lunedì 26 maggio 2014

Pubblicità insopportabili #33 - Stro...

Non si può dire che questi siano spot freschi di giornata - ho cercato di ignorarli il più possibile - ma dato che insistono a volerli trasmettere, non posso più tacere.
La mia prima tirata di capelli va alla tizia spocchiosa della Sunsilk Liscio Perfetto. L'Eletta, l'unica depositaria del segreto di una chioma perfetta, esclusiva confidente di Yuko Yamashita.
 
 
"Sono pronta" cinguetta la modella, con una giravolta, come aspettandosi uno scroscio di applausi.
"Ma hai ancora i capelli bagnati!" si scandalizza la sua amica, vergognosamente disinformata sugli ultimi progressi della tecnologia giapponese in fatto di shampoo. "Se non li asciughi diventeranno crespi!" (Mia nonna aggiungerebbe anche "Ti verrà il mal di testa e da vecchia rimarrai paralizzata dai reumatismi.")
L'altra la guarda con un enigmatico sorrisetto da Gioconda. "No, io ho un segreto" sogghigna, sorniona, mentre con una mano si alliscia una lunga ciocca e le lancia uno sguardo di sufficienza mista a divertita commiserazione. Sarà quel vestito accollatissimo color Quaresima... ma ha proprio l'aria di benevola, splendente superiorità tipica di una madre superiora che guarda una novizia.
Ci terrei che vi soffermaste insieme a me sul suo sguardo:

"No, io ho un segreto."
 
Non possiamo sapere con assoluta certezza cosa stia pensando in questo preciso momento, ma è evidente lo sforzo da lei compiuto per non scoppiare in una fragorosa risata di scherno. Probabilmente avrà fatto di tutto per rimanere concentrata sui pensieri più tristi - catastrofi di immani proporzioni, le doppie punte, la tinta arancione di Simona Ventura - pur di trattenere la ridarella. Ecco alcune mie ipotesi su quale pensiero possa aver mai attraversato la mente di questa Morticia in abito cardinalizio:
2. Tranquilla, non sto ridendo di te... aspetta, no, forse un po' sì;
2. Povera scema... fai pietà ai calvi;
3. I miei capelli? Crespi? Come se le leggi della fisica non riguardassero solo voi sciatte mortali...
4. Tesoro, ricordami perché siamo ancora amiche...
6. Ma dove l'hanno presa 'sta sguattera? Poraccia, sei a malapena degna di fare i boccoli a Scanu...
7...
Sono aperto alle vostre interpretazioni...
La ragazza vestita di celeste e giallo Paint, intanto, beatamente ignara di tutto questo po' po' di sotto-testo, brilla della luce riflessa dai fluenti capelli della sua amica Maria Maddalena.
Che poi, a guardarli bene, non sembrano nemmeno capelli veri. Per me è una parrucca di fibre ottiche.
A proposito di fibre, indovinate poi chi altro mi sta sullo stomaco? Quelli di Stroili. Già il nome della ditta mi fa pensare a una digestione un po' sofferta...


Quando mandano in onda questo spot inaspettato, la smorfia que fascio...
Non so se mi infastidisca di più il doppiaggio finto-francese di Camille Lacourt o l'enfasi e l'espressività della material girl, che ammette: "Vorrei un anello con un brillante gigantesco... sto scherzando... no-no, è vero" (potrebbe vincerne uno a poker: ha un talento naturale per il bluff.)
Il segreto per rendere questa pubblicità meno insopportabile? Provate a riguardarla e a sostituire ogni "Stroili" con "stronzi." Non so, ma dopo averlo fatto io mi sento un re. Mi sembra di rinascere cervo a primavera. "Stronzi... stronzi... stronzi..."

