un Neruda per tutte le occasioniPablo Neruda: uno dei poeti più... l'unico poeta che molta gente conosca, nonché una vacca che i pubblicitari continuano a mungere ininterrottamente. I discendenti avrebbero diritto ad una fornitura a vita di Baci Perugina. In più, non passa giorno che un vostro amico di Facebook (uno di quelli che evitate con cura di salutare per strada) vi riempi la bacheca con un suo componimento, magari corredato da un'immagine di Titti, Diddle, un neonato con la faccia buffa o una rosa luccicante di gocce di rugiada. La cosa più triste è che molti, di Neruda, conoscono solo la poesia che in realtà non ha mai scritto. "Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine... etc." sono parole di Martha Medeiros, una giornalista e scrittrice brasiliana, ma hanno continuato a circolare per anni incrostando la reputazione del poeta, che di sicuro scriveva dediche più belle sui diari di scuola dei suoi compagnucci delle elementari. <br />
Da qualche giorno anche la Mutti ha deciso di spolpare l'opera del Premio Nobel cileno:<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/khnMcUcXvoI?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<br />
La mia prima reazione è stata: "ma 'sta roba l'ha scritta davvero Neruda?" Poi, dopo le dovute ricerche, mi sono reso conto che i pubblicitari, con la stessa disinvoltura con cui hanno ignorato il suo impegno politico trasformandolo nel poeta più commerciale di sempre, hanno anche ristretto un componimento di gran lunga più sugoso di quello da loro proposto in formato tubetto di concentrato: <br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-Ica4mBeC5d8/VCu7ko6R8PI/AAAAAAAADVw/txdGU9kRiNg/s1600/ryotakemasa.png" imageanchor="1"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-Ica4mBeC5d8/VCu7ko6R8PI/AAAAAAAADVw/txdGU9kRiNg/s1600/ryotakemasa.png" height="320" width="245" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: center;">
La strada</div>
<div style="text-align: center;">
si riempì di pomodori</div>
<div style="text-align: center;">
mezzogiorno,</div>
<div style="text-align: center;">
estate,</div>
<div style="text-align: center;">
la luce</div>
<div style="text-align: center;">
si divide</div>
<div style="text-align: center;">
in due</div>
<div style="text-align: center;">
metà</div>
<div style="text-align: center;">
di pomodoro,</div>
<div style="text-align: center;">
scorre</div>
<div style="text-align: center;">
per le strade</div>
<div style="text-align: center;">
il succo.</div>
<div style="text-align: center;">
A dicembre</div>
<div style="text-align: center;">
il pomodoro</div>
<div style="text-align: center;">
si scatena,</div>
<div style="text-align: center;">
invade</div>
<div style="text-align: center;">
le cucine,</div>
<div style="text-align: center;">
irrompe nei pranzi,</div>
<div style="text-align: center;">
si siede</div>
<div style="text-align: center;">
riposato</div>
<div style="text-align: center;">
sulle credenze,</div>
<div style="text-align: center;">
tra i bicchieri,</div>
<div style="text-align: center;">
i portaburro,</div>
<div style="text-align: center;">
le saliere blu.</div>
<div style="text-align: center;">
Emana</div>
<div style="text-align: center;">
luce propria,</div>
<div style="text-align: center;">
maestà benigna.</div>
<div style="text-align: center;">
Dobbiamo, purtroppo,</div>
<div style="text-align: center;">
assassinarlo:</div>
<div style="text-align: center;">
si affonda</div>
<div style="text-align: center;">
il coltello</div>
<div style="text-align: center;">
nella sua polpa vivente,</div>
<div style="text-align: center;">
è una rossa</div>
<div style="text-align: center;">
viscera,</div>
<div style="text-align: center;">
un sole</div>
<div style="text-align: center;">
fresco,</div>
<div style="text-align: center;">
profondo,</div>
<div style="text-align: center;">
inesauribile,</div>
<div style="text-align: center;">
riempie le insalate</div>
<div style="text-align: center;">
del Cile,</div>
<div style="text-align: center;">
si sposa felicemente</div>
<div style="text-align: center;">
con la chiara cipolla,</div>
<div style="text-align: center;">
e per festeggiare l'unione</div>
<div style="text-align: center;">
si lascia</div>
<div style="text-align: center;">
cadere</div>
<div style="text-align: center;">
olio,</div>
<div style="text-align: center;">
figlio</div>
<div style="text-align: center;">
essenziale dell'ulivo,</div>
<div style="text-align: center;">
sui suoi emisferi socchiusi,</div>
<div style="text-align: center;">
aggiunge</div>
<div style="text-align: center;">
il pepe</div>
<div style="text-align: center;">
la sua fragranza,</div>
<div style="text-align: center;">
il sale il suo magnetismo:</div>
<div style="text-align: center;">
sono le nozze</div>
<div style="text-align: center;">
del giorno,</div>
<div style="text-align: center;">
il prezzemolo</div>
<div style="text-align: center;">
sventola</div>
<div style="text-align: center;">
le sue bandierine,</div>
<div style="text-align: center;">
le patate</div>
<div style="text-align: center;">
bollono vigorosamente,</div>
<div style="text-align: center;">
l'arrosto</div>
<div style="text-align: center;">
bussa</div>
<div style="text-align: center;">
col suo aroma</div>
<div style="text-align: center;">
alla porta,</div>
<div style="text-align: center;">
è ora!</div>
<div style="text-align: center;">
Andiamo!</div>
<div style="text-align: center;">
E sulla tavola,</div>
<div style="text-align: center;">
nel mezzo</div>
<div style="text-align: center;">
dell'estate,</div>
<div style="text-align: center;">
il pomodoro,</div>
<div style="text-align: center;">
astro di terra,</div>
<div style="text-align: center;">
stella</div>
<div style="text-align: center;">
ricorrente</div>
<div style="text-align: center;">
e feconda,</div>
<div style="text-align: center;">
Ci mostra</div>
<div style="text-align: center;">
le sue circonvoluzioni,</div>
<div style="text-align: center;">
i suoi canali,</div>
<div style="text-align: center;">
l'insigne pienezza</div>
<div style="text-align: center;">
e l'abbondanza</div>
<div style="text-align: center;">
senza ossa,</div>
<div style="text-align: center;">
senza corazza,</div>
<div style="text-align: center;">
senza squame né spine,</div>
<div style="text-align: center;">
ci offre</div>
<div style="text-align: center;">
il dono</div>
<div style="text-align: center;">
del suo colore infuocato</div>
<div style="text-align: center;">
e la totalità della sua freschezza.</div>
<br />
<em><span style="font-size: x-small;">Illustrazione di Ryo Takemasa.</span></em>Raffyhttp://www.blogger.com/profile/03652338592464001866noreply@blogger.com12tag:blogger.com,1999:blog-4435219709283260708.post-7059929136669706982014-09-15T19:52:00.000+02:002015-02-01T13:39:44.635+01:00Sulle orme del gigante<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-4QABxnNhFBw/VBcb7jYmKpI/AAAAAAAADM0/tTTwPvEUb2w/s1600/sulleorme5.png" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-4QABxnNhFBw/VBcb7jYmKpI/AAAAAAAADM0/tTTwPvEUb2w/s1600/sulleorme5.png" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #666666;">"...<em>Come away, oh human child!/ To the waters and the wild/ With a fairy, hand in hand./</em></span><br />
<span style="color: #666666;"><em>For the world's more full of weeping/ Than you can understand</em>." (<em>The Stolen Child</em>, W.B.Yeats)</span></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: left;">
"...Vieni via, o bambino umano!/ Verso le acque e le lande selvagge / Mano nella mano con una fata. / Perché al mondo ci sono molte più lacrime / Di quanto tu possa mai comprendere." (<em>Il bambino rapito</em>, W.B. Yeats)</div>
</div>
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<div style="text-align: left;">
Dopo aver ammirato l'<a href="http://il-te.blogspot.com/2014/09/gente-di-passaggio-dublino.html" target="_blank">umile bellezza di Dublino</a>, il richiamo delle "acque" e delle "lande selvagge" è diventato troppo forte per essere ignorato. </div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: left;">
Prima mi conduce nel vicino porto di Howth, paesino di pescatori flagellato dal vento salmastro, dove le lucide testoline color piombo delle foche affiorano di tanto in tanto dall'acqua e scivolano via in un attimo verso il faro. </div>
</div>
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<div style="text-align: left;">
Poi mi persuade ad avventurarmi sulle ventose Wicklow Mountains, con le loro gelide brughiere assediate dalla bruma. Là dove osano solo le pecore, e domina ovunque il viola dell'erica e il giallo dell'erba di S.Giacomo. Da lì mi addentro per i pendii boscosi della valle di Glendalough, tra querce, betulle e noccioli secolari, drappeggiati di scialli di muschio, e cespugli di more e mirtilli selvatici avvolti da una nebbiolina argentata. Suggestionabile come sono, il gorgogliare dei ruscelli e il fruscio delle foglie mi spingono più di una volta a girarmi di scatto, credendo di trovare gli occhietti di un folletto o di una fata a spiarmi tra i rovi. La nostra guida, d'altronde, una donna di mezza età di nome Tallula, prima di scendere dal pullman mi ha messo addosso una certa ansia: "Il percorso è accidentato e lungo, perciò fate attenzione a non perdervi. Venite con me, state con me, tornate con me. Finché resteremo insieme non vi accadrà nulla di male. Non staccatevi dal gruppo. Venite con me, state con me, tornate con me. Se doveste smarrirvi saremmo costretti a lasciarvi qui. Sono certa che non vorrete trascorrere la notte da soli nella più completa oscurità. Perciò, venite con me, state con me, tornate con me." La donna, in realtà, parla con un forte accento del Sud di Dublino, il che la porta a sostituire ogni "t" col suono "sh", perciò sarebbe più corretto riportare in questo modo il suo ansiogeno mantra: "Veni<em>she</em> con me, sta<em>she</em> con me, <em>sh</em>orna<em>she</em> con me." Forse teme davvero che chi dovesse rimanere in coda al gruppo possa essere fatalmente attratto dalle voci insidiose della foresta. </div>
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Oltre le acque grigie dei laghi, svetta quella che sembrerebbe la torre di Raperonzolo, ma in realtà è il campanile rotondo del monastero di San Kevin, dove i fuchsia oscillano come campanelle tra le lapidi sbilenche e coperte di licheni. Una ragazza dell'Est-Europa, con una dentatura cavallina, abbraccia appassionatamente una croce celtica. Tallula ci assicura che non lo fa per dar sfogo alla sua ardente devozione: secondo la tradizione, se si riesce a toccarsi le punte delle dita abbracciando una croce ci si sposerà entro l'anno. Infatti un bel ragazzo alto e biondo la guarda con un'espressione infinitamente dolce. Non mi capitava di vedere una scena ambientata in un camposanto che fosse così romantica dai tempi de <em>La famiglia Addams</em>.</div>
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<br /></div>
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-nuleCkTO_kY/VBaTdzd5pOI/AAAAAAAADLQ/mMpTu-2ut5Y/s1600/4.jpg" imageanchor="1"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-nuleCkTO_kY/VBaTdzd5pOI/AAAAAAAADLQ/mMpTu-2ut5Y/s1600/4.jpg" height="300" width="400" /></a></div>
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<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-a1hmD3ukilI/VBaTdROL78I/AAAAAAAADLI/ri369-b2Re0/s1600/5.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-a1hmD3ukilI/VBaTdROL78I/AAAAAAAADLI/ri369-b2Re0/s1600/5.jpg" height="300" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #666666;">Il cimitero e la Round Tower del monastero di San Kevin a Glendalough.</span> </td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-M7fjdNae8tA/VBaTcbmjZkI/AAAAAAAADLA/Ek5o_Qv-kkA/s1600/3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-M7fjdNae8tA/VBaTcbmjZkI/AAAAAAAADLA/Ek5o_Qv-kkA/s1600/3.jpg" height="300" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><div align="center">
<span style="color: #666666;">Le brughiere del Sally Gap, nelle Wicklow Mountains. Sì, so che non si vede</span></div>
<div align="center">
<span style="color: #666666;">nulla, ma non è affascinante proprio per questo? Sembra che da quella nebbia possa</span></div>
<div align="center">
<span style="color: #666666;">emergere di tutto... una <em><strong>banshee</strong></em> o magari un <em>pùca</em>! La prima è uno spirito </span></div>
<div align="center">
<span style="color: #666666;">femminile </span><span style="color: #666666;">che, se appare ad un irlandese, preannuncia col suo grido agghiacciante</span></div>
<div align="center">
<span style="color: #666666;">l'imminente morte di un familiare. </span><span style="color: #666666;">Ognuna di loro serve un solo <em>clan</em> (quelli<br />più nobili, con i cognomi che iniziano per "Mac" o "O'"), mentre un coro di </span></div>
<div align="center">
<span style="color: #666666;"><em>banshee </em></span><span style="color: #666666;">presagisce la morte di un personaggio importante, come un re o un santo.<br />A differenza degli allegri e servizievoli Lepricauni di verde vestiti, i <em><strong>pùca</strong></em> sono </span></div>
<div align="center">
<span style="color: #666666;">folletti spaventosi e mutevoli, tanto per </span><span style="color: #666666;">l'aspetto </span><span style="color: #666666;">che per l'attitudine: </span><span style="color: #666666;">possono </span></div>
<div align="center">
<span style="color: #666666;">apparire nelle sembianze di un caprone o </span><span style="color: #666666;">di un cavallo nero, </span><span style="color: #666666;">e, per quanto alle volte</span></div>
<div align="center">
<span style="color: #666666;"> possano rivelarsi benigni, </span><span style="color: #666666;">sono per lo più </span><span style="color: #666666;">dispettosi, se non proprio malvagi. </span></div>
