sabato 28 gennaio 2012

Pubblicità insopportabili #1 - Santi, sportivi e navigatori

Attenzione, il post che state per leggere è altamente tossico.

Un appello ai pubblicitari!
Per favore, lasciamo agli stranieri gli stereotipi sull'Italia.
Perchè prenderci in giro da soli?
Basta! Basta con la rappresentazione idilliaca della campagna italiana nelle pubblicità di olio, vino e mozzarelle, con vecchi viticoltori-filosofi, contadine con il taglio all'ultima moda che nella pubblicità precedente facevano le segretarie d'ufficio (sì, mi riferisco proprio a te, signorina "Che ci dà buona uva" di San Crispino), e la classica, italica e giunonica ragazza che gira in bicicletta per i campi, con un vestitino a fiori e per di più generosamente sollevato a giro-coscia, con l'immancabile primo piano del florido e sudato décolleté.



Campioni indiscussi nella gara di cliché sull'Italia sono gli ideatori dello spot Proraso, il barbiere degli italiani. La frase "ci teniamo ad essere belli", per di più, è accompagnata da due dei volti forse più irritanti che abbia mai visto, delle autentiche facce di... gomma. Tratti caricaturali come questi li ho visti solo nei cartoni animati Disney, anzi, specifico, Disney-Pixar, tipo Ratatouille o Gli Incredibili. Solo che lì ispiravano simpatia.



E io che pensavo avessimo già toccato il fondo con la voce da automa di Mina per la Barilla e gli sportivi onnipresenti... cosa fa la Pellegrini quando non nuota? Lo so io, pubblicizza praticamente qualunque cosa, dagli abachi alle zanzariere! E senza neanche saper recitare in modo decente la sua battuta.

L'onnipresente Federica Pellegrini apre le acque del Mar Rosso
per la campagna pubblicitaria Sky "messa all'indice"dalla Chiesa.

Sono del parere che ognuno dovrebbe limitarsi a fare il proprio mestiere, se non sa fare altro.
Ci ho messo una settimana per capire che diceva "Prova Enel energia"!
Quando apre bocca non capisco mai se sta parlando o se fa le bolle sott'acqua. E poi dicono che le sirene hanno una bella voce...

  Pubblicità insopportabili #2 - Casi umani

mercoledì 25 gennaio 2012

"Me parlare bello un giorno" di David Sedaris (Sedaris c'est moi)

Me parlare bello un giorno,
David Sedaris, Mondadori,
269 p., 9,50
¡Hola mi gente!  
¡Todos a bailar! ¡Comenzando suavecito con la mano... pa' lante! Stop. Scusate l'interferenza: a scrivere era l'esaurimento nervoso dovuto all'oramai incombente esame di spagnolo...
A proposito di lingue straniere, oggi vi consiglio un libro dell'americano David Sedaris, Me parlare bello un giorno.
Comincio col dire che non l'avrei mai comprato. Non l'avrei neanche degnato di uno sguardo, con la sua copertina kitsch e la scritta "Mondadori". E ammetto che avrei fatto molto male, perchè è semplicemente esilarante.
Si tratta di ventisette brevi racconti (squisitamente brevi, a prova di viaggio in metropolitana), che corrispondono ad altrettanti episodi più o meno autobiografici, tutti infarciti di pungente e irresistibile ironia.
Non so bene come ci riesca, ma Sedaris sa essere sarcastico senza essere tossico, sboccato ma non volgare. Certo è che guardare la vita e la società dal suo punto di vista è una meraviglia.
Ciò che però mi ha colpito di più di Me parlare bello un giorno è la straordinaria somiglianza tra me e l'autore, tralasciando il fatto che non ho origini greche come lui, che non ho mai fatto uso di droghe e che non ho mai messo piede (ahimé) negli Stati Uniti.
Ma andiamo con ordine. Innazitutto entrambi abbiamo un modo tutto nostro di approcciarci alle lingue straniere. Il titolo del romanzo e alcuni dei capitoli centrali, infatti, sono incentrati proprio sulle difficoltà di Sedaris nell'apprendimento della lingua francese, indispensabile per seguire in Normandia il suo fidanzato Hughes. Tra i trucchi usati dallo scrittore, scrivere liste e liste di parole da imparare a memoria (niente di più sbagliato). Il risultato? I primi vocaboli francesi che ha imparato sono anche i più inutili che si possano immaginare, parole come exorcisme, invocateur e monstre marin, cioè "esorcismo", "sciamano" e "mostro marino". Di quelle che non avrai mai l'occasione di usare (a meno che uno non si finga pazzo e cominci a delirare solo per dar sfoggio di un lessico forbito).
Il mio primo approccio allo spagnolo è stato simile: tra le prime parole che ho imparato, ricordo tiburón, jarabe e murciélago, "squalo", "sciroppo" e "pipistrello". Insomma, termini di uso quotidiano.
Tuttavia ciò che fa di me e Sedaris fratelli ideali sono le cose che pensiamo di saper fare meglio, cioè:
  1. imparare a memoria i jingle pubblicitari;
  2. coltivare la raffinata arte del "muso lungo", altrimenti nota come arte del "farsi venire la luna storta";
    Ma soprattutto...
  3. scegliere i nomi per i peluches
Non c'è altro da dire. Io amo quest'uomo.
L'unico suo difetto che non riuscirei a sopportare? Ha le tafche piene di faffi come Jovanotti.

