venerdì 21 giugno 2013

Una serie di accademici accadimenti I - Stranieri e strani estranei

Spero vi piaccia l'ananas, il tropical mix era esaurito. E l'ACE non mi piACE. Ma chi può
aver inventato un gusto del genere, un farmacista?
Mentre percorro il lungo e impervio sentiero dorato, lastricato di buone intenzioni, che conduce verso l'agognata Laurea, comincio ad avvertire il rapido ed inesorabile declino delle mie facoltà mentali. Perciò ritengo sia il momento di raccontarvi, prima che sia troppo tardi, delle mie avventure in facoltà. Naturalmente, però, la lettura di questo post è facoltativa. Potete benissimo avvalervi della facoltà di leggere altro, ma se vorrete proseguire vi sarete guadagnati almeno un pied-à-terre nel mio cuore (se commentate anche una villetta, sempre nel mio cuore.)
Ad immatricolarmi ci sono andato attaccato alla gonna di mammà, e so cosa penseranno molti di voi: quanto sia disdicevole varcare la soglia dell'Alma Mater con la propria madre. Ma vi posso assicurare che la sua era una presenza puramente rituale. Ho ritenuto doveroso che presenziasse a questa cerimonia di passaggio. Non l'ho certo voluta accanto a me per supplire alla mia sveviana inettitudine o alla mia avversione per qualsivoglia pratica burocratica. E poi comunque la sua presenza è stata concepita soprattutto come una citazione dell'episodio di Una mamma per amica in cui Lorelai e Rory fanno una gita ad Harvard. Ma mentre le Gilmore contemplano ammirate i gloriosi cancelli dell'illustre università il cui nome fa rima con il regno degli déi nordici e si soffermano a rimirare i gloriosi cancelli da cui sono entrati e usciti fior fior di premi Nobel, quando io e mia madre abbiamo posato per la prima volta lo sguardo sulla facoltà di Lingue, ci siamo piacevolmente sorpresi dell'apparente stabilità architettonica dell'edificio e della rassicurante presenza di uscite d'emergenza. Mia madre ha cominciato, come suo solito, a familiarizzare con tutti gli studenti intrappolati nella coda purgatoriale della Segreteria, ed è inutile dire che nel giro di mezzora era in grado di recitare a memoria vita, morte e libretto di tutti i presenti. "Vedrai, ti troverai bene" mi assicura una ragazza dalla voce roca di tabagismo, guardandomi con i suoi intensi smokey eyes appena nascosti dietro il sipario di un caschetto biondo sporco, "Forse dal prossimo semestre ci sarà anche la carta igienica nei bagni..."
Deliziati dalla notizia, volgiamo le nostre attenzioni a una ragazza italo-venezuelana, abbordata (ça va sans dire) da mia madre, che l'aveva sentita parlare in spagnolo al telefono, visibilmente affannata, afflitta e sfiancata dall'afa. La maja, mentre si desnuda per combattere il caldo, mette a nudo le sue preoccupazioni, dimostrando anche lei una scarsa dimestichezza con la lentocrazia universitaria.  Così la aiutiamo a procurarsi un modulo di cui era sprovvista e, un istante dopo, una madre venezuelana si materializza davanti a noi, straripante di gratitudine, neanche avessimo strappato sua figlia alle acque infide del Maracaibo. La donna, che chiameremo Doña Gloria, riesce ad eclissare totalmente la sopracitata socievolezza di mia madre: dopo appena due minuti, si rivolge a lei e a me con espressioni come "mi amor" e, per di più, ci fornisce una dettagliatissima, picaresca autobiografia, soffermandosi sulle motivazioni che l'hanno indotta ad abbandonare Caracas: una storia personale a metà strada tra Eliodoro e Anche i ricchi piangono, la telenovela preferita dei miei nonni. Noi la ascoltiamo rapiti, all'ombra della sua opulenta,  prosperosa corporatura. Era come trovarsi difronte all'Archetipo della Madre, o a una di quelle floride dee precolombiane piene di seni e serpenti attorcigliati alle braccia, simboli della fecondità della Natura, con un bacino ampio e generoso come quello del Rio delle Amazzoni. Al congedarsi, ha rinnovato i suoi affettuosissimi ringraziamenti, ci ha baciati appassionatamente sulle guance e avvinti in un stretta da anaconda. A dire il vero, Doña Gloria ha abbracciato (senza alcun motivo) anche il Ragazzo Piccione, un tipo strano che ci ha seguiti ovunque, facendo avanti e dietro col collo come il suddetto volatile, con uno sguardo fisso e un po' ebete e la strana boccuccia perennemente contratta, ma con una piccola apertura al centro (una specie di sfintere, più che una vera e propria bocca).
