Ariston in greco significa "il meglio." E dopo quello che abbiamo visto ieri, figuriamoci se fosse stato il peggio...
Iniziamo dal conduttore né carne né pesce, la cui carnagione gianduia è praticamente l'unica nota di colore che sia in grado di apportare ad una qualsivoglia trasmissione televisiva. Poi avete notato che Conti non ha il bianco degli occhi? O forse è un difetto del mio televisore? Io vedo solo le pupille nere, ma non la sclerotica. Sembra Brock, quello che allena Pokémon di tipo pietra. Neanche a farlo apposta, al suo fianco ha delle vallette rigide come statue (la più sciolta e rilassata è la fidanzata di Bova.) Emma Bovara è costretta a strizzare gli occhi per "vedere meglio" il gobbo, mentre Arisa fa la sua comparsa con un bellissimo vestito da Cappuccetto Rosso (le tette cascanti, però, sono della nonna.) Rocío Muñoz Morales, trasformata per l'occasione nel perfetto stereotipo della muchacha spagnola, è imballata nella plastica rossa come una bambola non approvata dall'UE e confiscata dalle fiamme gialle.
Se dovessi scegliere "il peggio" della serata, non ho dubbi: il mini-Family Day con la famiglia Anania, che forse sarebbe più preciso chiamare colonia, visto che è composta da ben diciannove membri (sedici figli, una mamma esausta, un papà e il suo fecondo membro.) Se Fazio aveva portato a Sanremo un po' di modernità, ieri siamo tornati indietro nel tempo alla celebrazione catto-fascista dell'italica prolificità, con la beatificazione di questa famiglia che ha deciso con grande coraggio di iniziare un solitario boicottaggio della Durex. Come se figliare fosse un merito particolare. Portavoce della comitiva di consanguinei è ovviamente il padre di famiglia, l'unico microfonato, che parla come un vangelo stampato, nomina una decina di volte lo Spirito Santo e la Provvidenza (senza menzionare invece la previdenza sociale) e ci tiene a far sapere che loro sono una "Famiglia normale. Ciò che è straordinario è la presenza di Cristo tra noi." Il pubblico impellicciato applaude estasiato al sentir nominare il nome di Dio, mentre la telecamera riprende uno dei figli, probabilmente Quattordicesimo, che sbadiglia senza ritegno. Immagino che questo intervento sia un contentino offerto al Vaticano per compensare la presenza di Platinette, l'ospitata preannunciata di Conchita Wurst e il medley di Tiziano Ferro, con quella sua peccaminosissima giacca troppo aderente sugli avambracci.
Per quanto lo preferisca di gran lunga quando tace, sono bastate due note di Sere nere per riportarmi con la mente alle Medie e ai miei primi, timidi balli lenti, o ai compiti in classe di matematica del liceo, quando il Siani della IIIB si vedeva recapitare minuscoli bigliettini che lo supplicavano di scrivere in fretta l'espressione, a pochi minuti dal suono della campanella, e lui, disperato, cantava: "Eeeeh non c'è tempo, non c'è spazio, mai nessuno capirà!"
Le canzoni del Tiziano nazionale, d'altronde, come quelle della Pausini, si conoscono a memoria, anche e soprattutto quando le si odia. I suoi testi si sono infiltrati subdolamente nel mio parlare quotidiano. Non c'è sabato sera che non dia voce ai miei languorini ricalcando le sue parole: "Andiamo in un bar, che dite? Io ho voglia di qualcosa di dolce... o qualcosa di raro... o magari un eheheheh." L'incanto della nostalgia però s'infrange presto con il nuovo - rigorosamente asessuato - inedito. Avrà fatto coming out, ma Ferro continua a scansare a tutti costi pronomi o aggettivi rivelatori.
Rocío Relativo |
Alessandro Siani, col suo taglio di capelli mesSianico, contribuisce a questa fiera dell'ipocrisia sparando una battutaccia su un bambino in sovrappeso seduto in prima fila come non avrebbe fatto nemmeno Mike Buongiorno a Genius, salvo poi fare ammenda pubblicando una foto con la sua giovane vittima su Twitter.
Sotto lo sguardo sempre più scocciato di Arisa, ora in un originalissimo outfit a metà tra Olivia e Suor Gertrude, prosegue stancamente, canzone dopo canzone, la messa cantata che continuiamo volenterosamente a chiamare "Festival". Lara Fabian, la Celine Dior dei poveri, dice di sentire delle voci celesti come Giovanna d'Arco e si propone di "dar voce a chi voce non ne ha." Persino la mia pur adorata Malika Ayane ammonisce cantilenando "Non desiderare, non desiderare..." Cosa, la roba d'altri? Be', può stare tranquilla, non credo che qualcuno potrebbe mai invidiarle quello straccio rosso che si è messa addosso: tra l'abito pre-maman e l'apparecchio ai denti sembrava di guardare 16 anni incinta su MTV.