sabato 21 gennaio 2012

"La Regina delle Nevi", Disney tira fuori dal freezer un vecchio progetto

Il primo bozzetto della Regina delle Nevi
C'è una grande, grandissima confusione in giro riguardo The Snow Queen, il film Disney ispirato a La Regina delle Nevi di Hans Christian Andersen. Il progetto, più volte accantonato negli scorsi anni (nel 2002, nel 2003 e ancora nel 2010), è stato recentemente "scongelato", per la gioia di tutti i nostalgici delle fiabe.
La Disney ha annunciato un cambio di titolo, Frozen, e ha rilasciato una data, il 27 novembre 2013. Forse questa sarà la volta buona...
Glen Keane (La Sirenetta, la Bella e la Bestia, Aladdin) ha cullato questo progetto per ben dieci anni e, dopo averlo accantonato in favore di Rapunzel, è riuscito finalmente a rimetterci le mani. La colonna sonora sarà affidata ad Alan Menken, premio Oscar per la La Sirenetta, La Bella e la Bestia, Aladdin e Pocahontas e nominato agli Oscar per Il Gobbo di Notre Dame, Hercules, Come d'incanto e Rapunzel.
Insomma, una squadra formidabile si sta mettendo all'opera per realizzare quello che si prospetta un nuovo agghiacciante successo!
Non è ancora ben chiaro se il lungometraggio sarà realizzato con le tradizionali tecniche di animazione a mano o con la Computer Generated Imagery, ma certo è che sarà disponibile in 3D (ormai, un accessorio irrinunciabile... a parer mio, invece, se ne poteva anche fare a meno.) 
Sto già eseguendo la mia personale danza della pioggia (o meglio, della neve) affinchè il film venga realizzato a mano. Sono praticamente cresciuto a pane e cartoni Disney, perciò difficilmente riuscirei a contenere la mia delusione se mi propinassero un altro film computerizzato. Certo, ho adorato comunque Rapunzel, ma vuoi mettere il fascino e la magia dei disegni a mano?
Capolavori indiscussi della casa di Topolino come La Sirenetta e La Bella e la Bestia sono stati realizzati a colpi di matita e una fiaba come La Regina delle Nevi merita lo stesso trattamento.
I presupposti per un film in tecnica tradizionale ci sono. La Disney ha più volte promesso di realizzare un film vecchio stile ogni due anni: perciò, ricapitolando, abbiamo avuto La Principessa e il Ranocchio (tradizionale) nel 2009, Rapunzel (computer) nel 2010, Winnie the Pooh - Nuove avventure nel Bosco dei Cento Acri (tradizionale) nel 2011 (adorabile, guardatelo anche se avete più di sei anni) e per il 2012 è previsto Wreck-it Ralph, quello che si annuncia una schifezza in grafica computerizzata sul mondo dei videogiochi, perciò il 2013 deve essere l'anno della Regina e dell'animazione tradizionale!
Eppure ancora non sono del tutto tranquillo...
La scelta di cambiare il titolo in Frozen ("Ghiacciato", ma se vogliamo, anche "Surgelato") ridesta i miei timori riguardo la tecnica utilizzata: mi ricorda molto quello di un altro film, realizzato al computer, cioè Rapunzel, il cui titolo originale è Tangled, "Intrecciato".
Forse anche voi, come me, vi chiederete che senso abbia cambiare il titolo delle fiabe originali per questi orrendi titoli al "participio passato"...
Facendo un po' di ricerche, ho scoperto che si tratta di una strategia di marketing la cui origine risale a qualche anno fa: La Principessa e il Ranocchio, se pur molto apprezzato, non ha ottenuto il successo sperato dalla Disney e qualche genio ha pensato che sia stata l'eccessiva enfasi sulle principesse ad allontanare i maschietti. Per questo si è deciso di evitare lo stesso errore cambiando il titolo di Rapunzel in Tangled, dando anche ampio spazio al coprotagonsita maschile, Flyn Rider (simpatico, okay, ma un principe non ci avrebbe fatto schifo).
In parole povere, per colpa di qualche marmocchio appassionato di Cars, dobbiamo sorbirci questi titoli orrendamenti storpiati. Anziché fare passi avanti, ne facciamo indietro: nel ventunesimo secolo la società pretende ancora che tutti i bambini giochino con le macchinine e tutte le bambine con le bambole.
La scelta del cambio di titolo ha lasciato perplessi anche molti esperti del settore. Floyd Norman, un animatore Disney e Pixar, ha dichiarto "L'idea di cambiare il titolo di classico come Raperonzolo in Tangled è oltremodo stupida. So già quale sarà l'unico risultato: tutti penseranno che la Disney sia alla disperata ricerca di un pubblico." Anche il critico Justin Chang ha bocciato l'idea, giudicandola una ridicola forzatura, un po' come cambiare il titolo de La Sirenetta in Beached, "Spiaggiata". Di questo passo perchè non cambiare il titolo a tutti i vecchi classici? Biancaneve in "Intossicata", La Bella e la Bestia in "Imbestialito", La Bella Addormentata in "Anestetizzata" e magari Mulan in "Travestito"...
Insomma, ribatezzare Frozen la fiaba de La Regina delle Nevi è un oltraggio che potrei perdonare solo se il film fosse effettivamente realizzato con disegni a mano. Tra l'altro, Frozen è anche il titolo di un thriller di due anni fa!
Staremo a vedere, sperando che la Disney continui a regalarci i brividi d'emozione a cui ci ha abituati!


