E c'è ancora, ai margini della Foresta Nera, un paese dai tetti spioventi dove i narcisi crescono sui cigli delle strade come margherite e regali falchi se ne stanno appollaiati sui segnali stradali come comunissimi piccioni. E' un paese, questo qui, in cui i castelli crescono come funghi, e se perdi portafogli e macchina fotografica in metropolitana la polizia non soltanto te li ritrova, ma te li spedisce a casa. Qual è questo posto di fiaba, chiederanno i miei piccoli lettori? E' una città chiamata Stoccarda, là dove il vostro papà vi dirà hanno scalpitato i cavalli della prima Porsche e vostra mamma ricorderà essere nato Hegel. Le ali tremebonde di un aeroplano mi hanno trasportato proprio lì giusto pochi dì orsono per far visita a tre passerotti che, nell'albero genealogico della mia famiglia, cinguettano allegramente sul ramo parallelo al mio.
Al mio arrivo i cuginetti italo-tedeschi mi salutano con abbracci, baci e sorrisi: quello di Marco, sette anni, con un oblò al posto di un incisivo; quello ancora tutto da latte di Alice, di quattro anni; e quello quadridentato di Bianca, che ha a malapena un anno. L'ultima arrivata è la primissima a venirmi incontro sulle gambette malferme, con la sua testolina tonda come un pomelo (frutto di cui non potrò mai più fare a meno) e gli occhioni cigliuti e disneyani. D'altronde non poteva che esserci lei a capo del comitato di benvenuto, visto quanto adori fare ciao con la mano, di continuo, un gesto che assume a seconda del contesto vari significati: da saluto affettuoso ad augurio pasquale, da richiesta d'attenzione a risposta ironica a domande scomode. Si è guadagnata per questo il soprannome di Buongiorno-a-tutti, marchio già registrato per un parroco del nostro paese, famoso per farsi trovare sull'uscio della chiesa alla fine di ogni messa per contare, con la scusa dei saluti, le pecore del suo gregge. Non appena la isso in braccio, la piccolina non perde l'occasione di allargarmi il colletto della maglietta per sbirciare con curiosità il mio décolletè, che però scopre - con un certo disappunto - essere sprovvisto di mammelle. La piccolina però non si dà per vinta e più volte ha ritenuto di dover dare un'altra occhiata, tanto per esserne sicura.
Più fortunati Marco e Alice, che sono riusciti a spremere fino all'ultima goccia le mie energie e la mia inventiva, coinvolgendomi nei loro giochi e arruolandomi per le loro guerre, per cui ogni omino della Lego, ogni soldatino, cavaliere, pupazzetto e peluche è chiamato a leva obbligatoria. Per dovere di cronaca, devo riportarvi un breve resoconto dalla trincea.
Il primo giorno c'è stato uno scontro di proporzioni omeriche tra lo schieramento dei draghi e quello dei dinosauri (Marco ha accettato con divertita rassegnazione le mie infiocchettature narrative, come la mia decisione di porre fine al conflitto col matrimonio tra l'ultima draghessa superstite e l'ultimo dinosauro ancora in vita.) Poi è stata la volta dell'assedio del castello di Marcondirondello da parte dello sparuto esercito del sultano Al Raffi (non avendo una corona, ho dovuto improvvisare un turbante con la sciarpa), con tanto di epico corpo a corpo tra il re Marco, a cavallo del temibile drago Furore, e il sovrano orientale, in groppa alla sua tigre albina gigante Neve-Nel-Deserto. Ogni tanto lo scontro è sospeso da qualche piccola intromissione di Bianca, che gattona sorridente nella stanza ("Ciao!"), con conseguenti proteste di Marco, che teme di veder distrutto il castello da lui così meticolosamente edificato. Qualche volta tuonano dall'alto anche gli avvertimenti dell'inquilino del piano di sopra, detto Tamburino per l'antipatica abitudine di battere il piede sul pavimento quando i peana e gli urli di guerra volano un po' troppo in alto.
