venerdì 30 novembre 2012

Ma che c'è Surreal Time? #4 - Cambio canale...disperatamente

Per arredare casa, meglio il bianco e nero di Paola o i colori psichedelici di Barbara? 
Ogni volta che Real Time trasmette Cerco/Vendo casa... disperatamente, io cerco il telecomando altrettanto disperatamente. Nutro una profonda ammirazione per chiunque sia riuscito a vederne un episodio intero. A farmi desistere sono bastati i siparietti tra Paola Marella e i suoi collaboratori. Ho intravisto per mesi vecchie repliche in cui non faceva altro che flirtare spudoratamente con l'architetto Luca Cabassi, neanche fossero la tata e il signor Sheffield. Che poi Luca più che un esperto di divani e lampadari, si direbbe appena uscito dalla lampada di Aladino o da un flacone di Mastro Lindo Sgrassatore. 
Mi struggo dalla voglia di sapere se la nostra bicromatica mediatrice immobiliare continui a fare piedino sotto la scrivania anche ai nuovi architetti, ma se per saperlo devo sorbirmi ristrutturazioni approssimative, macchie d'umido, colori improbabili alle pareti e Ra ta ta ta in loop, allora preferisco tenermi la curiosità. 

Ecco i numerosi personaggi dello spettacolo che si sono ispirati a Paola Marella per le
loro chiome bicolore. Rogue è stata recentemente citata per plagio dalla conduttrice.
In passato il motto era "a letto dopo Carosello", oggi "a nanna dopo due secondi di Paint your life", programma estremamente soporifero, anche noto come l'Art Attack per adulti. E quando dico "per adulti" non intendo "a luci rosse", perché niente a questo mondo è meno sexy della salopette bianca della flemmatica Barbara Gulienetti, che ha sempre l'aria tramortita di una che ha sniffato vernice per ore. Lei e gli spettatori del suo programma fanno a gara a chi perde conoscenza per prima. D'altronde è normale perdere un po' di contatto con la realtà quando si trascorrono pomeriggi interi a spennellare pareti con i tutti i colori dell'arcobaleno e creare inutili trompe l'oeil.
Da quando l'ho vista deturpare un pianoforte tingendolo di blu elettrico e coprendolo di spartiti in decoupage, non ho più avuto il coraggio di guardarla.
Senza  contare quella volta che trasformò la specchiera del bagno in una scrivania. Bellissima. Peccato che non ci entravano neanche le braccia.
Ma infondo non importa se gli oggetti siano funzionali o no, ciò che conta è che sembrino fatti da un bambino in età prescolare e che facciano lacrimare gli occhi.
"Io lo trovo bellissimo" commenta alla fine di ogni creazione. "Non è meraviglioso?"
Fortunatamente per lei non può sentire la mia risposta. Intanto, da qualche parte, un interior designer muore di dolore.
Dimenticavo che Barbara presenta anche Com'è fatto, il programma concepito per intrattenere i pedanti professori di educazione tecnica di tutta la nazione. Me lo immagino incollato al televisore, il mio professore, con l'unghia del mignolo più lunga delle altre per indicare meglio gli errori sulle proiezioni ortogonali dei suoi imprecisi alunni... me lo immagino perfettamente, ipnotizzato davanti alla catena di montaggio dei cotton fioc, con un rivolo di bava che gli pende dalla bocca.

martedì 27 novembre 2012

Pubblicità insopportabili #14 - Enfants prodige

Premialo con Haribo!
(Raccomandato da 9 madri di bambini prodigio su 10)
Se c'è una cosa delle pubblicità che proprio mi scalda il cuore, sono gli attori bambini assoldati al servizio del mefistofelico esercito del consumismo. Da fuori potrebbero anche sembrare dei bambini veri, con caschetti biondi e sbarazzini, lentiggini, occhietti lucenti e dentini da latte che affondano in soffici brioches al cioccolato, ma in realtà sono creature finemente addestrate a farci bene qualunque tipo di idiozia.
I bambini senza dubbio più surreali della televisione sono quelli che popolano le idilliache scene campestri della Mulino Bianco. Più che "il mulino che vorrei", i pubblicitari hanno pensato a "il bambino che vorrei", cioè un adulto in formato tascabile, con tanto di interessi e ossessioni tipici dell'età matura.