In ogni caso non potrò mai dimenticare quel lungo abbraccio... caldo, umido e profumato come la foresta pluviale: è stato un po' come stringere tra le braccia l'intero Sudamerica. Non potevo desiderare benvenuto più caloroso.
La professoressa Zizzania, una delle mie insegnanti di francese, ha accolto me e i miei compagni quasi con altrettanto calore, facendo sfoggio, alla sua prima lezione, di eccezionali doti parenetiche: "Non troverete mai lavoro, il vostro impegno non verrà mai ripagato, molti di voi finiranno a rovistare nei rifiuti, o con la faccia premuta contro la terra a mangiare radici come Rossella O'Hara. Non c'è speranza, non c'è felicità, quello che voi chiamate 'vivere' è solo 'morire vivendo'. Che ci state a fare qui? Questa facoltà non servirà a niente. L'università non serve a niente. Siete spacciati! Io non ho figli, ma se ne avessi probabilmente li mangerei, perché le condizioni ambientali non sono abbastanza favorevoli per la loro sopravvivenza: non ci sarebbe cibo a sufficienza per tutti, figuriamoci mandarli all'università! E' un mondo crudele, non esiste più liberté, egalité, nè tanto meno fraternité! Bisogna lottare con le unghie e con i denti per sopravvivere. Pochissimi ce la fanno. Quasi nessuno. Sicuramente non voi. Andate via. Scappate. Io sto per andarmene. Tutti dovrebbero andarsene. La fine è vicina. Recessione! Morte! Distruzione! Apocalisse!"
Credo abbia alle spalle un passato da ragazza pon pon, perché il suo discorso è stato davvero incoraggiante: mi ha incoraggiato a cambiare classe e lingua. Adieu français!
Le mie prime settimane da universitario sono state decisamente solitarie. Spaventato ed ancor emotivamente troppo fragile, credo di aver trascorso più tempo nei pressi della mia facoltà o nelle facoltà altrui che nella mia. Non so quanto questa dicitura sia diffusa sul territorio nazionale, ma almeno da noi si suole definire "Scienze delle Merendine" i rami universitari giudicati inutili o meno impegnativi di altri. Ebbene, io sono uno dei pochi che possa affermare di averle studiate davvero, le merendine: le macchinette degli snack, così luminose e materne, sono state un enorme fonte di conforto. Passavo quasi tutto il tempo a poppare dagli Yoga Tasky, neanche fossi Maggie Simpson (Freud direbbe che sono rimasto fermo alla fase orale, cosa che comporta vittimismo, dipendenza dal cibo e sarcasmo pungente). Mi divertivo perfino a confrontare i prezzi e la qualità degli snack delle varie facoltà come Di Pietro, l'impiccione di Occhio alla spesa, che va in giro a chiedere alle vecchiette quanto hanno pagato i pomodori pachino o l'insalata belga: comprare una bottiglietta d'acqua da Psicologia al prezzo irrisorio di venticinque centesimi mi faceva sentire un genio della finanza, e quando c'erano le vaschette di ananas a chilometro zero.. era un po' come Natale. Senza contare il mio adorato succo di frutta al gusto di detersivo (il segreto è il sapore saponoso della melissa) o il sublime purè di mela di Medicina.
Ma il mio porto sicuro, il mio rifugio preferito dalle brutture del mondo era senza ombra di dubbio il ristorante greco dietro l'angolo, così accogliente, con quell'atmosfera ellenica che mi ricordava tanto il mio liceo classico, e così allegro, con tutto quel tripudio di azzurro e bianco ottico che fa tanto Mamma mia!.
