martedì 23 aprile 2013

Un Tea Party nella Vecchia Cara Inghilterra

 
Se c'è una cosa che mi manca della cara vecchia Inghilterra, oltre ai paesaggi gotici, i parchi e la mia dose giornaliera di cinese take-away, è la colazione tradizionale, quell'apoteosi di adipe, quel carro trionfale di colesterolo, quella cornucopia di calorie che ti aiuta ad affrontare al meglio anche la più uggiosa delle giornate oltremanica. E quale pretesto migliore per immergere la faccia in un mare di bacon e uova strapazzate se non organizzare un tea-party mattutino?
Magari lo si può declinare in forma di brunch, giusto per non rivoltare troppo i delicati stomaci tricolore dei vostri ospiti...
Se dipendesse da me, mangerei salsicce e fagioli in salsa di pomodoro anche prima del canto del gallo, ma penso sia meglio attuare qualche piccola modifica al menù, come, per l'appunto, escludere i fagioli. Tuttavia non posso transigere sulle salsicce, nè sul bacon e i funghi, magari infilati in un mini-sandwich o tra due fette di pane ben tostato. Non si può definire inglese, poi, una colazione che non preveda le uova.Vi riporto qui sotto la ricetta segreta delle perfette scrambled eggs, così come mi è stata sussurrata all'orecchio da nonna Older sul letto di morte. A dire il vero la signora era perfettamente in salute e le auguro di vivere ancora a lungo, ma "sul letto di morte" fa più effetto di "in cucina, davanti a una tazza di tè."
Come potrete leggere, si tratta della ricetta tramandata da generazioni di puristi, una ricetta senza sale, olio, panna, succo di mucca o altre aggiunte inutili e poco ortodosse. Si tratta di un processo alchemico, un rituale in cui pochi ingredienti rarefatti si uniscono in mistico sposalizio e danno vita alla quintessenza della bontà.
 
Non esistono tempi precisi: bisogna continuare a girare per qualche
minuto, finchè non raggiunge la consistenza di una poltiglia flaccida
ma compatta.
 Come avrete di certo notato, l'atmosfera è decisamente meno formale dei miei tea-party precedenti: arrivederci pretenzioso servizio da tè  e benvenute tovagliette all'americana e mug sbeccate a forma di autobus a due piani!
Ho pensato di tirar fuori i vecchi souvenir, inclusi gli inutilizzati sottobicchieri con i migliori panorami londinesi, per omaggiare l'inimitabile kitsch inglese. Peccato non essere riuscito a procurarmi una di quelle orribili tazze con i volti estatici di William e Kate, ma provvederò al più presto a rimediare. Dopotutto, basta far partire Spice up your life a palla, oppure la sigla del Benny Hill Show, e scongiurerete facilmente qualsiasi sospetto di raffinatezza ed eleganza.
Dulcis in fundo, per accompagnare l'Earl Grey, servite in tavola qualche Camillina, ovvero delle semplici tortine di carote, banali in modo quasi imbarazzante, ma dal sapore piacevolmente anni '90. Da notare la decorazione all'avanguardia, ottenuta mediante la tecnica dello stencil con un semplice tappo di bottiglia. In origine sarebbero dovute essere delle margherite, ma a guardarle si direbbero più delle uova all'occhio di bue, il che è anche meglio, visto che il tema è il full breakfast inglese.

 
Mentre mettete a dura prova le coronarie dei vostri invitati con cibi ipercalorici, non dimenticate di molestarli in ogni modo possibile, come ogni bravo padrone di casa. Potete, per esempio, costringerli a indossare orrendi cappellini da cerimonia come al matrimonio reale, oppure obbligarli a parlare con un accento inglese fasullo, o ancora potete nascondere da qualche parte un piccolo pupazzetto a forma di volpe e promettere un premio al vincitore della "caccia alla volpe", sollazzo tanto caro all'aristocrazia britannica. Se avete qualche penny da buttar via, vi suggerisco anche di scaricare l'app Children Preview per scoprire in anteprima che aspetto avrà il pargolo in arrivo a casa Windsor, se il piccolo riceverà il segnale della BBC direttamente dalle orecchie come nonno Carlo o se avrà i capelli color cheddar come lo zio Harry. I più perversi potranno anche dare un'occhiata al volto di loro ipotetici figli avuti da Carlo, il principe Filippo o dalla sempre piacente Elisabetta II. Vedeste che carini i centaurini che nascerebbero da una mia virtuale unione con Camilla!
Se vi dedicherete a tutte queste entusiasmanti attività certamente nessuno dei vostri ospiti tornerà a casa con un muso lungo alla Victoria Beckham (ma se mangerete tutta quella roba non sperate di mantenere ancora per molto la forma fisica della suddetta.)
 