Per chi dovesse avere poca familiarità con questa fiaba di Andersen, consiglio (oltre a leggere la storia originale) di guardare La Regina delle Nevi del russo Lev Atamanov, premiato al Festival di Cannes e di Venezia nel 1957.
Qui di seguito, la prima parte del cartone, di cui potrete trovare facilmente il seguito su Youtube, e un sunto della storia.



Uno spirito maligno crea uno specchio magico capace di cancellare ogni traccia di bontà in chiunque vi si rispecchi. Divertendosi così a seminare il male nel mondo, il diavolo finisce per romperlo, frantumandolo in milioni di minuscoli pezzi.
I protagonisti della storia sono due bambini, Kay e la sua amica Gerda, che vivono in due case vicine, unite da un giardino sospeso, adorno di rose.
Un giorno la nonna di Kay racconta ai bambini la storia della Regina delle Nevi, la crudele sovrana del gelo e dell'inverno, che vive nell'estremo nord, in un palazzo fatto di ghiaccio.
Un giorno due frammenti dello specchio magico finiscono nell'occhio e nel cuore di Kay, che diventa improvvisamente crudele e aggressivo, anche con sua nonna e con la sua cara amica Gerda.

Giunto l'inverno, Kay decide di uscire a giocare con lo slittino, ma viene rapito dalla Regina delle Nevi in persona, che lo porta con sé nel suo palazzo, al Polo Nord. La Regina bacia Kay due volte, la prima per non fargli avvertire più il freddo, la seconda per fargli dimenticare  Gerda e la sua famiglia. A Kay viene risparmiato un terzo bacio, che lo avrebbe ucciso.
Intanto Gerda, affranta per la scomparsa di Kay, chiede al fiume di condurla dal suo amico, regalandogli in cambio le sue scarpe nuove. La bambina giunge così nella dimora di una vecchia maga che, decisa a tenere per sempre Gerda con sé, le fa dimenticare Kay e fa scomparire tutte le rose del giardino sottoterra, affinché queste non le ricordino il suo amico scomparso. Una rosa, però, innaffiata dalle lacrime della bambina, risorge dalla terra e ricorda a Gerda lo scopo del suo viaggio. Fuggita dalla maga, Gerda incontra un corvo che le dice di aver visto Kay nel palazzo della principessa, ma, una volta entrata a palazzo, scopre che in realtà si tratta del principe, che somiglia molto al suo amico.  Gerda racconta al principe e alla principessa la sua triste storia e i due, commossi, decidono di aiutarla, fornendole una splendida carrozza e abiti caldi per resistere al freddo incombente.
La carozza di Gerda, però, viene attaccata dai briganti e la bambina viene condotta nel loro covo. I briganti vogliono ucciderla, ma vengono fermati dalla figlia del capo, che desidera che Gerda diventi la sua compagna di giochi. La figlia del brigante tiene prigionieri due colombi selvatici e una renna, Bae, i quali, dopo aver ascoltato la storia di Gerda, le dicono di avere visto Kay in Lapponia, nel palazzo della Regina delle Nevi. Impietosita, l
a figlia del brigante lascia liberi Gerda e gli animali, che partono così per la Lapponia. Qui la bambina viene accolta dall'amorevole Donna della Lapponia, che le consegna un messaggio, scritto su un pesce, per la donna di Finlandia, che potrà aiutarla. Quest'ultima, una maga, indica a Gerda la via per il palazzo della Regina e le assicura che per sconfiggerla non avrà bisogno di altri poteri oltre a quello che ha già, la forza dell'amore.
Giunta al palazzo della Regina, Gerda viene fermata da una bufera di neve, ma, dopo aver recitato una preghiera, il suo fiato caldo si trasforma in un angelo che permette alla bambina di entrare. Così Gerda trova Kay da solo, intento nel compito che la perfida sovarna gli ha imposto: comporre all'infinito parole con alcuni frammenti di ghiaccio. Solo se riuscirà a comporre la parola "eternità" Kay potrà essere libero.
Gerda, non riuscendo a contenere la sua gioia, abbraccia Kay e con le sue lacrime scoglie il gelido cuore dell'amico. Ora anche Kay riconosce Gerda e piange, facendo così uscire il frammento di specchio dall'occhio. Mentre i due amici gioiscono, i pezzi di ghiaccio compongono sponteanamente la parola "eternità", liberando Kay. Insieme lui e Gerda tornano a casa, in tempo per godersi l'arrivo dell'estate.

mercoledì 18 gennaio 2012

"Once upon a time", la serie che prende le fiabe sul serio

Il logo della serie su fondale "Foresta Proibita".
Prime impressioni a levar del sole sull'esordio di Once upon a time (o C'era una volta), la serie tv fiabesca da ieri in onda su Fox (anche se l'episodio pilota è stato trasmesso in anteprima il giorno di Natale).

