mercoledì 9 gennaio 2013

"La bottega dei suicidi" (gente allegra il ciel l'aiuta)


Il suicidio è senza dubbio il modo più Romantico di morire, e il più affascinante, in quanto gesto insieme eroico e disperato, condannato eppure compatito, temuto e così spesso accarezzato, l'atto estremo dell'emarginato come la fine prestabilita del Grande. E' innegabilmente il sigillo d'immortalità impresso sulle biografie di personaggi storici - come Cleopatra, morsa dall'aspide, o Socrate, che si diede la morte con un infuso di cicuta - e sulle vicende di creature letterarie - come Romeo e Giulietta, gli amanti "nati sotto una cattiva stella" o i dolenti Werther e Anna Karenina. Se Sylvia Plath scelse di infilare la testa nel forno a gas (dopo aver lasciato un bicchiere di latte e una fetta di pane e burro sul comodino dei suoi figli), Virginia Woolf preferì annegare nel fiume Ouse, mentre lo scrittore polacco Jan Potocki staccò la fragola d'argento che ornava la sua teiera per farne un proiettile e porre così fine ai suoi giorni.
Per la gente comune, però, gli aspiranti suicidi a corto di fantasia, ci sono sempre i coniugi Tuvache, pronti a dare una mano, o l'ultima spinta, offrendo un'ampia gamma di prodotti mortiferi nella loro raffinata boutique, La bottega dei suicidi: dai veleni profumati (all'ultimo grido), alle corde per impiccagione biodegradabili al 100%, dai costosi funghi assassini ai ben più economici sacchetti di plastica (da restare senza fiato). Ad aiutare madame Lucrece e monsieur Mishima nella loro lucrosa impresa, i figli Vincent e Marilyn: un simpatico, se pur tetro quadro familiare che potrebbe benissimo essere imparentato con gli Addams. La missione di aiutare chi è senza speranza è insita nei nomi dei Tuvache (genitori e figli), che alludono tutti a suicidi celebri, da Lucrezia (la matrona romana che si pugnalò dopo essere stata violata dal figlio di Tarquinio il Superbo) a Yukio Mishima (intellettuale giapponese che si tolse la vita in diretta televisiva praticando il seppuku, il suicidio rituale anche noto come harakiri), da Marilyn Monroe (ritrovata nuda sul suo letto, con la cornetta del telefono ancora in mano, dopo un overdose di barbiturici) a Vincent Van Gogh (che dopo l'automutilazione, scelse, molto probabilmente, di porre fine alla sua vita con un colpo di arma da fuoco). A contagiare questo grigio entourage familiare, col suo sorriso e l'amore per la vita, sarà l'ultimogenito, Alan, malgrado l'infausto nome (Alan Turing, matematico e crittografo inglese, perseguitato a causa della sua omosessualità, scelse per sé una morte fiabesca, dando un morso ad una mela avvelenata.)


Il primo lungometraggio animato di Patrice Laconte promette di infrangere il grande tabù della morte (auto-inflitta, per giunta). Si tratta senza dubbio di un prodotto dei nostri tempi, non proprio rosei, che intercetta il sempre crescente gusto del macabro, chiave del successo delle lugubri fiabe di Tim Burton.
Nonostante il tratto fumettistico, caricaturale, e la scelta del musical simil-disneyano, il tentativo risulta poco convincente. Un asprissimo cinismo si alterna troppo bruscamente al patetismo più lacrimoso, come se si volesse sconvolgere il pubblico e subito dopo chiedere scusa per averlo fatto. Si ha l'impressione di assistere ad un'opera lacerata: dissacrante, ma per questo afflitta da sensi di colpa.
Il lieto fine risulta superficiale, intriso di una joie de vivre vacua e un po' isterica. "Perché crepare? Meglio una crêpe!" sembrano volerci suggerire i protagonisti ravveduti (o "chi fa dolci il ciel l'aiuta"), ma un completo happy ending non è possibile. Lo sanno i Tuvache, e lo sappiamo anche noi.
L'ardua impresa di difendere la vita riesce meglio ad altre voci francesi, come Muriel Barbery ne L'eleganza del riccio, che fa sua la luminosa filosofia zen. Cosa fare quando si è stanchi di vivere? Cambiare l'angolazione da cui si guarda la vita. "Forse essere vivi è proprio questo: andare alla ricerca degli istanti che muoiono", cercare la bellezza e la gioia non "nelle grandi cose che, come le altre, sono destinate a morire", ma "nelle piccole, che, senza nessuna pretesa, sanno incastonare nell'attimo una gemma di infinito..."Un esempio? La meravigliosa giacca che ho comprato oggi in saldo.

4 commenti:

  1. QUesto cartone ce l'ho sulla lista di quelli da vedere. Probabilmente non sarà ben riuscito ma ha avuto il merito di toccare un argomento tabù (suicidio/morte). L'Italia è l'unica nazione dove volevano vietare il film ai minori di 18 anni senza rendersi conto che la televisione all'ora di cena manda in onda C.S.I.
    Il male del mondo è l'ipocrisia...
    Grazie per la recensione!

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    1. L'Italia è anche quel paese in cui Michele Misseri può descrivere nei minimi dettagli lo strangolamento della nipote da Barbara d'Urso, la domenica pomeriggio.... L'unico paese che considera i Simpson e i Griffin delle serie per bambini solo perché sono cartoni animati.... E si potrebbero fare mille altri esempi. Fortunatamente le proteste del regista hanno fatto revocare la censura!

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  2. in quel di brescia non l'hanno dato...
    un vero peccato...

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    1. Sì, immagino, qui in puglia sono dovuto andare in un cinema dichiaratamente "avanguardista" per vederlo.

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