I Tea Party precedenti:
Un Tea Party natalizio con lo Schiaccianoci;
Un Tea Party con delitto;
Un Tea Party nel Paese delle Meraviglie - 1° parte2° parte.

giovedì 18 aprile 2013

Pubblicità insopportabili #21 - Voglio il divorzio

Conosco una donna che ha gravi problemi con suo marito.
A vederli non si direbbe.
A volte è molto più facile fare come se nulla fosse e continuare a sorridere piuttosto che ammettere il problema e prendere in mano la situazione. Si spera sempre che le cose si sistemino da sole, col tempo.
Non che Lei non si sia data da fare: la terapia di coppia... l'aiuto del parroco... dei nuovi sex-toys. Le ha provate tutte, ma Lui ha sempre la mente altrove, e non fa nulla per nasconderlo. Il talamo nuziale è costantemente occupato da una presenza estranea, l'ombra di un'ossessione che distrugge pezzo per pezzo la loro felicità coniugale.
All'inizio Lei pensava ci fosse un'altra donna. E forse l'avrebbe persino preferito. Una suocera invadente si può sopportare, un'occhiata di troppo alla vicina che fa jogging si può anche perdonare, ma si può competere con un supermercato?


Questo episodio di Pubblicità insopportabili è una dichiarazione di solidarietà alla moglie del commesso monomaniaco della Conad.
Ascolta il consiglio di un amico, e fai un favore a te stessa: chiedi il divorzio. Sono certo che meriti di avere accanto a te un uomo che ti ami veramente, un uomo che ci sia sempre per te, un uomo con cui parlare senza dover staccare un numerino come al banco salumeria.
Hai bisogno di un compagno che si svegli nel cuore della notte perché è in preda ai bollori notturni, e non perché avverte l'irrefrenabile urgenza di correre al supermercato a controllare la freschezza della lattuga.
Amica mia, sai bene che questo matrimonio è da consumarsi preferibilmente entro... quanto ancora? Un mese? Un anno?
Quanto ancora potrà andare avanti così?
Se tuo marito anziché farti delle avances, controlla le scadenze degli avanzi in frigo, c'è qualcosa che non va.
Quand'è stata l'ultima volta che si avvicinato a te con intenti libidinosi?
E com'è andata a finire? Vi siete spogliati, in preda alla passione, poi però ha perso interesse quando non ha trovato il tuo codice a barre...


Le sue valige sono già davanti alla porta?
E' la scelta migliore, vedrai. Troverai sicuramente di meglio. Qualcuno che vada in visibilio per la tua sottoveste, non per il sottocosto.
Non preoccuparti, Lui se la caverà senz'altro. Una notte sotto le stelle, su una panchina, gli farà bene. Magari lo aiuterà a schiarirsi le idee.
Tanto Lui ci sta benissimo, sotto questo cielooo...

Ecco Lui che lancia sguardi lussuriosi all'oggetto del suo desiderio, mentre morde
voluttuosamente una fragola. E pensare a tutte le volte che tu gli hai proposto di reinterpretare la
scena di 9 settimane e 1/2 e Lui ha sempre detto di no...