Al quarto scontro bellico, rimasto a corto di idee, ho dovuto costringere un altrimenti pacioso cuscino a forma di principe ranocchio ad interpretare il ruolo del perfido, folle re Frog Magog, sovrano di tutti i rettili e gli anfibi, per dare al coccodrillo e al rinoceronte di peluche acquistati dallo zoo un nemico da sconfiggere a suon di cornate e morsi. Un personaggio, questo, che è stato accolto con un buon successo di pubblico.
Una volta messo a posto il castello-giocattolo, per migliorare le mie tecniche di fortificazione, i bambini mi hanno permesso di visitare con loro il castello di Lichtenstein, arroccato su uno strapiombo. Nei nostri pomeriggi, però, hanno svettato anche le guglie del castello della Disney e il luccicante palazzo sottomarino di Ariel, senza contare poi le scorribande per il castello di Hogwarts: nei momenti di riposo Marco entra nella mia stanza, dove mi trova arenato sul letto, e occhieggia con un sorriso eloquente al libro sul comodino, Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, che mi ascolterà leggere con gli occhi sgranati.
Una volta sotto le coperte, Marco dorme il sonno del condottiero vittorioso. Alice invece è più inquieta. Durante uno dei nostri primi pigiama party rotola verso di me, nel dormiveglia. "Io c'ho una lingua" sente l'esigenza di informarmi. Al che le rispondo: "Anch'io c'ho una lingua, Ali." Rassicurata, si gira di nuovo. La notte seguente mi sussurra all'orecchio un segreto: "Sei bello." "Grazie. Tu sei bellissima." Soddisfatta, si riavvolge nella coperta frusciante. La sera successiva l'affligge il pensiero della scarsa solidarietà tra donne: "Ma... ma... perhché la Rhegina voleva essere perh forhza la più bella?" si chiede, accorata. "Non poteva esserhe la più brhava? Biancaneve la più bella e lei la più brhava?" Il ragionamento non fa una piega e faccio fatica a placare i suoi dubbi. Mia zia era decisamente più brava quando si trattava di aiutarmi a risolvere le mie "crisi esistenziali" (quando ancora indossavo il grembiulino delle elementari. Ma anche ora...)
"Rhafaele?" mi chiama Alice, dopo un po'.
"Sì, amore?"
"Io devo andarhe all'asilo domani?"
"No."
"E tu devi parhtirhe domani?"
"No."
A questo punto prorompe in un pianto disperato.
"Che succede, Ali?"
"Io-io volevo andare all'asilo per far vedere... per far vedere alla mia... alla mia amica... la... la ferita che mi sono fatta... sul... sul ginocchio!"
Un paio di baci e carezze, però, le fanno dimenticare ben presto queste preoccupazioni e si riaddormenta. Solo che lei e suo fratello vanno a letto alle nove, così che ogni notte aspetto che l'Omino del Sonno sparga sui loro occhietti la sua sabbia magica per sgusciare fuori dal letto, sentendomi decisamente in colpa. Una volta fatto giorno, però, Alice non dà mai segno di prendersela. In fondo a loro basta una sentinella che vegli sulle merlature del castello, almeno finché il buio non fa più paura. Mentre l'abbraccio e ascolto il suo respiro lieve, penso allo straordinario potere di questi piccoli elfi, per cui anche il più gracile degli scudieri è disposto a indossare l'armatura ed andare incontro ai draghi (o, come nel mio caso, semplicemente salire su una bicicletta, una cosa che non mi sognavo minimamente di fare). Occuparsi di loro, giurare a Marco che il suo nuovo taglio di capelli non lo fa assomigliare a Draco Malfoy, accompagnare Alice a lavarsi i denti, aiutarli a fortificare i confini del loro regno, combattere con loro ogni esercito invasore, farli divertire, coccolarli, confortarli, dare loro un lieto fine: non c'è migliore distrazione dalla nostra affannosa, personale ricerca di un "e vissero felici e contenti."
