domenica 8 gennaio 2012

Marie Antoinette, la dancing queen di Sofia Coppola e le crudeli cortigiane di Ray Caesar

"Il fard francese non è adatto agli occhi tedeschi!
[Mio fratello] Giuseppe ha detto che sembro
una delle Furie!"
Qualche tempo fa ho avuto modo di rivedere (in seconda serata, non capisco ancora perché) Marie Antoinette di Sofia Coppola, proposto da Canale 5 (della serie, ogni tanto anche dal letame nasce un fiore).
E' il genere di film che si mangia con gli occhi, letteralmente: un trionfo di colori pastello che pensavo esistessero solo sulla tavolozza di Paint, senza contare i fiori e i dolci in abbondanza.
Pensandoci meglio, quello di Sofia Coppola non è un film, ma il baroccheggiante ibrido tra un filmino-ricordo e un documentario. La protagonista non è la famosa regina di Francia, ma Mariantonietta, un'adolescente ingenua e un po' svampita che, del tutto indifferente alle faccende politiche del paese, trascorre intere giornate con le amiche, divertendosi a scegliere stoffe, scarpe e ventagli, a giocare con gli amati cagnolini e a sorseggiare tè al gelsomino portato per lei direttamente dal Celeste Impero.
E' niente meno che una teen-ager, che batte le mani dall'entusiasmo e dalla gioia di veder arrivare la sua torta di compleanno. Una ragazzina che aspetta l'alba insieme alla sua comitiva, girovagando per i prati di Versailles. A contribuire al ritratto dell'adolescente ribelle, la colonna sonora volutamente anacronistica. Tra i brani ormai in loop nella mia mente, il famosissimo I Want Candy, poi Aphrodisiac (Bow Wow Wow), Hong Kong Garden (Siouxsies and the Banshees) e Fools Rush In (Bow Wow Wow & Kevin Shields).
Ad emergere è il ritratto di una regina bambina che, diventata moglie e madre troppo presto, conosce l'amore solo dopo il matrimonio. Una giovane austriaca costretta a lasciare la terra dov'è nata per regnare su un popolo a lei ostile, e che per questo decide di godersela finchè può, non curandosi del rigido protocollo di corte a cui l'ha istruita la Contessa di Noailles, da lei soprannominata Madame Etiquette.
Nel finale, tuttavia, entra prepotente e tumultuosa la Storia: i colori si fanno subito foschi, e a fare da sottofondo musicale ora sono solo le urla assordanti del popolo affamato. La scena conclusiva è una doccia fredda: la lussuosa camera da letto della Regina, distrutta.


Mariantonietta, la reginetta della festa
Sono sempre stato molto curioso riguardo le vite delle grandi donne della storia, forse perchè, in una storia purtroppo quasi sempre al maschile, ogni donna che riesca ad emergere deve necessariamente avere qualcosa di speciale! Mariantonietta è sicuramente una delle figure più affascinanti... ma non dimentichiamoci che parliamo di una regina appena ventenne.
La cosa mi fa un certo effetto...
Lei aveva la corona di Francia e io oggi alla stessa età ho... un bel niente.
Ma torniamo a Mariantonietta, un'adolescente. Plurititolata e ricoperta di diamanti, ma pur sempre un'adolescente.
Ho letto che tra le sue grandi passioni c'era la musica: suonava molti strumenti, ma il suo preferito era l'arpa e non posso darle torto! E' uno strumento davvero molto elegante... da bambino volevo imparare a suonarla, ma poi mi dissero che era uno strumento un po' troppo femminile e mi spinsero ad accostarmi al pianoforte. Non pensavo che anche la musica potesse essere sessista!
Dicevo... tra le altre sue passioni, il ballo, l'opera e il teatro, e anche il gioco d'azzardo, senza trascurare naturalmente il suo amore per gli animali, specie per i cagnolini. Io invece preferisco di gran lunga i gatti, come suo suocero Luigi XV, ma d'altronde, meglio i cagnolini della Delfina che le scimmiette da compagnia della contessa du Barry (amante ufficiale del vecchio re).
Mariantonietta amava molto anche i fiori. Fu lei a volere la costruzione del nuovo Jardin Anglais, dove fece piantare centinaia di alberi e vasi da fiori in pregiata porcellana. Anche il suo monogramma, che decorava ogni sua stanza, era cinto di rose, giacinti blu, tulipani e iris.
Dopo gli eccessi al tavolo verde, Mariantonietta si appassionò al giardinaggio e ai lavori umili. Per questo si fece costruire l'amato Hameau, un villaggio modello ispirato all'Arcadia virgiliana, composto da venti cottage, un mulino, una colombaia, una voliera e un pollaio, con molti altri animali della fattoria. Si trattava di un grazioso posticino in cui accogliere gli ospiti e offrire loro prodotti genuini come frutta e latte fresco (portati però dalle fattorie vicine, quelle vere).
Insomma, anche a lei piaceva giocare a fare Biancaneve e duettare con gli uccellini.