Mentre cercavo di mandar giù la mia pita gyros con patatine spolverate di paprika mantenendo allo stesso tempo una minima parvenza di dignità (impresa impossibile), mi capitava spesso di ripensare alle parole della Zizzania. Il suo volto, dalle fattezze spaventosamente simili a quelle della professoressa Fullin, appariva minaccioso e incombente su di me come un'apparizione del Macbeth, non per impartirmi una lezione di tuscolano, bensì preannunciandomi un futuro da clochard.
Per adattarmi alla vita in strada, ho deciso, di condurre il mio lavoro di universitario en plain air: perché studiare in una stanzetta poco areata, seduto accanto a un tizio sudato che legge "a bassa voce", quando posso farlo al fresco, comodamente adagiato su una panchina, sotto l'ombra di una palma, circondato da vetrine di lusso, sotto gli occhi benedicenti dei commessi di Louis Vuitton?
Un dì, mentre ero immerso in tali considerazioni, qualcuno attira la mia attenzione: è una ragazza giapponese, accaldata e disperata, che, trascinandosi dietro il suo trolley, mi chiede le indicazioni per la stazione. "Oh, è semplicissimo, deve solo proseguire dritto. Non può sbagliare."
"Grazie mille" risponde lei, con un sospiro di sollievo. "Sei l'unico che conosca l'inglese tra quelli che ho incontrato..."
"Non sai quanto sei stata fortunata ad avermi incontrato, Katsuko" penso, tutto tronfio e soddisfatto, carezzando con uno sguardo di tenera compassione i vecchietti e i liceali disertori che ciondolano oziosi per la strada. Ma la sua fortuna più grande è stata pormi l'unica domanda a cui avrei saputo rispondere, visto l'ormai proverbiale senso dell'orientamento del sottoscritto, che deve disseminare la strada di patatine alla paprika per ritrovare la fermata dell'autobus.
Guardando il suo sorriso senza età e, subito dopo, i suoi capelli (lunghi e neri come quelli di Sailor Mars) dondolare appena al suo incedere verso la stazione, ho capito che, tutto sommato, ho fatto la scelta giusta per me. Se la mia deve proprio essere un'esistenza da pícaro, se proprio dovrò vivere di espedienti, saprò di poter sempre salire su un treno, o volare, come un uccello migratore, verso nidi più sicuri, o lidi più caldi (inettitudine permettendo).
Qualche, volta, però, pur parlando la stessa lingua, noi essere umani riusciamo ugualmente a non capirci. Una sera, di ritorno dalle lezioni, camminavo per quella che io chiamo affettuosamente International Square, per il suo essere un affascinante melting pot di lingue e culture. Ma al calar del sole, d'inverno, quando gran parte delle badanti, ciarliere e rassicuranti, è ormai a casa da un pezzo, ben pochi lo definirebbero un locus amoenus. Affretto il passo, cercando allo stesso tempo di mostrarmi disinvolto, ma queste raffinate tecniche di dissimulazione falliscono nell'ambiziosa pretesa di rendermi invisibile come un furtivo ninja. Un uomo punta gli occhi su di me e, con fare minaccioso, ringhia: "Le scarpe e la borsa."
Io abbasso istintivamente lo sguardo sulle mie scarpe e la mia tracolla. Confuso, miagolo un "Scusi, non ho capito."
Lui, deciso a non argomentare, si limita a ripetere: "Ho detto, le scarpe e la borsa."
Avevo un vago sospetto che volesse portarmele via, ma non capivo perché rimanesse lì, a tre metri di distanza, anziché assalirmi come ogni scippatore degno di rispetto. Non avevo ben capito quali fossero le sue intenzioni e mi sembrava scortese chiedere: "Mi scusi, vuole derubarmi, vendermi qualcosa oppure farmi i complimenti per le mie scarpe e la mia tracolla di pelle?". Sarei apparso ingenuo, prevenuto e vanesio allo stesso tempo. Così alla fine ho optato per la parte a me più congeniale: quella dello svampito. "Mi scusi, non ho capito" chiudo lì, e mi allontano con non-chalance. Il presunto scippatore questa proprio non se l'aspettava. Rimane con un palmo di naso, poi mi grida dietro, infuriato: "Ma lo capisci l'italiano?!"