Non male, ma forse le mie aspettative erano troppo alte... visto che gli sceneggiatori sono gli stessi di Lost. Per ora non ho ancora visto... la magia.
In fin dei conti si tratta di un Come d'incanto senza canzoni e senza ironia, se non involontaria: è difficile trattenere una risatina di fronte a personaggi come Geppetto e la Nonna di Cappuccetto Rosso, assolutamente in contrasto con l'atmosfera epica che hanno voluto imprimere alla serie.
Okay, la ABC, la casa di produzione, non è altro che il braccio televisivo della Disney, ma, in ogni caso, scopiazzare dai film disneyani non fa onore alla serie: il mondo reale viene descritto dalla perfida Regina di Biancaneve come un luogo senza lieto fine, esattamente come afferma la malvagia Larissa di Come d'Incanto, e in più l'armadio magico che appare nell'episodio pilota ricorda troppo quello de Le Cronache di Narnia. Scopiazzature? Auto-citazioni? Oppure... boh?
Per chi dovesse cascare dal pero (o dalla pianta di fagioli magici) solo ora, protagonista della storia è la solitaria Emma Swan (Jennifer Morrison, Dottor House) che, costretta dall'assillante figlio appena ritrovato, giunge nella cittadina di Storybrooke per salvare i suoi abitanti, ovvero i personaggi delle fiabe che, a causa di un terribile maleficio, non ricordano nulla della loro identità. Così Cappuccetto Rosso è una provocante cameriera dalle meches scarlatte, Biancaneve una stucchevole maestrina delle elementari in stile Amélie Poulain, il Grillo Parlante uno psicologo impacciato e lo Specchio Magico il direttore del giornale locale, il Mirror, al servizio della malefica Prima Cittadina, alias la Regina Cattiva, e così via...
E' proprio la Regina a non convincermi, a partire dal costume da strega decisamente poco originale fino al suo insipido alter-ego "moderno". E' chiara l'intenzione (assolutamente obbligatoria) di trasformare i flat characters delle fiabe in personaggi a tutto tondo, ma non so quanto questo tentativo possa riuscire...
Sarà che l'attrice che interpreta la cattivona della serie non sembra averne il physique du role. Potrà anche vestire abitini sado-maso alla Brigitte Nielsen di Fantaghirò, ma non è neanche lontanamente minacciosa come ci si aspetterebbe.

La foto non è molto fiabesca, ma mi piaceva. La bionda è Jennifer Morrison
(Emma), accanto Jamie Dornan (Il cacciatore),
a destra Biancaneve e il Principe Azzurro

(Ginnifer Goodwin e Joshua Dallas).
Altra critica riguarda i nomi scelti. Sì, d'accordo, sono ossessionato dai nomi, ma, devo comunque protestare: Emma non è affatto un nome fiabesco! Mi fa pensare più a Jane Austen che ai fratelli Grimm. Ci voleva un bel nome poetico, dal significato immediatamente intuibile, anche banale come Hope, "Speranza" (appropriato visto il ruolo salvifico della protagonista) o qualcosa di floreale e classico come Rose o Lily, o magari, se siamo in vena di arditezze, uno in stile faunistico come Robin, "Pettirosso" (può andare, vista l'ossessione di Biancaneve - e delle principesse in genere - per gli uccellini canterini che rifanno il letto ogni mattina... d'altronde, chi non li amerebbe?).
Insomma, staremo a vedere. Per ora è un sì, ma, almeno per quanto mi riguarda, Once upon a time è ancora in prova. Troppo ingenuo. Vedremo se da ciocco di legno si trasformerà in un serial vero.

sabato 14 gennaio 2012

"Desperate Housewives" 8: il sole tramonta su Wisteria Lane (seconda parte)

Ecco qui la seconda parte del post dedicato a Desperate Housewives. Aspettando la fine dell'ottava e ultima stagione, ripercorriamo le prime sette serie... ancora una volta, attenzione agli spoiler!

...Nella quarta stagione Wisteria Lane si arricchisce di nuovi personaggi, come Katherine, la "casalinga smarrita", e la prima coppia gay della serie, Bob e Lee. Sicuramente, però, la più simpatica del vicinato è la housewife più agée, presente sin dalla prima serie, ovvero la caustica Karen McCluskey.
Efficace l'idea di partenza della quinta serie, in cui la narrazione spicca un balzo di cinque anni, smuovendo un po' le acque prossime alla ristagnazione. Ma è proprio a questo punto che cominciano a distinguersi le prime avvisaglie del declino, con la morte di Edie Britt, la sarcastica nemesi di Susan, personaggio estremamente divertente, che esce di scena dopo un tragico incidente d'auto. Si tratta di una scelta poco felice che Marc Cherry attribuisce alla necessità di tagliare le spese, ma che probabilmente è dovuta al turbolento rapporto dell'autore con Nicolette Sheridan (Edie).
Anche la sesta stagione, per quanto comunque gustosa, è macchiata dall'improvvisa rivelazione di Katherine, che si sveglia una mattina e scopre di essere lesbica, decidendo poi di seguire la provocante cubista Robin in una fuga d'amore a Parigi.
Altra caduta di stile è sicuramente l'episodio what if, ancora più noioso dell'episodio in memoriam di Edie della quinta stagione.
La sesta stagione, tuttavia, risulta accattivante sul piano delle story-line gialle, unendo due misteri, quello della famiglia Bolen e quello del "mostro" di Fairview.