sabato 13 aprile 2013

Il secondo capitolo capitolino

"Chicca*, come here!"
Come vi sarà già noto dopo la lettura del primo capitolo capitolino, stanco della routine e della mia insipida e claustrale esistenza, lo scorso fine settimana mi sono recato a Roma, in visita da mia sorella Valeria. "In visita da mia sorella", a pensarci bene suona molto austeniano: "Vado a stare per po' da mia zia a Londra per riprendermi dalle pene d'amore" o "Vado dai miei parenti a Bath per qualche tempo, nella speranza che un clima più mite rinforzi la mia salute cagionevole", o (la mia preferita) "Vado a Uppercross Cottage da mia sorella Mary per riprendermi dal fatto che un tipo che ho rifiutato sette anni fa (e per cui ora sbavo copiosamente) non mi si fila neanche di striscio."
Ma, come al solito, sto divagando.
Nelle puntate precedenti vi ho lasciati tutti col fiato sospeso, con un cliffhanger a dir poco ansiogeno, anticipandovi di aver incontrato due mie care amiche blogger. Ebbene, è giunto il momento della rivelazione! Si tratta di Alex V. e Midori di Tè agli elefanti!
Inutile dirvi che prima dell'appuntamento al buio ero nervoso come una giovane indiana in attesa di conoscere il suo promesso sposo, ma, come avevo previsto, è stato subito amore. In una specie di bistrot-libreria con tanto di giardini pensili, circondati da una rinfrancante verzura, abbiamo parlato per ore, in un rilassato clima da "tarallucci e spritz", di qualunque argomento possibile, dai libri alle serie tv, dalle beghe d'amore alle rispettive famiglie (grandi protagonisti, i padri). Avendo toccato l'argomento "onomastica e nomi bizzarri" (uno dei miei preferiti), ho buttato lì un "Ricordi quel periodo in cui tutti maschietti si chiamavano Giasone e tutte le femminucce Barbara?" e quasi mi sono venute le lacrime agli occhi quando Alex ha riconosciuto all'istante la citazione tratta da Hercules. Tra l'altro Alex è la donna che, quando aveva solo quindici anni, trovandosi a dover scegliere tra una visita al Louvre e una giornata a Disneyland, alla fine ha optato per il museo. E non è da tutti, a quindici anni. Altro che giudizio di Paride o dubbio amletico! Di fronte a una scelta del genere, io mi sarei dato la morte, ma solo dopo un brutto esaurimento nervoso.
Midori e io, già uniti dalla passione per Scrubs e la scrittura, abbiamo condiviso una vera e propria agnizione, scoprendo di essere entrambi "fan" accaniti di una (*) fashion vlogger pugliese, indi conterranea: Chiccaglam1991. Entrambi siamo stati irrimediabilmente sedotti dal suo stile unico eppure semplice e genuino, che sa di cime di rapa e ricotta ascuante.
Non potete astenervi dal guardare questa meravigliosa clip dedicata alla sua mise di San Valentino. Penso che potrei guardarla e riguardarla senza mai stancarmene. Ormai non posso più fare a meno del suo sorriso sghembo e del piattume suadente della sua voce. Bella come Anastasia (la sorellastra di Cenerentola, non la Romanova), Chicca si imbelletta per l'appuntamento col suo galante Principe Azzurro (il tutto, per di più, a rallenty). Una chicca che qualunque appassionato di moda (e di regia) non può perdersi:


