sabato 12 gennaio 2013

"Il seggio vacante" di J.K.Rowling

Il seggio vacante di J.K.Rowling,
Salani, 533 pg., 22,'00 € 
"Il problema del fantasy è che certe cose proprio non si possono fare" ha dichiarato J.K. Rowling, dicendo addio (o arrivederci?) al genere che l'ha resa - meritatamente - famosa. "Non puoi parlare di sesso. Non così vicino agli unicorni. E' una regola incisa sulla pietra."
Non a caso, la mai abbastanza adorata autrice della saga di Harry Potter, nel suo primo romanzo per adulti, Il seggio vacante, appende al chiodo la bacchetta e si dà alla pazza gioia, mettendo in piazza il lato più ipocrita, violento e squallido della società contemporanea. Squallore reso anche dalla coprolalia di molti dei protagonisti (io stesso, leggendo la continua sequela di "cazzo" e "vaffanculo" mi sono ripromesso di spurgare il mio idioletto, nel caso a qualche scrittore venisse la malsana idea di descrivere in termini iperrealistici la mia vita quotidiana. Dubito fortemente che questa eventualità possa verificarsi, ma non si può mai sapere.)
Leggere un romanzo di J.K.Rowling che non abbia nulla a che fare con Harry Potter è un'esperienza bizzarra, e lo è ancora di più trovarci citazioni delle hit di Rihanna. O leggere di elezioni politiche e subito dopo di erezioni adolescenziali (alcuni politici italiani, pensandoci, hanno a cuore le loro erezioni quasi più delle elezioni.)
Ostico l'incipit - affollato com'è di personaggi e parentele difficili da ricordare - e il casus belli - cavillose questioni politico-immobiliari - in un primo momento farà sbadigliare qualcuno. Un sonoro "E chi se ne frega?" potrebbe sorgere spontaneo dinanzi alla notizia della morte (per di più naturale) di un consigliere comunale di una cittadina inglese e della sua battaglia in difesa dei Fields (il detestato quartiere popolare), ma questo avvenimento apparentemente trascurabile per noi uomini di mondo si abbatte con la forza di uragano sui fragili equilibri di un villaggio male assortito come Pagford. Lo scontro politico, tra reazionari e progressisti, dà presto il "la" ad una lotta "senza quartiere", in cui il nemico può avere il volto di tuo figlio o di tua moglie.
J.K.Rowling, in barba ai detrattori ad oltranza, approda con successo nel mondo Babbano: Il seggio non può colmare il posto vacante lasciato nei nostri cuori dalla fine della saga potteriana, ma è senza dubbio un'opera appagante, catartica e magnificamente scritta. L'autrice riesce, da degna ammiratrice di Jane Austen, a ricavare interi universi da realtà claustrofobiche, confezionare un microcosmo perfettamente autosufficiente, credibile e pullulante di personaggi difficili da dimenticare: il sindaco Howard Mollison (di cui, per filisteismo e sovrabbondanza adiposa, Vernon Dursley potrebbe benissimo essere il corrispettivo fiabesco - e anche un po' caricaturale) e la sua zuccherosa metà, Shirley, casalinga disperatamente devota al marito e al figlio Miles (idolatria che le costerà caro); la sensuosa Samantha, insoddisfatta, sarcastica, disgustata dal dover dividere il letto con un uomo sempre più simile al suocero, e poi ancora il dimesso Andrew Price, adolescente afflitto dai brufoli, da un padre tirannico e violento e dall'amore bruciante per la bella e idealizzata Gaia; Ciccio Wall, good boy gone bad, e i suoi genitori, Tessa e Colin, che lo temono e amano al contempo; l'avvocato Gavin Hughes, così terrorizzato dalle donne da non poterne fare a meno; la fragile Sukhvinder Jawanda e sua madre Parminder (inflessibile, anche con se stessa), fino ad arrivare a Krystal Weedon, personaggio scomodo, ragazza ribelle e forte, la cui sguaiata schiettezza e commovente ingenuità attraverseranno le vite di tutti come un lampo chiarificatore. Nessun personaggio è del tutto colpevole né innocente, ma J.K.Rowling riesce a far splendere "la luce" davvero "in ogni anima." Fa tremare parlandoci di responsabilità: responsabilità della propria e altrui felicità.
Tematiche già presenti nei romanzi di Harry Potter, ma seminascoste o ben riposte in metafore (seppure potenti), qui vengono a galla in tutto il loro orrore: povertà, classismo, razzismo, tossicodipendenza, prostituzione, violenza, omofobia, abuso di minori, autolesionismo e, non ultimo, il male, troppo sottovalutato, dell'incomunicabilità. Un'attenzione, quella di Joanne per il sociale, che avevamo già avvertito, non tanto nell'infanzia cenerentolesca di Harry (una scelta letteraria che si confaceva con l'ingenuità de La pietra filosofale) quanto nel racconto della gioventù del suo acerrimo nemico ne Il principe mezzosangue, e nella miserabile vita di Merope Gaunt (madre di Lord Voldemort), protagonista di uno dei capitoli più strazianti dell'intera serie.
Il seggio vacante, magnificato da molti come romanzo sociale nato da uno straordinario connubio di tenerezza e furore, è stato però anche criticato per l'esiguità della trama, vacante di eventi e piena di elucubrazioni. Il prevalere del pensiero sull'azione, tuttavia, obbedisce all'accuratezza psicologica prossima al mimetismo e al gusto per l'introspezione della scrittrice, che, forte del suo oscuro passato di depressione, povertà e solitudine, studia l'umanità dosando acredine e (auto)ironia, avvolgendo i più deboli, gli emarginati e i sofferenti in un abbraccio di dickensiana compassione e, spesso, dell'ancora più preziosa umana comprensione.