Quanto agli altri intermezzi musicali, mi hanno colpito come un sottofondo lounge in ascensore. Di Nek ricordo solo i favoriti da Wolverine, mentre degli altri relitti, a partire da Britti, non conservo memoria alcuna. L'unico motivo orecchiabile è quello di Chiara Galiazzo, per una volta vestita decentemente, da signora in giallo dei Ferrero Rocher. Peccato per il testo che propone un altro viaggio interstellare: ora vaneggia di voler salire sempre più su, fino al paradiso, mentre due anni fa pretendeva che qualcuno la portasse a "bere oltre le stelle". Si vede che è della generazione di quelli che, come me, sono cresciuti a pane e Sailor Moon. E neanche Annalisa scherza con Una finestra tra le stelle, che poi, a proposito di stelle e cartoni, con quella coda di frange e gli uccelli d'oro sulla giacca pare il Cosmopavone.
Ancora, i Dear Jack stonano banalità illuminate da "stelle" e "tramonti" nella loro Il mondo esplode tranne noi (e viene da rispondere "peccato!") Io proporrei una nuova versione del Festival, che unisca la gara canora al mio gioco da tavola preferito, Sanremo Tabù: una botola si apre sotto i piedi dell'incauto cantante che si azzardi a pronunciare parole come "stelle", "sole", "cuore" o "amore." A questo gioco riuscirebbero benissimo Grazia Di Michele e Mauro Coruzzi, che ci stupiscono con paroloni come "corrivo", "guado", "crisalide" e "iconoclasta":
"...Ma questo qui è il mio corpo benché cangiante e strano
Di donna dentro un uomo eppure essere...umano
Sfogliando le parole di questa età corriva
Divento moralismo e fantasia lasciva
Crisalide perenne costretta in mezzo al guado
Mi specchio alla finestra e sono mio malgrado
Io non so mai chi sono io per la gente
Coscienza iconoclasta volgare e irriverente
Ma questo è solo un corpo il riflesso grossolano
Di donna o forse uomo comunque essere umano..."
Platinette riprende il disgraziato filone della canzone autobiografica, tristemente inaugurato da Emanuele Filiberto. Per quanto possa essere sentito e sofferto, però, il messaggio è troppo esplicito perché il brano possa essere poetico.
A fine di questa allegra serata, sempre seguendo la scaletta approvata del parroco, non manca il ricordo dei cari defunti, con il karaoke da harakiri di Emma e Arisa che cantano Il carrozzone in memoria dei musicisti che ci hanno lasciato.
Cosa trarre da questa prima puntata? Io penso di aver dedotto la seguente morale, divisa in tre punti:
1. E' dovere di ogni buon italiano metter su famiglia, quanto più numerosa possibile (famiglia Anania);
2. L'uomo non può separare ciò che Dio ha unito (Al Bano e Romina);
3. Chi è sessualmente confuso o soffre per la propria diversità deve sopportare stoicamente le prove a cui la Divina Provvidenza lo sottopone e va compatito, perché dopo tutto è pur sempre un essere umano (Platinette.)
Almeno questo è quello che ho capito io.
Anche Carletto e le sue vallette, comunque, hanno sentito il bisogno di tirare le somme prima dei saluti, elencando, tra battute pietose e risate forzate, i motivi per cui fanno Sanremo. Il motivo per cui io faccio un post su Sanremo? Perché tra uno sbadiglio e l'altro almeno ho qualcosa a cui pensare per ammazzare il tempo.
Maaaaaaa!!! Mai stato così duro :p
RispondiEliminaMentre leggo mi sembra di sentire il tuo tono serio e impietoso, come se fossi la Provvidenza scesa in terra a ridestare le menti buie di questo festival! Bravissimo Bobo :*
Mi hai divertita, nonostante alcune uscite di ieri sera facevano solo piangere!
Grazie bobo, sono i tuoi commenti ad essere provvidenziali! :* Non ci resta che aspettare stasera e tremare...
EliminaAd "Una bambola non approvata dall'UE" sono morta! XD
RispondiEliminaMa chi sarebbe questa famiglia così prolifica e illuminata? Devo fare delle ricerche.. io manco sapevo fosse iniziato il festival.
Ahahahah non so proprio da dove siano andata a prenderla. A me paiono Cletus e Brandine dei Simpson, i buzzurri con cento figli...
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