Per esempio, l'irritante bambino lentigginoso assaggia un biscotto preparato con amore da Antonio Banderas ed esclama: "Mmm.. che buoni signor mugnaio, ma come li fa?"
Ma come "come li fa?"! Ma stiamo scherzando?
A un bambino normale non gliene frega una macina di come si fanno i biscotti, nè tanto meno della provenienza delle uova. Un bambino normale è troppo impegnato a imbottirsi le guance come uno scoiattolo per chiedere con aria scettica se le colleghe della gallina Rosita siano allevate a terra oppure no.
Senza contare poi la bimbetta che afferma, tronfia: "Non lo mangio perchè è buono... lo mangio perchè è sano." E qui mi parte la pernacchia in automatico.
Restituite a questi bambini la loro infanzia!
Certi piccoli attori vanno persino oltre, arrivando a inscenare dialoghi inintellegibili degni di Samuel Beckett. Mi riferisco al simpatico bambino pugliese che duetta con Alessandro Gassman nei panni di un cameriere nella nuova pubblicità di Ferrarelle. Innanzitutto, fossi nel grembiule di Alessandro, esordirei con un: "Fuori dalla mia cucina." In secondo luogo, per quanto abbia visto e rivisto questo spot, non riesco ancora a capire il senso della sua comicità. A parte l'intrinseca simpatia du criatur, non capisco perchè dovrebbe mentire sul nome, dichiarando di chiamarsi Mario e poi rivelarsi Robertino, se questo è il suo vero nome.
Avanguardia pubblicitaria.


Decisamente pià basse le aspettative di Haribo riguardo l'infanzia. Nell'ultimo spot della nota ditta di dolciumi (che non sono riuscito a trovare su YouTube), la mamma decide di premiare con orsetto alla frutta il suo bambino, che ha appena ricevuto un "Bravo" dalla maestra.
Di fronte a questa scena molte mamme della mia famiglia - decisamente più esigenti - hanno storto il naso. E' vero che chi si accontenta gode... però!
Un "bravo" non è una valutazione così entusiasmante da festeggiare con una caramella gommosa. Un "Bravissimo, semplicemente eccezionale!!! Puoi chiedere a tua madre a quale banca del seme si è rivolta?!" scritto a penna rossa sul compito in classe suona decisamente meglio.
E poi magari un pacco intero di Haribo per essersi laureato con "110 e lode con pomiciata accademica."

venerdì 23 novembre 2012

Ma che c'è Surreal Time? #3 - Trucco e parrucco

Tabatha Mani di Forbice e Clio Pel di Pesca a confronto: chi la spunterà?
Aspettando con ansia il nuovo, imperdibile palinsesto natalizio di Real Time, che vanterà entusiasmanti tutorial festivi come Merry Christmas con Csaba, ho deciso di dedicare qualche minuto della mia giornata al dileggio gratuito di due celebri protagoniste del nostro canale preferito, entrambe con nomi improbabili, anche se mai quanto quello di Csaba Dalla Zorza (il nome mi fa pensare alla rampolla di un'antica casata nobiliare... di un altro pianeta. Ma chi era il suo padrino al battesimo? Dart Fener?)


Parlando di guerre spaziali, ultimamente l'idilliaco mondo di Real Time è stato invaso da una tenebrosa presenza, una creatura vagamente (e sottolineo vagamente) umanoide, ma di chiara ascendenza venusiana, se consideriamo il volto serpentesco, le labbra sottili, gli occhi ridotti a fessure e la lingua biforcuta. Alcune voci indiscrete la vogliono figlia illegittima di Lord Voldemort e della sua serpentessa Nagini, oppure di un'iguana (pare infatti che i suoi corti capelli biondo platino si sollevino da soli come la cresta di tale rettile.) Una cosa è certa: dev'essere uscita da un uovo.
Il suo nome è Tabatha, ed è qui sostanzialmente per terrorizzarci a morte con i suoi sguardi assassini e le sue scarpe tempestate di cristalli di criptonite nera. Ah, e ogni tanto aiuta parrucchieri ed hair-stylist con un diavolo per capello a rimettere in sesto i loro saloni di bellezza, sempre ammesso che non sia impegnata a scorazzare a bordo della sua navicella spaziale (mascherata da macchina da scontro) o a vomitare sostanze tutt'ora oggetto di studio da parte della NASA. Mi riferisco al liquido viscoso e bianco che rigurgita con eleganza innata nello spot del suo programma, che spero vivamente sia gelato alla vaniglia. Ironica la scelta di Mi manchi come solonna colora, tra l'altro.