<div align="center">
<span style="color: #666666;">In genere si mostrano </span><span style="color: #666666;">agli umani nel mese di novembre, </span><span style="color: #666666;">divertendosi a terrorizzare </span></div>
<div align="center">
<span style="color: #666666;">i viandanti. </span></div>
</td></tr>
</tbody></table>
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</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
Il rientro a Dublino è solo una breve sosta prima della levataccia per la prossima, remota destinazione: il Selciato del Gigante (<em>Giant's Causeway</em>), nell'Ulster. Colui che ci guiderà in questa seconda avventura, un uomo che chiameremo convenzionalmente Seamus (dato che non ho capito il nome), parla una lingua che inizialmente ho riconosciuto come gaelico. In realtà è semplicemente inglese, ma non mi riesce di capire alcunché di quello che dice, forse per l'incomprensibile accento nord-irlandese, o magari per via di quella sua voce bassa e <em>sexy</em> - neanche stesse sussurrando sconcezze all'orecchio della fidanzata - che fa di lui un possibile, promettente acquisto per l'industria della cinematografia erotica ma un pessimo cicerone.</div>
Lo spettacolo che scorre al di là del finestrino, però, parla da solo. Da un lato del finestrino, la verdeggiante Causeway Coast si getta sul mare argenteo, tra le cui onde, vicino alla riva ciottolosa, mi sembra di distinguere un volto umano: una visione, durata nemmeno un secondo, che l'angolo medioevale della mia mente registra subito, ovviamente, come l'avvistamento di una sirena. <br />
Dall' altro lato, invece, si inseguono colline e prati verde brillante, dove sgambettano frotte di pecorelle fresche di tosatura. E innumerevoli agnellini. Dolcissimi agnellini ovunque: belli come appena usciti dalle illustrazioni <em>naif</em> di un libro di catechismo. <br />
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<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-ypaTVXDCrsU/VBXM4bORnwI/AAAAAAAADKk/prWT6GNzPf4/s1600/mermaidsofthebritishislescopyright5.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-ypaTVXDCrsU/VBXM4bORnwI/AAAAAAAADKk/prWT6GNzPf4/s1600/mermaidsofthebritishislescopyright5.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><div align="center">
<span style="color: #666666;"><strong>Le sirene delle isole britanniche.</strong> Le <em><strong>selkie</strong></em>, originarie dei mari scozzesi, ma presenti anche nelle </span></div>
<div align="center">
<span style="color: #666666;">leggende irlandesi, islandesi e faroesi, finché restano in acqua hanno l'aspetto di comuni foche, </span></div>
<div align="center">
<span style="color: #666666;">ma possono liberarsi della pelle e approdare a riva nelle sembianze di bellissime fanciulle. </span><span style="color: #666666;">Se un </span><br />
<span style="color: #666666;">uomo riesce a rubargliela, però, la <em>selkie</em> sarà costretta a vivere sulla terra e sposarlo. </span></div>
<div align="center">
<span style="color: #666666;">La sirena, tuttavia, continuerà a guardare con nostalgia l'oceano e, qualora un giorno dovesse ritrovare </span><br />
<span style="color: #666666;">la sua </span><span style="color: #666666;">pelle di foca, vi farà immediatamente ritorno, abbandonando senza alcuno scrupolo marito </span><br />
<span style="color: #666666;">e figli. Similmente, se si ruba il cappello rosso di una sirena irlandese, detta <em><strong>merrow</strong></em>, potrà vivere </span></div>
<div align="center">
<span style="color: #666666;">sulla terra e camminare su due gambe umane. Le <em>merrow</em>, però, data la proverbiale </span><span style="color: #666666;">bruttezza </span></div>
<div align="center">
<span style="color: #666666;">dei maschi <em>merrow</em>, sono decisamente più inclini delle loro cugine <em>selkie</em> a <em>flirtare </em></span><span style="color: #666666;">con </span><span style="color: #666666;">gli </span></div>
<div align="center">
<span style="color: #666666;">avvenenti pescatori, sebbene le loro avventure abbiano spesso esiti tragici, come </span><span style="color: #666666;">racconta </span></div>
<div align="center">
<span style="color: #666666;">W.B. </span><span style="color: #666666;">Yeats: “<em>A mermaid found a swimming lad,/Picked him up for her own,/Pressed her </em></span></div>
<div align="center">
<span style="color: #666666;"><em>body to his body,/Laughed; and plunging down/Forgot in cruel happiness/That even lovers drown</em>.” </span></div>
<div align="center">
<span style="color: #666666;">(Una sirena trovò un ragazzo che nuotava,/Lo prese con sé,/Strinse il suo corpo al suo corpo,/</span></div>
<div align="center">
<span style="color: #666666;">Rise, e tuffandosi giù negli abissi,/Presa da crudele felicità, dimenticò/Che anche gli amanti </span></div>
<div align="center">
<span style="color: #666666;">possono annegare.")</span></div>
</td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
Mentre la pioggerellina cede il posto al sole, anche la parlata di Seamus sembra rischiararsi, per quanto solo a sprazzi. Ci indica al microfono un'altura che scompare subito dopo dietro una curva: si dice che se un albero cresce solitario al centro di un campo è perché abitato dalle fate, dunque non va abbattuto per nessun motivo, sempre che non si voglia subire la loro terribile vendetta. </div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: left;">
Poco più in là si delinea il profilo di Cavehill, la collina dal volto umano che ispirò a Jonathan Swift le peripezie di Gulliver, prima imprigionato dai Lillipuziani, poi sballottolato dai giganti di Brobdingnag, quindi issato sull'isola fluttuante di Laputa e infine approdato sull'isola degli <em>Houyhnhnms</em>, cavalli parlanti dotati di straordinaria intelligenza e saggezza, al contrario dei selvaggi e incolti <em>Yahoo</em>, che di umano hanno solo l'aspetto. Ho sempre trovato estremamente inquietante il finale dei satirici viaggi di Gulliver: tornato a casa, può finalmente riabbracciare moglie e figli, ma scopre di non riuscire più a sopportare il loro odore, che gli ricorda terribilmente quello degli <em>yahoo</em>, tanto da scegliere di dormire nella stalla. </div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: left;">
Intanto, mentre proseguiamo verso nord, rifletto sulla curiosa toponomastica irlandese, che, attingendo più volentieri al gaelico che all'inglese, suona sempre alquanto esotica. Nel corso del viaggio mi sono appuntato i nomi più simpatici. Per il momento, i miei preferiti sono Lisnagunogue, Drumcondra, Carrigaline e Annamoe. Potrebbero benissimo essere terre fantastiche come quelle visitate da Gulliver, magari confinanti con Brobdingnag. </div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: left;">
A proposito di nomi strani e mirabolanti avventure, la prima sosta è il Carrick-a-rede, il vertiginoso ponte di corda sospeso sul mare. Una volta portato a termine il traballante attraversamento, la pelliccia erbosa dell'isolotto, pettinata dal vento, è così morbida che sembra di camminare sul dorso di un enorme essere vivente: viene quasi da fargli un grattino. </div>
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-5IkC-6T0PWA/VBcOdLJVHvI/AAAAAAAADL8/bMRA7qYo_i4/s1600/9.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-5IkC-6T0PWA/VBcOdLJVHvI/AAAAAAAADL8/bMRA7qYo_i4/s1600/9.jpg" height="300" width="400" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-YzzcrMA2uek/VBcOx-QyOQI/AAAAAAAADMg/SXZK4w2cX6g/s1600/8.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-YzzcrMA2uek/VBcOx-QyOQI/AAAAAAAADMg/SXZK4w2cX6g/s1600/8.jpg" height="300" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #666666;">La vista dal Carrick-a-rede.</span></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: left;">
Poco dopo si arriva finalmente alla tappa che attendevo con più trepidazione: il Selciato del Gigante, bizzarra architettura naturale composta da colonne di basalto dalla forma perfettamente geometrica, per lo più esagonale. Questo luogo così singolare è associato a Finn McCool (o meglio, Fionn mac Cumhall), leggendario guerriero e veggente, che, come molti personaggi della mitologia celtica, ha subito nel corso della storia un curioso ridimensionamento: con l'avvento del Cristianesimo, gli antichi dèi pagani si sono rimpiccioliti nell'immaginario collettivo fino a trasformarsi in fate e folletti, mentre gli eroi hanno acquisito proporzioni gigantesche. Così sarebbe stato Finn McCool, forte della sua imponente stazza, a costruire il Selciato del Gigante per raggiungere a piedi la Scozia e affrontare il suo altrettanto gigantesco rivale, Benandonner. Visto da vicino, però, il gigante scozzese risultò molto più grande di quanto Finn avesse previsto, così, dietro suggerimento di sua moglie, si travestì da infante. Una volta raggiunta la costa irlandese, di fronte alle proporzioni del "bambino", Benandonner non ebbe alcuna voglia di incontrarne il padre e se ne tornò in fretta in Scozia.</div>
<div style="text-align: left;">
Malgrado questo inganno, a Finn non mancò l'esperienza della paternità: suo figlio Oisin (o Ossian), guerriero e poeta, è il protagonista di una struggente leggenda che mi è stata raccontata con grande <em>pathos</em> dalla saltellante cantastorie del Museo dei Lepricani di Dublino. Partorito quando sua madre, vittima dell'incantesimo di uno stregone malvagio, era ancora una cerva, Oisin ("cerbiatto") si unì alla Fianna, gruppo di valorosi guerrieri capeggiato da suo padre Finn. Una notte, mentre il ragazzo si allenava nel bosco, incontrò una bellissima dama a cavallo, la fata Niamh dai Capelli d'Oro, che, innamoratasi di lui, lo portò con sé nel regno di cui era principessa, Tir na n-Og ("La Terra della Giovinezza"), i cui abitanti non conoscono né la vecchiaia né la morte. I due amanti vissero insieme felici, ma dopo tre anni Oisin cominciò a sentire la mancanza di suo padre e chiese a Niamh di potergli fare visita, anche solo per poco tempo. La fata, sebbene preoccupata, accettò di prestargli il suo cavallo, Embarr, capace di galoppare a gran velocità senza toccare terra, ma lo avvertì di non smontare mai dal destriero, o un'orribile sciagura sarebbe caduta su di lui. Oisin, dopo averle assicurato che sarebbe stato attento e che avrebbe fatto presto ritorno a Tir na n-Og, salì in groppa al cavallo fatato e tornò in un lampo nel luogo esatto da cui era partito, che però gli apparve molto cambiato. Raggiunto un villaggio, chiese di suo padre Finn e dei guerrieri della Fianna, ma nessuno seppe dirgli nulla. Solo un vecchio ricordava di aver sentito parlare di Finn McCool da suo padre, che a sua volta aveva udito delle sue eroiche imprese da suo nonno. Oisin apprese così che per ogni anno trascorso a Tir na n-Og, in Irlanda ne erano passati cento, e dunque tutti i suoi cari erano morti ormai da tempo. Terribilmente afflitto, si volse indietro, ma durante il tragitto si fermò ad aiutare un uomo che, per quanto si sforzasse, non riusciva a issare una pietra su un carro. Questo atto di altruismo, però, gli costò caro: mentre cercava di sollevare il masso le redini si spezzarono e Oisin cadde da cavallo. Nel momento stesso in cui il suo corpo toccò terra, tutti i trecento anni trascorsi piombarono su di lui, facendone un vecchio ormai in fin di vita. Riuscì a sopravvivere appena in tempo per essere battezzato da San Patrizio, poi esalò l'ultimo respiro. Niamh, non vedendolo arrivare, si mise alla sua ricerca, ma quando lo trovò era ormai troppo tardi.</div>
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-5FYQFrmpnfM/VBcOwNyHEYI/AAAAAAAADMU/_WuIiQpEJCA/s1600/10.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-5FYQFrmpnfM/VBcOwNyHEYI/AAAAAAAADMU/_WuIiQpEJCA/s1600/10.jpg" height="300" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #666666;">Le rocce "a nido dape" del Selciato del Gigante.</span></td></tr>
</tbody></table>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-F7GvOZopV3o/VBcOuniAwMI/AAAAAAAADME/BPCzRiaG2Og/s1600/11.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-F7GvOZopV3o/VBcOuniAwMI/AAAAAAAADME/BPCzRiaG2Og/s1600/11.jpg" height="300" width="400" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<br /></div>
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<div style="text-align: left;">
Smarrito nelle mie fantasie, mentre saltello malfermo sulle rocce del Selciato, perdo anch'io la cognizione del tempo e ritorno al pullman con sensibile ritardo. Il risultato è un'incomprensibile lavata di capo da Seamus. Gli irlandesi, così come gli inglesi d'altronde, hanno un modo davvero grazioso di perdere le staffe. Non si sognano nemmeno di urlare: la voce si riduce a un falsetto, mentre il viso raggiunge una tonalità color pulce. Poi, in genere, riprendono il sorriso in breve tempo, con la facilità con cui il sole si affaccia tra gli intervalli di pioggia. </div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: left;">