Conoscere finalmente di persona Alex e Midori è stata un'esperienza surreale, ma indimenticabile, suggellata dalla condivisa opinione che Zoey Deschanel non possa essere sia bella che simpatica, e rinsaldata ulteriormente da una macabra visita alla cripta dei Frati Cappuccini di Via Veneto, dove tutto (dagli altari, ai lampadari, fin'anche i puttini) è realizzato con ossa umane (è un posto da brividi, ma vale la pena andarci anche solo per grattare la barbetta dell'ologramma di un gaudente frate panciuto che spiega ai visitatori la storia del convento.)
Per finire, ci siamo concessi una splendida e assolata passeggiata pomeridiana per il quartiere hipster e i luoghi d'interesse meno affollati. Ho appreso, grazie a Midori, che il Mosè di Michelangelo (come molti dei Mosè dell'iconografia medioevale) è dotato di un paio di corna per l'errata traduzione di un passo biblico. Poi ho definito, con il loro aiuto, il mio eventuale pseudonimo da porno-star, Giorgio Puka. Ma soprattutto ho scoperto quanto siano fantastiche Alex e Midori anche nella realtà!
Peccato che, date le poche ore di sonno racimolate, abbia sfoggiato l'agilità mentale di un'anatra di Villa Borghese: confrontandoci sulle nostre letture preferite, ho provato a spiegare i motivi della mia passione per Casa di bambola di Ibsen, ma dubito di essere riuscito a mettere in fila anche solo due frasi di senso compiuto. Non credo di aver mai prodotto così tanti anacoluti in vita mia.
Come tutti i bei momenti, però, anche questo idillio era destinato a finire. Subito dopo esser rientrati da un sì piacevole pomeriggio, la doccia fredda: le cdm (coinquiline di merda) di Valeria con delle raccapriccianti maschere di fango sulla faccia.
Per quanto a malincuore, terminati i giorni di licenza, ho dovuto lasciare la mia nevrotica sebbene affettuosissima sorella, premurosa fino all'inverosimile (ogni  mattina, prima di uscire, la mia tracolla è stata da lei puntualmente ispezionata per assicurarsi che disponessi di scorte annuali di taralli, una bottiglietta d'acqua in caso di disidratazione fulminante e, naturalmente, una pistola lancia-razzi per ogni emergenza).
Così, mentre Valeria era a lezione, ho girovagato per bancarelle di libri usati e dato il mio arrivederci a Roma, che, inutile dirlo, si porta benissimo i suoi anni, anzi, è ogni volta più gajarda. La sua non è una bellezza opprimente, ma un'avvenenza quasi sempre unita a una languida decadenza, che però non toglie nulla alla sua vitalità. I suoi monumenti più imponenti mi sono sempre sembrati algidi e vuoti nel loro candore. Preferisco di gran lunga la Roma delle rovine. Riesco ad immaginarla, mollemente accasciata sui suoi sette cuscini, abbronzata, con le scalanature delle colonne come rughe di saggezza, sampietrini come cuscinetti di cellulite, e la chioma riccioluta di capitelli corinzi e ciuffetti d'erbe spontanee che crescono un po' dove capita. Bellissima in ogni difetto.
Avrei dovuto smarrirmi a Piazza di Spagna come mi è accaduto a quattro anni, ma alla fine mi sono presentato all'appuntamento con mia sorella, dove ci siamo salutati con addii strazianti che hanno strappato un "Ooooouh" di commozione a tutti i suoi compagni di master. Se qualcuno ha vomitato, lo ha fatto nel massimo silenzio e rispetto dei nostri sentimenti.
Un'ombra di inquietudine, però, è presto calata su questa scena lacrimosa: l'ombra della Sibilla, altrimenti detta la Strega di Benevento, ovvero Mona, una simpatica ma misteriosa compagna di master di Valeria. Avevo già avuto modo di osservare il suo aspetto tenebroso durante una cena kosher, dove ha fatto la sua apparizione giusto in tempo per il dessert, ammantata di seta nera, con una crocchia in stile ballerina classica, gioielli tintinnanti e un maquillage da femme fatale. Per di più mi è stata descritta come un'esperta di leggende e folklore campani.
La sua visione mi aveva già inspiegabilmente turbato, ma è stato un episodio a dir poco singolare, avvenuto appena prima della mia partenza, che mi ha scosso nel profondo, facendo tremare le già precarie fondamenta delle mie convinzioni sulla natura dell'uomo e dell'universo, insidioso scenario della nostra enigmatica esistenza.
Quando ero sul punto di congedarmi da mia sorella e dai suoi amici per volgermi a Termini, ecco sopraggiungere Mona, che mi saluta affabile e, guardando il libro che ho in mano, esclama: "Le notti bianche! Adoro quel libro!"
Rimango un attimo incerto, fissando il libro, poi la correggo: "E' Il grande Gatsby, non Le notti bianche, a dire il vero."
"Oh! Che strano!" risponde Mona. "Non so perché ma quando l'ho visto mi sono convinta fosse Le notti bianche di Dostoevskij."
Il cuore ha iniziato a martellarmi forte nel petto.
"Devi avere dei poteri extra-sensoriali" mormoro, con un brivido. "Perchè..."
Tiro fuori un libricino rosso, senza alcun titolo stampato sopra, dalla tasca del mio montgomery, dov'era sepolto in profondità. "Questo" rivelo, con voce tremante, "è Le notti bianche. L'ho comprato qualche ora fa da una bancarella di libri usati." Dove era nascosto sotto una miriade di altri volumi altrettanto anonimi.
Gli occhi neri di Mona si allargano dalla sorpresa e dall'eccitazione, poi esulta: "Lo dicevo io che sono una strega!"
Afferro con mano malferma il mio trolley e mi incammino con gli ultimi, distratti saluti verso la stazione. Per tutto il viaggio in treno non ho fatto altro che rimuginare su questo perturbante episodio, e credo che continuerò a pensarci ancora per molte notti bianche. 