Una serie di accademici accadimenti:
Episodio I - Stranieri e strani estranei
Episodio II - Grandi speranze
Episodio III - Legami chimici
Episodio IV - Studenti esasperati
Episodio V - In balìa della balia
Episodio VI - C'era una svolta
Episodio VII - Volver
Episodio VIII - Senza vergogna
Episodio IX - Chiamatemi (un) dottore

22 commenti:

  1. lingue??? ehi .. io sono laureata in lingue ;) post bellissimo ed esilarante come sempre.... forse anche di più grazie :)))

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    1. Chi può capirmi meglio di te allora? :) Grazie comunque: una bella villetta nel mio cuore :*

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  2. Ma per caso parli di lingue di Bari? I luoghi descritti mi sembrano stranamente familiari xD
    Cmq volevo incontrarla anche io Doña Gloria ad intrattenermi il giorno dell'iscrizione visto che feci la solita fila lunga ore!

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    1. Ma nooo, siamo proprio fuori strada! :P
      Doña Gloria è meravigliosa, spero davvero di rincontrarla *____*

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  3. Ok, questo post è epico. Sono anni che continuo a ripetere che dovrei proprio scrivere le mie "memorie universitarie", qualcosa da lasciare ai posteri (nuove matricole). Poi penso che non sarebbe giusto infrangere i loro sogni di gloria. Che poi non sarei nemmeno troppo "crudele", preferirei dire "brutale". Realistica. Magari non come lo è stata con me la ragazza che ho incontrato la mattina del mio primo giorno di università: "Ma perché sei venuta qui? Scappa finchè sei in tempo!". Pensa che bello, una ragazza che si affaccia al proprio futuro piena di dubbi (sì, non dirò piena di speranze, per un po' ho temuto di aver fatto la scelta sbagliata) con una tegolata del genere il primo giorno. Meno male che sono di natura testarda e tenace e non mi sono fatta influenzare...
    Le tue avventure somigliano un po' alle mie: anche io mi sono immatricolata con la mia mamma al seguito. Ovviamente anche io con riferimento alle Gilmore Girls: era un rituale u_u (Mia madre è come la tua, attacca bottone con chiunque. Ah, le mamme <3 Un po' mi innervosivo ma se non ci fosse stata lei...). Leggo troppe similitudini... primi tempi solitari con l'aggravante di essere anche fuori sede... ah, sembra ieri e allo stesso tempo una vita fa). Ma hai ragione: anche se tutti continuano a dire che l'università porta alla fame e ci sono persone che ci dicono: "Cosa ci fai qui? C'è di meglio da fare, puoi studiare qualcosa che ti darà davvero un futuro", anche se ci sono persone che arrivano addirittura (incredibile ma vero) a farti pesare il fatto che studi qualcosa che magari un futuro non te lo garantirà (e COSA oggi garantisce un futuro?) beh, è giusto studiare quello che è meglio per noi stessi. Dobbiamo studiare qualcosa che nonostante le difficoltà e lo stress, tanto che a volte siamo portati noi stessi a chiederci "Ma chi me lo ha fatto fare?" continua ad entusiasmarci. E se ogni giorno continuiamo ad avere un motivo per alzarci dal letto e andare a lezione e nonostante tutto (perché è vero, non non abbiamo mica Harvard, mica siamo così fortunati da avere ambienti accademici che ci invogliano allo studio) a studiare qualcosa che ci piace beh... abbiamo fatto la scelta giusta. O almeno questo è quello che continuo a pensare io. Magari domani saranno "Recessione! Morte! Distruzione! Apocalisse!" ma almeno avremo la soddisfazione di aver studiato qualcosa che ci ha appassionato, ripeto, nonostante tutto ;)
    Complimenti per la rubrica, davvero è una di quelle che ho apprezzato di più. Tra l'altro mi ha fatto fare un tuffo nel passato e ancora una volta mi ha portata a rendermi conto che non sono più quella matricola confusa e spaventata e che le difficoltà mi hanno fatta cambiare... in meglio :) Continuerò a seguirla con molto piacere ^_- Poi raccontata col tuo solito stile così fresco e frizzante *-*

    (Ok, ora il momento delle chicche: "capelli lunghi e neri come quelli di Sailor Mars" *-* Ti ho adorato. Azzeccatissimo riferimento per rendere l'idea! XD)

    P.S: L'ACE non piace neanche a me >_< Vero, chi può aver inventato un gusto del genere? Finalmente qualcuno che mi capisce, quando ammetto di non apprezzarlo mi guardano tutti male... ma dico io! é_è

    (Oh cielo, che lunghissimo commento che ho anche un po' monopolizzato con le mie memorie... beh, non commento spesso, ho recuperato tutto in una volta :P)

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    1. Non preoccuparti, ADORO i commenti lunghi, specialmente se sono succosi come i tuoi! *-*
      Sono contento di sapere che non sono l'unico ad aver patito la solitudine della matricola in crisi, ma fortunatamente ci siamo rialzati! Ora siamo forti, sappiamo allacciarci i sandali e tutto il resto! U____U
      E al diavolo chi mette bocca sulle scelte di vita altrui...