La splendida sigla ispirata alla figura femminile nell'arte,
con le indimenticabili musiche di Danny Elfman


Con la settima stagione, "c'è una nuova casalinga in città", Renee Perry, interpretata da Vanessa Williams. E' davvero triste vedere Vanessa Williams (Renee) passare dal suo ruolo di cattiva Disney in Ugly Betty a quello di tappabuchi, clone in tutto e per tutto di Edie Britt. La somiglianza tra le due, entrambe sarcastiche, rovina-famiglie e pluri-divorziate, è sottolineata anche dal fatto stesso che Renee viva nella vecchia casa di Edie e che gareggi contro Bree per la conquista del bel manovale Keith così come Edie aveva lottato a spada tratta contro Susan per il cuore del tenebroso idraulico Mike.
Si può dire che la settima stagione oscilla tra il déjà-vu e il revival.
Nel primo caso si tratta soprattuto della relazione tra Bree e Keith, che è probabilmente la storia d'amore più brutta dell'intera serie, visto che è un'insipida scopiazzatura della coppia Susan/Mike. Altro già visto è il motivo dell'allontanamento di Keith, che si trasferisce in Florida per stare vicino al figlio che non sapeva di avere: la stessa Bree, appena una stagione prima, aveva dovuto fare i conti col figlio illegittimo del primo marito Rex, senza dimenticare anche la perfida Kayla, la figlia avuta da Tom prima di sposare Lynette.
Più riuscito, invece, è il ritorno dei grandi villain delle origini: il diabolico Paul Young e la folle Felicia Tilman, che riprendono dopo anni il loro scontro all'ultimo sangue. Il sangue versato, però, sarà quello di un agnello sacrificale, Beth Young, reincarnazione più ingenua e innocente di Mary Alice.
Il personaggio che più delude, forse, è Bree, che nel corso della serie conosce una lenta ma inesorabile "normalizzazione" che la porta ad abbandonare la maschera da perfetta casalinga anni '50.
Okay, le persone cambiano, ma per i fan che hanno amato la rigida Bree dall'impeccabile capigliatura retrò è difficile accettare una Bree che indossa jeans, camice larghe e cinturone da cow-girl.
Eppure Bree sembra ricoprire un ruolo cruciale nell'ottava e ultima serie, un ruolo che potrebbe avvicinarla pericolosamente agli spiriti delle Casalinghe Passate, Mary Alice e Beth Young.
Tuttavia è ancora troppo presto per fare pronostici sul "crepuscolo delle dee della casa". Nutro grandi speranze su questo finale...
E voi?



"Desperate Housewives" 8: il sole tramonta su Wisteria Lane (prima parte)

mercoledì 11 gennaio 2012

Il fascino brit di "Downton Abbey" e la pornostoria de "I Borgia"

L'immagine stessa ricorda l'involucro di una
bustina di Earl Grey
Il post di oggi è dedicato a due telefilm storici che sto seguendo ultimamente. Il primo, Downton Abbey, è una vera rivelazione. Il secondo, I Borgia, è più che altro uno frivolo passatempo. 

Un sorso di Earl Grey

E' il 1912 e il maniero di Downton Abbey è sconvolto dalla tragica notizia del naufragio del Titanic, che ha trascinato con sè negli abissi entrambi gli eredi del Conte. Il titolo e l'intera fortuna toccheranno ad un lontano parente, ma l'antica e nobile casata dei Grantham non ha intenzione di cedere tutto così facilmente.
Alle lotte nobiliari si intrecciano anche le rivalità di un'altra (sotterranea, ma altrettanto rigida) gerarchia, quella della servitù di palazzo. All'alba della Prima Guerra Mondiale, tra litigiose contessine, maggiordomi in livrea, duchi sessualmente confusi e camerieri perfidi e ambiziosi, Downton Abbey mette in scena un'accattivante partita per il potere, una partita giocata davanti a una fumante tazza di tè.
Squisitamente british, ironica e snob, è la serie tv che ha conquistato la Gran Bretagna, legando a sè dieci milioni di spettatori affezionatissimi.
Tra gli interpreti principali, Maggie Smith (la professoressa McGranitt della saga di Harry Potter, tanto per dirne una), che interpreta la granitica Contessa Madre. Particolarmente promettente è anche il personaggio di Thomas, macchinoso cameriere di casa Grantham, che sembra deciso a non deluderci nel ruolo di "cattiva" (e il femminile non è casuale).
D'ora in poi non ci sono più solo i vecchi biscottini al burro... provate anche voi ad inzuppare nel vostro tè un episodio di Downton Abbey!

Potete guardare Downton Abbey in streaming o su Rete 4 ogni domenica sera.  