martedì 9 aprile 2013

Il primo capitolo capitolino

La Fontana di Trevi? Troppe monete negli occhi.
Una suora, un professore e una coppietta di fidanzatini salgono su un treno. No, non sono i protagonisti di una barzelletta, ma i compagni di scompartimento che hanno allietato le sei lunghe ore di viaggio verso Roma. La suora, con quell'abito color rosa cipria, sembrava appena uscita dalla pubblicità del Martini Rosato. Il professore, invece, con tanto di toppe sulla giacca in corrispondenza dei gomiti, era il gemello lievemente in sovrappeso di Max Medina di Una mamma per amica (gli ho invidiato la meravigliosa ventiquattrore in pelle Etro). Quanto ai fidanzatini, disgraziatamente, erano seduti proprio davanti a me, così che non ho potuto fare a meno di ascoltare le loro brillanti riflessioni e le esaltanti conversazioni telefoniche: "Vaffanculo!" ha detto qualcuno dal telefono del fidanzatino. "Vaffanculo a te!" ha risposto lui. "Chi era, amò?" chiede la fidanzatina, che ho mentalmente soprannominato Tatiana (elegante com'era, sembrava appena scesa dall'auto delle Serebro). "Uno che ha sbagliato numero" risponde lui, torvo.
Terminati gli argomenti, Tatiana ha trascorso un'ora intera a pomiciare con un Magnum, lanciando sguardi tutt'altro che gelidi al fidanzato, che però era immerso nelle sue letture erudite: For Men Magazine.
Qualche tempo dopo il nerboruto fidanzato si è alzato dalla sua postazione per avvicinarsi alla suora e chiacchierare amabilmente con lei. Pur avendo almeno vent'anni più di lui, la sorella rideva civettuola come neanche la Monaca di Monza. Non contenta, quando l'energumeno è tornato dalla sua ragazza, suor Gertrude ha attaccato bottone con il professor Medina, con cui si è lanciata in una lunga dissertazione sulla resurrezione di Lazzaro (Ammazza, quante zeta!).
Nel corso del viaggio mi sono accorto di creare non poca confusione circa la mia età: un mio coetaneo mi ha dato del lei, neanche fossi un pensionato, mentre un trentenne, tirando giù la valigia dal portabagagli, si è rivolto a me come ad un pargolo in piena fase di lallazione: "Scuuuusami, attenzione alla testoliina".
Dopo sei ore di osservazioni antropologiche e di Racconti notturni di E.T.A. Hoffmann, ero così stanco che iniziavo a parlare, scrivere e persino pensare come Sabbbbbbbrina Ferilli. "Gna faccio più..." ho scritto a mia sorella Valeria su WhatsApp. "Ormai s'è fatta 'na certa..."
Gli ultimi cinque minuti di un lungo viaggio sono sempre i più sofferti. Ma presto ho potuto riabbracciare mia sorella, sempre più pelle-e-ossa ma sempre più bella, che è a Roma per completare il suo cursus honorum. Finalmente ho potuto associare a dei volti tutti gli aneddoti che mi ha raccontato sulle sue cdm (coinquiline di merda).
Roma mi ha riservato una fredda accoglienza. Ha preso alla lettera il verso "Famme scordà che è quasi primavera". Nella mia mattinata di solingo vagabondaggio (mentre mia sorella era a lezione), sono stato messo in fuga dalla pioggia torrenziale, come i Quadi sulla Colonna Aureliana, per poi trovare rifugio nelle calde braccia della Galleria Alberto Sordi.
Tuttavia si è fatta perdonare quasi subito: la primavera è sbocciata di punto in bianco, così come sono fiorite le mie imprecazioni per aver portato con me solo capi invernali. Mia madre, d'altronde, mi aveva terrorizzato, dipingendomi scenari artici, perciò ha insistito affinché riempissi il mio trolley di grasso di foca e pelli d'orso. Una volta lì, però, nessuna traccia di blizzard. E la Fontana di Trevi era ancora liquida, non ridotta ad una pista di pattinaggio sul ghiaccio come avevamo congetturato.
