sabato 25 febbraio 2012

"Un giorno questo dolore ti sarà utile" di Peter Cameron (visto da Faenza)

Un giorno questo
dolore ti sarà utile
,
Peter Cameron,
Adelphi, 206 p.,
17,50 €
No, questi due quassù non sono Tintin e il suo fidato Milù. Quello senza pigiama è Mirò, l'altro invece è James Sveck, protagonista del film Un giorno questo dolore ti sarà utile, di Roberto Faenza, tratto dal "best-seller di nicchia" di Peter Cameron. Sì, lo so, è un ossimoro, ma non è neanche l'unico: si tratta del romanzo drammatico più ironico che abbia mai letto, anche se dal titolo non si direbbe (ma perchè la parola "dolore" ci spaventa così tanto?).
 Ho letto questo libro al liceo, su consiglio del mio professore di italiano, e, dato che sono sempre scettico sui consigli e tendo a non farmi piacere i libri consigliati per puro dispetto (però continuo a imperterrito a dare consigli agli altri), pensavo che avrei disdegnato anche questo. E invece no. L'ho adorato da subito, forse perchè James Sveck ha la meravigliosa capacità di rubare i miei pensieri e affilarli ben bene fino a renderli lustri e pungenti.
Ora che ho visto anche il film, questa nostra somiglianza è diventata lampante. C'è stata una scena in particolare che mi ha commosso: la sua psicoterapeuta lo porta a fare jogging e lui che fa? Non avendo né tuta né qualsivoglia indumento sportivo, corre in camicia, esattamente come me che, in quelle malaugurate occasioni in cui le mie amiche salutiste sono riuscite a trascinarmi in uno dei loro pomeriggi fitness, ho sfoggiato degli shorts di jeans, niente di più comodo per correre e sudare.
Oltre al disprezzo per le scarpe da ginnastica, stiamo percorrendo entrambi il difficile passaggio dalla beata fanciullezza all'età adulta. Ma soprattutto siamo entrambi fieri di essere dei disadattati. Orgogliosamente ostinati a non adattarci ad un mondo che ci vuole imporre la sua presunta normalità.
Dopo frasi come "Ho passato tutta la vita con i miei coetanei e non mi piacciono granché", l'applauso mi parte in automatico.
E' questo il motivo per cui James pensa di fare a meno dell'università, e comprarsi invece una casa di campagna nel Midwest, per leggere tutti i libri che non ha mai potuto leggere per colpa della scuola. E chi mai potrebbe dargli torto?
Io no di certo. Eppure non la pensa così la sua famiglia (ma va?), che continua a dirgli quello che deve o non deve fare per essere normale (aggettivo ampiamente violentato), aspettandosi che James faccia solo quello che renda felici loro... sì, perchè tanto lui non è mai felice, in ogni caso, come afferma cinicamente sua sorella.
 In attesa di prendere una decisione sul suo futuro, James lavora nella galleria d'arte di sua madre e trascorre la sua estate newyorchese facendo da spettatore ai malumori e agli avvicendamenti della sua sgangherata famiglia, composta da Marjorie, sua madre, con tre matrimoni alle spalle (di cui uno finito ancora prima della luna di miele), la sorella gerontofila Gillian, che, poco più che ventenne, vuole scrivere un libro di memorie (ma si preoccupa di più della copertina che del resto), un padre narcisista e machista che fa speculazioni sull'orientamento sessuale del figlio in base a quel che ordina dal menù, e, infine, Mirò, un cane un po' snob, che sembra guardare con occhio critico un po' tutti quanti (della serie, "se potessi parlare...")
Gli unici contatti umani che il protagonista ama intrattenere sono quelli con sua nonna, l'anticonformista Nanette, e con John, impiegato nella galleria di sua madre, per il quale nutre una semi-inconsapevole attrazione. 
Con le sue parole mordaci, James si presenta come un vero eroe romantico, specialmente nella sua ostinazione a rimanere ancorato al passato. E dire che c'è qualcuno che lo vorrebbe come tutti gli altri, il che è solo un altro modo per dire superficiale.
Andare un po' più a fondo può far bene, invece. Il dolore è ingombrante e scomodo, ma non va mai buttato via. Come dice Nanette, può sempre tornare utile. 

"Sono entrato in una saletta in cui c'erano solo quattro quadri, e mi sono ricordato di averli già visti quando ero stato in gita scolastica con la terza media. Sono di Thomas Cole e si intitolano "Il viaggio della vita" [...]  
Rappresentano le quattro età dell'uomo: infanzia, giovinezza, virilità e vecchiaia. In ogni quadro c'è una figura sulla barca che naviga su un fiume, guidata da un angelo.

Infanzia e Giovinezza (1842), di Thomas Cole, fondatore
della Hudson River School, scuola pittorica statunitense della seconda metà dell'Ottocento,
caratterizzata dalla cura per il dettaglio nella rappresentazione della natura
e dai temi d'ispirazione romantica. 

Nel primo c'è un bambino piccolo e la barca spunta da una caverna buia, il grembo materno.  E' mattino presto e il fiume scorre calmo attraverso una valle idilliaca piena di fiori.
L'angelo è sulla barca, in piedi dietro il bambino, e hanno tutti e due le braccia tese verso il mondo a cui vanno incontro.
In "Giovinezza" è mezzogiorno e la barca si è addentrata nella bella valle. Il bambino si è trasformato in un ragazzo  e sta in piedi, le braccia tese verso il futuro. L'angelo è sulla riva e gli indica la strada come un vigile.
Le nuvole hanno la  forma di un castello fantastico, circondato dal cielo azzurro.
Virilità (1842), di Thomas Cole

In "Virilità" le acque del fiume sono furiose, il paesaggio è arido, tutto rocce; il cielo al tramonto è pieno di nuvole temporalesche. Il ragazzo è diventato un uomo, sempre in piedi sulla barca, ma prega a mani giunte mentre la barca punta verso le rapide.
L'angelo è lontano, da un'apertura fra le nuvole guarda la barca che corre in avanti. Fa venire i brividi.