L'immagine parla da sola.
Scomunica garantita per tutti gli spettatori
Borgia è il nome della più celebre, potente e immorale famiglia del Rinascimento italiano, e forse anche di tutta la storia: nepotismo, lussuria, corruzione, brama di potere e persino incesto hanno macchiato per secoli la fama del patriarca Rodrigo Borgia, poi eletto papa Alessandro VI. La serie - una coproduzione europea ad altissimo budget, diretta da Tom Fontana- è incentrata sulla figura del diabolico cardinale e su quelle, altrettanto scandalose, dei suoi figli illegittimi: Lucrezia, una pedina nelle mani del padre, data in sposa ai suoi alleati politici, e Cesare, combattutto tra il fanatismo religioso e la dirompente sete di violenza. Nel cast anche Marta Gastini, unica attrice italiana, che interpreta la spregiudicata Giulia Farnese, detta la "Bella", che a soli quindici anni allaccia una relazione con il futuro papa, allora sessantenne.
Ci sono tutte le premesse per un telefilm assolutamente dissacrante, di quelli che il vostro parroco non approverebbe mai.
E' evidente, però, che più che alla storia, l'attenzione sia rivolta soprattutto ai retroscena più sordidi della corte papale. Si tratta de I Tudors in trasferta a Roma.
Le scene di violenza e di sesso si sprecano (basti vedere l'immagine promozionale). Nonostante questo, però, quello presentato è uno scenario paurosamente attuale, che ricorda non poco gli ultimi avvicendamenti "politici" del nostro paese. Mi auguro solo che produzioni come queste possano avere un effetto catartico, affinché venga debellata ogni traccia di quella porno-plutocrazia che è stata fin'ora l'Italia.
Okay...
Meglio non addentrarsi in argomenti spiacevoli e tornare a noi!
Esiste anche un altro telefilm del 2011, questa volta americano, dedicato ai Borgia, con Jeremy Irons nel ruolo di Rodrigo.Tutto questo ha provocato non poca confusione. Io ho preferito, una volta tanto, dare fiducia e spazio ad una produzione europea.

La serie è andata in onda su Sky Cinema 1 dal 2 settembre al 7 ottobre 2011, ma è disponibile anche in streaming.

domenica 8 gennaio 2012

Marie Antoinette, la dancing queen di Sofia Coppola e le crudeli cortigiane di Ray Caesar

"Il fard francese non è adatto agli occhi tedeschi!
[Mio fratello] Giuseppe ha detto che sembro
una delle Furie!"
Qualche tempo fa ho avuto modo di rivedere (in seconda serata, non capisco ancora perché) Marie Antoinette di Sofia Coppola, proposto da Canale 5 (della serie, ogni tanto anche dal letame nasce un fiore).
E' il genere di film che si mangia con gli occhi, letteralmente: un trionfo di colori pastello che pensavo esistessero solo sulla tavolozza di Paint, senza contare i fiori e i dolci in abbondanza.
Pensandoci meglio, quello di Sofia Coppola non è un film, ma il baroccheggiante ibrido tra un filmino-ricordo e un documentario. La protagonista non è la famosa regina di Francia, ma Mariantonietta, un'adolescente ingenua e un po' svampita che, del tutto indifferente alle faccende politiche del paese, trascorre intere giornate con le amiche, divertendosi a scegliere stoffe, scarpe e ventagli, a giocare con gli amati cagnolini e a sorseggiare tè al gelsomino portato per lei direttamente dal Celeste Impero.
E' niente meno che una teen-ager, che batte le mani dall'entusiasmo e dalla gioia di veder arrivare la sua torta di compleanno. Una ragazzina che aspetta l'alba insieme alla sua comitiva, girovagando per i prati di Versailles. A contribuire al ritratto dell'adolescente ribelle, la colonna sonora volutamente anacronistica. Tra i brani ormai in loop nella mia mente, il famosissimo I Want Candy, poi Aphrodisiac (Bow Wow Wow), Hong Kong Garden (Siouxsies and the Banshees) e Fools Rush In (Bow Wow Wow & Kevin Shields).
Ad emergere è il ritratto di una regina bambina che, diventata moglie e madre troppo presto, conosce l'amore solo dopo il matrimonio. Una giovane austriaca costretta a lasciare la terra dov'è nata per regnare su un popolo a lei ostile, e che per questo decide di godersela finchè può, non curandosi del rigido protocollo di corte a cui l'ha istruita la Contessa di Noailles, da lei soprannominata Madame Etiquette.
Nel finale, tuttavia, entra prepotente e tumultuosa la Storia: i colori si fanno subito foschi, e a fare da sottofondo musicale ora sono solo le urla assordanti del popolo affamato. La scena conclusiva è una doccia fredda: la lussuosa camera da letto della Regina, distrutta.