lunedì 19 maggio 2014

Spassionatamente Raffy #1 - Principi e primati

A volte, ad una rimpatriata tra compagni di liceo, capita perfino che un amico ti suggerisca di aprire
 una posta del cuore. All'inizio ti sembra un'idea balorda, poi, mentre rimesti con la cannuccia
la tua Lemon Soda spacciata per Schweppes al limone, cominci a pensarci seriamente: perché non
 mettere a disposizione del prossimo la tua ventennale esperienza di migliore amico, psicologo della
domenica, sessuologo improvvisato, esperto di tutto e di niente e life-coach non richiesto? Hai
 sempre sognato di curare una rubrica di consigli, proprio come Phoebe, la tua Halliwell preferita!
Così è nata Spassionatamente Raffy, la nuova rubrica autoreferenziale del
Il Tè: qualcosa vi turba?
Siete ad un bivio e non sapete come uscirne? Avete scritto alla posta del cuore di Mina su Vanity Fair
e vi ha liquidato in modo frettoloso e acido? Allora scrivetemi a spassionatamenteraffy@gmail.com

o invitami un messaggio privato sulla pagina Facebook del blog,
 e troverete qui la risposta
semi-seria a tutti i vostri problemi!
 
Ogni uscita di Spassionatamente Raffy sarà accompagnata da esempi di mail art
(o arte postale), come queste due lettere decorate dall'artista Nasya Kopteva,
Tiger lillies e Circus.

Incredibile, ho già ricevuto due lettere! D'altronde c'è chi scrive ai serial killer in carcere...
Comunque, oggi parliamo di amicizia, scimmie, re di Baviera, ma soprattutto, come ogni posta del cuore che si rispetti, di ciclo mestruale e gravidanze improbabili.


Raffy carissimo,

raggio di sole nelle mie giornate più buie (oggi è una di queste) - ok, la finisco con la captatio benevolentiae e vado al punto.
Perché il mondo è pieno di ragazzi con la sindrome premestruale perenne? O meglio: perché li incontro tutti io? Mi spiego: un anno abbondante fa ho litigato con quello che credevo essere il mio migliore, nonché unico, amico maschio. Non che fosse la prima volta: in sei anni ci siamo allontanati e riappacificati a più riprese, fondamentalmente perché le nostre rispettive concezioni di amicizia cozzavano tra di loro. Per fartela breve: io ritenevo che mi trattasse diversamente dal resto del suo giro, lui mi chiedeva spiegazioni ma non mi capiva, ci azzuffavamo e alla fine facevamo pace, con tutte le rassicurazioni del caso da parte sua: mi considerava un'amica preziosa, ma faticava ad esprimerlo concretamente. Molti mi hanno chiesto se per caso stessimo assieme, e in effetti le dinamiche dei nostri litigi ricordavano spaventosamente quelle di una coppia in crisi.
 Terminato il liceo, per un po’ le cose sono andate a meraviglia; essendoci iscritti a due facoltà diverse non ci vedevamo tutti i giorni, ma ad un certo punto lui ha cominciato a venirmi a trovare, spesso di sera tardi, con la scusa di una sigaretta o di una chiacchierata – era diventata la nostra abitudine settimanale, una piccola oasi di pace in cui ridevamo come pazzi e discutevamo per ore e ore di qualsiasi argomento. Questi incontri sono durati per almeno tre anni...
 Insomma, tutto bene finché non ho rilevato un mutamento nel suo modo di comportarsi. Sarà stato forse il fatto di appartenere all’
élite universitaria dei futuri medici, una certa spocchia innata e fino ad allora nascosta, uno sbalzo ormonale... chissà com'è, ad un certo punto ho cominciato a non capirlo più – e già prima mi arrabattavo come potevo... E’ diventato scostante, imperscrutabile, freddo, scazzato per tutto e niente. Negli anni passati aveva assunto queste pose da principino sul pisello, ma l’avevo saputo smontare per tempo e perdonare; nessuno è perfetto, dice Osgood in A qualcuno piace caldo, e io davo la colpa all’età infelice (che non si conclude affatto raggiunti i vent’anni, ahimè), a turbamenti d’amore inesistenti o ad una sessualità forse confusa - per un periodo mi è venuto addirittura il sospetto che potesse essere gay e non volesse/sapesse accettarlo.
 Non l’ho mai scoperto, né credo avrò una risposta entro breve. Perché con quello stupido litigio avvenuto un anno fa, io ho deciso di darci un taglio: via il numero di cellulare, tolta l’amicizia su Facebook, cancellati gli
sms. Ero… satura, ecco. Stufa marcia. E così ho messo la parola ‘fine’ a sei anni di non so nemmeno io cosa. A volte mi chiedo se non siamo stati che due rette parallele convinte di potersi intersecare tra di loro, di trovare un punto di contatto. Io, almeno, ci ho creduto.
 E poi, qualche mese fa, il Mestruato mi ha mandato una richiesta d’amicizia su Facebook. Senza neanche una parola di spiegazione. Io l’ho accettata, altrettanto gnorri. Conoscendolo, curioso (e pettegolo) com’è, non si perderà un mio aggiornamento. Lo faceva quando ancora ci frequentavamo; mi stupiva, e anche lusingava, quel suo interesse da parte sua, mi faceva sentire speciale.
 Questo è tutto. Mi farebbe piacere avere un tuo parere, se non altro perché saprai sicuramente strapparmi una risata.
 Grazie in ogni caso,