Come tutte le adolescenti, Mariantonietta ebbe almeno due amiche del cuore. La prima fu Maria Luisa, la principessa di Lamballe, rimasta vedova a diciannove anni. Era la classica brava ragazza, virtuosa e perbene, anche se poi i pamphlet diffamatori l'hanno ritratta come amante omossessuale della Regina.
In realtà, però, Maria Luisa era riservata, ragionevole e di Mariantonietta più che il sex-appeal apprezzò soprattutto la cultura e il garbo. Le furono riservati molti onori, come quello di organizzare i divertimenti della sovrana, che si rivelò tuttavia sempre più frivola. Si trattava di un compito poco adatto alla timida Maria Luisa e la Regina se ne accorse, tanto che in seguito preferì rivolgersi alla più esuberante contessa di Polignac. Maria Luisa ci rimase male, poverina, e, se pur non abbandonò mai la sua amica e sovrana, cercò di distrarsi con la beneficenza e la massoneria (chissà che distrazioni avrebbe scelto se fosse vissuta nel XXI secolo).
Come già detto, a rubarle il posto di migliore amica della Regina fu la contessa di Polignac, Yolande, una ragazza vivace, spiritosa e incredibilmente bella (almeno per l'epoca). In altre, parole, Mariantonietta piantò in asso la secchiona Maria Luisa per stringere amicizia con la compagna di classe più divertente, carismatica e affascinante, ma non molto attenta sui banchi di scuola. Quando venne invitata dalla cognata a leggere con lei Omero, Yolande liquidò la proposta dicendo di sapere già tutto sul poeta greco: "Omero era cieco e suonava la lira."
Mariantonietta era pazza di lei: "Quando sono sola con lei non sono più una regina, sono me stessa!"
Se all'epoca fossero esistiti i diari di scuola, le avrebbe scritto sicuramente "6 carina, 6 ok, resta sempre come 6. La tua m.a. (migliore amica) M.A".
La Polignac ci sapeva fare, sapeva prenderla sempre per il verso giusto, anche quando la sovrana era nervosa per via del ciclo o quando aveva le paturnie alla Holly Golightly (e succedeva spesso). In quei casi, da perfetta amica del cuore, Yolande se ne stava in silenzio e offriva a Mariantonietta una tisana calmante ai fiori d'arancio zuccherati. Il loro attaccamento fece scatenare gli oppositori della Regina e presto circolarono pettegolezzi su un presunto rapporto saffico tra le due, fomentati anche dal fatto che, nel 1779, Mariantonietta aveva contratto il morbillo dall'amica. Secondo altri, ancora più maligni, la stessa Yolande era una Lele Mora ante litteram che reclutava giovinette per soddisfare gli appetiti sessuali di suà maestà. Queste chiaramente erano tutte maldicenze, ma Yolande non era certo una santarellina. La simpatia e la dolcezza nascondevano anche astuzia ed egoismo. La Polignac, infatti, fu brava a tirare l'acqua al suo mulino, ottenendo da questa amicizia molti favori per amici e parenti, anche se Mariantonietta non ebbe mai molta simpatia per il suo amante, il conte di Vaudreil, uomo colto e affascinante, ma anche violento e impetuoso (il classico tipo alla Heathcliff).
In seguito i rapporti tra le due amiche del cuore si raffreddarono, un po' perchè la Regina calpestò piedi cari ai Polignac, un po' perchè Yolande non fece nulla per tenere a bada le voci riguardanti la liason dangereuse tra Mariantonietta e quel bel merluzzone baltico del conte di Fersen.
Ancora prima, il re aveva proibito la messa in scena de Le nozze di Figaro di Beaumarchais, e la regina e la sua cerchia avevano frignato come lattanti per far revocare il veto. Lo spettacolo ebbe un grande successo e fu rappresentato anche di fronte alla regina e al re Gustavo III di Svezia, che però  giudicò pericolosi e anti-aristocratici alcuni contenuti della pièce. La sovrana, allora, ci pensò un po' su e diede tutta la colpa ai suoi amici, una mossa da banderuola che non piacque affatto alla sua comitiva.
Allo scoppio della Rivoluzione francese, Mariantonietta ebbe un'illuminazione: la monarchia qualche errore l'aveva pur commesso. Così si riavvicinò alla Principessa di Lamballe, anche perchè l'egoista contessa di Polignac aveva pensato bene di fuggire all'estero.