Sulle note acute di questa ramanzina si conclude la mia visita dell'Isola di Smeraldo. Sperando in cuor mio che i sette giorni trascorsi in Irlanda equivalgano a settecento anni in Italia e che quindi la mia facoltà sia ormai ridotta ad un cumulo di rovine, mi abbandono sullo schienale, cercando a fatica di ignorare la famiglia allargata che occupa metà dell'aereo. E dico "allargata" non solo per il numero - a mio giudizio, eccessivo - dei suoi membri, ma anche per la loro tendenza ad allargarsi troppo in termini di buona educazione. "Che caldo che fa qua! Ma perché non accendono l'aria condizionata? Che aspettiamo a partire? Chiedi a quella! Quant'è brutta! Mai hai visto che brutta l'<em>hostess</em>?! Sembra quella là... quella della famiglia Addams... Mortimer? Ah, sì, Morticia! Ma tu l'hai visto quel video? Quel video dell'aereo? Quello in cui non si apre bene il carrello e il pilota fa un atterraggio assurdo? Che ha detto? Ah, è tutto a posto? Cos'è che ha detto? Io non sento nessun odore strano! Ah, dice che è normale? C'era un problema al condizionatore allora... ecco perché non partiamo! E' tutto <em>okay</em> quindi? Sicuri? Signorina, partiamo? Sì, stiamo decollando, non lo senti il motore? Madonna, guarda che spettacolo le nuvole! Cos'è che dice quello all'altoparlante? Oh, ma qua stiamo andando in Italia, parlate italiano!! Se atterra bene però glielo faccio l'applauso. Magari lo facessero a me un applauso, quando finisco di lavorare...!" e così via. Un interminabile flusso di coscienza joyciano per tutte la durata del volo. </div>
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<div style="text-align: left;">
Nel frattempo, per quanto l'<em>hostess</em> identica ad Anjelica Houston mi abbia rassicurato, l'odore strano che pervade la cabina continua ad inquietarmi. Non riesco a definire di cosa si tratti, ma è alquanto sgradevole. Mi rifugio in bagno e lo scarico verde smeraldo, vorticando come una pozione nel calderone, emana un <em>aerosol</em> di disinfettante. Quando torno al mio posto, però, l'odore c'è ancora. Dietro di me sento ancora risatine infantili e gente che si sporge sul corridoio per chiamare le assistenti di volo con grida sguaiate: "<em>HOSTESS!!!</em>"</div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: left;">
Adesso capisco cos'è questo odore: è puzza di <em>yahoo</em>.</div>
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Raffyhttp://www.blogger.com/profile/03652338592464001866noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-4435219709283260708.post-4421202887857459532014-09-05T18:59:00.000+02:002014-09-06T18:25:13.975+02:00Gente di (passaggio a) Dublino<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-g_BwTeQTARg/VAmy6Ud4b8I/AAAAAAAADJA/ErJqWI3kg3U/s1600/gentedipassaggioadublino6.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-g_BwTeQTARg/VAmy6Ud4b8I/AAAAAAAADJA/ErJqWI3kg3U/s1600/gentedipassaggioadublino6.png" /></a></div>
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"Non c'è tradizione da cui trarre più motivo d'onore e che meriti di essere conservata con più gelosia dell'ospitalità" irlandese, proclama nel suo vanesio discorso il protagonista de <em>I morti</em>, l'ultimo racconto di <em>Gente di Dublino</em>. La vista di due ragazzi che vengono immobilizzati e portati via in manette dalla polizia proprio difronte al mio albergo in Temple Bar, però, non è esattamente il caloroso benvenuto che mi sarei aspettato. Sulle prime questo vivace e pittoresco quartiere mi è sembrato essere non poi tanto più rassicurante di quello che era un tempo Temple Bar: un ritrovo di frequentatori di postriboli e altri personaggi poco raccomandabili. Ma mi convinco ben presto che è solo per via dell'ora tarda. L'atmosfera, dopotutto, per quanto sopra le righe, è festosa: le menti più brillanti (e brille) del Trinity College e giovani turisti in cerca di divertimento si scatenano indistintamente ora al ritmo <em>pop</em> che pompa dai locali alla moda, ora a quello di gaie gighe irlandesi dei bei tempi andati, suonate con brio in qualche <em>pub</em> tradizionale, di quelli con il nome a caratteri dorati sul legno dipinto e gli ingressi rigurgitanti di fiori. A risuonare, però, è soprattutto l'arpa, quella impressa sulle lattine di Guinness. Nel bel mezzo della strada, tra un tizio che fa pipì all'angolo del negozio di attrezzatura da pesca di Rory e la vetrina ingannevolmente illuminata della bottega delle caramelle di zia Nellie, una coppia pomicia indisturbata. In realtà non sarebbe corretto dire che pomicino: più che altro poggiano il peso del corpo sulle labbra dell'altro e restano così, immobili, a sbarrarmi la strada. La ragazza, a giudicare dalla lunghezza esigua della gonna, sembra totalmente insensibile al freddo, mentre lui poggia la mano, forse per riscaldarla, sul maglioncino di lei, giusto in corrispondenza di un seno. In effetti lo tiene ben saldo in mano, lo impugna come il pomello di una porta, come a dire "tranquilla che te lo reggo io." Non so per quanto tempo intendano rimanere lì, paralizzati, muovendo solo ritmicamente le labbra, come quei pesci pulitori con la bocca premuta a ventosa sul vetro degli acquari. Basterebbe anche solo considerare questo modo statuario di amoreggiare per dare ragione a James Joyce, che definisce Dublino come "il centro della paralisi."</div>
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Io che mi sento sempre diviso tra desiderio di fuga e incapacità di agire, mi chiedo se Dublino sia davvero e/o sia ancora la trappola senza via di uscita che il suo più celebre cittadino descriveva nei primi racconti. Alcune norme del prestigioso Trinity College farebbero quasi pensare di sì: c'è un edificio-dormitorio che non può in alcun modo essere modificato né godere delle più moderne tecnologie quali una caldaia decente, per questo non è raro sorprendere studenti e professori uscire all'aperto in accappatoio per raggiungere le docce.</div>
Altro perfetto esempio di immobilità sono il gatto e il topo rimasti incastrati due secoli fa in una canna dell'organo di Christ Church. Le mummie di questi Tom e Jerry ottocenteschi sono ancora oggi in bella mostra, giusto davanti alla caffetteria della cripta, come se bere un tè e addentare un <em>muffin</em> al doppio cioccolato nel buio di una cripta non faccia già abbastanza allegria.<br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-zZYAX3nk65A/VAmacCcsFgI/AAAAAAAADH4/JMue-gDHdTU/s1600/dubl2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-zZYAX3nk65A/VAmacCcsFgI/AAAAAAAADH4/JMue-gDHdTU/s1600/dubl2.jpg" height="281" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #666666;">Dettaglio dell'imponente Long Room, nella <strong>Old Library</strong> del Trinity College, </span><br />
<span style="color: #666666;">che conserva preziosi miniati irlandesi come il decoratissimo Libro di Kells. </span><br />
<span style="color: #666666;">Completano la santa trinità delle biblioteche dublinesi la piccola ma </span><span style="color: #666666;">antica </span><br />
<span style="color: #666666;"><strong>Marsh Library</strong> e la <strong>National Library</strong>, dall'enorme volta color acquamarina </span><br />
<span style="color: #666666;">e i candidi putti, in cui è ambientato un episodio dell'<em>Ulisse</em> di Joyce. </span><span style="color: #666666;">Meritano </span><br />
<span style="color: #666666;">anche le meraviglie orientali della Chester Beatty Library, </span><span style="color: #666666;">nel complesso </span><br />
<span style="color: #666666;">del Castello di Dublino.</span> </td></tr>
</tbody></table>
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Eppure, di pomeriggio, passeggiando per i negozi di Grafton Street, Dublino mi appare piena di vita e tutt'altro che deprimente. I cantanti di strada non sono eccessivamente lagnosi e non vedo nessuna ragazza trasandata che si trascini dietro un'aspirapolvere rotta per tutto il centro come in <em>Once</em>. Ma nello spensierato viavai di passanti, c'è qualcuno che resta indietro. Proprio all'inizio di Grafton, un adolescente schiaccia un pisolino rannicchiato per terra, all'ombra di un lampione grondante di gerani rosa e petunie viola. Viola come la giacchetta a vento in cui si stringe. Mi sento quasi in colpa per questa osservazione puramente estetica. Ma forse, più dell'abbinamento di colori, ciò che mi colpisce è che a casa abbia lasciato una giacca praticamente identica. Forse portiamo anche la stessa taglia. </div>
Ha ancora lo zaino sulle spalle, gonfio come la casa-carapace di una tartaruga. Credo proprio che stia dormendo, il viso rosso di acne contratto in un'espressione imbronciata e i capelli biondi appena mossi dall'aria pungente. Alle sue spalle si addensa una coperta grigia di nuvole sugli alberi di St. Stephen's Green. Pochi centimetri più in là, due bucce di banana leopardate sono allineate l'una accanto all'altra con cura superflua. <br />
Intanto un ragazzo sulla trentina, alto, coi capelli scuri e il ciuffo leggermente appuntito si guarda intorno con aria preoccupata. Lo vedo lanciare brevi ma ripetute occhiate apprensive al giovane addormentato. Gli gironzola intorno, esitante, le mani infilate nelle tasche della giacca di pelle, finché non si decide a picchiettargli su una spalla. Il ragazzino apre gli occhi verde chiaro, gli dice qualcosa, forse un'imprecazione, o magari mugugna "Ancora cinque minuti..." Molto più probabilmente lo invita solo a farsi gli affaracci suoi. Poi richiude gli occhi. Il volto è duro, quasi superbo nella sua malinconia: "Sì, sto dormendo sotto un lampione, e allora?" Non avrà più di vent'anni.<br />
Un po' turbato dalla scena, proseguo per la mia strada, finché la vescica gonfia non mi offre un pretesto per tornare indietro in direzione del centro commerciale. Quei due sono ancora lì. Il ragazzino continua a sonnecchiare sotto il lampione fiorito. L'altro non si è allontanato, sembra cercare ancora con lo sguardo qualcuno che lo aiuti a far ragionare quello sbarbatello lì, steso sulla strada, in pieno pomeriggio, mentre una folla di curiosi si accalca attorno a uno spettacolo di <em>break dance</em>. Poi gli dà un altro colpetto sulla spalla. Le sue sono solo preoccupazioni da buon samaritano, oppure quei due si conoscono?<br />
La mia capacità vescicale a questo punto non può assecondare ulteriori speculazioni, e corro su per i tre piani del centro commerciale: fatto interamente di vetro e ferro dipinto di bianco, sembra quasi una vecchia stazione, con un grande orologio a ricordare agli acquirenti che il tempo è denaro. Quando torno in strada, dopo essermi soffermato un po' troppo a scattare fotografie, scopro che sono spariti entrambi.<br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/-Zc77MlDaRyw/VAmZvmVjlSI/AAAAAAAADHw/fQPtGSEQR6I/s1600/dubl1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-Zc77MlDaRyw/VAmZvmVjlSI/AAAAAAAADHw/fQPtGSEQR6I/s1600/dubl1.jpg" height="300" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #666666;">Dettaglio di Grafton Street.</span> </td></tr>
</tbody></table>
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La mattina dopo, risalendo per Nassau Street si raggiunge Merrion Square, dove il tempo sembra essersi fermato all'età georgiana. In fondo a una schiera di lucide porte laccate, tutte sormontate da lunette, se ne apre una dipinta di nero. E' quella di un hotel di lusso, da cui spunta fuori un vecchietto, tutto impettito nella sua divisa da facchino, color tortora, con due file di bottoni dorati che gli scivolano dalle spalle. L'ometto scende con piede malfermo i gradini e zoppica verso i nuovi ospiti, appena smontati da un taxi. Poi consegna i bagagli al suo collega più giovane, che gli zampetta dietro col cappellino sulle ventitré, mentre sopraggiunge a grandi falcate un altro buffo signore, nero come un corvo, in redingote e lustro cappello a cilindro. Non troppo lontano, oltre le fronde del parco, dalla roccia su cui è languidamente adagiato, un sempre elegantissimo Oscar Wilde sorride sghembo rivivendo chissà quale marmoreo ricordo.</div>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-3NNFgSQdUDw/VAmcE1ZXlCI/AAAAAAAADIU/8KbSd97DGAE/s1600/dubl5.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-3NNFgSQdUDw/VAmcE1ZXlCI/AAAAAAAADIU/8KbSd97DGAE/s1600/dubl5.jpg" height="300" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #666666;">Tipiche facciate in stile georgiano.</span></td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-I69Cgx8rKwc/VAmnTkQ_DeI/AAAAAAAADIk/pOJlL0X_2IU/s1600/dubl6.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-I69Cgx8rKwc/VAmnTkQ_DeI/AAAAAAAADIk/pOJlL0X_2IU/s1600/dubl6.jpg" height="300" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #666666;">Per un esteta come Oscar Wilde non potevano realizzare statua commemorativa</span><br />
<span style="color: #666666;">più bella, un capolavoro di geologia applicata alla scultura: la giacca è di giada </span><br />
<span style="color: #666666;">canadese, i polsi e il colletto di thulite rosa, i pantaloni di larkivite norvegese, </span><br />
<span style="color: #666666;">mentre le scarpe e le calze sono di granito nero indiano. In mano regge un fiore </span><br />
<span style="color: #666666;">di pietra viola scuro che non sono riuscito a identificare.</span> </td></tr>
</tbody></table>
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Poco più tardi, dopo uno scroscio di pioggia, ritornando sull'acciottolato bagnato (questa volta d'acqua piovana) di Temple Bar, può anche capitare di inseguire con gli occhi un giovanotto distinto in bicicletta, i capelli chiari schiacciati sotto una coppola <em>beige</em> e il cappotto di <em>tweed</em> in tinta che gli svolazza dietro. Sembra pedalare direttamente dalle pagine di Joyce, per poi attraversare Eustace Street e sparire nella penombra di un ristorante persiano. Oltre le vetrine, incorniciate di legno verde scuro, ricambia per un istante il mio sguardo. Mi sono sempre piaciuti, quegli occhi che sembrano avere un po' tutti qui, nei paesi dal cielo grigio: liquidi, come se dovessero scivolare giù in una lacrima. E quel rossore acquerellato sulle guance, arabesche di capillari che paiono dipinte da un miniaturista medievale.</div>
