martedì 27 marzo 2012

Il fascino del tricheco ("Concorso di bellezza per mugs")

"Freddo polare fuori, caldo tè dentro! Impossibile non sciogliersi
come ghiaccio al sole di fronte al muso paffuto di questo tricheco
(un modello di bellezza non convenzionale!)
"
Se vi stavate chiedendo che cosa abbia fatto per queste due lunghe settimane di silenzio, eccovi una risposta noiosa: studiato per quel maldito examen de literatura española.
Ma non temete, già da questa settimana riprenderò ad aggiornare regolarmente (se non più spesso: ho già una serie di ideuzze con cui spero di farmi perdonare...)
Oggi vi parlo del Giveaway* "Concorso di bellezza per mugs**" organizzato da La Mia Teiera (blog obbligatorio per tutti i veri teinomani). Quella che vedete qui accanto è la tazza che ho scelto per il concorso, acquistata con mia somma soddisfazione dall'Oceanògrafic di Valencia...
Se vi state chiedendo come diavolo mi sia venuto in mente di proporre una tazza del genere per un concorso di bellezza, la risposta è semplice... anzi, le risposte. Ce n'è una seria, una semisera e una stupida.
Innanzitutto, però, escludo subito l'ipotesi che senz'altro vi sarà venuta in mente, cioè che si tratti di un omaggio a quell'"astuto tricheco" di Valeria Marini (così apostrofata dal flessuoso Divino Otelma).
Inizio con la motivazione seria, anzi, serissima, cioè il messaggio ecologico di questa mug: i trichechi e gli altri animali artici vanno difesi dallo scioglimento dei ghiacci, una minaccia pericolosissima anche per la nostra pellaccia!
Passando poi alle motivazioni semiserie, ho scelto questa tazza perchè per una volta tanto vorrei che si proponesse un modello di bellezza alternativa! Così il tricheco, con quel muso paffuto e simpatico, non può che essere un esempio perfetto di non conventional beauty (lo propongo alla Pupa come prossimo testimonial).
In più mi piace il contrasto termico tra il tè bollente e il freddo glaciale dell'habitat di questo adorabile sirenide.
Qualche giorno fa, poi, guardando la trasmissione di Volo (sono capitato lì per sbaglio), ho scoperto che i trichechi in natura hanno rapporti eterosessuali quasi solo durante la stagione degli amori (della serie "mo ci tocca"), mentre per tutto il resto dell'anno preferiscono divertirsi fra maschietti... perciò è pure una tazza gay-friendly!
Il motivo più idiota, invece, è che questa mug mi ricorda inevitabilmente il tenero tricheco dello spot Vigorsol di qualche tempo fa, che vi ripropongo qui sotto. Chi mai al mondo non vorrebbe farsi abbracciare da un tricheco? Chi rinuncerebbe a quel caldo abbraccio dall'avvolgente profumo di massa lipidica sottocutanea, salsedine e oloturie?

Insomma, se anche voi non sapete resistere al fascino anticonvenzionale di questo meraviglioso animale, votate la mia mug dandole un bel "mi piace" sulla pagina facebook del Giveaway "Concorso di bellezza per mugs" di La Mia Teiera e vengo lì, ovunque voi siate, ad abbracciarvi forte fino a soffocarvi (o, se preferite, in cambio del vostro voto non vengo lì da voi). Avete tempo fino al 20 aprile per votare... ma perchè aspettare?
Se volete saperne di più sul meraviglioso mondo dei trichechi, proseguite nella lettura!

* Per chi non lo sapesse (io l'ho scoperto neanche un mese fa), giveaway è un termine figo per dire "concorso a premi organizzato da un blog". Un sinonimo è anche blog candy.
** Mug fa molto più figo di "tazza".



