Stazione ferroviaria di Toledo, Castiglia-La Mancia |
Immaginate di svegliarvi in una camera d'hotel, accendere il televisione (quasi per sport) e imbattervi in qualcosa di simile:
Ora come ora mi conosco meglio di chiunque altro, e so già quel che devo fare. Per questo ora che, con la menopausa, sento che il mio corpo fa un po' il pazzerello, sto più attenta alla mia salute e prendo Savia di Danone. E' una ricetta ideale per me, l'unica con un alto contenuto di proteine di soia, pochi grassi e senza zuccheri aggiunti. Non potete immaginare quanto sia buona, finché non la provate!
Con la menopausa, io scelgo Savia.
Con la menopausa, io scelgo Savia.
Non so se mi faccia più ridere la vocetta da svampita di Verónica, i suoi grandi occhi spiritati, oppure le vampate di calore che la colgono proprio nel momento in cui inizia a parlare di "menopausia". Due interrogativi mi si sono subito parati davanti, impedendomi di pensare ad altro: cos'è Savia e, soprattutto, chi è questa bellezza in bicicletta, Verónica Forqué? Probabilmente sono la risposta italiana a (rispettivamente) Danaos e Stefania Sandrelli. Noi abbiamo Stefania, passata dai film osé alle ossa, gli spagnoli, invece, si sorbiscono Verónica... che forse qualcuno ricorderà per il ruolo della prostituta Cristal in Che ho fatto io per meritare questo? (1984) di Pedro Almodóvar. In effetti il titolo del film sembra preannunciare il crudele destino dell'attrice: scappata in bicicletta dalla casa di riposo, Verónica decide di riposarsi sotto un albero, immersa in un mare di fiori gialli... a parlare da sola, lodando le virtù dello yogurt di soia rubato dalla mensa della succitata casa di riposo.
Vista la mia intolleranza al sempre odiato succo di mucca, uno yogurt di soia take-away l'avrei gradito anch'io, ma il buffet dell'hotel ne era vergognosamente sprovvisto, così io ho dovuto farne a meno e contare sulle mie sole forze per affrontare l'unica gita fuori Madrid del nostro viaggio: Toledo. "La Gerusalemme spagnola", incastonata su sette colli e bagnata dal Tajo, offre un panorama mozzafiato (che è possibile ammirare da un'interminabile scalinata, anch'essa mozzafiato - ma qui in senso letterale. Naturalmente abbiamo scoperto solo una volta raggiunta la cima che c'era anche un ascensore: un classico.)
Salvo l'imponente e ricchissima cattedrale, i luoghi d'interesse non sono poi granché interessanti, a meno che non vogliate liberarvi il portafoglio degli ultimi fastidiosi spiccioli.
E' stato qui, a Toledo, comunque, che io e mio zio Domingo, visti i continui battibecchi sulle vie da intraprendere, abbiamo elaborato un nuovo metodo, estremamente sofisticato, per raggiungere facilmente le maggiori attrazioni del luogo: seguire i gruppi di griffatissimi giapponesi, che, a quanto pare, non vanno neanche agli aseos (al bagno) senza una guida turistica, possibilmente loro connazionale.
Tornati a Madrid, decidiamo di concederci un'ultima domenica all'insegna del relax, anche se non è facile rilassarsi quando qualcuno (io) si è messo in testa di andare a caccia di libri antichi nel Rastro, il mercatino delle pulci madrileno noto per i frequenti scippi. Dopo aver rovistato tra volumi polverosi con la foga di un tossicodipendente per un'intera mattinata, rinuncio al mio agognato classico spagnolo (di trattati scientifici e filosifici in francese, chissà perchè, ce n'era una marea), ma a quel punto interviene salvifica mia sorella, che mi telefona dall'Andalusia per comuncarmi, fiera, di avermi comprato una vecchia edizione di una tragedia di García Lorca e un nuovo, misterioso best-seller fantasy caldamente raccomandato da El País.
Soddisfatto dalle straordinarie capacità d'acquisto di mia sorella, decido di sgattaiolare al supermercato più vicino per una empanada al tonno, quando due spagnoli mi chiedono dov'è Plaza de Tirso de Molina...
La cosa straordinaria è che ho saputo fornire loro le giuste indicazioni (io, che ho bisogno del tomtom anche per perdermi.)