Dopo averla vista sfilare per New York per settimane e settimane, vestita come Ugly Betty e truccata come una drag queen di Priscilla - la regina del deserto, è tornata anche Clio ("Il trucco c'è, ma non si vede e fa pure un po' schifo") per convincere le donne italiane a finirla con il look "acqua e sapone" e aiutarle a conciarsi come un ara macao.
Pare che in questa nuova stagione abbia abbandonato la domanda (cafona) che riservava a tutte le sue "assistite", ovvero "Ma ti ricordi com'eri prima?"
Nessuna di loro però ha mai dato la risposta giusta: "Meglio di te sicuramente, sottospecie di cocorita."
Per fortuna la nostra Clio non ha rinunciato alle ricette del suo angolo di cosmesi fai-da-te: "Bene, ragazze, oggi vi mostro come preparare un ottimo fondotinta fatto in casa! E' semplicissimo: vi occorrono solo 20 gr. di polvere di cristalli di tortveitite, un cucchiaio di olio di semi di agnocasto, un pizzico di bicarbonato, una pietra filosofale, una spruzzata di pus di yeti, una radice di yateveo, due gocce di Chemical X e, naturalmente, butyrospermum parkii in quantità. E voilà, cotto e spalmato!"
E che ci vuole?

Tra pochissimo, direttamente dal canale 31, altre due protagoniste vi aspettano per una nuova puntata di Ma che c'è Surreal Time?!

venerdì 9 novembre 2012

"Due storie sporche" di Alan Bennett

Due storie sporche
di Alan Bennett, Adelphi,
134 pg., 16,0 €

 
Le statistiche del mio blog mi hanno avvertito: le recensioni letterarie sono i post meno letti in assoluto. Un po' mi dispiace, ma non per questo ho intenzione di smettere di scrivere di libri. E a volte è anche bello rimanere in pochi, no? Perciò mi rivolgo direttamente a voi, che siete andati oltre i primi due righi... cosa fate lì, così lontani? Avvicinatevi. Dobbiamo stare viscini viscini. Mettiamoci in cerchio, come le vecchiette che spettegolano, sedute sull'uscio di casa, nelle notti estive. Ho appena messo a bollire un po' d'acqua per il rooibos, vi va una tazza?
Dovrebbero esserci altre due sedie laggiù.
Ecco che si riunisce questo nostro piccolo circolo letterario. Possiamo finalmente rilassarci: tanto siamo in pochi.
E' l'atmosfera ideale per scambiare segreti e confidenze, no?
A proposito, sono giunte anche a voi delle strane voci sul conto di Mrs Donaldson? Vedova, sulla cinquantina... sì, esatto, proprio lei: quella che fa la paziente simulata in ospedale.
Davvero non ne sapete nulla?
Pare che abbia affittato una stanza a una coppia di studenti di medicina. Sulla ventina, all'apparenza due ragazzi tranquilli, ma... sì, ecco qui lo zucchero. Sapete, dicono che il rooibos non vada zuccherato, ma io proprio non ci riesco. Non so farne a meno. Ieri stavo quasi per zuccherarmi il pediluvio. Sì, grazie, cara, è stato un ottimo consiglio.
E poi non si fa altro che parlare del giovane Forbes e del suo matrimonio. Sua madre è livida, naturalmente. Schiferebbe anche Venere in persona se si offrisse di diventare sua nuora. Non fa che lamentarsi di quella povera ragazza. Anche se... di bruttina, è bruttina, diciamolo. E' parso strano anche a me che un ragazzo bello, intelligente e raffinato come Graham abbia anche solo degnato di uno sguardo una come Betty, figuriamoci sposarla!  Dev'esserci qualcosa di losco sotto. Ma sapete com'è, quella Mrs Forbes... non si sbottona facilmente. Suo figlio, invece... quando si tratta di sbottonare qualche...
Vi dico solo quello che so... non conosco i dettagli. Ma c'è una persona che sicuramente saprà raccontarvi tutto, ed è Alan Bennett. "Lo scrittore più amato della Gran Bretagna", autore della pruriginosa Mrs Donaldson ringiovanisce e delle funamboliche menzogne familiari di Mrs Forbes non deve sapere, ovvero le Due storie sporche di cui parlavamo. Nessuno meglio di lui riesce, con indulgente ma irresistibile ironia, a raccontare incredibili scene di vita borghese, spiando tutto dal buco di una serratura.
Ah, non vi preoccupate per le tazze sporche. Lasciatele lì. Le lavo io più tardi. Rimaniamo a chiacchierare ancora un po'... altro rooibos?