La volta del cielo torna a incupirsi mentre gli uccelli assediano gli archi a parentesi graffa del piccolo Ha'penny Bridge, da cui qualcuno sta lanciando del pane raffermo. I gabbiani schiamazzano, s'accapigliano, si prendono a beccate e si tuffano in picchiata verso l'acqua grigia del fiume. I cigni invece si tengono a distanza: non sembrano disposti a compromettere la loro dignità per una manciata di briciole. A <em>loro</em> nessuno può torcere una piuma dai tempi del mitico re Lir: i suoi figli, vittime della maledizione dell'invidiosa matrigna Aoife, furono trasformati in cigni per novecento anni, riacquistando sembianze umane solo in corrispondenza della cristianizzazione dell'Irlanda. Troppo deboli per stare al mondo, morirono tutti, ma non prima di essere stati battezzati da San Patrizio (che ha la fastidiosa abitudine di imbucarsi in quasi ogni leggenda celtica.)<br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-2vwl7Q_NGvw/VAmbWlgXfWI/AAAAAAAADIA/q3aPDKQQAs8/s1600/dubl3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-2vwl7Q_NGvw/VAmbWlgXfWI/AAAAAAAADIA/q3aPDKQQAs8/s1600/dubl3.jpg" height="300" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #666666;">Il Liffey Bridge, meglio conosciuto come Ha'penny Bridge per l'antico</span><br />
<span style="color: #666666;">pedaggio di mezzo <em>penny</em>.</span></td></tr>
</tbody></table>
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-H79sMuzvdZI/VAmbf4UZTrI/AAAAAAAADIM/04Vd4XYWrLg/s1600/dubl4.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-H79sMuzvdZI/VAmbf4UZTrI/AAAAAAAADIM/04Vd4XYWrLg/s1600/dubl4.jpg" height="300" width="400" /></a></div>
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Sull'altra sponda del Liffey, proseguendo sul lungofiume, in parallelo con Bachelor Walk ("La Passeggiata dello Scapolo") si arriva all'ariosa O'Connell Street. L'appuntamento con Joyce è in Earl Street North. E infatti eccolo lì, immobile, col suo bastone e le gambe incrociate, il viso rivolto verso l'alto. Anche lui "moriva dal desiderio di salire in cielo [...] e di volare verso un altro paese dove non avrebbe più sentito parlare dei suoi guai", e ci riuscì. </div>
Quella di sognare la fuga, in fondo, non è affatto una prerogativa dublinese. Penso a mia madre, che ancora prima di tornare a casa da un viaggio, è già in partenza con la mente verso la prossima destinazione. Quanto a me - non ricordo se è successo a Dublino, o prima di arrivarci, o se mi sia lasciato suggestionare da quella frase di <em>Pensione di famiglia -, </em> ho sognato di levitare a pochi centimetri da terra e poi, con una spinta delle gambe, schizzare in alto, quasi sfiorando le mura della cattedrale normanna del mio paesino di provincia, svolazzare incerto intorno alla vetta e infine sparire lontano. Quando mi sono svegliato ero nella mia stanza - che sia la mia o una camera d'albergo non importa -, ma ancora pima ero nella scatola del mio corpo, che a sua volta è dentro una scatola un po' più grande, quelle quattro mura attorno a me, che a loro volta sono dentro una scatola più grande, l'intero edificio, e così via, il quartiere, la città, fino al coperchio del cielo. <br />
<br />
<em>Illustrazione di Roman Muradov ispirata all'</em>Ulisse<em> di Joyce</em>Raffyhttp://www.blogger.com/profile/03652338592464001866noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-4435219709283260708.post-51645254244444765702014-08-07T19:09:00.002+02:002014-08-08T23:48:14.655+02:00Julie Shore<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-jSJ--vGQqNE/U-Hhar6TKZI/AAAAAAAADFE/onE2tRqz2Cs/s1600/julieshorelogo.png" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-jSJ--vGQqNE/U-Hhar6TKZI/AAAAAAAADFE/onE2tRqz2Cs/s1600/julieshorelogo.png" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #444444;">"Quello che succede in Salento rimane in Salento."</span></td></tr>
</tbody></table>
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Ventitré anni e non sentirli. Nel senso che, bisbetico e pantofolaio come sono, comincio a pensare di non essermi mai sentito veramente giovane in vita mia. Per questo io e la amica Anny, poco giorni fa, dopo aver rimesso a posto la scatola di Scarabeo, abbiamo deciso di fare almeno un tentativo e provare a comportarci come i nostri coetanei. Così abbiamo fatto i bagagli e siamo partiti per un <em>week end</em> lungo in puro stile <em>spring break</em>, nella speranza di ritrovare i ventenni scatenati nascosti in noi. Ad accompagnarci in questo viaggio nell'anima in stile bevi-<em>flirta</em>-ama non potevano mancare una coppia che di divertimento se ne intende: la nostra esuberante amica <a href="http://il-te.blogspot.com/2014/03/una-serie-di-accademici-accadimenti.html" target="_blank">Betulla</a> e il suo ragazzo Alex. Destinazione: la romantica, scricchiolante villetta gentilmente messa a disposizione da mio zio, il Cosmopolita, in quel paesino del <a href="http://il-te.blogspot.com/2012/08/rehab-in-salento.html" target="_blank">Salento</a> di appena trecento anime che è Giuliano (per gli amici, Julie.) Inizia con queste premesse l'avventura di <em>Julie Shore</em>, una vacanza che sarebbe potuta benissimo essere un <em>reality trash</em> di quelli che trasmettono su MTV, di cui abbiamo scoperto essere tutti segretamente spettatori assidui. </div>
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="270" src="//www.youtube.com/embed/ue7aSys4Nrk" width="480"></iframe><br /></div>
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Betulla, da sempre camaleontica in fatto di capelli, per l'occasione ha tinto la sua chioma dell'esatta tonalità di rosso sfoggiata da Holly, quella con le "tette enormi", nonché la più "accogliente" dei tamarri di <em>Geordie Shore</em>. L'unica ad essere biasimata per non aver mai visto neanche un episodio è Anny, che non ha voluto rinunciare al suo stile "da VIP" e alla sua paglietta, accessorio che le è subito valso il titolo di "Contessa."<br />
La giornata di un Julie inizia alle sette, con un'imprecazione rivolta alle campane che rintoccano a festa dalla chiesetta vicina. Così vicina che l'acqua del rubinetto della cucina scorre direttamente dalla fonte battesimale. All'incirca un'ora dopo questo rintronante risveglio (durante i quali tutti, tranne me, sono riusciti a riprendere sonno), ci riuniamo per la colazione in giardino all'ombra della buganvillea: l'unica già pimpante, anche senza caffè, è ovviamente Betulla, che attraversa la tendina e ci regala il suo "Buongiorno!", con tanto di plateale gesto delle braccia, come a dire "ta ta, eccomi qua!"<br />
Dopo aver vagheggiato il mare per metà estate, finalmente i miei piedi toccano la sabbia rovente. I riflessi del sole sulle onde sembrano ammiccare proprio a me, ma il primo a tuffarsi è Alex, fresco di lezioni di nuoto, che non appena entra in acqua regredisce allo stato infantile: inforca gli occhialini - che fanno sparire i suoi occhi a mandorla - si tuffa a bomba e inizia a mettere in moto i piedi, trafiggendoci con mille schizzi di acqua ghiacciata. Contagiato dal suo entusiasmo, mi metto in testa di insegnargli il delfino, che non rientra esattamente nel livello principiante. E infatti tutto ciò che riesce ad eseguire è lo stile "a schiaccianoci", con chiusura a scatto del bacino. Gli riconosco però il merito di aver fatto bracciate da gigante in pochissimi giorni, grazie all'esercizio e ai miei consigli personalizzati: "Alex, voglio un movimento più sinuoso, serpentiforme... un brivido che parte dalla testa e corre fino alle punte dei piedi... fai come la Tatangelo, devi sentirti <a href="https://www.youtube.com/watch?v=zHT-1D6VSjI" target="_blank"><em>una muchacha</em> </a><em><a href="https://www.youtube.com/watch?v=zHT-1D6VSjI" target="_blank">troppo sexy</a>, che non dà troppa confidenza ai maschi</em>... Sì, così, fai <em>l'amore con il mar</em>..."<br />
Dopo le esercitazioni di apnea e immersione, mi sento in vena di divulgazione scientifica: "Alex, lo sai che i trichechi si scontrano petto contro petto quando lottano per le femmine?" Mi pento immediatamente di essermi fatto scappare questa curiosità etologica non appena ricordo di avere di fronte un ragazzone di ventisei anni con un torace a due ante. Da quel momento non mi riesce di intavolare una conversazione a mollo con Anny e Betulla senza ricevere il colpo di petto a tradimento del tricheco in calore. Questo genere di agguati sfociano quasi sempre in stupri acquatici, tra lo sbigottimento e lo scandalo generale dei bagnanti, che mi guardano fuggire a nuoto e guadagnare stremato la riva invocando gli déi affinché mi sottraggano dalle grinfie del mio assalitore, anche a costo di trasformarmi in un giglio di mare.<br />
Se intanto vi interessa avere un'idea del tipo di conversazioni che intercorrono tra i Julie mentre galleggiano oziosamente vicino alla riva, vi informo che si tratta dei temi più variegati, dai traumi infantili ("Vi ricordate la scena in cui André strappa la camicia a Lady Oscar e la scaraventa sul letto?!") a quesiti morali di un certo spessore ("Quale dea avreste scelto al posto di Paride?"), dai piccoli drammi quotidiani di Anny ("Raffy, ma non è che ora sono <em>troppo</em> abbronzata?") al palato difficile di Betulla ("Cosa intendi dire esattamente con 'non mi piace <em>l'olio</em>'?")<br />
Intanto, col passare dei giorni, il sole e la salsedine privano via via i capelli rosso Ariel di Betulla della loro originaria intensità e allo stesso modo sbiadisce sempre più la mia autostima, ripetutamente umiliata dai fisici scultorei dei miei vicini d'ombrellone. "Ma come fanno ad essere così perfetti?" mi domando inutilmente, "Che ci mettono questi nelle <em>pucce</em>?" Anny si guarda in torno anche lei come a voler trovare una risposta che non c'è e mi rivolge uno sguardo solidale, poi si sistema il rivestimento floreale del costume e riprende a litigare con WhatsApp, che le impedisce di ricevere notizie del suo adorato gatto Ciccio. <br />
Mi riaccascio sconfitto sull'asciugamano, sentendomi come se qualcuno avesse conficcato un ombrellone nelle sabbie mobili del mio amor proprio. Subito però mi risollevo, avvistando Betulla che corre dal bagnasciuga. Gli occhi luccicanti mi dicono che ha in mente qualcosa. I capelli, ora arancioni, raccolti in una coda di cavallo, la fanno assomigliare a Misty, l'allenatrice specializzata in Pokémon d'acqua. Tra l'altro ha anche un bikini a fantasia Togepi. <br />
"Raffy, andiamo sull'<em>aqua-rocket</em>?!"<br />
"Il Team Rocket? Dove?!"<br />
"L'<em>aqua-rocket</em>! E' un gommone trainato da un motoscafo! Ti prego, Raffy, andiamoci!"<br />
L'ottuagenario che c'è in me ha già risposto "no" prima ancora di sapere di cosa si tratti. Per questo accetto, anche se poco convinto. Ma forse il vero motivo della mia accondiscendenza è che voglio allontanarmi al più presto da un gruppo di tamarri che hanno deciso di giocare a calcio sul mio telo-mare (con i loro succinti <em>speedo</em> bianchi e la catenina d'oro al collo sembrano degli enormi e fastidiosissimi bebè.)<br />
"Sarà divertente, Raffy!" mi assicura Betulla, "L'hanno fatto anche quelli di <em>Geordie Shore</em>!" <br />
Ecco le parole magiche che volevo sentire...<br />
Lasciamo sotto l'ombrellone Anny, che si è strategicamente finta morta, e una volta imbracati col giubbotto salvagente, io, Betulla e Alex prendiamo posto su una spaziosa poltrona gonfiabile. "Ragazzi, ma siete sicuri che sia abbastanza <em>figo</em>?" domando. "A me sembra un banale giro in barca... non era meglio un pedalò?"<br />
Non riesco nemmeno a finire la frase che il motoscafo parte come un razzo mozzandomi il respiro. Alex mi sghignazza in faccia mentre mi aggrappo disperatamente alle maniglie e mi dimeno con tutto il corpo come uno sgombro appena pescato. Anche il sadico alla guida della barca se la ride all'idea di farci rischiare l'osso del collo ad ogni sobbalzo e virata repentina. Il giro della morte sembra non dover finire mai: "Ma dove ci sta portando 'sto pazzo?" grida Alex, che dopo mezz'ora di scossoni ha ben poco da ridere. "Boh, da qualche parte dove questa cosa è legale..." urlo per sovrastare il fragore degli spruzzi. "In Albania forse..." <br />
Al termine dello sballottamento a pagamento io e lui arranchiamo più morti che vivi verso l'ombrellone, mentre Betulla si è già lanciata in un'agguerrita sfida a racchettoni con Anny, che perde, anche se dignitosamente, solo perché penalizzata dagli acciacchi dell'età. Io, nominato a mia insaputa arbitro della partita, cerco di leggere <em>La Mandragola</em>, se non fosse che un tizio spalmato sulla sdraio più vicina, non potendo dividere con tutti gli altri bagnanti le cuffie del suo iPod, si premura di cantare a squarciagola tutta la discografia di Vasco Rossi, a cominciare da: "<em>Quanti anni hai, bambina? Quanti me ne dai stasera?</em>" Non so la ragazza della canzone, ma io mi sento a un passo dal pensionamento, visto che devo infilarmi gli occhiali anche solo per seguire i movimenti dell'istruttore di <em>aquagym</em>.<br />
Calate le tenebre i Julie si fanno belli per la vita notturna di Gallipoli, luogo d'incontro di tutti i <em>galletti</em> e le <em>pollastrelle</em> più festaioli del Salento. Prima, però, un salto a casa per una cena leggera (<em>solo</em> un'insalata anni '80 con pollo, <em>speck</em>, cetriolini e maionese) e una doccia, incidenti domestici permettendo: basta tirare troppo forte la tendina, che la sbarra della doccia ti cade sul piede strappandoti un'irripetibile maledizione in grico salentino stretto e costringendoti a improvvisare un'esibizione di pizzica dal dolore. Come se non bastasse, lo sventurato in questione - che sarei io - non riesce a rimetterla al suo posto e si vede obbligato a chiamare Alex. Lui la riaggiusta in un attimo mentre balzello sul piede sano nel tentativo di acciuffare l'asciugamano. "Tranquillo, Raffy, non hai niente che non abbia già visto" mi rassicura. "Sì, giusto..." convengo, "d'altronde, parafrasando Laura Pausini, <em><a href="https://www.youtube.com/watch?v=WLbNME2wZLM" target="_blank">yo lo tengo como todos</a></em>..." <br />