Mariantonietta, la reginetta della festa
Sono sempre stato molto curioso riguardo le vite delle grandi donne della storia, forse perchè, in una storia purtroppo quasi sempre al maschile, ogni donna che riesca ad emergere deve necessariamente avere qualcosa di speciale! Mariantonietta è sicuramente una delle figure più affascinanti... ma non dimentichiamoci che parliamo di una regina appena ventenne.
La cosa mi fa un certo effetto...
Lei aveva la corona di Francia e io oggi alla stessa età ho... un bel niente.
Ma torniamo a Mariantonietta, un'adolescente. Plurititolata e ricoperta di diamanti, ma pur sempre un'adolescente.
Ho letto che tra le sue grandi passioni c'era la musica: suonava molti strumenti, ma il suo preferito era l'arpa e non posso darle torto! E' uno strumento davvero molto elegante... da bambino volevo imparare a suonarla, ma poi mi dissero che era uno strumento un po' troppo femminile e mi spinsero ad accostarmi al pianoforte. Non pensavo che anche la musica potesse essere sessista!
Dicevo... tra le altre sue passioni, il ballo, l'opera e il teatro, e anche il gioco d'azzardo, senza trascurare naturalmente il suo amore per gli animali, specie per i cagnolini. Io invece preferisco di gran lunga i gatti, come suo suocero Luigi XV, ma d'altronde, meglio i cagnolini della Delfina che le scimmiette da compagnia della contessa du Barry (amante ufficiale del vecchio re).
Mariantonietta amava molto anche i fiori. Fu lei a volere la costruzione del nuovo Jardin Anglais, dove fece piantare centinaia di alberi e vasi da fiori in pregiata porcellana. Anche il suo monogramma, che decorava ogni sua stanza, era cinto di rose, giacinti blu, tulipani e iris.
Dopo gli eccessi al tavolo verde, Mariantonietta si appassionò al giardinaggio e ai lavori umili. Per questo si fece costruire l'amato Hameau, un villaggio modello ispirato all'Arcadia virgiliana, composto da venti cottage, un mulino, una colombaia, una voliera e un pollaio, con molti altri animali della fattoria. Si trattava di un grazioso posticino in cui accogliere gli ospiti e offrire loro prodotti genuini come frutta e latte fresco (portati però dalle fattorie vicine, quelle vere).
Insomma, anche a lei piaceva giocare a fare Biancaneve e duettare con gli uccellini.

Come tutte le adolescenti, Mariantonietta ebbe almeno due amiche del cuore. La prima fu Maria Luisa, la principessa di Lamballe, rimasta vedova a diciannove anni. Era la classica brava ragazza, virtuosa e perbene, anche se poi i pamphlet diffamatori l'hanno ritratta come amante omossessuale della Regina.
In realtà, però, Maria Luisa era riservata, ragionevole e di Mariantonietta più che il sex-appeal apprezzò soprattutto la cultura e il garbo. Le furono riservati molti onori, come quello di organizzare i divertimenti della sovrana, che si rivelò tuttavia sempre più frivola. Si trattava di un compito poco adatto alla timida Maria Luisa e la Regina se ne accorse, tanto che in seguito preferì rivolgersi alla più esuberante contessa di Polignac. Maria Luisa ci rimase male, poverina, e, se pur non abbandonò mai la sua amica e sovrana, cercò di distrarsi con la beneficenza e la massoneria (chissà che distrazioni avrebbe scelto se fosse vissuta nel XXI secolo).
Come già detto, a rubarle il posto di migliore amica della Regina fu la contessa di Polignac, Yolande, una ragazza vivace, spiritosa e incredibilmente bella (almeno per l'epoca). In altre, parole, Mariantonietta piantò in asso la secchiona Maria Luisa per stringere amicizia con la compagna di classe più divertente, carismatica e affascinante, ma non molto attenta sui banchi di scuola. Quando venne invitata dalla cognata a leggere con lei Omero, Yolande liquidò la proposta dicendo di sapere già tutto sul poeta greco: "Omero era cieco e suonava la lira."
Mariantonietta era pazza di lei: "Quando sono sola con lei non sono più una regina, sono me stessa!"
Se all'epoca fossero esistiti i diari di scuola, le avrebbe scritto sicuramente "6 carina, 6 ok, resta sempre come 6. La tua m.a. (migliore amica) M.A".
La Polignac ci sapeva fare, sapeva prenderla sempre per il verso giusto, anche quando la sovrana era nervosa per via del ciclo o quando aveva le paturnie alla Holly Golightly (e succedeva spesso). In quei casi, da perfetta amica del cuore, Yolande se ne stava in silenzio e offriva a Mariantonietta una tisana calmante ai fiori d'arancio zuccherati. Il loro attaccamento fece scatenare gli oppositori della Regina e presto circolarono pettegolezzi su un presunto rapporto saffico tra le due, fomentati anche dal fatto che, nel 1779, Mariantonietta aveva contratto il morbillo dall'amica. Secondo altri, ancora più maligni, la stessa Yolande era una Lele Mora ante litteram che reclutava giovinette per soddisfare gli appetiti sessuali di suà maestà. Queste chiaramente erano tutte maldicenze, ma Yolande non era certo una santarellina. La simpatia e la dolcezza nascondevano anche astuzia ed egoismo. La Polignac, infatti, fu brava a tirare l'acqua al suo mulino, ottenendo da questa amicizia molti favori per amici e parenti, anche se Mariantonietta non ebbe mai molta simpatia per il suo amante, il conte di Vaudreil, uomo colto e affascinante, ma anche violento e impetuoso (il classico tipo alla Heathcliff).
In seguito i rapporti tra le due amiche del cuore si raffreddarono, un po' perchè la Regina calpestò piedi cari ai Polignac, un po' perchè Yolande non fece nulla per tenere a bada le voci riguardanti la liason dangereuse tra Mariantonietta e quel bel merluzzone baltico del conte di Fersen.
Ancora prima, il re aveva proibito la messa in scena de Le nozze di Figaro di Beaumarchais, e la regina e la sua cerchia avevano frignato come lattanti per far revocare il veto. Lo spettacolo ebbe un grande successo e fu rappresentato anche di fronte alla regina e al re Gustavo III di Svezia, che però  giudicò pericolosi e anti-aristocratici alcuni contenuti della pièce. La sovrana, allora, ci pensò un po' su e diede tutta la colpa ai suoi amici, una mossa da banderuola che non piacque affatto alla sua comitiva.
Allo scoppio della Rivoluzione francese, Mariantonietta ebbe un'illuminazione: la monarchia qualche errore l'aveva pur commesso. Così si riavvicinò alla Principessa di Lamballe, anche perchè l'egoista contessa di Polignac aveva pensato bene di fuggire all'estero.