Vecchiaia (1842), di Thomas Cole

Nell'ultimo quadro la barca entra dal lato opposto della tela. E' difficile dire che ora sia perchè il cielo è tutto scuro, c'è solo un fascio di raggi di luce che filtra tra i nuvoloni. E' un'ora indistinta fuori dal tempo. Il fiume sta per sfociare calmo in un enorme mare scuro.
Nella barca è seduto un vecchio e l'angelo vola proprio sopra di lui, indicando il mare e il cielo bui. In lontananza c'è un altro angelo che guarda giù dalle nuvole. Le mani del vecchio sono sempre giunte, ma non si riesce a capire se sta pregando o se sta implorando l'angelo di salvarlo prima che prenda il largo in quella paurosa oscurità. [...]
Sono rimasto tanto tempo nella stanza. Continuavo a ripetermi che dovevo andarmene ma non mi muovevo. C'era un custode che ogni tanto veniva a controllare. E poi mi sono agitato perchè ho capito che volevo essere nell'ultimo quadro, "Vecchiaia", nella barca che andava verso il buio. Volevo saltare quella della "Virilità". L'uomo adulto era terrorizzato e non riuscivo a capire che senso aveva il suo viaggio: perchè affrontare quelle rapide infide, su un fiume che sarebbe comunque finito nell'oscurità, nella morte? Io volevo essere nella barca insieme al vecchio, con tutti i pericoli alle spalle e l'angelo accanto che mi guidava verso la morte. Volevo morire."

Queste poche righe sulla visita alla National Gallery del protagonista, a mio parere, dimostrano come il film di Faenza non sia riuscito a dare voce fino in fondo al mal di vivere di James, almeno non con la stessa forza della carta stampata. La recitazione del giovane protagonista, l'efebico Toby Regbo, è (comprensibilmente) acerba...  e poi si sa (e qui parto con una sequenza di banalità), il libro è sempre meglio del film, senza contare che non ci sono più le mezze stagioni e la frutta e la verdura fanno bene alla salute (e questo bisognerebbe dirlo al padre di James, che ritiene sia troppo gay ordinare l'insalata al ristorante).
In altre parole, un bel film, ma incapace di divertire e commuovere nella stessa misura, come invece sa fare bene Cameron. In più la massiccia presenza di Elisa nella colonna sonora è stato un vero colpo basso per me: stavo quasi per fare apprezzamenti sulle musiche, quando poi ho letto il suo nome tra i titoli di coda. Non importa quanto sia brava, il fatto è che (anche) per lei nutro un'immotivata idiosincrasia... e non ci posso fare proprio niente!
D'altronde lo dico sempre: su nove estranei me ne stanno antipatici almeno dieci.
Chissà se James sarebbe d'accordo con me:  io preferisco trovare una persona antipatica a priori piuttosto che a posteriori. Nel primo caso almeno ci si può sempre ricredere... e quando succede è una gioia impagabile.

4 commenti:

  1. Film che andrò a vedere a breve, appena avrò il pomeriggio libero.
    A differenza tua non sono scettica sui consigli sui libri, in fondo finché uno si limita a consigliare va bene, tanto poi sta a te decidere se acquistare o meno :) io ad esempio finisco per prendere e leggere quelli che sanno realmente stuzzicare la mia curiosità e sono molto pochi (mia sorella ad esempio insiste per consigliarmi Fabio Volo, Gesù! Mai e poi mai!).
    Tu hai recensito un libro e hai saputo stuzzicarmi con le tue parole, ne sono rimasta affascinata e non ho potuto non leggerlo e alla fine non me ne sono affatto pentita :D credo che farò lo stesso prendendo questo libro di cui non ero assolutamente a conoscenza.
    Grazie, mio personal book shopper :D

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  2. Ahahha... ma no, io mi riferivo soprattutto ai consigli di un professore (che sono quasi degli obblighi) :D è chiaro che poi un consiglio uno è libero di seguirlo o no. Fabio Volo, per esempio, proprio no... rifiutati fino alla morte, ti prego :P
    Un bacione :*
    *Felicissimo di essere il tuo book shopper* *____*

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  3. Raffy, ma quindi sei scettico anche sui miei consigli?
    :( uff, ecco perchè...
    Io credo di leggerlo questo libro, dopo aver visto il film al cinema, mi sembra il minimo!
    Sono d'accordo con te, forse nella scena alla National Gallery il regista avrebbe fatto meglio a citare i quadri di Cole. Come hai scritto tu, rendono meglio l'angoscia interiore del protagonista.
    Raffy io però ti avrei fatto recitare nel film :P sei proprio tuuuu! :D

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  4. Ma no cuore, quello vale solo per chi non mi conosce bene... Noi due invence siamo fatti l'uno per l'altra, tu ormai sai benissimo quali libri possono piacere ad entrambi e quali non avrebbe senso consigliarmi ;)
    Per quanto riguarda il film, in effetti Faenza mi aveva chiamato, ma in quel periodo ero troppo occupato... così ha scelto il biondino. Mi sono pentito, ma un giorno questo dolore mi sarà utile... :P
    *____* bacione grosso grosso, e, vista l'ora, bonne nuit :*

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