martedì 6 novembre 2012

Pubblicità insopportabili #13 - Antiquariato ed avanguardia

2. Caffè (bevi responsabilmente). Se è questo l'effetto che fa, faccio bene a preferire
il tè; 3. Doccia (riesce meglio senza vestiti); 4. Risparmiare (cominciando dalle
pubblicità idiote); 5. Passa a Enel (più che invitarmi a passare a Enel, la ragazza
sembra che stia richiamando il gatto); 6. Chiama (la neuro). Dimenticavo l'1. Cucinare,
ma il nonno mi fa tenerezza: non mi va di fare battute sull'arteriosclerosi.
Chiamatela nostalgia, chiamatelo vintage, o chiamatelo semplicemente penuria di idee, ma i pubblicitari di Enel Energia, dopo aver aspettato inutilmente che si accendesse una lampadina a rischiarare la loro materia grigia, hanno riesumato il Gioca Jouer (un po' come la Vodafone con il Tuca-tuca). E ne avevamo tutti un gran bisogno. La Pellegrini non era già abbastante irritante? Ci voleva anche tutta l'allegra compagnia dei soliti ebeti che pubblicizzano qualsiasi prodotto, dalle abat-jour agli zufoli?
Non c'è nessuna anima pia disposta a ributtare Federica in piscina? Magari insieme alla sua nuova compagnia danzante? Qui, a proposito di antiquariato televisivo, ci vorrebbero le Spintarelle di Beato fra le donne al completo.
Non so quale delle sei facce lì sopra mi irriti di più, ma intanto... non pensate anche voi che la n°4, con quelle sopracciglia arcuate e la boccuccia stretta, sia identica a Cassandra di Sensualità a corte, la fidanzata sessualmente repressa di Jean-Claude?


Dinanzi a spot del genere, vorrei che l'Enel non fosse così efficente. Un black-out di trenta secondi sarebbe l'ideale.
E sarebbe il caso anche di oscurare la nuova saga/piaga pubblicitaria della Vodafone, quella che ha per protagonista Bruno, l'orso spocchioso con la voce di Diego Abatantuono. Altri sponsor proprio non ce n'erano?
Passi il gorilla del Crodino, che va avanti per inerzia da anni ormai, ma è mai possibile che nel 2012 si ricorra ancora ai pupazzi formato gigante? Piuttosto Maria Giovanna Elmi.

 
Se, però, alcuni spot si dimostrano decisamente arretrati, altri stupiscono per la loro modernità. Mentre Brad Pitt è il primo uomo a sponsorizzare un profumo femminile, il nuotatore Camille Lacourt sdogana definitivamente il nudo maschile, prenotando i suoi viaggi on-line mentre è mollo nella vasca da bagno per Edison Energia (di nuotare, questi nuotatori, proprio non ne vogliono sapere). D'altronde chi di noi non ha mai prenotato una crociera ai Caraibi dietro suggerimento delle proprie paperelle di gomma? Io personalmente nella vasca da bagno guardo telefilm, leggo romanzi e sorseggio anche un po' di tè (lascio indovinare a voi se parlo seriamente o no). Potrei viverci.
Ma l'avanguardia pubblicitaria più sensazionale ce la regala Tena Men con il suo protective underwear per uomo. In parole povere: il pannolino per papà. E se non è avanguardia questa!