Come molti adolescenti, si può dire, quindi, che Mariantonietta fu alquanto goffa nelle relazioni sociali. In alcuni casi fu costretta ad affrontare prove per lei umilianti come rivolgere la parola alla detestata contessa du Barry, la volgare concubina del suocero. Tutto quello che riuscì a dirle fu "C'è molta gente oggi a Versailles". Non si può dire certo che amasse le ipocrisie.

Arabesque (2009), un'opera del canadese Ray Caesar.
Le protagoniste dei suoi "quadri digitali" sono gelide
creature dalla pelle candida, angeli crudeli, inquietanti
e spesso osceni. Molte di queste figure mi hanno ricordato
quella controversa di Mariantonietta.
Ancora, come molte adolescenti, la Regina aveva un poster appeso in camera (in senso figurato), quello del conte di Fersen.  Di tutti gli amanti attribuiti a Mariantonietta, l'unico credibile è proprio Hans Axel, ignorato dai pamphelt malevoli.
L'incontro fatale avvenne durante un ballo in maschera all'Opéra di Parigi, quando entrambi avevano appena diciotto anni.
Da quel momento furono insperabili. Il conte di Fersen riusciva sempre a far finire il suo frisbee sul tetto di Versailles così da avere una scusa per vedere la bella sovrana. Il rapporto tra i due si fece parecchio bollente qualche anno più tardi, quando la Regina era incinta della sua primogenita e ancora una volta le stanza delle reggia fu un continuo sussurro di indiscrezioni sui due.
La regina non faceva mistero della sua attrazione per il bel conte, lo invitava a cena nei suoi appartamenti e insistette anche per vederlo con indosso una particolare uniforme svedese. Non doveva essere affatto male, il bel tenebroso: lo descrivono come alto un metro e novata, aitante e atletico, con sfavillanti occhi blu e lunghe ciglia, senza contare quell'aria fredda e introversa che la Regina dava segno di apprezzare parecchio. A dire il vero le pettegole di corte riferiscono che tremava solo a vederlo. Non sappiamo però se sbavasse o scondinzolasse.
Tanto per avere qualcosa da fare, Fersen decise di combattere per la causa della Rivoluzione Americana, appoggiata dalla Francia. Prima di partire, non mancò di salutare la sua bella che, affranta, gli disse addio sventolando il fazzoletto e cantando un'aria della Didone, Ah, che pensiero felice mi spinse ad accoglierti nella mia corte.
Fortunatamente per lei, a differenza di Enea, Fersen tornò all'ovile dopo quattro anni.
Il bel conte aveva tentato di sposare le ricche ereditiere di mezzo mondo, ma ogni tentativo si era concluso in un nulla di fatto. Alla fine decise di rimanere scapolo, visto che, come scrisse a sua sorella, l'unica donna del suo cuore era già impegnata. 

From such foulness of root does sweetness grow (2009),
Ray Caesar.
In un'intervista l'artista ha dichiarato che la sua ammirazione
per le figure femminili è nata durante l'infanzia, quando
si vestiva da bambina. "Apprezzo il lato femminile delle
persone molto più di quello maschile."

