martedì 4 dicembre 2012

Il latte alle ginocchia: pensieri intolleranti


Questa bestia feroce, detta "mucca", secerne un umore tossico noto come "latte."
Trascorrere sei ore chiusi in una stanza con altre persone in attesa di scoprire se siete intolleranti al lattosio o no può essere molto utile anche per capire il vostro livello di tolleranza verso l'umanità.
Nel caso ve lo domandiate, sì, state per venire a conoscenza dei dettagli mai raccontati sul giorno in cui ho saputo di essere intollerante al succo di mucca.
Recatomi al mio ospedale di fiducia, dopo un'orrenda dieta a base di petti di pollo scondito e uova sode, sono stato relegato in un "minuscolo spazio vitale" insieme a un gruppo di estranei di tutte le forme e le età. Dopo i primi convenevoli e le battute di spirito del caso, l'infermiera ci ha ingiunto - con mio sommo disgusto - di bere un litro di nauseabondo latte intero. Non potendo farne a meno, ho obbedito, trattenendo a stento i conati di vomito. Non era quello della Lola, e, disgraziatamente, l'aggiunta di Nesquik non era contemplata.
Perpetrata questa tortura disumana, a noi presunti intolleranti non restava altro che soffiare ogni ora all'interno di curiosi sacchetti argentati, simili ad un succo di frutta Yoga Tasky, e aspettare il verdetto. Quali di noi sarebbero stati ammessi alla mensa di Nonno Nanni? E chi invece sarebbe stato esiliato nelle terre desolate di Valsoia? Al breath test l'ardua sentenza.
I miei compagni di intolleranza, che, come molti adulti italiani, preferiscono fissare il muro per sei ore piuttosto che leggere un libro (anche solo per ingannare l'attesa), cominciano ben presto a fare amicizia, distraendomi dalle avvincenti avventure di Emily St.Aubert de I misteri di Udolpho.
In poche ore a stretto contatto con individui della tua stessa specie è possibile già delineare dei tipi umani. Il più irritante era senza dubbio il Quarantenne Esaltato. Il perfetto esemplare di uomo che non riesce a stare fermo neanche un minuto, spinto dalla pressante urgenza di ostentare la propria incontenibile virilità. E' di fatto la prima donna del gruppo, l'individuo ipnotizzato dalla sua stessa voce, che non può fare a meno di dimostrare con il suo abbigliamento, la parlantina fluente e la potenza fisica quanto sia giovanile ed energico. Prima dondola freneticamente le gambe, poi si alza e fa su e giù sulle punte dei piedi, poi torna a sedersi, infine si rialza per misurare a grandi passi la stanza, con l'unico scopo apparente di permettere agli astanti di bearsi della sua vista. Era l'unico che si sforzava di soffiare fortissimo nella piccola "zampogna" del breath test, facendo un rumoraccio incredibile, neanche fosse il lupo cattivo intenzionato a spazzare via col fiato le casette dei tre porcellini. Uomini come il Quarantenne Esaltato vedono motivo di vanto praticamente in qualunque cosa, dalla capacità polmonare alla lunghezza dell'alluce.