2 commenti:

  1. Devo ammettere che è da un po' che sto pensando se leggere o meno il nuovo libro della zia Row...dopo aver letto la tua recensione penso che le darò una possibilità, nonostante so già che sentirò la mancanza di Harry ç__ç

    C'è solo una cosa che mi perplime:"Il problema del fantasy è che certe cose proprio non si possono fare. Non puoi parlare di sesso. Non così vicino agli unicorni. E' una regola incisa sulla pietra."
    Penso che la cara Joanne dovrebbe farsi una chiacchierata con George Martin (autore delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, per intenderci):°D
    Scherzi a parte, non sto dicendo che Harry Potter avrebbe dovuto essere una grande saga fatta solo di scene di sesso tra scope e calderoni, e capisco benissimo che per il pubblico per cui era stato concepito certe scene non si addicevano proprio, ma non penso sia vero che "certe cose proprio non si possono fare". (Chi se ne frega? Nessuno, è vero, volevo dire la mia.)

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    1. Giusta obbiezione... io non ho mai letto Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, ma almeno nella serie televisiva ho notato fin troppe scene di sesso assolutamente gratuite, inserite lì con l'unico scopo di incollare il pubblico maschile allo schermo. Forse non si parla mai esplicitamente di sesso in Harry Potter, ma io credo che la Rowling certe cose le abbia "proprio fatte"... cioè abbia affrontato temi molto difficili e delicati, come la morte o il razzismo, tanto per citarne qualcuno, con grande abilità e originalità. Oltre al fatto che le allusioni sessuali non sono del tutto assenti nei libri della saga.
      Uno potrebbe criticare la scelta della Rowling di non inserire apertamente nella saga il tema dell'omosessualità di Silente e del suo amore per Grindelwald, ma effettivamente non si trattava di un'informazione necessaria ai fini della trama e, comunque, l'autrice ha pur sempre fatto outing per lui in conferenza stampa, perciò non si può dire che volesse tenere per sè quel particolare aspetto della vita privata di uno dei suoi personaggi.
      Insomma, un autore come Philip Pullman ha osato molto di più (con risultati meravigliosi, tra l'altro), ma J.K.Rowling, per quanto più moderata, è riuscita davvero, secondo me, a spiegare i grandi temi ai più piccoli (e anche a qualche grande).

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