Ho scoperto una curiosa (e a un certo punto anche un po' disgustosa) leggenda siberiana sull'origine del tricheco: si trattava in origine della figlia di uno spirito maligno che aveva rubato il sole e la luna. Il Dio Corvo pensò così di recuperare i due astri seducendo la fanciulla. Il padre, decisamente di cattivo umore, la punì gettandola giù da una scogliera e la ragazza (un po' sfigata) emerse dalle acque nelle sembianze del primo tricheco. Secondo la leggenda, le zanne hanno origine dal muco colato dal narici della fanciulla dopo aver pianto la sua sorte sciagurata (questa è la parte schifosa).
Meravigliosa, no?
Non immaginavo neanche, poi, che il nome "tricheco" derivasse da thrix écho, che in greco antico significa qualcosa come "io c'ho i peli" (in riferimento sicuramente ai folti mustacchi).
Concludo questa mia ode al Odobenus rosmarus (qualcosa come "il mostro marino che esce dall'acqua aiutandosi con le zanne") con il poemetto nonsense del mio adorato Lewis Carroll, Il Tricheco e il Falegname, da Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò:

Sul mare il sol risplende
E splende sulla sponda
Sforzandosi di rendere
Più lucida ogni onda…
Il fatto era stranissimo
Perché era notte fonda.
Splende la luna acida
Che essendo il giorno chiuso
Trova il sole superfluo,
Lo considera un intruso.
“Ma che faccia di bronzo!
Mai visto un tal sopruso !”
L'acqua del mare è umida,
La sabbia invece asciutta.
Non si vedea una nube in ciel
(perché non c'era); e in tutta
L'aria non c'era un solo uccel…
Sembrava una combutta.
Ed il Tricheco e il Carpentier
Venivano con lena
E alla vista piangono
Di tutta quella rena.
“Se la spazzasser – dicono –
Noi non staremmo in pena !”
“Sette fanciulle e sette scope
Per sei mesi a spazzare
Secondo te – disse il Tricheco –
Ce la potrebber fare ? “
“Non credo” disse il Carpentiere
E giù lacrime amare.
“Venite qui care Ostriche !”
Se ne uscì poi il Tricheco.
“Due passi e quattro chiacchiere
Vi invito a fare meco!
Soltanto quattro vengano
Io più di due non reco.”
L'Ostrica anziana lo guardò
Ma non proferì motto;
L'Ostrica anziana ammiccò
Con aria di rimbrotto…
L'invito insomma declinò
Con un contegno chiotto.
Ma quattro Ostriche giovani
Accettano con fede;
Stiran la giacca, lustrano
La scarpa a ciascun piede…
Stranissimo per l'ostrica,
Che piede non possiede.
Quattro altre le seguirono
E quindi altri quartetti;
Parecchie si affollarono
A frotte ed a pacchetti…
Fra l'onde si accavallano
Per esser fra gli eletti.
Quindi il Tricheco e il Carpentiere
Passeggian sulla riva
Fino a trovare un mare basso,
Atto all'iniziativa:
E sosta delle Ostriche
L'attenta comitiva.
“È tempo - fa il Tricheco -
Di chiacchiere cordiali
Su scarpe, navi, ceralacca…
Su cavoli e Reali…
Su quanto è bollente il mar…
Se i porci abbian le ali. “
“Aspetta – gridan le Ostriche –
A far la discussione;
Molte di noi son troppo grasse
E molte hanno il fiatone!”
“Va bene” disse il Carpentiere,
Con lor soddisfazione.
“Ci serve una pagnotta sai –
Disse il Tricheco schietto –
Del pepe e dell'aceto poi
Un litro di chiaretto…
Se siete pronte o Ostriche
Darei l'avvio al banchetto. “
“Mangiando noi?” le Ostriche
Domandano allarmate
“Vostre amiche carissime
Ci avete dichiarate!”
“Che notte! – fa il Tricheco –
E voi non l'ammirate?”
“Che care a venir qui tutte
Avervici è un piacere”
“Mi tagli un'altra fetta?”
Domanda il Carpentiere.
“Ma insomma vuoi deciderti ?
Ti metti o no a sedere ?”
“Peccato - fa il Tricheco allor –
Trattarle così male.
Han camminato e corso tanto…
È stato un po' sleale”
Domanda il Carpentier:
“Mi passeresti il sale ?”
“Piango – dice il Tricheco –
Sono proprio commosso”
E sceglie tra quei mitili
In lacrime il più grosso.
Dal dispiacer terribile
Aveva il naso rosso.
“E adesso care Ostriche
Torniam sotto la luna?”
Fa il Carpentier ma le Ostriche
Non dan risposta alcuna.
Il che non è affatto stano:
Non ne restava una.

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