Sono capitato nella capitale diverse volte, eppure non ce l'avrei mai fatta senza quella meravigliosa invenzione chiamata GPS, che ha colmato due dei miei difetti più invalidanti: l'inesistente senso dell'orientamento e la patologica ritrosia a chiedere indicazioni. E grazie al cielo Roma ha solo due linee di metropolitana. Non c'è voluto molto per memorizzare a mo' di mantra le informazioni basilari: "Per andare in centro, direzione Battistini. Per andare a casa, direzione Gnagnagnina."
Sulla metropolitana romana, poi, ci sarebbe da scrivere un post intero. Oltre ai gatti del Colosseo, ci sono anche i video dei gattini della metro. Senza contare la dolcissima voce registrata (credo sia quella di un uomo agé) che annuncia le varie fermate: "Uscita al lato..." (esitazione) "... sinistro!"
Mi ricorda tantissimo il doppiatore (anche lui maturo) degli spot Milka: "Osa essere tenero." La voce di un nonno giocherellone.
Nonostante questo, però, la metro (e non solo quella romana) rimane un martirio. Quando non ero spalmato tra pendolari sonnacchiosi, mi sono ritrovato ad ascoltare mio malgrado conversazioni decisamente sgradevoli. Come quella di sabato scorso, a mezzanotte, quando una bimbaminchia ha tenuto una lunga conferenza sulla letteratura pornografico-vampiresca e ha spiegato all'amica (che pendeva dalle sue labbra lucide di gloss alla ciliegia) come si prepara il Martini perfetto, soffermandosi anche su come avrebbe voluto "sfregiare" il barman che ha osato servirgliene uno con il ghiaccio ("Va bevuto secco" ha esclamato indignata la qundicenne, "il ghiaccio abbassa la gradazione alcolica!"). Subito dopo è passata al racconto delle sue degustazioni di cocktail dai nomi osceni, come "Orgasmo" e "Blow job", finendo poi a elencare le varietà di mangime anallergico che propina al suo gatto Matisse. Adoro origliare scambi di opinioni su argomenti triviali, ma dopo aver trascorso la serata in un ristorante kosher con i compagni di master di mia sorella, discutendo di etruscologia e della Medea di Pasolini... le avventure erotiche della cacciatrice di vampiri Anita Blake erano decisamente troppo da digerire (un po' come il conto del ristorante kosher).
Il giorno dopo, ci siamo svegliati all'alba per la visita domenicale di Montecitorio, nonostante il sonno arretrato mi suggerisse attentati anarchici, senza contare che ero già stremato dalle lunghe passeggiate per la città (costringerò mia sorella a fare il test anti-doping visto che corre come un treno rimanendo sempre pimpante e fresca come una rosa in boccio). Come se non bastasse, una donna rom in metropolitana ci ha deliziato interpretando In assenza di te di Laura Pausini, annullando così l'effetto blandamente eccitante del caffè che avevo appena assunto endovena.
Abbiamo atteso in fila come un gregge di pecore davanti a Montecitorio per almeno un'ora (mia sorella tra l'altro indossava la sua mantellina lanosa), sotto il sole cocente, mentre, di tanto in tanto, carabinieri e pinguini in giacca e papillon spostavano di pochi centimetri (senza alcun motivo) le transenne, giusto per dare l'impressione di fare qualcosa. Dopo aver ammirato la Camera dei Deputati (il più bel teatro delle marionette mai visto), è giunto il tanto atteso incontro con quelle che per me, fino a qualche giorno fa, erano eteree figure mitologiche. Sto parlando di due blogger che molti di voi conosceranno, nientepopodimenoché...

Ma forse sarebbe meglio parlarne nel prossimo post. Insieme al primo incontro con due mie adorate colleghe, vi aspettano fenomeni paranormali, fashion blogger da urlo e altri portentosi accadimenti...
Continuate a tenere d'occhio Il Tè - il blog volutamente ozioso e inutile!

Roma è il sogno e l'incubo di ogni Instagrammaniaco come me. Possibile che non esistano
dei gruppi d'aiuto tipo gli Instagramers Anonimi? In ogni caso queste foto sembravano tutte

molto più carine sul cellulare. Tipico.

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