 M.


Dolcissima e giustamente confusa M.,
Più che un problema, il tuo si direbbe un dilemma amletico. Letteralmente. Leggendo la tua dolente missiva mi è tornata a galla nella mente la povera Ofelia, vittima di un fidanzato impossibile e in piena fase "Nessuno mi capisce!"
Non importa quanto tu sia stata carina con lui, quante volte tu l'abbia lasciato poggiare la testa sulle tue ginocchia, quanto gli sia stata vicina nel momento del bisogno - lui ti ha ripagato mostrandosi umorale e gelido. Di fronte ad un simile, inspiegabile comportamento, non sapendo più che pesci prendere, Ofelia non ha retto più, è andata fuori di testa, il ramo che la sorreggeva non ha retto più neanche quello, è caduta nel fiume ed è finita a dormire coi pesci. Per fortuna tu sei stata più forte, non te ne sei stata lì a canticchiare come una pazza e a raccoglie fiori. Nonostante la lunga amicizia che vi ha unito (anche se, per gli esperti, l'amicizia ha buone probabilità di durare per sempre solo quando ha superato gli otto anni), hai deciso di tagliare tutti i ponti. Brava! Non sarà stato facile, ma ti meriti due pollici in su per lo spirito di auto-conservazione. E' capitato anche a me di dover potare i rami secchi e, per quanto inizialmente sia stato doloroso, mi sono subito sentito più libero, sollevato, come appena scampato all'annegamento. A festeggiare insieme a me c'erano naturalmente Paola e Chiara, che meglio di chiunque possono descrivere la rinnovata primavera sbocciata nel mio cuore: "Se qualche volta ho creduto che/ fosse impossibile / ora mi sento rinascere / seeeenza teeeee yeyeyeyeyeyeyeye / Vamos a bailar / Esta vida nueva..."
A giudicare dalla tua descrizione, questo Amleto de 'noantri sembrebbe troppo preso da sé per curarsi delle tante piccole quisquiglie che regolano la nostra vita sociale,
 come, che so, trattare con il dovuto rispetto chi ti vuole bene. Se è davvero l'eroe tragico che penso, più che degli amici, ciò che desidera davvero è un coro tragico che lo segua ovunque vada per dar voce alle sue sofferenze. In tal caso farebbe meglio ad abituarsi a bazzicare per i cimiteri e parlare solo coi teschi. 
Quali dilanianti assilli lo turbino, quali conflitti interiori lo tormentino, non è dato di sapere e non si degnerà mai di spiegarcelo. A questo punto non ci resta che ululare un liberatorio "ecchissene"! "Voglio rimanere un eterno enigma, per me e per gli altri": così diceva Ludovico II di Baviera, un re malinconico, costantemente perso nelle proprie fantasie e ostaggio dei propri complessi. Un motto che, a quanto pare, è condiviso da molti.
Interessante la tua teoria circa una taciuta e sofferta omosessualità. Spiegherebbe almeno in parte il suo atteggiamento contraddittorio. Tra l'altro, guarda caso, pare che anche Ludovico II e, per alcuni critici, Amleto "preferissero il cioccolato alla vaniglia".
Quale che sia il motivo del suo bipolarismo, comunque, rimane da capire perché mai l'incompreso sia tornato in scena. Perdona la franchezza, ma, dato che ha aspettato ben dodici mesi (il tempo di gestazione di una balena) per rifarsi vivo, non mi stupirei se volesse soltanto dimostrare a se stesso di poter recuperare senza difficoltà l'ascendente che ha un tempo esercitato su di te.
Buttarti a capofitto in una ritrovata intimità con lui sarebbe come legarsi un sasso alla caviglia, prendere la rincorsa, buttarsi nel fiume e fare davvero la fine di Ofelia. Certo, la nostalgia quando si mette ti piglia e t'attanaglia, e lo capirei se volessi riallacciare i rapporti, ma il mio modesto consiglio è di farlo con moderazione, senza troppo aspettative. E' inutile cercare di cambiare qualcuno, perciò se proprio vuoi o devi averci a che fare, sarebbe bene sforzarsi di prendere solo "il meglio" della sua personalità. Se il suo "meglio" non è un granché, poi, hai tutte le ragioni per dargli appuntamento per un aperitivo nel bar più alla moda di quel paese, magari in tempo di calende greche (quando, di solito, non ci sono appelli d'esame)
. Insomma, riavvicinati a quest'anima in pena solo a patto che non faccia un Purgatorio anche della tua, di vita.
Un modo perfetto per ritrovarsi senza legarsi troppo potrebbe essere, per esempio, iniziare un rapporto epistolare: un po' come Ludovico II e la principessa Sissi, sua cugina, nonché l'amica di penna preferita. Uno scambio intenso, spiritualmente appagante, ma sicuramente molto meno stressante...