Odo scrosci di risate dalla toeletta delle ragazze. "Mi raccomando, non fate come me: tirate la tendina con la massima delicatezza... come se doveste scostare il sottile velo che separa due dimensioni parallele..."<br />
Raggiungere la discoteca, accuratamente selezionata dalla nostra PR, Betulla, si rivela anche questa un'impresa non priva di imprevisti. Dopo giri in tondo e strade chiuse, ci decidiamo a chiedere informazioni a due vigili: "Dovete tornare indietro fino alla rotonda, poi prendere per Lido Conchiglie e proseguire dritto. Vedrete le luci..."<br />
"Sì, è come <em>una cattedrale nel deserto</em>" aggiunge poeticamente il suo collega. "Non potete non vederla."<br />
Per sicurezza, lungo la strada, Betulla chiede conferma a (quelle che scopriamo troppo tardi essere) due squillo. Avremmo dovuto capirlo dal fatto che erano stravaccate su una panchina davanti a un ristorante con i piedi poggiati su di una ringhiera, malgrado la gonna. La prima, con i capelli mesciati di biondo e un forte accento brasiliano, ci liquida subito dicendo di non sapere dov'è, sorridendo amaramente della nostra ingenuità, mentre l'altra ci dà delle vaghe indicazioni.<br />
Finalmente, scorgiamo all'orizzonte la Cattedrale nel Deserto, un'oasi luminosa incastonata nel buio dell'Arizona salentina. Mentre incespica sui tacchi giù per la discesa rocciosa che funge da parcheggio, Betulla, i capelli sempre più <em>rosé</em>, sembra una principessa venusiana su suolo marziano. E sempre più alieno appare ai Julie il mondo intorno a loro una volta varcate le soglie della Cattedrale: delle sirene appollaiate su piattaforme galleggianti nel bel mezzo di una piscina lanciano sguardi ammaliatori da sotto i loro candidi cappucci alla Kylie Minogue, mentre una <em>drag-queen</em> alta due metri misura a grandi falcate la pista da ballo portandosi dietro uno strascico di piume di pavone (ogni deserto, d'altronde, deve avere la sua Priscilla). Da un palcoscenico che spara lingue di fuoco, una tizia sputata Lorena Bianchetti, ma strizzata in un completino di pelle nera da scomunica, canta <em><a href="https://www.youtube.com/watch?v=u3ltZmI5LQw" target="_blank">This is the Rhythm of the Night</a></em> dando inizio alla serata anni '90. Ci rendiamo conto ben presto che si tratta di una discoteca mista, che accoglie festaioli di ogni gusto, il che è bello e molto moderno ma anche poco pratico se si è in vena di avventure estive. Ovunque incantevoli menadi danzanti e semi-dei abbronzati si contorcono spargendo libagioni di <em>vodka</em> in onore di un Bacco col colbacco, ma tra questi si zampettano anche i soliti personaggi felliniani che costituiscono il piccolo popolo della notte: la tarchiata signora Cotechina, con delle infradito-gioiello a impreziosirle le gambe gonfie come cactus, il nano che si struscia con la biondona nordeuropea, il cannato che si fascia con cura ossessiva un braccio con delle stelle filanti o il gruppetto di cinesi scheletrici armati di ventaglio. <br />
Gli incensieri della Cattedrale nel Deserto sprigionano ondate di nebbia artificiale, che avvolge tutto e tutti, e ogni volta che si dirada nulla sembra più com'era prima. Sorridi ad Anny che balla spensierata e, un attimo dopo, dal fumo bianco emerge una mano ignota che scivola sulla stampa <em>foulard</em> del suo vestito, accarezzandole la schiena. Anny si volta verso di me e Betulla, smarrita, poi i suoi occhi verdi, sgranati dalla sorpresa, inciampano nello sguardo di brace dell'affascinante sconosciuto che la stringe a sé. Lui le balla intorno per un po', giocando delicatamente coi suoi ricci castani, senza smettere di guardarla fisso attraverso gli occhiali neri da finto <em>nerd</em>, mentre in mezzo alla barbetta balugina un sorriso assassino, anche più bianco della camicia che lascia intravedere il petto color caramello. Assistiamo tutti compiaciuti a questo incontro fatale, cercando di leggere il labiale. Anny ha l'espressione piacevolmente incredula di Aurora quando crede di ballare col gufo e gli altri animaletti del bosco e invece si ritrova di punto in bianco tra le braccia del principe dei suoi sogni. <br />
Ma le correnti del <em>dance-floor</em>, è cosa nota, sanno essere molto crudeli e portano via troppo presto l'ambrato seduttore.<br />
Dopo non molto lo vediamo intento a ripetere lo stesso approccio mellifluo con una sciacquetta bionda dalle labbra e gli zigomi chiaramente gonfi di silicone, che io e Betulla fulminiamo all'istante con sguardi stroboscopici. Anny, invece, la prende con filosofia: una vera Julie continua a ballare e a divertirsi anche col cuore infranto.<br />
Con pochi altri eventi degni di nota si conclude questo ritorno musicale agli anni '90, e il fatto che per divertirmi davvero abbia dovuto aspettare di muovermi a ritmo di canzoni vecchie di un decennio dimostra quanto sia fallimentare il mio proposito di iniziare a vivere pienamente la mia giovinezza. La sento costantemente sgusciarmi tra le mani, come questo <em>week-end</em>, giunto troppo presto alla parte dell'"<em>end"</em>. Chiuse a fatica le valige e sistemato tutto in macchina, facciamo rotta mogi verso casa. La mia memoria senile, però, ancora una volta ci costringe a una falsa partenza.<br />
"Perché ho l'impressione di aver dimenticato qualcosa?" borbotto, riesaminando i <em>trolley</em>, borsoni e <em>beauty-case</em> che mi seppelliscono.<br />
"Hai spento il gas?" domanda Alex.<br />
"Sì."<br />
"Hai abbassato le tapparelle?" chiede Betulla.<br />
"Sì."<br />
Segue un attimo di silenzio, poi... scoppia il panico: "KEVIN*!!!"<br />
<br />
<span style="color: #444444;"><em>* Il nome è lo stesso del piccolo, negletto protagonista di </em>Mamma ho perso l'aereo<em>, ma chi o che cosa è "il nostro Kevin"? Se indovinate avrete diritto ad entrare nel </em>cast <em>della seconda stagione di </em>Julie Shore<em>!</em></span><br />
<br />
<span style="color: #444444; font-size: x-small;"><em>Illustrazione di Giulia Tomai.</em></span>Raffyhttp://www.blogger.com/profile/03652338592464001866noreply@blogger.com12tag:blogger.com,1999:blog-4435219709283260708.post-79441561582901247262014-07-24T19:24:00.000+02:002014-08-07T15:33:30.108+02:00Il Segreto<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-agDmRadEjgg/U8_zXM62FAI/AAAAAAAADCk/uRceZfeWtic/s1600/ilsegreto9.png" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-agDmRadEjgg/U8_zXM62FAI/AAAAAAAADCk/uRceZfeWtic/s1600/ilsegreto9.png" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><div align="center">
<span style="color: #666666;">Mi rendo conto soltanto adesso che associare l'immagine di un cetriolo ad<br />un <em>post</em> intitolato "Il Segreto" non è poi un'idea così geniale.</span></div>
</td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
C'è solo una cosa peggiore di mettersi a dieta: mettersi a dieta durante la sessione estiva. Quando però i bottoni dei tuoi pantaloni cominciano a schizzare in orbita come le stelle cadenti a San Lorenzo, allora vuol dire che è tutto finito: quel gaio periodo della tua vita, quello in cui potevi startene in letargo sul divano anche per tutto l'inverno e rimanere comunque leggiadro e snello come un Apollo, ormai è solo un ricordo. Addio pelle di pollo. Adesso, ahimè, non si può più vivere di rendita: la magrezza è una conquista che va sudata.</div>
<div style="text-align: left;">
Dopo essermi consumato di sospiri davanti allo specchio, guardando con raccapriccio quello che solo un anno fa era un vitino di vespa, mentre oggi potrebbe benissimo essere quello di Bruno Vespa, ho deciso di prendere in mano la situazione e fare qualcosa per rimediare alle tragiche conseguenze della sedentarietà dello studente universitario. Ma come prepararsi per la prova costume e allo stesso tempo concentrarsi in vista di un esame durante il quale dovresti dare almeno l'illusione di parlare fluentemente spagnolo? Come negarmi il cibo, unico piacere rimastomi?</div>
<div style="text-align: left;">
Mosso dalla disperazione, ho pensato di auto-punirmi prendendo due attività deprimenti e unendole in un unico, orribile appuntamento quotidiano: guardare le repliche de <em>Il Segreto</em> in lingua originale su Rete Quattro e, contemporaneamente, fare <em>step</em>. </div>
<div style="text-align: left;">
Se non provo alcuna vergogna a scriverlo qui nero su bianco è perché ormai della mia dignità non resta che qualche residuo incrostato e ripetutamente calpestato su quello <em>step</em>.</div>
<div style="text-align: left;">
Passare giorni e giorni chiusi in casa a liquefarsi su una tragicommedia spagnola tardo-medievale ritagliandosi come unica "pausa" dallo studio un'ora di <em>fitness</em> in compagnia delle sonnolente avventure di Pepa, Tristán e Doña Francisca è un po' come vivere in una claustrofobica dimensione parallela, dove la vita è scandita da un lento susseguirsi di atti, scene ed episodi interminabili. A un certo punto raggiungi uno stato di muta agonia, e l'unica cosa che ti fa andare avanti è la debole speranza che forse, dopo due o tre settimane, la trama - minima - de <em>Il Segreto</em> comincerà a premere sull'acceleratore, almeno un po', anziché continuare a trascinarsi tanto per le lunghe. Viene quasi da complimentarsi con gli autori per come riescono a stiracchiare due o tre <em>sub-plot </em>più annacquati della <em>sangria</em> del più squallido ristorantino turistico di Madrid: questo sì che è <em>stretching</em> narrativo! </div>
<div style="text-align: left;">
Il secondo punto del mio programma <em>fitness</em> è stato abolire una volta per tutte le un tempo consuete abbuffate serali, per esplorare il variegato, croccante, verdeggiante mondo delle insalate. Ingrediente base, il cetriolo, o come lo chiamerebbe Pepa, il <em>pepino. </em>Praticamente ho seguito la dieta del <em>kappa</em> (avete presente quelle buffe tartarughe antropomorfe con una specie di chierica sulla testa che di tanto in tanto spuntavano negli episodi di <em>Pollon Combinaguai</em> nonostante non centrassero un tubo con la mitologia greca? Quelli sarebbero i <em>kappa</em>, demoni acquatici delle leggende giapponesi a cui è consigliabile regalare dei cetrioli, di cui sono ghiotti, se non si vuole essere trascinati per le caviglie giù in fondo a uno stagno. Tra l'altro, dover stare a stecchetto rende anche me particolarmente propenso ad annegare gli incauti viandanti che osino avvicinarmisi.)<br />
All'inizio mi ci mettevo proprio di impegno a preparare insalate originali e gustose, inventando nomi diversi per ogni minima variante (tipo la <em>Sissi </em><em>salad</em>, versione <em>light</em> della più calorica <em>Caesar</em>), poi, col passare dei giorni, l'entusiasmo è andato scemando e ho preso a schiaffarci anche i gerani del balcone. Ci mancavano solo le streghe di <em>Macbeth</em> a rimestare l'insalatiera formato calderone e a suggerirmi altri ingredienti ("Mettici un occhio di tritone e qualche fibra di corda d'impiccato, già che ci sei...")</div>
<div style="text-align: left;">
Non so quanto tutto questo possa essere servito, ma ho tenuto duro fino al mio esame, dopodiché ho resuscitato la Wii Fit, mia fida <em>personal trainer</em> elettronica (che mi ha accolto a braccia aperte come un figliol prodigo, dopo ben 1546 giorni di totale inattività.) Di qui innanzi non voglio più neanche sentire un accenno della sigla de <em>Il</em> <em>Segreto. </em>Oltretutto, l'unico vero segreto qui è come accidenti faccia Pepa a mantenere quel girovita da urlo. <br />
E ha pure partorito...<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-wQUJR024d84/U9DmhfszAfI/AAAAAAAADEQ/_oQiyMqTYP8/s1600/ilsegretodipepa9.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-wQUJR024d84/U9DmhfszAfI/AAAAAAAADEQ/_oQiyMqTYP8/s1600/ilsegretodipepa9.png" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<span style="color: #444444; font-size: x-small;"><em>Illustrazione di Ryo Takemasa.</em></span></div>
Raffyhttp://www.blogger.com/profile/03652338592464001866noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-4435219709283260708.post-1667060187587381462014-07-16T13:33:00.000+02:002014-07-16T19:24:31.451+02:00Spassionatamente Raffy #2 - La ragazza delle arance<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/-0NlpwjP6Pvg/U8Oyk0rEtfI/AAAAAAAADBQ/ZUnjMk1geV4/s1600/emperor_moleskine_media_clean+-+jon+lau.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-0NlpwjP6Pvg/U8Oyk0rEtfI/AAAAAAAADBQ/ZUnjMk1geV4/s1600/emperor_moleskine_media_clean+-+jon+lau.jpg" height="400" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #444444;">Avevo promesso di corredare ogni uscita di<em> Spassionatamente </em></span><br />
<span style="color: #444444;"><em>Raffy</em> con un'opera d'arte postale, ma questa volta vi </span><span style="color: #444444;">propongo </span><br />
<span style="color: #444444;">invece un'orientaleggiante <em>moleskine art </em>di Jon Lau.</span> </td></tr>
</tbody></table>
Qualcosa vi turba? Siete ad un bivio e non sapete come uscirne? Avete scritto alla posta del cuore di Mina su <em>Vanity Fair</em> e vi ha liquidato in modo frettoloso e acido? Allora scrivetemi a <a href="mailto:spassionatamenteraffy@gmail.com">spassionatamenteraffy@gmail.com</a> o invitami un messaggio privato sulla <a href="https://www.facebook.com/IlTeBlog" target="_blank">pagina Facebook del <em>blog</em></a>, e troverete qui la risposta semi-seria a tutti i vostri problemi!<br />
<br />
<em>Caro Raffy,</em><br />
