giovedì 6 settembre 2012

Todo sobre mi Madrid (capitolo primo)

Plaza de la Cibeles
Forse non sarà la scelta più originale, visto che la Spagna è stata proclamata ufficialmente la meta turistica più amata dagli italiani, alla pari con le isole greche, ma ci tengo a precisare che avevo quattro motivi importantissimi per trovarmi a Madrid questa estate, oltre che visitare ogni singolo museo, chiesa, parco, palazzo o monumento madrileno mai edificato. Questioni di vitale importanza:
  1. Procurarmi una bottiglietta di Bezoya, la miracolosa acqua spagnola a basso livello di mineralizzazione (di cui vi ho ampliamente parlato nell'ultimissimo episodio di Pubblicità insopportabili), per seguire le gloriose orme della profetessa Marta, custode del sacro mantra si algo puede salir bien, saldrá bien ("se qualcosa può andar bene, andrà bene");
  2. Pig-watching. La mia amica Angy è riuscita a immortalare, in quel di Valencia, un porcellino da passeggio, meglio conosciuto come maiale nano vietnamita o maialino pancia a tazza, un animale da compagnia, amatissimo (solo) in Spagna, che mia madre non mi permetterebbe mai di tenere in casa (credo che allevare un maialino nano sia l'unico vero motivo valido per cui dovrei andare a vivere da solo). Tra gli obbiettivi principali del mio viaggio, quindi, senz'altro quello di fotografare una di queste adorabili creature, sculettanti per la calle con le loro code ricciute e portate placidamente al guinzaglio dai loro orgogliosissimi padroni (trovo piuttosto inquietante, però, che la Spagna vanti un'ampia produzione di carne suina e al contempo abbia eletto il maialino nano come sua mascota preferita).
    Facendo ricerce sui maialini vietnamiti, mi sono imbattuto in un articolo a dir poco straziante: un giovane studente spagnolo, in Erasmus a Firenze, si disperava per aver smarrito il suo amatissimo Panceta, che definiva come il suo migliore amico, un "piezz'e core" (traduco testualmente "pedazo de corazón"). Non sono riuscito a scoprire come sia andata a finire questa triste vicenda, ma spero vivamente che il povero Panceta non sia stato trasformato in chorizo...
    Se qualcuno dovesse averne notizia, vi prego di farmelo sapere!
    Io intanto consulto l'archivio di Studio Aperto: non possono essersi lasciati sfuggire un caso di rilevanza internazionale come questo.
  3. Esercitarmi un po' con lo spagnolo in vista dell'appello di settembre e dimostrare ai miei compagni di viaggio (una ciurma di parenti e amici di famiglia di età compresi tra 10 e 50, con una media di 40 anni) che per parlare in spagnolo non basta aggiungere una "s".
Quante di queste missioni sono riuscito a portare a termine? Purtroppo non la seconda. A consolarmi resta solo il ricordo del maiale a guinzaglio che intravidi dal finestrino dell'autobus a Cadice, qualche anno fa. In realtà , però, non è stata una bella visione: era tutto zanne e peli. Credo fosse un vero e proprio cinghiale, se non un facocero. In ogni caso non poteva essere un cane, neanche se vittima delle più mostruose mutazioni genetiche.