Ciao Raffi!
Finalmente hai una rubrica che ci permette di godere dei tuoi preziosi consigli! Volevo raccontarti la mia situazione: mia cugina è rimasta incinta, pur essendo vergine, apportando la tesi che la mano del suo ragazzo fosse cosi fertile da inseminarla alla prima stretta di mano, nel momento in cui si sono conosciuti. Ora mi sorge un dubbio, qualche giorno fa sono andata allo zoo e una scimmia mi ha dato la mano. Sono incinta? Aspetto un bambino o una scimmia? Considerando che sono allergica alle banane, cosa posso dare da mangiare alla creatura che verrà? Aiutami, ho già scritto alla posta del cuore di Fabio volo su
Dipiùtv ma mi ha risposto affermando di essere esperto solo di maiali e non di scimmie!
Punto G.


Carissima Punto G.,
Prima di tutto lascia che ti dica quanto io sia affascinato dall'ambiente culturale in cui vivi.
Tu e tua cugina potete scambiare segni di pace ogni domenica con chi più vi piace e in tutta serenità: sono quasi certo che la letteratura scientifica non registri alcun caso di fecondazione per via manuale, né tra esseri umani né tra uomo e animale. L'unico caso che mi viene in mente è quello dell'alieno Kif di Futurama, fecondato da Lela con il semplice contatto dei palmi: come tutti gli esemplari maschi della sua specie, Kif, quando è innamorato, entra nel suo periodo fertile e può essere ingravidato da chiunque lo tocchi. Accertati che tua cugina non sia in realtà un alieno maschio proveniente da Anfibios 9: sul nostro pianeta e in questo particolare periodo storico la stretta di mano può essere considerata una forma di saluto sicura al 99,9%.
Quanto ai tuoi rapporti con le scimmie, puoi stare tranquilla: sarebbe difficile mettere al mondo un pitecantropo anche ricorrendo a pratiche più invasive di un amichevole batti-cinque. Dio solo sa quanto ci provò, il biologo russo Ilja Ivanovich Ivanov, pioniere della fecondazione assistita, a creare ibridi uomo-scimmia (in pratica, dei Super-Sayan), ma non ottenne il benché minimo risultato. O almeno così ci hanno fatto credere...