sabato 3 novembre 2012

Ma che c'è Surreal Time? #2 - Ipocrisie per gli ospiti

Il menu du jour prevede Cortesie per gli ospiti, altrimenti noto come Questo passa il convento.
Continua il nostro viaggio nel magico mondo di Real Time, la dimensione parallela in cui le donne non sanno di essere incinta ("Pensavo fosse una puzzetta, invece era una bebè!"), le torte devono necessariamente straripare di crema di burro, e le madri (mantenute e troppo truccate) esigono la presenza di due coccodrilli, un orangotango, due piccoli serpenti, un'aquila reale, un gatto, un topo, un elefante e due liocorni per il mega-party di compleanno del loro figlioletto neanche decenne.
L'unico programma che, personalmente, riesco ancora a guardare senza vomitare è Cortesie per gli ospiti. Poi la ministra Se-Non-Ti-Piace-La-Minestra-Salta-Dalla-Finestra Fornero si domanda come mai i giovani d'oggi siano così choosy: chi accetterebbe di svegliarsi all'alba per preparare il caffè in autogrill quando c'è gente che viene pagata per farsi invitare a cena, mangiare e brindare a sbafo, criticare l'arredamento, ridere degli imbarazzanti porta-carta igienica del padrone di casa e frugare nei cassetti altrui?
Non capisco proprio come mai il tenebroso Roberto Ruspoli, l'esperto di life-style (qualunque cosa sia: uno strano miscuglio di bon ton, decorazione della tavola e psicologia spicciola), abbia mollato la trasmissione. Forse ha finito le magliettine aderenti, o le frecciatine avvelenate, ma in ogni caso ci mancherà: era l'unico che riuscisse ad alzare il livello delle soporifere e narcisistiche conversazioni dei commensali. E poi l'avete visto quella specie di pupazzo da ventriloquo con cui l'hanno sostituito, Riccardo? Io ne ho già abbastanza delle sue caviglie. Si tagliuzza i pantaloni per ricavarne tovaglie? E poi so anche che Chiara Tonelli è nera di rabbia perchè le ha soffiato il record per le orecchie più paraboliche di tutta Real Time.
Chiara, ligia al dovere, è sempre lì, con i suoi orrendi bustier, che accarezza intonachi e si struscia ai parquet. La donna che sussurrava agli infissi. Avrà un sicuramente un passato da accarezzatrice di doghe in legno Eminflex.
Se c'è qualcosa che proprio non sopporto di Chiara, però, è quello lo stupido gesto che fa con la mano, quando fa roteare l'indice per segnalare ai suoi colleghi che sta per andare a ficcanasare in giro (per giudicare l'arredamento, ufficialmente... ma chi ci assicura che non stia cercando la cassaforte?)
Quanto al cuoco Alessandro Borghese, il suo livello di pinguitudine è un ottimo criterio per capire a quale stagione appartiene la replica che state guardando: puntata dopo puntata il suo giro vita lievita come un soufflé, mentre i capelli, lunghi come linguine al nero di seppia, ormai può anche usarli come salvietta a fine degustazione.
Detto questo, dunque, dovrò ricordarmi di non invitarli ai miei tea party, perchè non credo sarebbero molto clementi con me.
Le figure più interessanti, però, sono senz'altro loro, i concorrenti, determinati a dimostrarsi perfetti anfitrioni e meravigliosamente surreali: quant'è credibile che la proprietaria di un attico in una grande metropoli italiana (con tanto di cameriera asiatica e maggiordomo) conosca il nome del suo pescivendolo, si scambi baci sulla guancia con la fiorista e confidi le sue pene al macellaio? O che uno studente universitario intinga i tarallucci nel vino col proprietario della sua enoteca di fiducia? Io in un'enoteca non ci ho neanche messo piede.
Roberto, Chiara e Alessandro: loro sì che ci vanno, in enoteca.

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