martedì 26 febbraio 2013

Il loggione dei dannati

Ci sono cose che la pigrizia non mi permetterebbe mai di fare, se non fosse per la mia amica Erika, la personificazione stessa dell'organizzazione e del dinamismo.
Non si può semplicemente passeggiare, con Erika.
O meglio, puoi passeggiarci, sì, ma al termine della promenade ti ritroverai puntualmente con una card speciale per avere sconti al cinema, un'assicurazione sulla vita e un dettagliatissimo programma per ottimizzare al massimo i tempi di studio e conseguire in tempo la tua laurea. Se il destino di ognuno di noi è già scritto, scommetto che è stata Erika, che ha catalogato tutto in pratiche tabelle orarie di facile consultazione.
La settimana scorsa siamo andati a teatro, per uno spettacolo di danza contemporanea.
Il teatro mi è sempre piaciuto: impazzisco per il velluto rosso e lucido che riveste praticamente ogni cosa, e amo tutto quell'indulgere in stucchi e putti alati. Eppure, se non fosse stato per lei, mi sarei abbandonato all'ennesima serata di coma telefilmico.
Erika è una delle poche persone in grado di fare a braccio di ferro con la mia inguaribile indolenza, e vincere. Anzi, stravincere: è riuscita nell'impresa impossibile di farmi svegliare all'alba, salire su un pullman e mettermi in fila per ritirare i biglietti gratis offerti dall'università. La distribuzione avveniva all'URP (Ufficio Relazioni col Pubblico). Ho sempre pensato che quella sigla ricordasse un'onomatopea, tipo "gulp". In effetti credo sia l'onomatopea che i protagonisti dei fumetti usano quando si trovano di fronte ad una fila interminabile di studentesse universitarie decise a combattere con le unghie e con i denti pur di accaparrarsi i posti migliori del teatro.
Onde evitare una strage, come quella consumatasi due anni fa per Lo Schiaccianoci (io ed Erika siamo riusciti a fatica a strappare due biglietti insanguinati dalle mani ancora calde di un cadavere - che non aveva alcuna intenzione di mollarli), qualcuno ha pensato bene di redigere una lista, in modo che venisse rispettata la sacra legge del "Chi prima arriva, meglio alloggia."
Mentre la lista dei Prescelti si allungava fino a raggiungere proporzioni chilometriche, io ed Erika ci siamo seduti e abbiamo aspettato pazientemente l'orario d'apertura dell'ufficio, prendendo in giro i concorrenti di Sanremo (facevamo a turno la parte di Simona Molinari e di Peter Cincotti.)
Quando la moltitudine degli appassionati di balletto cominciava a dare i primi segni di nervosismo, le porte dell'URP sono state finalmente spalancate. E poi subito richiuse dai due tremebondi impiegati, atterriti dall'orda di studenti incattiviti dai lunghi tempi di attesa.
Dopo un paio di cruente ondate rivoluzionarie, la pace è stata ristabilita, e una ragazza si è offerta di leggere uno per uno i nomi sulla lista, in modo da evitare che qualche furbetto arrivato all'ultimo minuto passasse davanti a una comitiva che aveva trascorso la notte in una canadese.
"Isabella Perniola" ha sussurrato timidamente la ragazza dal volto canino, leggendo dalla lista.
"Voce!" ha abbaiato qualcuno. "Non si sente niente! Chi ha chiamato?!"
"Angelica Fogazzaro..." prosegue lei, senza alzare di una nota la sua vocina da moribonda.
"NON SI SENTE NIENTE!"
Isteria generale.
"Celeste Delfino!" continua la ragazza cinocefala, cominciando a spazientirsi anche lei.
Celeste Delfino...
Delfino Celeste...
Io ed Erika riusciamo a fatica a trattenerci dal ridere in faccia alla ragazza i cui genitori hanno avuto il coraggio di chiamare Celeste Delfino. Ma dove sono gli assistenti sociali quando c'è bisogno di loro?
"A che numero siamo arrivati?"
"Al diciassette... Giuditta Salvemini."
"Giuditta!" esclamo, a voce un po' troppo alta. "Che bel nome biblico!"
(Trovarmi spiaccicato tra estranei è una situazione che mi rende sempre particolarmente spavaldo e faceto.)
Giuditta si limita, per fortuna, a rivolgermi un tiepido sorriso, mentre attraversa a fatica quel groviglio di corpi,  tendendo le mani verso il biglietto della libertà.
Grazie al cielo, proprio quando io ed Erika cominciavamo a non ricordare più "che sapore ha la felicità" ("Oh I need you back!"), siamo riusciti a ottenere anche noi il nostro agognato ticket a costo zero. A costo zero, se non consideriamo la dignità e la pazienza.
Due sere più tardi, mi ritrovo davanti al teatro, a braccetto con la mia dama, pronto per la prima di Alchemy, il nuovo spettacolo dell'acclamata compagnia di ballerini-illusionisti americani nota come MOMIX (piccolo assaggio). Se la consegna dei biglietti è avvenuta in modo più o meno civile, non si può dire lo stesso per il nostro ingresso nelle sfavillanti sale del Petruzzelli. Sì, perchè agli studenti universitari è riservato il loggione, che, oltre ad essere l'area più scomoda, soffocante e inutile del teatro, non ha neanche i posti numerati. E questo significa "GUERRA!".
Dopo aver lanciato occhiate astiose alle vecchiette impellicciate e olenti di naftalina che si dirigono con tutta calma verso la platea, Erika mi ha affidato il compito cruciale di superare le studentesse avversarie e conquistare due posti decenti. Per quanto abbia il passo lungo, non è esattamente il compito che fa per me. Ed Erika dovrebbe saperlo, visto che siamo compagni di teatro ormai da un po' di anni. Ne abbiamo passate tante insieme, 3msp (tre metri sopra la platea). Senza contare quell'anno in cui abbiamo recitato nella stessa compagnia amatoriale.