<em>approfitto di questo grazioso spazio con cui concedi a noi, vittime di Eros, di esprimere le nostre tempeste amorose (delle quali faremmo volentieri a meno) per riportarti una storia tormentata, sebbene mi riguardi solo indirettamente. Da ben sette anni una ragazza della mia comitiva, di qualche anno più grande di me, ha maturato un progressivo cambiamento caratteriale: ha cominciato a coltivare tutti gli interessi che accompagnano me sin dalla nascita, ma che a lei erano sempre stati estranei. Si è proposta di accompagnarmi all’opera, alle mostre d’arte, al cinema, viaggi culturali. Ho notato, inoltre, la sua prontissima risposta a qualsiasi mio messaggio e un’apprensione verso ogni mio stato d’animo che schiferebbe persino il Telefono Azzurro. Non sto ad elencarti le situazioni in cui è palese lo zelo con cui esaudisca ogni mio desiderio (di natura materiale, non fraintendiamo!), e l’alacrità con cui si preoccupi di prevenire ogni mia mancanza, sebbene io non le abbia mai richiesto qualcosa. “Oh quanto mi piacciono le arance rosse” – esclamai una sera – e il giorno dopo mi vidi recapitare quei frutti a casa, dopo un messaggio che mi avvertiva della prossima consegna, con tanto di irrinunciabile </em>smile<em>.</em><br />
<em>Dopo anni passati così, ho cominciato – solo da qualche mese – a sospettare che la succitata abbia qualche simpatia per me, sospetto che, rispolverando le vicende passate, credo sia ben che fondato. Ho sempre vissuto a un palmo da terra, concentrato tutto per le cose mie, centellinando i contatti con la realtà. Detto ciò, accortomi della gratuità con cui per tutti questi anni ho di fatto usufruito di una gentile amica, comincia a pesarmi questa situazione. </em><em>Ora ti chiedo come potrei prendere le distanze da questa cortesia ad oltranza. È necessario comunicare chiaramente con lei, sebbene questa non si sia mai palesemente dichiarata? O dovrei solamente adottare un atteggiamento di indifferenza, astenendomi da ogni uscita in cui c’è lei ed evitando ogni contatto reale o virtuale?</em><br />
<em>A te chiedo come comportarmi, fiducioso di una giovevole risposta, nel frattempo ritorno nel mio mondo, con l’inconfessata speranza di trovare un’anima gemella che mi faccia rimettere i piedi per terra...</em><br />
<em>Un abbraccio</em><br />
<em>Appassionato ‘96</em><br />
<br />
Caro, appassionato amico,<br />
Regali, inviti, attenzioni e ogni genere di cortesie: la sventura su di te si è proprio accanita! Io ti dico: se la vita ti dà arance, fatti una spremuta.<br />
Attirarla in una trappola, darle false illusioni solo per strapparle una dichiarazione e poi spezzarle il cuore sarebbe una crudeltà di cui nemmeno il Visconte di Valmont si macchierebbe. Quanto a ignorarla del tutto, la trovo un atteggiamento ingiustificato. Nessuno invece potrebbe muoverti il benché minimo rimprovero se volessi continuare a fare il finto tonto e scongiurare lo scorbuto seguitando a sbocconcellare gli agrumi così solertemente forniti dalla tua ammiratrice. E al bando i sensi di colpa: non l'hai certo voluto tu! A quanto pare ricoprirti di arance come un carro del carnevale di Ivrea la rende felice. La fanciulla fa tutto di sua iniziativa, e non mi pare domandi qualcosa indietro. <br />
Il suo modo ortofrutticolo di corteggiarti, comunque, lo trovo estremamente romantico. Sei proprio sicuro che non faccia per te? Gli aranci non li vogliamo proprio far fiorire? <br />
Questa vicenda mi ricorda la storia dell'imperatore mandarino Li Longji, che per compiacere la golosità della sua concubina preferita, la bellissima Yang Yuhuan, aveva ordinato a dei messi reali di portare dal sud della Cina rifornimenti quotidiani di litchi, il suo frutto preferito, che cresceva solo in quelle regioni. Approfitto dell'occasione per informare i lettori che anch'io vado pazzo per questi dolcissimi frutti dalla polpa madreperlacea e il guscio color di rosa. Lo dico così, <em>en passant</em>, giusto nel caso in cui qualcuno volesse conquistarsi i miei favori ma fosse a corto di idee.<br />
Tornando a te, o mio sognante amico, se le sue premure non richieste proprio ti mettono a disagio, ti consiglierei innanzitutto di darci un taglio con le voglie da puerpera espresse ad alta voce. Se c'è una cosa che ho imparato dalla parabola di Bastiano ne <em>La storia infinita</em> è che bisogna essere molto cauti ad esprimere i desideri, perché potrebbero anche avverarsi, e non si può mai sapere in quali disgraziate modalità. <br />
<br />
<em>Ciao Raffi! Ho un altro problema, tutte le volte che cerco di aprire un barattolo con chiusura ermetica mi sforzo inutilmente, e non porto mai a termine la missione. C'è una congiura contro di me da parte delle maggiori industrie alimentari o soffro di una strana e rarissima malattia?<br />Punto G.</em> <br />
<br />
Mia astenica, cara Punto G.,<br />
il tuo problema è tutt'altro che raro: per me, di prima mattina, persino strappare la foglia d'alluminio dei vasetti di yogurt rappresenta un'impresa erculea. Per non parlare poi dei barattoli di marmellata e delle caffettiere che qualcuno avvita con un po' troppo vigore. Molte sono le tecniche per porre rimedio alla tua frustrazione, ma ti propongo qui, convenientemente illustrato, il metodo che ritengo più efficace:<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-XFBjw-tGtgY/U8PAnM-3TOI/AAAAAAAADBg/NkZp_09Tee8/s1600/fumetto.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-XFBjw-tGtgY/U8PAnM-3TOI/AAAAAAAADBg/NkZp_09Tee8/s1600/fumetto.jpg" height="280" width="400" /></a></div>
<br />
Se però tracciare un cerchio magico e risvegliare un antico e potente demone rimasto sopito per millenni ti sembra una procedura ancora troppo faticosa, io ti consiglierei di servirti della forza bruta di una creatura più docile da soggiogare: tuo padre, o il padre più vicino. Dopo il concepimento dei figli molti padri, anche a distanza di anni, si sentono smarriti e non sanno bene cosa fare: avere un barattolo in mano con cui armeggiare li farà sentire utili e realizzati.Raffyhttp://www.blogger.com/profile/03652338592464001866noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-4435219709283260708.post-85050862986447581172014-07-11T11:04:00.000+02:002014-07-11T11:05:12.417+02:00Pubblicità insopportabili #35 - Testa e spalle<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-kKnsni87Ioo/U7-evRb5zkI/AAAAAAAADBA/aJKR0-jx3Xs/s1600/fedeshoulders.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-kKnsni87Ioo/U7-evRb5zkI/AAAAAAAADBA/aJKR0-jx3Xs/s1600/fedeshoulders.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #444444;">Dopo anni di allenamento per riuscire a scandire decentemente lo <em>slogan</em><br />"Prova Enel Energia!" ("<em>Prvnelrgia!</em>"), Federica Pellegrini </span><span style="color: #444444;">ritorna in tv </span><br />
<span style="color: #444444;">come <em>testimonial</em> per lo shampoo Head&Shoulders e riesce </span><br />
<span style="color: #444444;">miracolosamente a pronunciarlo.</span></td></tr>
</tbody></table>
Che idea geniale chiamare uno shampoo Head&Shoulders. Sul serio, solo un autentico genio avrebbe potuto inventarselo. Mi immagino già com'è andata...<br />
Il capo che riunisce il suo <em>team</em> di creativi, batte il pugno sul tavolo e annuncia: "Bisogna trovare un nome per il nostro shampoo!"<br />
"Mmm, vediamo un po'" riflette ad alta voce qualcuno. "Uno shampoo serve soprattutto a lavare i capelli e la testa della gente. Forse dovremmo pensare a cosa distingue il <em>nostro</em> dalle ditte concorrenti..."<br />
"Sarebbe il miglior antiforfora sul mercato" sottolinea qualcun altro. "Credo che il nome dovrebbe riflettere questa sua peculiarità. Dev'essere un nome che dica: 'Hey, compra questo shampoo! Non si prende cura solo dei tuoi capelli, ma anche delle tue spalle! Chi altro lo fa? Usalo e potrai dire finalmente addio a quell'antiestetica nevicata di forfora sui tuoi omeri!' Perciò... che ne dite di Testa-e-Spalle?"<br />
Il collega gli dà una pacca sulla spalla del tutto sgombra di forfora in segno di approvazione e aggiunge: "Sì! E' magari come <em>jingle</em> per lo <em>spot</em> ci mettiamo <em>testa spalle baby one two three</em>..."<br />
"Sì, e i soldi per la SIAE ce li metti tu?" abbaia il capo. "L'idea di Testa-Spalle però non è male... bisogna solo renderlo un po' più <em>cool</em>! Più giovane!"<br />
"Allora traduciamolo in inglese, che fa sempre figo... HEAD&SHOULDERS!"<br />
Il capo abbozza un sorriso.<br />
"Head&Shoulders..." pondera, grattandosi la chioma sale-e-pepe senza far cadere neanche il più piccolo fiocco di forfora. "Head&Shoulders... sì... è talmente stupido che potrebbe funzionare!"<br />
"Grazie capo!"<br />
"Un'intuizione talmente geniale va sfruttata il più possibile!" incalza qualcuno.<br />
"Già, forse non dovremmo limitarci a produrre shampoo..." medita il capo, gli occhi che brillano di ambizione. "Forse dovrei iniziare a considerare l'idea di produrre un'intera gamma di prodotti per l'igiene personale... sempre continuando a chiamarli con nomi che rimandino immediatamente alle parti del corpo interessate..." <br />
"Tipo una crema per le mani che deterge e allo stesso tempo rinforza le unghie? Hands&Nails?" azzarda uno dei creativi, con un sorriso speranzoso.<br />
"O magari uno shampoo specifico per barba e baffi, Beard&Mustache!" suggerisce un altro.<br />
"Sì! E' proprio quello a cui stavo pensando!" si entusiasma il capo.<br />
"Aspettate un attimo! E se mettessimo sul mercato un sapone intimo...?"Raffyhttp://www.blogger.com/profile/03652338592464001866noreply@blogger.com11tag:blogger.com,1999:blog-4435219709283260708.post-897385947053215712014-07-02T18:48:00.001+02:002014-07-03T20:06:02.920+02:00Pubblicità insopportabili #34 - La mia estate italianaE' arrivata l'estate e io non me n'ero accorto! Per fortuna che a ragguagliarmi c'ha pensato l'esagitata <em>speaker</em> del Tg Rocchetta (a cui dovrebbero proibire di bere altro tè). D'altronde è talmente difficile tenersi aggiornati sul frenetico quanto ingannevole avvicendarsi delle stagioni!<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/S6rf-2Z84R8?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: #444444; font-size: x-small;">Pensatela come volete, ma per me questo rimane un Tg<br />migliore di Studio Aperto o di Medicina 33 Estate.</span></div>
<br />
Se volete farvi un'idea più precisa di questa stagione e l'<em>Estate</em> di Antonio Vivaldi non rende abbastanza l'idea, riporto qui un componimento poetico sempre più presente nei circoli letterari e soprattutto nei circoli viziosi dell'arido palinsesto tv estivo. Mi sono permesso di frapporre ai versi commenti personali o ipotetiche risposte alle ritmate affermazioni del poeta.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/JmRiGOJH2tg?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<br />
<em>Estate è dove accadono le cose</em><br />
<span style="font-size: x-small;"><br />Puoi essere un po' più vago?</span><br />
<span style="font-size: x-small;"></span><br />
<em>Estate è dove accadono le cose:<br />incontri, scontri, ferite, cure.</em><br />
<br />
<span style="font-size: x-small;">Mah. A me pare più il resoconto di una tranquilla passeggiata nel centro storico di Pamplona. Durante la Festa di San Fermín. </span><br />
<em></em><br />
<em>E' lavarsi con il mare</em><br />
<em>e asciugarsi col vento.</em><br />
<em></em><br />
<span style="font-size: x-small;">Ho capito, in valigia ce lo metto qualche altro flaconcino da viaggio di Head&Shoulders...</span><br />
<em></em><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-tcFIJRj42kY/U7QF9rR1vyI/AAAAAAAADAg/qTLzL8KpSCM/s1600/culatello.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-tcFIJRj42kY/U7QF9rR1vyI/AAAAAAAADAg/qTLzL8KpSCM/s1600/culatello.jpg" height="225" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #444444;">Un altro caso preoccupante di sindrome di Suárez. </span></td></tr>
</tbody></table>
<em>Assaggio tutto: il morbido, </em><br />
<em>il cremoso, il goloso.</em><br />
<br />
<span style="font-size: x-small;">Che per caso vuoi anche una fetta di cul... atello di Zibello?</span><br />
<br />
<em>Vado in bici, in barca, in bambola.</em><br />
<em>Parlo con lei, parlo coi pesci.</em><br />
<em></em><br />
<span style="font-size: x-small;">Che tu voglia parlarci, non mi sorprende. Ma fossi in te non mi aspetterei risposte educate. Né da lei, né tantomeno dai pesci.</span><br />
<em></em><br />
<em>Parlo di cose che sto per capire.</em><br />
<span style="font-size: x-small;"></span><br />
<span style="font-size: x-small;">Eh sì, se aspettassi di capire qualcosa non sapremmo mai che suono ha la tua voce. </span><br />
<em></em><br />
<em>Partiamo, non partiamo, andiamo.</em><br />
<em></em><br />
<span style="font-size: x-small;">Senti, se dobbiamo farla questa vacanza, vedi se ti decidi subito. Io intanto prenoto. Poi te lo piangi tu il biglietto.</span><br />
<em></em><br />
<em>Sotto il sole e il temporale, la festa planetaria.</em><br />
<em></em><br />
<span style="font-size: x-small;">Okay, per me camera singola allora.</span><br />
<em></em><br />
<em>I conti, li farò quando sarò tornato.</em><br />
<br />
<span style="font-size: x-small;">Io soldi non te ne presto, benintesi...</span><br />
<em></em><br />
<em>Mi devi tre baci. Io, un cono 5 Stelle al cioccolato.</em><br />
<br />
<span style="font-size: x-small;">... e comunque per me vale solo la valuta corrente.</span> <br />
<em></em><br />
<em>5 Stelle Sammontana, la mia estate italiana.</em><br />
<br />
L'interpretazione del componimento è all'origine di non poche divisioni tra la critica: per i grammatici alessandrini, si tratterebbe di una puerile descrizione del cazzeggio estivo dal forte tanfo di <em>cannabis</em>, mentre i filologi bizantini sono più inclini a considerarlo il manifesto del genere di persona con cui io non andrei mai in vacanza. E, inutile dirlo, io propendo per la seconda interpretazione. <br />
Incerta è anche la paternità dell'opera, anche se i più l'attribuiscono a un non meglio conosciuto Mecla, cantore semi-leggendario la cui natalità è contesa da località turistiche come Mykonos, Kos, Santorini e Ibiza.<br />