Prima di ripartire infilo i loro disegni (l'uovo di Pasqua di Alice e il drago sputa-"plasma" di Marco - ma cos'è poi 'sto plasma? Quello dello schermo tv?) vicino alla carta d'imbarco e i documenti, nella tasca delle cose importanti. E per il viaggio mi porto dietro anche una gran bella scorta di ricordi felici. Non si sa mai, nel caso là fuori dovessi incrociare un Dissennatore...
Al mio arrivo i cuginetti italo-tedeschi mi salutano con abbracci, baci e sorrisi: quello di Marco, sette anni, con un oblò al posto di un incisivo; quello ancora tutto da latte di Alice, di quattro anni; e quello quadridentato di Bianca, che ha a malapena un anno. L'ultima arrivata è la primissima a venirmi incontro sulle gambette malferme, con la sua testolina tonda come un pomelo (frutto di cui non potrò mai più fare a meno) e gli occhioni cigliuti e disneyani. D'altronde non poteva che esserci lei a capo del comitato di benvenuto, visto quanto adori fare ciao con la mano, di continuo, un gesto che assume a seconda del contesto vari significati: da saluto affettuoso ad augurio pasquale, da richiesta d'attenzione a risposta ironica a domande scomode. Si è guadagnata per questo il soprannome di Buongiorno-a-tutti, marchio già registrato per un parroco del nostro paese, famoso per farsi trovare sull'uscio della chiesa alla fine di ogni messa per contare, con la scusa dei saluti, le pecore del suo gregge. Non appena la isso in braccio, la piccolina non perde l'occasione di allargarmi il colletto della maglietta per sbirciare con curiosità il mio décolletè, che però scopre - con un certo disappunto - essere sprovvisto di mammelle. La piccolina però non si dà per vinta e più volte ha ritenuto di dover dare un'altra occhiata, tanto per esserne sicura.
Più fortunati Marco e Alice, che sono riusciti a spremere fino all'ultima goccia le mie energie e la mia inventiva, coinvolgendomi nei loro giochi e arruolandomi per le loro guerre, per cui ogni omino della Lego, ogni soldatino, cavaliere, pupazzetto e peluche è chiamato a leva obbligatoria. Per dovere di cronaca, devo riportarvi un breve resoconto dalla trincea.
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Il castello di Lichtenstein, non troppo lontano da Stoccarda. |
Al quarto scontro bellico, rimasto a corto di idee, ho dovuto costringere un altrimenti pacioso cuscino a forma di principe ranocchio ad interpretare il ruolo del perfido, folle re Frog Magog, sovrano di tutti i rettili e gli anfibi, per dare al coccodrillo e al rinoceronte di peluche acquistati dallo zoo un nemico da sconfiggere a suon di cornate e morsi. Un personaggio, questo, che è stato accolto con un buon successo di pubblico.
Una volta messo a posto il castello-giocattolo, per migliorare le mie tecniche di fortificazione, i bambini mi hanno permesso di visitare con loro il castello di Lichtenstein, arroccato su uno strapiombo. Nei nostri pomeriggi, però, hanno svettato anche le guglie del castello della Disney e il luccicante palazzo sottomarino di Ariel, senza contare poi le scorribande per il castello di Hogwarts: nei momenti di riposo Marco entra nella mia stanza, dove mi trova arenato sul letto, e occhieggia con un sorriso eloquente al libro sul comodino, Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, che mi ascolterà leggere con gli occhi sgranati.
Una volta sotto le coperte, Marco dorme il sonno del condottiero vittorioso. Alice invece è più inquieta. Durante uno dei nostri primi pigiama party rotola verso di me, nel dormiveglia. "Io c'ho una lingua" sente l'esigenza di informarmi. Al che le rispondo: "Anch'io c'ho una lingua, Ali." Rassicurata, si gira di nuovo. La notte seguente mi sussurra all'orecchio un segreto: "Sei bello." "Grazie. Tu sei bellissima." Soddisfatta, si riavvolge nella coperta frusciante. La sera successiva l'affligge il pensiero della scarsa solidarietà tra donne: "Ma... ma... perhché la Rhegina voleva essere perh forhza la più bella?" si chiede, accorata. "Non poteva esserhe la più brhava? Biancaneve la più bella e lei la più brhava?" Il ragionamento non fa una piega e faccio fatica a placare i suoi dubbi. Mia zia era decisamente più brava quando si trattava di aiutarmi a risolvere le mie "crisi esistenziali" (quando ancora indossavo il grembiulino delle elementari. Ma anche ora...)
