sabato 31 dicembre 2011

Enzo Guaricci, l'arte sotto casa



Simbolo della mostra "Trasmutazioni"
i Mezzi volanti, palloncini che,
malgrado l'aspetto granitico - ve l'assicuro -,
fluttuano davvero nell'aria.


Ho scoperto da poco che il piccolo paese in cui vivo, da me forse sottovalutato, ha dato i natali all'artista di fama internazionale Enzo Guaricci, il quale ha deciso di tornare alle origini allestendo una mostra personale proprio nella natia Acquaviva delle Fonti (Bari).
 Naturalmente io e la mia migliore amica, Bobo, non potevamo perdercela, vista anche l'insistenza di mia sorella, l'esperta d'arte della famiglia.
 Ad accoglierci nell'Ala Nord del nostro Palazzo De Mari, Esodo-è sodo, ovvero una bicicletta arruginita che sorregge un enorme uovo roccioso, metafora del pesante carico che l'emigrante porta con sé lontano da casa. Subito dopo Inverno, una grande foglia marmorea che zampilla acqua ed esala vapore (una specie di profuma-ambienti zen).
Ma le vere sorprese arrivano qualche passo più in là... con le gigantesche matite di pietra, con tanto di marchio Faber Castell, che entrano in Dialogo unendo le punte in un lungo cavo contorto. Ed è solo l'inizio.
Le opere di Guaricci si riconoscono per due caratteristiche comuni: in primo luogo si tratta sempre di oggetti  di uso quotidiano, che vengono da lui "pietrificati", trasformati in reperti antichi grazie all'utilizzo di polvere di marmo e resina; in secondo luogo, il titolo è sempre un gioco di parole che descrive ironicamente l'opera e, spesso, ne costituisce un'estensione.
E' il caso della fila di campane di pietra intitolate Concerto con certo sconcerto, o di Ammazzare il tempo (un orologio roccioso con una pistola al posto delle lancette), dell'Accettato (un busto umano colpito alla schiena da un'accetta), di Sposata (una grande forchetta con la fede al dito) o di Euro ovale o non vale (un'enorme moneta da 1 euro di forma ovale).
Non ha bisogno di ulteriori spiegazioni il corpo di donna trafitto impudicamente da un chiodo, un Chiodo fisso.
Chiodo fisso
Uovo di leopardo
L'opera, però, che più mi ha colpito è sicuramente Uovo di leopardo: un mastodontico uovo fossile ospita una creatura assopita, la cui pelliccia maculata e pulsante si intravede da una fessura del guscio. Non mi sono accorto subito del respiro della belva. Confesso che scoprirlo è stato piuttosto traumatico!
Dopotutto, la sorpresa, il diverimento e lo straniamento sono chiaramente gli effetti che l'artista vuole suscitare nello spettatore, prima di ogni riflessione sottesa. Guaricci crea per un noi una dimensione onirica, surreale, a volte inquietante e a volte nostalgica, una dimensione che ruba la nostra quotidianità, la lavora e ce la restituisce rigida come la pietra, sacra come una reliquia, immortale.

Foto di Vanni Liguigli. 

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