Sembra il genere di cose che potrebbe scrivere quel vostro compagno di classe... insomma, quello che c'è in ogni classe, il fattone che spera di passare la maturità col minimo per potersi "<em>stonare abbestia</em>" in qualche isola greca a caso. Insomma, il classico tipo da spiaggia che, dato il mio rigidissimo sistema di valori vacanzieri (fondato principalmente sulle guide Lonely Planet), per me corrisponde più o meno a quello che per i cattolici è l'Anticristo.<br />
Non so cosa mi susciti maggiore odio: il testo in sé, profondo quasi quanto un bicchiere da <em>shottino</em>, o quella voce... quella voce che sa così tanto di ultimi strascichi d'<em>adolescenza</em>...<br />
Adolescenza nel senso più acneico, ormonale e rivoltante del termine. <br />
<em>Bleah</em>.Raffyhttp://www.blogger.com/profile/03652338592464001866noreply@blogger.com15tag:blogger.com,1999:blog-4435219709283260708.post-91639596187900575632014-06-16T20:12:00.001+02:002014-06-17T12:22:41.643+02:00Canta che lo passi (l'esame)<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/-v5BwMlyFX5U/U5wwWHfwoNI/AAAAAAAADAQ/Uw9_WYV-ejQ/s1600/cantachelopassi2.png" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-v5BwMlyFX5U/U5wwWHfwoNI/AAAAAAAADAQ/Uw9_WYV-ejQ/s1600/cantachelopassi2.png" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #444444;">Il primo <em>special </em>musicale de <em>Il Tè</em>. </span><br />
<span style="color: #444444;">Non è orribile come sembra... <em>di più</em>.</span></td></tr>
</tbody></table>
C'era una volta un principe che viveva rinchiuso in un'altissima torre. Il suo nome era Rafferonzolo...<br />
Va be', per farvela breve la storia è la stessa di Raperonzolo, solo che di spropositatamente lungo ho solo la barba e al posto della strega cattiva ho una perfida matrigna che mi ricorda ogni giorno di darmi una mossa a laurearmi, mentre mio padre non nasconde di aver preso in considerazione più volte la possibilità di abbondonarmi in un bosco. Malgrado questo, ci sono così tante cose che preferirei fare anziché starmene qui in clausura a liquefarmi sui libri. Tipo leggere altri libri - di quelli che scelgo da solo - o guardare un episodio dopo l'altro di serie tv e<em> sit-com</em> (cadendo in quel sonno simile alla morte che io definisco '<em>sit-coma</em>'), o anche solo ciondolare senza meta per la casa con la scusa di sgranchire con le gambe gli ingranaggi del cervello (è quello che io chiamo <em>think-walking</em>.) Oh, e mi piace tanto anche coniare neologismi come <em>sit-coma </em>e<em> think-walking </em>per poi registrarli sul mio Dizionario Raffico-Italiano (che ad oggi consta di circa quattrocento voci, tra vocaboli ed espressioni idiomatiche.) <br />
Per un'altra malsana abitudine che mi tiene lontano dallo studio non ho ancora inventato un termine apposito: confesso che potrei trascorrere ore intere a riguardare su YouTube spezzoni di classici Disney. Non so perché lo faccia, ma dopo averne visto uno non riesco più a smettere, e mi piace soffermarmi soprattutto sugli <em>happy ending</em>. Che ci volete fare? "E' che mi piacciono i lieti fini..." Siano danzanti come nel caso de <em><a href="https://www.youtube.com/watch?v=Y_-Arg7L15U" target="_blank">La Bella Addormentata</a></em> e <em>La Bella e la Bestia</em>, o "al bacio" come <em><a href="https://www.youtube.com/watch?v=sAgZKXyREYY" target="_blank">Cenerentola</a></em> e <em><a href="https://www.youtube.com/watch?v=Cr5N2dpWgvM" target="_blank">La Sirenetta</a></em>, ripassare i finali mi aiuta a dimenticare la data dell'appello sempre più prossima e mi regala una sensazione di felicità e appagamento che dura almeno una mezzoretta buona. Amo in special modo il momento dell'apoteosi dei due innamorati, quando parte a poco a poco un crescendo di voci liriche che riprendono il tema principale del film (tipo <a href="https://www.youtube.com/watch?v=i06xkkornF8" target="_blank"><em>Parte</em> <em>del tuo mondo</em></a> ne <em>La Sirenetta</em> o <em><a href="https://www.youtube.com/watch?v=kQtM6ZaNL5A" target="_blank">E' una storia sai</a></em> ne <em>La Bella e la Bestia</em>) portandolo ad una chiusa trionfale. Dovrei proprio scrivere una canzone in stile disneyano che descriva la mia avvilente situazione sentimentale in modo che, una volta coronato il mio sogno d'amore, venga reinterpretato da un coro del genere. Ho già iniziato a buttar giù qualche nota, ma per il titolo sono indeciso tra <em>Tutti mi vogliono ma nessuno mi prende</em> e <em>Forse il problema sono io</em>. <br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/EJ185jGWTic?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: #444444; font-size: x-small;">Anche le mie dita dei piedi emanano splendenti raggi </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="color: #444444; font-size: x-small;">di luce dopo la <em>pedicure</em>.</span></div>
<br />
Un'altra mia frequente attività alternativa allo studio, a proposito di duetti coi passerotti, è comporre parodie musicali. Una canzone patetica come <em><a href="https://www.youtube.com/watch?v=E2kIqAndDB4" target="_blank">Immobile</a></em> di Alessandra Amoroso, ad esempio, si presta perfettamente a dar voce alla sofferenza di chi vede tra sé e la laurea un'infinita serie di esami ancora da sostenere. E' proprio un pezzo catartico, di quelli da urlare a squarciagola fino a otturarsi le vie respiratorie di lacrime miste a muco:<br />
<br />
<span style="font-size: x-small;">Non farmi immaginare quanto ancora ho da fare,<br />forse crescere e studiaaaare...<br />Quanto ancora ho, da daaaareeee<br />Quanto ancora ho, da faaaaareeee<br />Quanti esami ho, da dareeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!</span><br />
<br />
Ultimamente, però, nell'attesa di un Bacio del Vero Amore o magari di un Bacio Accademico, provo particolare diletto nel adattare alla lingua italiana canzonette di discinte <em>pop star</em>, un settore della traduzione ancora poco frequentato dai linguisti. <br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/VOiNiYARuuQ?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<br />
Ad esempio, se fossero nate in Italia, quelle due principesse sul pisello di Shakira e Rihanna, anziché <em>I can't remeber to forget you</em>, farebbero <em>twerking</em> intonando le seguenti parole:<br />
<br />
<span style="font-size: x-small;">(Parte di Shakira)</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Lascio un biglietto</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Sul tuo lato del letto</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Ho sbagliato, lo so</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Un'altra volta no</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Faccio sempre così</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Quando sbagli tu</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Non ci penso più su</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Cancello tutto</span><br />
<span style="font-size: x-small;"></span><br />
<span style="font-size: x-small;">Ma non mi pento!</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Al mondo, sai</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Non c'è nessu-</span><br />
<span style="font-size: x-small;">No </span><br />
<span style="font-size: x-small;">Co-</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Me sei tu</span><br />
<span style="font-size: x-small;">(Eccoci qua)</span><br />
<span style="font-size: x-small;"></span><br />
<span style="font-size: x-small;">RIT</span><br />
<span style="font-size: x-small;"></span><br />
<span style="font-size: x-small;">Sei dentro me, sai</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Sei dentro me, sai</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Dove </span><br />
<span style="font-size: x-small;">Vai tu,</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Ti seguo</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Ti seguo</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Ti seguo</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Oh</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Oh oh ooh oh oh</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Oh oh ooh oh oh</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Non mi ricordo di scordarti</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Oh oh ooh oh oh</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Oh oh ooh oh oh</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Anche se so che dovrei dirti addio</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Però se guardi me</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Ricordo solo che</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Ci baciavamo al chiar di luna...</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Oh oh ooh oh oh</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Oh oh ooh oh oh</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Non mi ricordo di scordarti</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Non mi ricordo di scordarti</span><br />
<span style="font-size: x-small;"></span><br />
<span style="font-size: x-small;">(parte di Rihanna)</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Ritorno al tuo letto,</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Che sia maledetto!</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Ho giurato, lo so</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Un'altra volta no</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Non lasciare all'oblio</span><br />
<span style="font-size: x-small;">quello che dico io</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Ciò che non ti va giù</span><br />
<span style="font-size: x-small;">cancelli tutto</span><br />
<span style="font-size: x-small;"></span><br />
<span style="font-size: x-small;">Ma non mi pento!</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Non sono stata così sce-</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Ma</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Mai</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Fin-</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Ora</span><br />
<span style="font-size: x-small;">(Eccoci qua)</span><br />
<span style="font-size: x-small;"></span><br />
<span style="font-size: x-small;">RIT</span><br />
<span style="font-size: x-small;"></span><br />
<span style="font-size: x-small;">Che rubi o che uccida lo voglio con me,</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Farei ogni cosa per lui</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Darei via mia madre per stringerlo a me, sai,</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Farei ogni cosa per lui (x2)</span><br />
<span style="font-size: x-small;"></span><br />
<span style="font-size: x-small;">RIT</span><br />
<span style="font-size: x-small;"></span><br />
<span style="font-size: x-small;">Oh oh ooh oh oh</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Oh oh ooh oh oh</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Non mi ricordo di scordarti</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Non mi ricordo di scordarti</span><br />
<br />
Dio solo sa perché mi trastulli in simili attività, ma di alcuni versi - concedetemelo - sono piuttosto fiero: "Darei via mia madre per stringerlo a me" è il mio preferito. In più questo <em>hobby </em>mi ha portato a riconsiderare l'utilità di paroline come "sai."<br />
Ora che ci penso questo problema mentale credo di averlo ormai da parecchio, perché già durante il liceo avvertii l'inspiegabile urgenza di tradurre la <a href="https://www.youtube.com/watch?v=RI3qPvtYnv0" target="_blank">sigla di <em>Heidi</em></a> in latino ("<em>Heidi, Heidi, tuus nidus in montibus/ Heidi, Heidi, capellae salutem tibi dicunt / Mehercules, hic mundus amoenus est! / Heidi, Heidi... paupera! Parvula! Cum tanto magno corde!</em>")<br />
Una che ha sempre incoraggiato le mie velleità cantautorali è stata la mia amica Anny, collaboratrice nella composizione di numerose ballate goliardiche. Presa dall'entusiasmo del mio innecessario <em>remake</em> italiano di <em><a href="https://www.youtube.com/watch?v=0KSOMA3QBU0" target="_blank">Dark Horse</a></em> di Katy Perry ("<em>Sai che giochi con il fuoco?/ Ti farai bruciare oppure no?/ Lo scoprirai solo se osi/ Perché come un'onda ti travolgerò</em>..."), si è affrettata a commissionarmi un rifacimento del più lagnoso successo di Lana Del Rey, <em>Summertime Sadness</em>.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/dLyw5QdXlyU?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<br />
<span style="font-size: x-small;">Un bacio prima di andar via,<br />Malinconica stagione<br />Sono certa che tu sia<br />sempre stata la migliore.</span><br />
<span style="font-size: x-small;"><br />Vesto col rosso delle mignotte,<br />Ballo sola al buio di questa notte. <br />I miei capelli belli da regina del ballo...<br />Via questi tacchi - sì, mi sento uno sballo!</span><br />
<span style="font-size: x-small;"></span><br />
<span style="font-size: x-small;">Oh<br />mio Dio<br />Lo sento attorno a me<br />Il filo del<br />Tele-<br />Fono da sciogliere<br />Cuore sì, il fuo-<br />Co brucia ogni cosa<br />Ma paura non ne ho!</span><br />
<span style="font-size: x-small;"></span><br />
<span style="font-size: x-small;">Un bacio prima di andar via,<br />Malinconica stagione.<br />Sono certa che tu sia<br />Sempre stata la migliore.</span><br />
<span style="font-size: x-small;"></span><br />
<span style="font-size: x-small;">Sento la depressio, depressione estiva<br />Ho la depressio, depressione estiva,<br />Ho la depressio, depressione estiva<br />ah, ah-ah, ah, ah<br />...</span><br />
<br />