Quanto al terzo obbiettivo, posso dire che ci siamo, più o meno. Dopo scene di isteria al momento di ordinare la cena, e dopo aver ripetuto per un'intera settimana che "ll" si pronuncia come la "i" semivocalica di "ieri", credo di aver fatto valere le mie tesi. Se dovessi sentire ancora una volta la parola paella pronunciata "payella", penso proprio che mi metterei ad urlare. Ma di questo ne parlerò meglio in seguito...
So già qual è la domanda che morite dalla voglia di farmi...
Trascino il mio trolley per il pavimento marmoreo dell'Hotel Carlos V (grazioso albergo in stile Siglo de Oro, a due passi da Plaza de Puerta del Sol), afferro dalle mani del concierge il pesantissimo portachiavi a forma di armatura medievale, attraverso il corridoio pieno di arazzi dagli scenari arcadici, entro nella mia stanza, apro l'anta del mini-bar e...
Potete ammirare la mia mano cinta di quadrifogli di macramè stringere trionfante
una bottiglia di Bezoya. Poi ci sono io che guardo alla finestra imitando Marta,
e infine una peccaminosissima inquadratura delle mie labbra avide di Bezoya.
Eccola lì. Sfavillante di luce propria. Una bottiglietta di purissima, altissima, levissima acqua Bezoya. Che aspetta solo me. E allora mi dico: sì, se qualcosa può andare bene, andrà bene. Riuscirò a sopravvivere a questa vacanza.  Malgrado le stranezze, le ossessioni e le manie di certi compagni di viaggio, in primis... i miei genitori. Mia madre, le cui doti nell'arte della socializzazione sono ormai leggendarie: datele cinque minuti di tempo, e vi saprà dire vita, morte e miracoli di tutti i passeggeri in attesa al gate. Non avevo neanche fatto in tempo a superare il metal detector dell'aeroporto di Bari, che lei già mi aveva rimediato una coppia di anglo-spagnoli con cui fare conversazione forzata. Perchè la regola è: se sai parlare una lingua, devi necessariamente parlarla, anche se non hai proprio un bel niente da dire.
Poi c'è mio padre, altrimenti detto l'Ansia incarnata. Per lui la vacanza è una specie di tortura. Vivrà constanemente nel terrore di non trovare più portafoglio e documenti, di perdere l'aereo o di rimanere imbottigliato in metropolitana per disguidi tecnici. Per evitare il peggio, è sempre bene mettergli in mano una carta geografica da studiare e presentarsi all'aeroporto almeno quarantott'ore prima, per non correre rischi. Insomma, lui riprenderà a respirare solo quando potrà accuattarsi nella sua conca impressa sul divano di casa.
Prado 1. Premettendo che il presente è solo un resoconto personale del mio viaggio a 
Madrid, non posso non spendere qualche parola sul magnifico Museo del Prado.
Dato l'immenso numero di opere che mi hanno entusiasmato, ho dovuto soffermarmi solo
su quelli che, per me, sono i big della collezione: Velázquez, Goya e Bosch
(di quest'ultimo parlerò in seguito).  Prossimamente, però, se dovesse interessarvi,