mercoledì 4 gennaio 2012

"Desperate Housewives" 8: il sole tramonta su Wisteria Lane (prima parte)

Buon anno a tutti!
Apriamo l'anno in bellezza con
Desperate Housewives. Attenzione: questo post contiene alcuni spoiler sull'ultima stagione della serie ed è sconsigliato a chi non ha ancora visto tutte le prime sette (cosa aspettate?!).

Innanzitutto, devo dichiarare che Desperate Housewives è una delle serie che amo di più e nel mio cuore divide il posto solo con Gilmore Girls (Una mamma per amica). Taglienti, ironiche e spesso machiavelliche, considero ormai le Casalinghe Disperate delle amiche di famiglia.

Da oggi, su Foxlife, riprende l'appuntamento con l'ottava e ultima stagione di questo incredibile fenomeno televisivo. Un epilogo che lascia disperati i fan, ma che sicuramente è indispensabile per conservare la qualità di un prodotto già parecchio longevo.
Giunti alla fine, è chiara l'intenzione degli autori di un ritorno alle origini, o meglio,  di una ripresa con variazione. Il fantasma di Mary Alice, la casalinga "più disperata di tutte", che si suicida nell'episodio pilota, continua ad aleggiare su Wisteria Lane, ricordando alle sue vecchie amiche quanto possa essere pericoloso nascondere un segreto. Sì, perchè mentre in tutte le stagioni precedenti le "ragazze" hanno dovuto vestire i panni delle detective per caso, indagando sui loro misteriosi vicini, nel gran finale saranno proprio loro a dover nascondere uno scheletro nell'armadio.

Ora che le loro avventure sono quasi giunte al termine, sarà dura fare a meno della goffagine e della dolcezza di Susan, del rigore e del self-control di Bree, della tenacia e dell'astuzia di Lynette o della travolgente simpatia di Gabrielle. Questi quattro personaggi incredibilmente ben costruiti hanno saputo creare intorno a loro una vera e propria "mitologia borghese" in cui Wisteria Lane si trasforma nello specchio (deformante, ma pur sempre uno specchio) della nostra società.
La commistione dei generi è sicuramente la cifra di questo grande successo: passando dal giallo allo humour, dal thriller alla commedia romantica, le Desperate Housewives conquistano lo spettatore senza mai annoiarlo. L'eroiche casalinghe di Marc Cherry devono sopravvivere in un mondo pieno di insidie, costrette ad affrontare pericoli ben più spaventosi di una macchia di vino sulla tovaglia o di una scottatura ai fornelli.
Ogni tanto, però, anche loro possono commettere degli errori col candeggio. Nel corso del tempo anche Desperate Housewives ha avuto le sue macchie ostinate ed è proprio per questo che ritengo saggia e giusta la scelta di ritirarsi dal tavolo da gioco ora, piuttosto che perdere tutto poi.



A mio parere la terza stagione rappresenta l'acmé di tutta la serie. E' qui che vengono inaugurati i così detti "episodi disastro", puntate speciali in cui le casalinghe si vedono costrette a fronteggiare situazioni ancora più estreme del solito, come sparatorie, uragani, incendi e disastri aerei. Il primissimo di questi episodi è Bang!, un vero gioiello, forse il più rappresentativo di tutta la serie e sicuramente il più sconvolgente. Carolyn Bigsby ce la mette davvero tutta per strappare a Mary Alice Young il titolo di Casalinga Disperatissima, e forse riesce anche nell'impresa.

La terza stagione ci regala anche una delle figure più diaboliche che abbiano mai messo piede a Wisteria Lane, la mefistofelica mamma Hodge, protagonista insieme a Bree di uno scambio di battute tra le più esilaranti...


Gloria: "Ciao Bree, posso entrare?"
Bree: "In un giardino ci vuole un serpente."
G: "So di non godere della tua simpatia, ma volevo che sapessi
perché Alma si è trasferita qui: per Orson, vuole riprenderselo."
B: "Grazie di avermi informata. Adesso se ne vada!"
G: "Orson e io potremo avere i nostri battibecchi,
ma io sono sinceramente preoccupata per la sua anima:
l'adulterio è un peccato."
B: "Non mi preoccuperei per l'anima di Orson.
Non commetterà adulterio con Alma."
G: "Quando io parlo di adulterio non mi riferisco certo
a Orson e Alma, intendo Orson e te."
B: "Scusi, come?"
G: "I precetti della nostra chiesa non ammettono il divorzio.
Agli occhi di Dio, sei tu l'altra donna. Sono sicura che tu non la vedi così,
però Alma e io lo pensiamo... e anche Orson presto lo farà.
B: "Sono scarpe di camoscio?"
G: "Sì, perché?"
(Bree spruzza d'acqua le scarpe)
B: "Per sapere."


Continua...


"Desperate Housewives" 8: il sole tramonta su Wisteria Lane (seconda parte)

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