Come vedete questo lavoro è ancora incompleto e da rivedere in più punti. Ma parallelamente sto mettendo mani anche una parodia della stessa canzone, tutta incentrata sulla piaga universitaria della sessione estiva. Cosa non si fa pur di non studiare.<br />
<br />
<span style="font-size: x-small;">Wish me good luck before I go,<br />Summertime <em>session</em>.<br />I just wanna you to know,<br />that, mommy, I'll do my best.<br />[...]<br />I've got the summertime, summertime session.<br />Got the summertime, summertime session...<br />Ah, ah-ah, ah, ah</span><br />
<br />
Sì, lo so cosa state pensando... <br />
E' meglio che torni di corsa alla mia torre e ci dia dentro con lo studio. Farò il possibile per rimanere concentrato, anche se... (coro lirico)<em> quando sembra che... non succeda più, ti riporta via... come la marea...</em> la voglia di cazzeggiar!Raffyhttp://www.blogger.com/profile/03652338592464001866noreply@blogger.com16tag:blogger.com,1999:blog-4435219709283260708.post-49467266209819126712014-06-05T19:01:00.001+02:002014-06-17T12:23:50.354+02:00Cornuta e contenta<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-WGkQ5-n1gvc/U5BkILWy2xI/AAAAAAAAC_M/4hHH777r8D8/s1600/malefica4.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-WGkQ5-n1gvc/U5BkILWy2xI/AAAAAAAAC_M/4hHH777r8D8/s1600/malefica4.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #444444;">So che è sbagliato, so che tutti ne hanno sparlato, ma io dovevo proprio </span><span style="color: #444444;">vederla </span><br />
<span style="color: #444444;">Angelina</span><span style="color: #444444;"> Jolie con due etti di corna in testa...</span></td></tr>
</tbody></table>
Non so da dove venga, questa mania di rimodernare fiabe già belle così come sono. Credo da uno strano miscuglio di nostalgia e <em>gigioneria</em>. Questa volta tocca a <em>La Bella Addormentata</em>, storia tra le più amate, interpretata a seconda dei casi come un'allegoria del ciclo delle stagioni o come metafora del conseguimento della maturità sessuale femminile (la puntura dell'ago rappresenterebbe il menarca), anche se a me tutta questa insistenza sul fuso degli arcolai fa pensare che possa essere stata anche una specie di pubblicità progresso medievale contro i pericoli del tetano.<br />
Di questa biografia inedita di Malefica, la stilosissima strega cornuta, si è detto così tanto e se n'è parlato così male che tutto sommato mi aspettavo di peggio. Il film è di gran lunga migliorabile, ma ho trovato interessanti alcune intuizioni, come le origini "naturalistiche" di Malefica nei panni di fata protettrice della brughiera. La "benefica" <em>baby</em>-Malefica (per quanto sia già parecchio inquietante con quelle ali giganti e le corna da caprone) vive a stretto contatto con la terra, in un mondo ancestrale e panteistico. La sua graduale trasformazione in "cattiva" ricorda un po' la diffamazione subita dagli dèi pagani nel processo di cristianizzazione della società: per la regola secondo cui le divinità dei popoli vinti tendono sempre a diventare diavoli per i vincitori, la splendente Diana, ad esempio, da dea della caccia e dei boschi, è divenuta la protettrice delle streghe, che, a loro volta, non sono altro che le giovani sacerdotesse pagane trasformate in vecchie megere. Allo stesso modo le corna, considerate simbolo di fertilità, sono passate a cingere la testa del Diavolo, la cui figura è in tutto e per tutto modellata su quella di dèi campestri e "bestiali" come Pan/Fauno, che il Cristianesimo si è affrettato a demonizzare proprio perché incarnavano la forza incontrollabile della natura. Questa velata contrapposizione tra anarchia pagana e rigore cristiano, per quanto assente nella storia che tutti conosciamo, sembra adattarcisi benissimo se consideriamo che il primo atto malvagio di Malefica è rovinare una festa di battesimo!<br />
Non mi spiego, però, perché chiamarla Malefica anche quando è ancora una fata buona. Non sarebbe stato più opportuno un cambio di nome, un po' come l'angelo Lucifero, che a partire dalla sua caduta è noto come Satana?<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-YXuQGi06Ev8/U5CAP1UnWaI/AAAAAAAAC_o/8Po8oAfhDAU/s1600/maledemon.png" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-YXuQGi06Ev8/U5CAP1UnWaI/AAAAAAAAC_o/8Po8oAfhDAU/s1600/maledemon.png" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Non so cos'avessero in mente quelli della Disney, ma quando Angelina ha spiegato le<br />
ali ho pensato con un brivido al terrificante <em>Lucifero</em> di Franz von Stuck e alle incisioni<br />
di Gustave Doré per il<em> Paradiso perduto</em>. </td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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Sedotta, abbandonata e tradita da quella che credeva il suo principe azzurro (le corna le aveva già da prima, però), la fata incattivita si vendica gettando una terribile maledizione sulla piccola Aurora. E fin qui, più o meno rimaniamo sui binari della storia. Senonché Malefica si rivela ben presto una cattiva poco convinta, divisa tra sete di vendetta e rimorso. Un'antagonista <em>voyeurista</em>, che spia l'innocente principessa in attesa che si compia il maleficio ma non si azzarda a torcerle un capello. In altre parole, prende tempo. La ragazza, intanto, vive inconsapevolmente una specie di Truman Show, giostrato da Malefica, che, come un qualsiasi spettatore di Sky, mette "in pausa" Aurora quando vuole, la riprogramma, alterando a piacere il suo ritmo sonno-veglia, finché - sorprendentemente - il suo rancore comincia a sbollire e si fa strada un'insospettabile simpatia per la "bestiolina"...</div>
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Insomma, anche senza badare alle corna e alle ali, risulta chiaro che questa Malefica è un personaggio ibrido e complesso. Solo di tanto in tanto balugina il sarcasmo del suo corrispettivo animato. Rispetto al film del 1959, infatti, la Malefica impersonata da Angelina Jolie è molto più istintiva. E' sì crudele, ma come può esserlo un bambino o Madre Natura, per tanto è tutt'altro che incapace di amare.</div>
L'interpretazione della Jolie, quasi inutile dirlo, è magnifica: si sarebbe potuto fare a meno di un bel po' di battute patetiche e della voce narrante, e lasciar parlare solo il suo volto ossuto. <br />
A quanto sembra, comunque, il <em>cachet</em> della signora Pitt sarà stato talmente esorbitante da non permettere di ingaggiare alcun altro attore decente. Elle Fanning è un'addormentata non poi così bella e le doti recitative di attrici di prestigio come Imelda Staunton non riescono a distrarre dal fatto che il ruolo delle Fate Madrine non abbia granché senso in questa riscrittura della storia, visto che non si capisce nemmeno da che parte giochino.<br />
A proposito di fate, personalmente avrei falciato senza pietà tutto quel brulicante sottobosco di folletti deformi, mostri vegetali, elfi alieni e tutti gli altri rimasugli di <em>Avatar</em> e <em>Il Signore degli Anelli</em>. Gli scenari virtuali hanno fatto il loro tempo: non se ne può più. E la cosa peggiore è che tutto questo guazzabuglio di <em>pixel</em> è associato a scene incantevoli che sembrano incise da Gustave Doré (le vedute aeree di Malefica in volo) o ancora dipinte da un preraffaelita (specie le sequenze più cupe, come quelle in cui la strega vaga sola e ferita per i campi, o ancora quando Aurora sgonnella per prati e boschi.) Insomma, per la prossima volta, meno 3D e più John William Waterhouse!<br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-w0-4BSELPD4/U5CBFtP1dOI/AAAAAAAAC_4/j5VkELifEPw/s1600/waterhouse.png" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-w0-4BSELPD4/U5CBFtP1dOI/AAAAAAAAC_4/j5VkELifEPw/s1600/waterhouse.png" height="251" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #444444;">Un'<em>Ofelia</em> di John William Waterhouse. Quando si tratta di dipinge fanciulle che <br />vagabondano sconsolate per le selve, a Waterhouse non lo batte nessuno.</span></td></tr>
</tbody></table>
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<em>Maleficent</em> è un film che lascia perplessi. Tutto ciò che possiamo fare è tenere bene a mente che non si tratta de <em>La Bella Addormentata</em>, ma di un'altra fiaba, indipendente dall'originale. Ammesso che ci sia un'originale, visto il passaggio da un anonimo francese a Basile, da Perrault a Grimm, da Tchaikovsky a Walt Disney, con variazioni spesso scioccanti. <br />
In <em>questa</em> fiaba la morale ruota intorno alla fiducia, e re e principi azzurri fanno una magra figura, tutto a vantaggio della solidarietà tra donne. Assistiamo ancora una volta ad una rivalsa contro la matrice certamente patriarcale delle <em>folk-tales</em>, un processo di revisione femminista della fiaba già cominciato negli anni Settanta da Angela Carter e recentemente ripreso sempre più spesso al cinema (basti pensare al finale di <em><a href="http://il-te.blogspot.com/2013/12/a-volte-vale-la-pena-di-sciogliersi-per.html" target="_blank">Frozen</a></em>.) <br />
In attesa di sentire la vostra e capire io stesso se debba ritenerlo o no un film da ricordare, ci dormo su, ascoltando la <em>cover</em> di <em>Once upon a dream</em> di Lana del Rey, che con la sua voce velenosa culla gli spettatori rimasti seduti a guardar scorrere i titoli di coda e li trascina dolcemente in sogni al cloroformio...<br />
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<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/TZ44x0GnKh4?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
Raffyhttp://www.blogger.com/profile/03652338592464001866noreply@blogger.com10tag:blogger.com,1999:blog-4435219709283260708.post-88824770168958942522014-05-26T19:01:00.000+02:002014-05-26T21:09:48.766+02:00Pubblicità insopportabili #33 - Stro...<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
Non si può dire che questi siano <em>spot</em> freschi di giornata - ho cercato di ignorarli il più possibile - ma dato che insistono a volerli trasmettere, non posso più tacere.</div>
La mia prima tirata di capelli va alla tizia spocchiosa della Sunsilk Liscio Perfetto. L'Eletta, l'unica depositaria del segreto di una chioma perfetta, esclusiva confidente di Yuko Yamashita. <br />
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"Sono pronta" cinguetta la modella, con una giravolta, come aspettandosi uno scroscio di applausi. </div>
"Ma hai ancora i capelli bagnati!" si scandalizza la sua amica, vergognosamente disinformata sugli ultimi progressi della tecnologia giapponese in fatto di <em>shampoo</em>. "Se non li asciughi diventeranno crespi!" (Mia nonna aggiungerebbe anche "Ti verrà il mal di testa e da vecchia rimarrai paralizzata dai reumatismi.")<br />
L'altra la guarda con un enigmatico sorrisetto da Gioconda. "No, io ho un segreto" sogghigna, sorniona, mentre con una mano si alliscia una lunga ciocca e le lancia uno sguardo di sufficienza mista a divertita commiserazione. Sarà quel vestito accollatissimo color Quaresima... ma ha proprio l'aria di benevola, splendente superiorità tipica di una madre superiora che guarda una novizia.<br />
Ci terrei che vi soffermaste insieme a me sul suo sguardo:<br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-9kzCHPxOLTk/U4B0k-IgUxI/AAAAAAAAC-Y/XRz3RiC3MgY/s1600/poveraingenua5.png" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-9kzCHPxOLTk/U4B0k-IgUxI/AAAAAAAAC-Y/XRz3RiC3MgY/s1600/poveraingenua5.png" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #444444;">"No, io ho un segreto."</span></td></tr>
</tbody></table>
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Non possiamo sapere con assoluta certezza cosa stia pensando in questo preciso momento, ma è evidente lo sforzo da lei compiuto per non scoppiare in una fragorosa risata di scherno. Probabilmente avrà fatto di tutto per rimanere concentrata sui pensieri più tristi - catastrofi di immani proporzioni, le doppie punte, la tinta arancione di Simona Ventura - pur di trattenere la ridarella. Ecco alcune mie ipotesi su quale pensiero possa aver mai attraversato la mente di questa Morticia in abito cardinalizio: <br />
2. Tranquilla, non sto ridendo di te... aspetta, no, forse un po' sì;<br />
2. Povera scema... fai pietà ai calvi;<br />
3. I miei capelli? Crespi? Come se le leggi della fisica non riguardassero solo voi sciatte mortali...<br />
4. Tesoro, ricordami perché siamo ancora amiche...<br />
6. Ma dove l'hanno presa 'sta sguattera? <em>Poraccia</em>, sei a malapena degna di fare i boccoli a Scanu...<br />
7...<br />
Sono aperto alle vostre interpretazioni...<br />
La ragazza vestita di celeste e giallo Paint, intanto, beatamente ignara di tutto questo po' po' di sotto-testo, brilla della luce riflessa dai fluenti capelli della sua amica Maria Maddalena. <br />
Che poi, a guardarli bene, non sembrano nemmeno capelli veri. Per me è una parrucca di fibre ottiche. <br />
A proposito di fibre, indovinate poi chi altro mi sta sullo stomaco? Quelli di Stroili. Già il nome della ditta mi fa pensare a una digestione un po' sofferta...<br />
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<em>Quando mandano in onda questo </em>spot <em>inaspettato, la smorfia que fascio</em>...<br />
Non so se mi infastidisca di più il doppiaggio finto-francese di Camille Lacourt o l'enfasi e l'espressività della <em>material girl</em>, che ammette: "Vorrei un anello con un brillante <em>gigantesco</em>... sto scherzando... no-no, è vero" (potrebbe vincerne uno a <em>poker</em>: ha un talento naturale per il <em>bluff</em>.)<br />
Il segreto per rendere questa pubblicità meno insopportabile? Provate a riguardarla e a sostituire ogni "Stroili" con "<em>stronzi</em>." Non so, ma dopo averlo fatto io mi sento un re. Mi sembra di rinascere <em>cervo a primavera</em>. "<em>Stronzi</em>... <em>stronzi</em>... <em>stronzi</em>..."Raffyhttp://www.blogger.com/profile/03652338592464001866noreply@blogger.com6