"Rhafaele?" mi chiama Alice, dopo un po'.
"Sì, amore?"
"Io devo andarhe all'asilo domani?"
"No."
"E tu devi parhtirhe domani?"
"No."
A questo punto prorompe in un pianto disperato.
"Che succede, Ali?"
"Io-io volevo andare all'asilo per far vedere... per far vedere alla mia... alla mia amica... la... la ferita che mi sono fatta... sul... sul ginocchio!"
Un paio di baci e carezze, però, le fanno dimenticare ben presto queste preoccupazioni e si riaddormenta. Solo che lei e suo fratello vanno a letto alle nove, così che ogni notte aspetto che l'Omino del Sonno sparga sui loro occhietti la sua sabbia magica per sgusciare fuori dal letto, sentendomi decisamente in colpa. Una volta fatto giorno, però, Alice non dà mai segno di prendersela. In fondo a loro basta una sentinella che vegli sulle merlature del castello, almeno finché il buio non fa più paura. Mentre l'abbraccio e ascolto il suo respiro lieve, penso allo straordinario potere di questi piccoli elfi, per cui anche il più gracile degli scudieri è disposto a indossare l'armatura ed andare incontro ai draghi (o, come nel mio caso, semplicemente salire su una bicicletta, una cosa che non mi sognavo minimamente di fare). Occuparsi di loro, giurare a Marco che il suo nuovo taglio di capelli non lo fa assomigliare a Draco Malfoy, accompagnare Alice a lavarsi i denti, aiutarli a fortificare i confini del loro regno, combattere con loro ogni esercito invasore, farli divertire, coccolarli, confortarli, dare loro un lieto fine: non c'è migliore distrazione dalla nostra affannosa, personale ricerca di un "e vissero felici e contenti."
Prima di ripartire infilo i loro disegni (l'uovo di Pasqua di Alice e il drago sputa-"plasma" di Marco - ma cos'è poi 'sto plasma? Quello dello schermo tv?) vicino alla carta d'imbarco e i documenti, nella tasca delle cose importanti. E per il viaggio mi porto dietro anche una gran bella scorta di ricordi felici. Non si sa mai, nel caso là fuori dovessi incrociare un Dissennatore...
Illustrazione di Lesley Barnes
Mi sono commossa *_*
RispondiEliminaCome sei tenero.. come fai a dire di non saperci fare coi bimbi? Sei bravissimo! Hai bypassato il colloquio per il baby sitter tra cinque sei sette anni... ci conto! :*
Ahahahha grazie bobo! ;) mi sa che camperò di quello :D
EliminaSei meglio di Mary Poppins! *_*
RispondiEliminaAhahahahah grazie, ma non sono alla sua "altezza"... Ho avuto già un bel po' d'ansia a volare in aereo, figuriamoci con un ombrello :D
EliminaSecondo me, ora come ora, gli ombrelli son più sicuri xD
EliminaNon hai tutti i torti! :D
EliminaBravissimooo!!! Meno male che dici di non saperci fare con i bambini piccoli Io ti consiglio di scrivere anche per loro.
RispondiEliminaGrazie! ;) Vedremo, ci penserò...
EliminaRaffy sei magico!
RispondiEliminaSupercalifragilistichespiraligrazie :) Troppo buona!
Elimina...e quelli che sanno scrivere per bambini cos'avrebbero più di te?!
RispondiEliminaGrazie! :) Ci ho provato una volta, ma non sono stato molto soddisfatto del risultato... magari faccio un altro tentativo :D
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