potrete dare un'occhiata ai miei appunti sulla visita del Museo.
In alto Las meninas (Le dame di compagnia) l'inconsueto e contorto ritratto della
famiglia di Filippo IV, che dà all'osservatore la sensazione di trovarsi a posare per
Velázquez, (autoritrattosi davanti a una tela), sotto lo sguardo imperscrutabile dell'infanta
Margherita. In basso: Las hilanderas (Le filatrici
 o la favola di Aracne), opera metartistica
dove Il ratto di Europa di Tiziano si trasforma nell'arazzo con cui la mortale
Aracne sconfigge in abilità la dea Atena. Insieme ai celebri ritratti di Filippo IV

(tutt'altro che una bellezza), mi ha colpito Il ritratto del buffone Sebastián de Morra
per la sua straordinaria somiglianza col "Folletto" de Il Trono di Spade, ma
soprattutto La fucina di Vulcano e il Trionfo di Bacco, dove i miti vengono attualizzati
e "sporcati" di quotidianità, con modelli presi dalla strada.
 
Mio padre, poi, è l'unico uomo al mondo che adora chiedere indicazioni stradali. Non farebbe altro per tutta la vita. La sua vera passione, però, quello che gli fa davvero battere il cuore, sono gli Sportelli Informativi. Così come le tartarughine appena uscite dall'uovo tendono istintivamente verso il mare, così mio padre è naturalmente attratto dai Centri di Informazione Turistica. Il bello, però, è che poi si vede puntualmente costretto a chiamarmi in veste di mediatore linguistico, visto che solo pochi eletti sono in grado di capire la sua strana lingua creola, nata dall'incontro-scontro tra italiano, dialetto barese, francese stentato, neanderthaliano (grugniti vari), più rare perle di inglese (smoking, per lui, significa "sigaretta", tanto per fare un esempio) e di spagnolo creativo (il suo peculiare adattamento fonetico trasforma l'ormai banale "¡Hola!" in un inedito e amichevole "Huelà!")
Una volta chieste inutili informazioni allo Sportello Informativo, ci dirigiamo verso il Museo del Prado, la meta da me più attesa. Durante il tragitto, i miei compagni di viaggio hanno avvertito l'irresistibile bisogno di stringere amicizia con un artista di strada travestito da Cappellaio Matto (versione Alice in Wonerland di Tim Burton). Ci ha raccontato di essere un attore granadino che, in tempo di crisi, si è reinventato come artista di strada, specializzandosi nei personaggi di Johnny Depp (in altre occasioni veste anche i panni di Edward Mani di Forbice). Dopo aver preso parte al suo pazzo tea-party e aver scattato almeno un centinaio di fotografie, finalmente possiamo finalmente gettarci senza ulteriori indugi nel fuoco dell'Arte.

Prado 2. E ora arrivamo allo straordinario genio di Francisco de Goya, che mi ha strappato
un imbarazzante gridolino di meraviglia alla vista de Il 3 maggio 1808 (ultimo a
destra), "grido pittorico" dei patrioti spagnoli, levato contro la macchina esecutrice delle
truppe napoleoniche. In alto, i colori vibranti e ben più rasserenanti de Il parasole,
con accanto Il fantoccio, forse cinica allegoria dell'uomo, fantoccio inerme nelle mani
delle donne. Più in basso, il volto malizioso (ma sarebbe meglio dire "la maschera")

dell'enigmatica Maja desnuda, che, con la più casta Maja vestida, costituisce
una duplice, moderna Monna Lisa. Subito sotto, a destra, La famiglia di Carlo IV,
in cui l'umbratile autoritratto di Goya strizza l'occhio al Velázquez di Las meninas.
Infine, in basso a sinistra, l'incubo di Saturno che divora i suo figli, sintesi delle lugubri
pinturas negras con cui l'artista "decorò" le pareti della sua casa. Lo sguardo di Saturno,
che divora i suoi figli temendo di essere detronizzato, contiene l'orrore dell'uomo all'idea
di perdere il proprio potere. Mi ricorda un po' la gerontocrazia italiana, che ha preferito
schiacciare i suoi stessi figli per il terrore di essere evirata.
    
Dopo quasi un'intera giornata dedicata ai capolavori del Prado, facciamo una sosta presso la Iglesia de San Jeronimo el Real, la cappella preferita della famiglia reale, dove ci mescoliamo agli inviati del matrimonio dell'anno, di cui appreziamo l'impeccabile gusto in fatto di abbigliamento. Quaggiù potete ammirare lo stile e la sobrietà dei genitori dello sposo: la signora si è praticamente gettata addosso una bandiera del Brasile.
Il matrimonio era iberico-scozzese (con tanto di suonatore di cornamusa), il che forse spiega l'assenza di Buon Gusto ed Eleganza tra gli invitati alla cerimonia (le nozze a cui ci imbucammo una volta a Barcellona erano decisamente più vicine ai nostri canoni estetici).

Gli impeccabili genitori dello sposo si apprestano a prendere posto in chiesa.
Mise imbarazzanti e impietosi accostamenti cromatici a parte, ci tengo a farvi sapere che mia madre ha messo a dura prova la santa pazienza del parroco, che l'ha inseguita lungo la navata e l'ha trascinata via per le orecchie onde evitare che rubasse la scena all'anonima sposa.
Ma d'altronde, c'è successo anche di peggio, come quando, a Santiago de Compostela, io, mia madre e mia cugina entrammo in una chiesa dalla porta sbagliata e sorprendemmo il parroco nell'atto di vestirsi per la funzione, con l'aiuto della sua perpetua. Fortunatamente, anziché scagliarci anatemi biblici, l'uomo di chiesa ci ha salutato con un sorriso di pudico imbarazzo.
Con queste allegre scenette in stile Mr. Bean si conclude il primo capitolo dei miei diari madrileni.
Continuará...