In simbiosi col maschio alfa appena descritto, ho avuto modo di osservare, da perfetto flâneur ospedaliero, anche l'Uomo Ombra, quello che da ragazzino seguiva ovunque il bulletto della classe, vivendo, appunto, alla sua ombra e accontentandosi delle sue briciole. Anche se ora è un uomo d'affari, in giacca e cravatta, l'Uomo Ombra è naturalmente portato a fare da spalla al maschio alfa. Il suo compito è annuire a tutto quello che dice il Quarantenne Esaltato, dandogli l'illusione di essere ascoltato perché simpatico, interessante e carismatico, ma senza dargli troppa corda, per non far straripare il suo sconfinato ego. Si tratta di un compito non facile, una missione delicata, un lavoro di precisione che richiede doti di equilibrista.
Infine c'è la Aficionada degli Ospedali, la donna che ne ha passate di tutti i colori, quella che fa un baffo a Il malato immaginario di Molière. Naturalmente si sente in obbligo di raccontarti, con dovizia di particolari, tutte le operazioni che ha subito, gli ospedali che ha frequentato (con tanto di voti e recensioni) e tutte le malattie più raccapriccianti di cui è stata vittima, dal gomito del tennista alla sindrome del lupo mannaro. Sentire i suoi racconti e guardare una puntata di Wild è praticamente la stessa cosa, ma si potrebbe paragonare anche ad un cross-over di Malattie imbarazzanti e Non sapevo di essere incita. Preferisco non parlare, infatti, dei terrificanti effetti collaterali subiti da questa donna dopo la sua gravidanza: in confronto l'apocalittico parto cesareo di Bella in Breaking dawn - con dissanguamenti, colonna vertebrale frantumata e conseguente vampirizzazione - è una visita ginecologica di routine. Non ricordo bene cosa le sia successo, ma mi pare che a un certo punto il corpo della malcapitata si sia riempito completamente di un liquido misterioso, gonfiandola più di una modella di Botero. La ragazza seduta accanto a me ha deciso di comprare all'ingrosso una scorta annua di anticoncezionali subito dopo questo racconto a tinte fosche.
Io, naturalmente, ho dovuto faticare molto per riuscire a concentrarmi sul mio romanzo gotico. Non che fosse particolarmente collaborativo: i primi venti capitoli sono quasi tutte descrizioni paesaggistiche. Dovevo immaginarlo che, essendo uno dei primi romanzi horror della letteratura, non dovesse essere poi così spaventoso, ma non pensavo potesse addirittura indurre sonnolenza, peggio di un antistaminico... Sfortunatamente non ho a portata di mano il testo originale, ma cercherò qui di seguito di darvi un'idea della piattezza delle mie letture con questo mio modesto omaggio personale allo stile di Ann Radcliffe:
"...Padre, non ammirate anche voi la bellezza di questo romantico paesaggio? Il cielo al tramonto, tinto d'oro e porpora, risplende in modo così sublime da commuovere anche un bruto. E laggiù, quei pini ombrosi, disposti in fila lungo l'orizzonte, sono così simili a monaci oranti di fronte allo splendore del Creato. Quali scenari meravigliosi la Natura sa regalarci! Immagini che deliziano il cuore e la mente, innalzando lo spirito ed elevandolo all'Altissimo."
"Ne convengo, mia cara Emily" rispose St. Aubert: "Guarda lassù, le stelle alpine che ornano a guisa di gemme la gola della montagna, anticipando lo splendore delle loro sorelle celesti. La sensibilità umana non può che trarre conforto e giovamento dalla visione del divino operato! Quali magnifici effluvi esalano i fiori selvatici e le piante aromatiche che sporgono dalle rocce e picchiettano l'erba. Persino questo costante puzzo di sterco di cavallo ha un effetto balsamico sul mio spirito, così provato dalle brutture della vita...
"