Grazie per esservi confidati con me! Inviate i vostri messaggi all'indirizzo spassionatamenteraffy@gmail.com o alla pagina ufficiale de Il Tè!

giovedì 8 maggio 2014

Datemi il "la"

Io non l'avevo capito che questa qui è una bambina.
Le Raffiche, una nuova rubrica nata dall'odio, dal risentimento e dall'esasperazione. Per quel giovane grillino ante-litteram di Giovenale, era l'indignazione a fare il verso poetico. Per me indignatio facit post!

"La" è una sillaba meravigliosa, e sarebbe bene ricordarlo sempre.
Provate a pronunciarla lentamente: ha un che di elastico e propulsivo. LA. Una ranocchia che si piega sulle lunghe zampe (L) e con un balzo leggiadro atterra su una ninfea (A).
LA, tanto per cominciare, è il nome di una nota musicale. Ma è anche una sillaba generosa e salvifica: quando non ci ricordiamo le parole di una canzone è la prima a venirci in soccorso. Senza contare che tappandoci le orecchie e cantando "la la la" possiamo impedirci di ascoltare spoiler sulle nostre serie tv preferite, tipo chi muore a Il Trono di Spade (va be', è facile: qualunque personaggio per cui tu possa aver provato anche la minima simpatia.)
LA, inoltre, è una sillaba viaggiatrice. Basta che "a" si metta un accento sulla testa, portato sulle ventitrè, per catapultarci verso infiniti orizzonti. ...
LA è anche una sillaba innovativa. Senza "la" la popolazione afro-americana vedrebbe notevolmente ridotta la propria creatività onomastica. Sì, perché, non so se l' avete notato, ma molti cittadini americani di colore non scelgono nomi tradizionali per i loro figli, ma si divertono a crearne di nuovi modificando quelli già esistenti. Per farlo si servono di vari suffissi e prefissi, come "-isha" e, appunto, "la-": Lamanda, Lakeisha, Latonya, Lasharona, Lashonda, Lashaniqua e così via. Non so bene da cosa derivi questa abitudine, forse si tratta di un segno di rifiuto verso i nomi occidentali imposti ai loro antenati dagli schiavisti. (Era un secolo che sognavo di parlare di questo in un post.)
Insomma, dobbiamo tanto alla sillaba "la."
Senza la fase della "lallazione" non impareremmo nemmeno a parlare! Senza "la"  l'espressione "uh lala" non sarebbe così chic, e dovremmo scrivere per esteso nomi di città come Los Angeles. Senza "la" le aule dei conservatori risuonerebbero di perifrasi come "quel suono tra il sol e il si", ed "Ehilà" non suonerebbe più così amichevole. Senza "la" non potremmo intonare attorno al fuoco canzoni natalizie imbarazzanti tipo Fa la la la. Senza "la" i Puffi non saprebbero cosa canticchiare nel bosco. E a proposito di Puffi, a tre "la la la" Kylie Minogue deve la sua intera carriera.
Soprattutto, però, "la", nella lingua italiana, è un articolo determinativo femminile singolare di straordinaria utilità.
Dopo averlo ribadito, mi rivolgo a voi, presentatori televisivi, gente di spettacolo e passanti che parlate a voce troppo alta per strada: perché non vi ficcate in testa una buona volta che non si dice "Ci vediamo settimana prossima" ma "ci vediamo LA settimana prossima"?!
Se vi costa troppo usare un articolo allora parlate inglese o latino. Ditelo a me "Ci vediamo settimana prossima" e giuro che non mi rivedrete più.

Dedico questo sfogo a Clyo, che mi ha ispirato con la sua fervente campagna contro l'abusata espressione "come se non ci fosse un domani."

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