11 commenti:

  1. Ciao e bentornato!
    Sono contenta che la tua vacanza sia stata proficua ;)
    E devo dire, senza ombra di dubbio, che preferisco te a Marta, 'anche se ogni cosa andrà bene'. XD
    Alla mamma, puoi sempre dire che anche George Clooney aveva un maialino da compagnia, Max se non ricordo male. Magari lei è una di quelle che subisce il suo fascino... XD

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    1. Grazie *_____* Mi hai dato un'idea stupenda riguardo al porcellino... Clooney la convincerà di sicuro! E, anche se si tratta di blasfemia, grazie per avermi paragonato alla somma profetessa Marta *___*

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  2. Oh, tesoro! Chiedo perdono per l'assenza ): ma causa influenza orrida e lavoro (argh!) mi è risultato difficile lasciare una traccia del mio passaggio. Ma non temere! Ti seguo assiduamente (leggi anche: appena riesce a trovare cinque minuti di tempo, gh :D)
    Ah, beato te che sei a Madrid.
    [...](il suo peculiare adattamento fonetico trasforma l'ormai banale "¡Hola!" in un inedito e amichevole "Huelà!")[...]
    XD tuo padre mi fa spaccare! Oddio, ti giuro, sono scoppiata a ridere come una pazza! E tua madre? Un personaggio XD imbucarsi ai matrimoni, favolosa! L'unica pecca? Costringere qualcuno a una cominicazione forzata, urgh, odio!
    Per il resto, beh, tesoro... felice che tu ti sia goduto una bella bottiglia di Bezoya! XD
    Altro? Non so... ho un sonno orribile e mal di schiena e buhuu voglio la mamma (dopo ciò...)
    A presto, tesoro :3

    Ps: Adoro il quadro Las meninas di Velázquez!
    Pps: Sembro pazza, ma non lo sono! Giuro! @.@

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    1. Vuoi la mamma? Non il tuo papà adottivo? :(
      Non preoccuparti per la tua assenza, tesoro... la mia porta è sempre aperta per te *_____*

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  3. ahahaha!!! Leggo dei tuoi viaggi con grande divertimento soprattutto per quanto riguarda le pronuncie improprie della lingua locale. Ricordo il viaggio nel 1984 con i miei genitori quando ero poco più che adolescente (adesso scatta il conto dell'età :-)) ma ai nostri tempi si usava l'auto: partenza da Milano e Tour per la Spagna. Un viaggio esilarante!
    Attendo la pronuncia esatta di 'paella' :-)
    ciaooo

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    1. Ahahah non proeccuparti per l'età... le mie competenze matematiche sono estremamente limitate. Non oso immaginare quanti aneddoti tu possa aver raccolto durante un così lungo viaggio on the road! *____*
      Comunque la pronuncia esatta, come ho scritto, è paeya ;)
      Un bacione e grazie ancora! :)

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  4. Hey Raffy! :) Grazie per questo bellissimo e divertente reportage :D Hai potuto imitare la mitica Marta, non ci credooooo :D XD Ahahaahahahah tuo padre è un mito!!! :D ma lo sai che anche a me è capitato di aprire una porta sbagliata (in chiesa) e trovare il parroco nell'atto di vestirsi per la funzione? Non fu molto simpatico, però. Mi lanciò un'occhiataccia XD Ma io sono solita fare queste cose, ahahahahha, non c'è da meravigliarsi ;) Odio sentir dire "payella" O_O Baci e complimenti per il bellissimo post :) Buon weekend!

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    1. Ma grazie Vale *____* Felicissimo che questo primo reportage sia stato di tuo gusto! :D
      Comunque sì, vestire anche solo per un attimo i sacri panni di Marta è stata un'esperienza che mi ha arricchito moltissimo. Comunque preti spagnoli, evidentemente, sono più bonari :)
      Ti aspetto per il prossimo capitolo!!!
      Un bacione e grazie ancora!

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  5. guarda mi spiace, ma proprio ieri a studio aperto hanno dato notizia che il piccolo Panceta è diventato un mini jamon....non sapevo come dirtelo.

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    1. NOOOOOOOOOOOOOOOOOO, che brutta notizia :'(
      Propongo una veglia e una fiaccolata :'(

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    2. ci sto! almeno questo lo merita, poverino.

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