In ogni caso, ce l'ho messa tutta: mi sono arrampicato a due gradini alla volta per cinque rampe di scale, ho placcato (poco galantemente) un paio di ragazze in abito da sera e ho fatto mangiare la polvere a tutte le altre. Nonostante tutti i miei sforzi, però, quando Erika mi ha raggiunto, incedendo lentamente sui tacchi alti col suo tipico portamento regale, è riuscita in quattro e quattr'otto a trovare due posti migliori di quelli che avevo occupato io, vanificando il mio barbaro spargimento di sangue. Per di più ci siamo seduti proprio accanto a Celeste Delfino.
"Mio caro, guarda, c'è anche il barboncino!" mi indica Erika, togliendosi il cappotto.
"Chi?" domando, distrattamente, lisciandomi la giacca da ussaro.
"Tesoro, quella che è appena passata... la ragazza che leggeva la lista."
"Ah, ma allora anche tu hai pensato che avesse la faccia da cane?!" sghignazzo di gusto.
"Certo che sì!" trilla lei, con la sua dizione perfetta. "Con quei capelli poi... non può che essere un barboncino."
"Anche quella lì era all'URP... me la ricordo."
"Sai a chi somiglia? A Penelope Cruz..." osserva lei, "... in Non ti muovere."
E qui parte un altro scroscio di risate. Quella di Erika, poi, è contagiosa.
"Odio il loggione" borbotto, dopo un po'. "Mi sto sciogliendo dal caldo... siamo così in alto che possiamo guardare nelle palle degli occhi le statue accanto all'orologio sopra il palcoscenico. Che divinità sono, secondo te? Quella con la cetra sarà una Musa... o la personificazione della Musica."
"L'altro mi sembra Dioniso."
"Ma se ha le tette?"
"Caro, sicuro che non siano pettorali?"
"A me sembrano seni di donna..."
"Chissà come le spolverano, le statue, mi chiedo... così in alto!" riflette ad alta voce Erika, ma il passaggio dell'affascinante maschera dallo sguardo tenebroso la distrae ben presto dalle sue meditazioni.
Intanto, il mio, di sguardo tenebroso, cade su una ragazza appoggiata alla colonna, che chiacchiera amabilmente con le amiche e gioca con le perle del suo collier Chanel.
"Ma cos'ha adosso? Un tutù depresso?"
"Perchè, non hai visto la sua amica?" ribatte Erika, alludendo alla ragazza seduta davanti a noi (la sventurata avrà la vista dimezzata dalla ringhiera per tutto lo spettacolo.)
"Quello è un abito da cocktail" osservo, con aria di disapprovazione.
"Sì, infatti, poco fa l'ho sentita dire che hanno appena finito l'happy hour" mi informa Erika."Lei ha preso uno spritz."
"Eh, ma l'abito dello spritz non è l'abito della serata a teatro" pontifico, in finto tono severo.
Ripensandoci, quassù, in piccionaia, potremmo anche venirci in costume da bagno.
"Guarda, tesoro, le si vede il perizoma."
Il commento che stavo per pronunciare mi muore in gola quando, due posti più in là, un tizio si toglie il maglione, rivelando una t-shirt che metterei al massimo in spiaggia (solo se poco frequentata.)
Fortunatamente il teatro è ben presto piombato nel buio e lo spettacolo ha avuto finalmente inizio. A dispetto della locandina, che sembrava promettere un rave party, piuttosto che un balletto, l'esibizione si è rivelata un surreale e ipnotico percorso alchemico, in cui luci, movimenti, costumi, specchi e trompe l'œil plasmano esseri in continua mutazione: da lingue di fuoco ad eteree divinità astrali, da idoli pagani danzanti a perle racchiuse in conchiglie di tulle (e qui Erika si è commossa.) Nonostante la schiena a pezzi, il caldo asfissiante e il fidanzato (o l'amico di letto?) della tizia in abito da cocktail che controllava continuamente il punteggio di Milan versus Barcellona sul cellulare, siamo riusciti a lanciarci con gli straordinari artisti di MOMIX in un viaggio attraverso gli elementi: dal fuoco all'acqua, dalla terra all'aria, fino alla quintessenza, il cuore di quell'esperimento esoterico chiamato arte.
"Ma hai visto che fisici scultorei, quei ballerini?" sospira sognante Erika, a spettacolo finito. "Peccato che con quei panta-pareo perdessero tutta la loro virilità..."
Per quanto mi abbia entusiasmato, è solo un bene che lo spettacolo sia durato appena due ore: "Ho già detto che odio il loggione o mi sto ripetendo?"
"Raffy caro, dicono che i migliori critici teatrali guardino sempre gli spettacoli dal loggione."
"Ci credo! Un supplizio del genere rende ogni spettacolo un fiasco. Quello è il posto migliore per sputare veleno."
Mi guardo intorno, nel foyer, che si riempie a poco a poco delle anziane in pelliccia e delle teste canute in Loden, di ritorno dalle loro comode poltrone in platea. E lì mi è partito un rabbioso giuramento alla Rossella O'Hara, con tanto di pugno sollevato e denti digrignati: "Giuro davanti a Dio e Dio m'è testimonio che un giorno o l'altro potrò permettermi un abbonamento a vita in platea. Giuro che supererò questo momento, e che quando sarà passato, non siederò mai più in loggione! Né io né i miei amici! Dovessi mentire, truffare, rubare, uccidere... lo giuro davanti a Dio, non siederò mai più in loggione!"
E vai con la colonna sonora di Via col vento.
Di tutti i lussi che la ricchezza può garantire, nessuno è paragonabile all'incommensurabile soddisfazione di sedere in platea, specialmente, poi, dove c'è quella specie di corridoio centrale, e puoi - piacere di tutti i piaceri - sgranchirti le gambe ogni volta che vuoi.
Sedere lì sarà uno degli scopi principali della mia vita. E' un obbiettivo che perseguirò con ogni mezzo. "Anche a costo di fare delle avances alla nonnina laggiù, con quella sobria pelliccia rosa pesca... ma che ha fatto, ha scuoiato un Orsetto del Cuore?"