Venti capitoli dopo...

 "Non trovate anche voi, Valancourt, che questo sublime paesaggio rinfranchi l'anima e avvicini lo spirito al Divino?" incalzò Emily, con gli occhi imperlati di lacrime per la commozione. "L'ultimo bagliore del giorno, la tenue luce dei casolari, la donzelletta che vien dalla campagna, il volo festoso del pipistrello al crepuscolo non vi ispirano sentimenti di quiete e dolcissima malinconia?"
"La Natura incarna tutta la bellezza e la bontà sconfinata del suo Artefice. Questo splendido paesaggio montano è un invito alla vita modesta e semplice, così tanto preferibile alle scene movimentate e brillanti della vita mondana, che ottiene, ahimé, il favore del mondo. Sciocco è l'uomo che non comprende quanta felicità si può trarre dalla vista di un cedro la cui chioma fluente è accarezzata dal soffio amico del vento, o dallo sguardo luminoso della vacca al pascolo, ben più eloquente di molte inconcludenti chiacchiere da salotto..."

Ecco. Potete ben immaginare, dunque, quale infinito supplizio abbia dovuto patire prima di conoscere finalmente la verità: intolleranza al lattosio del 40%, intolleranza ai classici prolissi e ripetitivi del 40% e intolleranza al genere umano dell'80%. D'altronde l'ho sempre detto: su dieci persone, me ne stanno sulle scatole undici. Fortunatamente per la mia vita sociale, la mia prima impressione è spesso sbagliata, perciò riesco quasi sempre a recuperare almeno sette delle sopracitate dieci...

12 commenti:

  1. madò! Che giornata. Se dovevo ingoiare un litro di latte sarei morta....
    Dalla tua descrizione sono sempre più convinta che l'essere umano si è evoluto grazie al contributo di pochi geni. Se così non fosse saremmo ancora qui con la clava in mano.
    Sul lattosio e latte, nessun problema: il latte e i suoi derivati vanno consumati con cautela.

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    1. Non so se era il latte a nausearmi, o i racconti dell'Aficionada degli Ospedali o il narcisismo del Quarantenne Esaltato. Ma ormai è un'esperienza passata... inutile vomitare sul latte versato ;)

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  2. una giornatina leggera...
    a quelle sono intollerante, al latte certamente NO... l'adoro!

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  3. Gli ospedali sono sempre un postaccio: vai li agitato di tuo o cmq relativamente tranquillo, ed esci con un agenda piena di memorandum. "Fare visita dal cardiologo, fare analisi di routine, fare visita di tanto in tanto anche all'urologo che sai con l'età..." ecc ecc. Non parliamo poi di quelle persone che si mettono a raccontarti di tutte le loro malattie e delle operazioni subite (facendoti cadere nel panico) o peggio, elencandoti una serie di sintomi che (guarda caso il destino) sono simili ai tuoi, ma che danno esito ad una malattia peggiore di quella per la quale eri andato a farti curare. Insomma, meglio starne lontani se possibile :)

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    1. Sante parole! :D
      Tutto sommato, però, quella volta mi sono divertito. E' stato un interessante momento di osservazione antropologica. :)

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  4. Avrei abbandonato il soporifero romanzo per dedicare la mia attenzione al siparietto proposto dai tuoi compagni di disavventura...

    Ps: non oso pensare alla mia vita senza latte e derivati ora che sono a dieta e non posso saziarmi di codesti cibi sono acida come uno yogurt andato a male :) sei grande raffy...
    Un bacione Mya




    Un baciotto

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    1. Sì, alla fine rileggevo lo stesso rigo dieci volte... tra infermiere logorroiche e i racconti della paziente seriale... :D

      Comunque ti dirò, all'inizio è stata dura e sgarravo di continuo, ma col tempo mi sono abituato. Ci sono tante scelte alternative e ormai bari, ristoranti e locali sono ben attrezzati. Poi anche mia sorella è intollerante e insieme abbiamo riscoperto il piacere di prepararci da soli dolci e leccornie :)
      La cosa che mi manca di più è la mozzarella sulla pizza, ma c'è sempre quella di bufala o a basso contenuto di lattosio.
      Senza latte e latticini ci si sente più leggeri, ma capisco le difficoltà di voi amici succhia-mucche a rinunciarvi :)

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  5. Io praticamente cenavo solo di quello e al posto dell'acqua latte fresco intero... Capisci perché la dieta :)....

    Il piacere di creare in casa le leccornie è ben apprezzato anche da me... Le adoro giuro e adoro impiastricciare il mondo con glasse creme e pdz

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  6. Ah sono mya al posto di risp a te ho scritto un nuovo post... Ma non è colpa mia è la dieta

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