Mariantonietta, da Madame Scandale a Madame Deficit
Durante i suoi giorni di Delfina, Mariantonietta era osannata da tutti per la dolcezza e la bontà. Tra le altre cose, la fanciulla era stata così generosa da donare le entrate di un mese per dare una mano alle famiglie di coloro che erano stati calpestati a morte dalla folla durante la celebrazione del suo matrimonio a Parigi (della serie, un matrimonio e un centinaio di funerali).
Nei primi anni di regno, Mariantonietta fu molto amata dal popolo. Nel 1775 la messa in scena dell'Ifigenia in Aulide di Gluck dimostrò l'entusiasmo del pubblico per la sovrana: durante il secondo atto, il coro fu interrotto da quindici minuti di "Lunga vita alla Regina!"
La sua popolarità, però, non era destinata a durare. Le zie nubili di suo marito la chiamavano già da tempo l'Autrichienne, "l'austriaca" (ma chienne significa anche "cagna", perciò "l'Austriacagna"). A dare un bello scossone alla sua reputazione furono i bombardamenti mediatici dei pamphlet. Il primo, e il più famoso, fu quello del 1775, Les Nouvelles de la Court ("Le Notizie della Corte"), che accusava il re d'impotenza e Mariantonietta di prendere parte ad orgie sia con uomini che con donne, di avere avuto figli illegittimi dal fratellastro e di "alzare spesso le gambe per mostrare i gioielli della corona." (Altro che il gossip di Alfonso Signorini.)
Anche il famoso Scandalo della Collana non giovò affatto a sua maestà: Mariantonietta fu accusata (ingiustamente) di aver ordinato una preziosissima collana tramite il cardinale di Rohan, e di aver poi negato tutto, dando la colpa al cardinale. Il popolo cominciò a considerare la Regina una spendacciona, per di più, impenitente e bugiarda.
L'economia francese intanto faceva acqua da tutte le parti e Mariantonietta fu scelta come perfetto capro espiatorio, anche se in realtà il debito pubblico era dovuto soprattutto alle spese militari per la Guerra dei Sette Anni e per la Rivoluzione Americana.
La frase "Se non hanno pane, che mangino brioches" è una calunnia bella e buona. La stessa frase venne attribuita a molti altri personaggi  come Maria Teresa, la regina spagnola di Luigi XIV, Rousseau nel 1737 e la principessa Sofia nel 1751.
Certo è, però, che la Regina avrebbe potuto anche fare qualche taglio alle spese...
Ogni anno il suo budget per l'abbigliamento era di centocinquantamila livre, senza contare che riceveva la sua sarta personale, Rose Bertin (soprannominata Ministro della Moda), almeno ogni due settimane. La Regina comprava quattro paia di scarpe alla settimana e tre iarde di nastro al giorno, dodici nuovi vestiti e venti tenute da caccia all'anno, senza contare tutti gli abiti di mussola che costituivano gran parte del suo guardaroba.
Insomma, non c'è da stupirsi se dopo solo diciotto mesi dall'incoronazione di suo marito, Mariantonietta aveva accumulato cinquecentomila livre di debito. Sophie Kinsella si è chiaramente ispirata a lei per I Love Shopping.
Ma questi erano solo i vestiti...
Oltre a quelli portati con sè dalla nativa Austria, la Regina possedeva gioielli dal valore di due milioni di livre e, come dono di nozze, Luigi XVI le regalò anche un "bijoux" da quattrocentomila livre!
Si sa, i diamanti sono i migliori amici di una ragazza, e vale per tutte le epoche!

3 commenti:

  1. Ho condiviso questo tuo scritto sulla mia bacheca Facebook per far vedere ai miei amici quanto tu sia bravo a scrivere! Ma perché non sei un mio alunno? :-D

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie infinite! Non c'è complimento migliore! :D

      Elimina
  2. Penso che stamperò questo post per conservarlo. (Sono la stessa anonima che ha commentato la pubblicità insopportabile della birra. :3)

    RispondiElimina

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...