8 commenti:

  1. Cosa si deve fare nella vita per godere delle cose belle, eh Raffy? Mi ha incuriosita non poco questo spettacolo e mi sono come sempre divertita un mondo leggendo delle tue (dis)avventure. Il giuramento alla Rossella O'Hara poi è una chicca meravigliosa (no, io immagino te che col pugno alzato giuri che mai più siederai in un loggione. Unico). E' sempre un piacere leggerti (anche se non commento spesso, scusami), con la pungente ironia e la naturale freschezza che ti caratteruzzano.
    Un bacione :*

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    1. Ma non preoccuparti se non commenti sempre *_____* Se poi insieme alle scuse mi inviti anche a teatro (magari in platea), il perdono è assicurato *_____*
      Scherzi a parte ,sono sempre contento di divertirti! Grazie mille! :D
      Un bacio grande quanto un teatro e lungo come un'opera in tre atti! :*

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  2. Come siete squisitamente snob ;-P
    Anch'io vorrei vedere i Momix una volta nella vita... Magari quando sarò vecchia o quando Erika aprirà una agenzia pubblica per persone poco volenterose/ organizzate

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    1. Ahahahah :D Apprezzo infinitamente il garbo della tua definizione, io avrei detto "come siete schifosamente pettegoli e perfidi"! :D
      Comunque ne è valsa davvero la pena... sono contento di non essere rimasto a poltrire in poltrona :)
      Per quanto riguarda quell'agenzia... appena ho notizie di faccio sapere :P
      Ci spero anch'io!

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  3. Ho visto i Momix qualche anno fa a Milano, seduta in platea in 6 fila allo spettacolo delle ore 16. Evito orari serali e evito vestiti da sera e ad una prima alla scala con il maestro Muti, seduta in un palco, ci sono andata quasi in jeans. Machissenfrega dell'abito!! :-)
    Bella l'iniziativa di dare gratuitamente i biglietti agli studenti e l'organizzazione di Erika mi ricorda qualcuno (sono stata ribattezzatata 'foglio excel'). ciaooo

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    1. La critica agli abiti era soprattutto un modo per ammazzare il tempo prima che iniziasse lo spettacolo...
      Curare l'abbigliamento, però, è parte del gusto di andare a teatro, almeno secondo me. Ci vado poche volte all'anno, perciò per me quello è un evento.
      Sarà che sono troppo Romantico, ma ho sempre sognato di teatri pieni di uomini in frac e donne in abito lungo :)
      Bello il soprannome "Foglio Excel", mi sa che lo userò anch'io! Ahaha :D

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  4. Ahahahahaahahaha immagino le scene senza alcuna difficoltà!
    Il tuo giuramento alla Rossella O'Hara è FANTASTICO!!! Grazie per aver pensato anche ai tuoi amici! :)
    Anche io voglio provare l'ebbrezza di essere in basso, comodamente seduta...anche il posto di Anna Karenina non lo butto :p

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    1. Ahahah sì, anche quello di Anna non è affatto male... Ma il posto in platea che piace a me è bello perché ti puoi spallare e stendere le gambe *_____*
      Malgrado il mio giuramento, mi sa che in platea mi ci porterai tu Bobo <3

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