La cosa straordinaria è che ho saputo fornire loro le giuste indicazioni (io, che ho bisogno del tomtom anche per perdermi.)
Poco dopo un tizio, anche lui spagnolo, mi domanda se "quello laggiù è il Municipio".
Per qualche secondo, ai loro occhi sono stato madrileno. Per qualche meraviglioso secondo, mi sono spogliato dalle antipatiche vesti di guiri ("il classico straniero con un'aria strana") e mi sono sentito un vero gato ("gatto", il soprannome degli abitanti di Madrid). Potete immaginare l'emozione! Più o meno pari a quella che ho provato quella volta che mi hanno scambiato per un commesso di Zara, o quando una signora mi disse che avevo gli stessi occhi di Flavio Insinna (so' soddisfazioni!).
Ecco uno scorcio della cattedrale dell'Almudena, estremamente anonima (specie all'interno). Ho inserito questa foto solo perchè ne sono schifosamente fiero: non sembra una cartolina? (assecondatemi) |
Mi mancherà davvero, la rumorosa Madrid (così è stata definita da quel Brontolo di mio padre). Mi mancherà ognuno dei suoi rumori caratteristici: i rami degli alberi gracchianti di pappagalli lungo il Paseo del Prado, i cori notturni dei tifosi del Real Madrid ( ♪ ¿Cómo no te voy a querer? ♫) sotto la finestra della mia stanza, il sottofondo del telegiornale spagnolo che mio padre seguiva assiduamente in attesa che arrivasse il suo turno per la doccia, il lamento del mendicante appostato a Puerta del Sol, senza contare i tormentoni musicali del mio cuginetto Juanito (hit italiane intramontabili come Nostalgia canaglia di Al Bano o Torero Camomillo, il matador tranquillo...)
Il rumore di cui invece non sentirò mai la mancanza è l'imbarazzante applauso dei passeggeri italiani al momento dell'atterraggio. Ma probabilmente l'imbarazzo maggiore me lo sono procurato da solo quando, al momento di sbarcare, non riuscendo a sollevare il bracciolo del sedile (cosa che mi era già capitata all'andata), ho esclamato, ingenuamente: "Oh, ma perchè a me non si alza mai?!".
Vi lascio immaginare l'ilarità che questa mia infelice uscita ha provocato tra i (maliziosi) passeggeri.
Scendo dall'aereo col capo chino, con l'afa peucetica che mi dà il bentornato a casa.
Scendo dall'aereo col capo chino, con l'afa peucetica che mi dà il bentornato a casa.
ahahaha Raffa, ma il prossimo anno ti ingaggio come guida turistica, con tutta la famiglia al seguito. La descrizione dei quadri è degna del miglior Sgarbi (in veste di critico) e il tuo spagnolo è praticamente madrelingua. Mi ha fatto davvero divertire...
RispondiEliminaPS: ma anche in giapponese 'straniero' si dice gaijin...pare un po' spagnolo, non trovi?
Ahahaha ti ringrazio, sono sicuro che non ti annoieresti. Magari avresti un paio di crisi di nervi, ma di sicuro sarebbe una vacanza da non dimenticare!!! :D
EliminaSono felicissimo di averti divertito e grazie per i complimenti (troppo, troooppo buona) *____*
Davvero si dice gaijin? La pronuncia sarebbe del tutto diversa, immagino, ma come parola scritta in effetti ha un sapore ispanico-moresco :D
Grazie ancora e un bacione!!! *___*
Sono rimasta basita dalla donna barbuta. Ma che paura..
RispondiElimina(comunque odio l'applauso dei passeggeri.. è una cosa tremendamente italiana)
Non dirlo a me! Sono rimaso a fissarla per mezz'ora, convinto che dovesse esserci un errore... invece no O____O
EliminaCredo che il mio povero cuginetto sia rimasto traumatizzato a vita (e lui è uno tosto: ce lo siamo portati dietro anche nei quartieri a luci rosse di Amsterdam, eh)
:D
(l'applauso dovrebbe essere proibito per legge)
io con la menopausa mi prenderei un bel toy boy... altro che Danone...
RispondiEliminaBe', penso che la cosa dia gli stessi benifici di Savia! :D
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