      (La mia preferita era Sailor Mercury, perché aveva l'arpa e perché "era blu", ma "Katsuko" aveva davvero gli stessi capelli di Sailor Mars, lunghi quasi fino alle caviglie :P)

      P.S.: Finalmente qualcuno che odia l'ACE *____* Se non sopporti la salsa barbecue sei ufficialmente la mia anima gemella *____*

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  4. Raffy! Ma io al "ristorante" greco degli universitari a Bari mangiare la pyta ci sono stata!
    Però a immatricolarmi sono andata da sola e, per forza di cose, mi sono ritrovata con un sorriso a 32 per tutti, parlando del più e del meno con qualsiasi persona ragazzo-madre-vecchio-donna delle pulizie- incontrata...come avrebbe fatto mia madre del resto ;)

    Alex V

    PS: la villetta la gradirei in atrio destro: sarà anche più piccolo, ma è anche più tranquillo, grazie

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  5. Eheheh come ho detto, sono socialmente pigro e patologicamente timido, specialmente in quel periodo! ;)
    La tua villetta è pronta, c'è spazio anche per la jacuzzi <3

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    1. ciao raffy... ti seguo sempre... oggi ho scritto il mio primissimo post e mi piacerebbe molto dedicassi un attimo del tuo tempo per dare un'occhiata...

      per quanto riguarda il tuo ultimo post che dire? fantasmagorico come sempre... dovresti scrivere un libro e sarei la prima a comprarlo... occhio a non diventare il prossimo bersaglio dei maturandi agli esami del 2014 ahahahaahhahhaahso che sei impegnato ma scrivi di più sei la mia pausa dai libri

      xo xo (cit. adoro gossip girli, lo so lo so sono un'adolescente che non crescerà mai)

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    2. Congratulazioni per il tuo nuovo blog! :D
      Ci passerò senz'altro ;)

      Comunque scrivere un libro è il mio sogno, ma per il momento non ho abbastanza tempo per dedicarmi a questo progetto :(

      Grazie ancora per il tuo commento!
      XO XO (io amato soprattutto la prima serie di Gossip Girl, poi ci sono stati alti e bassi.... in ogni caso Blair e Serena ormai sono diventati dei modelli di riferimento per e me e la mia amica, soprattutto in fatto di moda: "un vestito alla Blair", "uno stile alla Serena"... ecc. :D)

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    3. io sono una fan di blair... sarà per la sua tormentata storia d'amore... per il suo fasciono etereo che nasconde la forza di una leonessa degna della disney... non lo so ma adoro il suo stile bon ton... fammi sapere quando inizi il tuo libro che lo prenoto... ovviamente autografato... e fammi sapere che pensi del blog...

      xo xo

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  6. Io penso che questo post sia stupendo Raffy! Mi è piaciuto un sacchissimo :)
    La prima domanda che mi è subito sorta in mente è: ma la facoltà di lingue a Bari ha accolto pure Anna dello Russo? Se sì, mi sto preoccupando seriamente per il tuo percorso di studi.
    Seconda cosa, amo il tizio piccione. Vorrei ardentemente avere una foto per godere della sua bocca-sfintere che ho adorato (anche perché molte persone hanno la bocca a sfintere non in senso "morfologico", ma non se ne accorgono :p).
    Il declino delle facoltà mentali è una cosa fisiologica, fidati di me che ho avuto la disgraziata idea di prendere due lauree. Prima si inizia con un leggero fastidio alla testa, poi si passa allo studio con 45 gradi all'esterno e poi inizi a parlare come Nicki Minaj dopo che si è fatta di polvere bianca.
    Ed insieme alle facoltà mentali cadono inesorabilmente tutte le voglie di andare avanti.
    Da vecchio saggio, voglio che tu mi pensi in questo momento come Nonna Ace, ti dico che rimpiango un po' i momenti di sclero allo studio, gli esami, gli esperimenti in lab, le lezioni in cui dormivo sui tavoli, quelle saltate perchè non ne avevo voglia, le interminabili e fantastiche giornate di studio con i compagni. Il dopo è una merda, curriculum sparsi come se non ci fosse un domani e la certezza di non avere una certezza del futuro.

    Un abbraccio!

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    1. Ciuffolo quanto sei tenero, grazie!!! *____*
      Anna dello Russo credo abbia frequentato all'Università di Bologna, perché quando era giovane lei esisteva solo quella in tutto il mondo...
      Comunque anch'io amo il Ragazzo Piccione! :D Ogni tanto lo incontro. Penso che continui a pedinarmi. Il bello è che quella bocca non è una posa, non è la bocca "a-culo-di-gallina" che esibiscono le bimbeminchia quando si fotografano davanti allo specchio del bagno: è proprio così. Rotonda con un buco in mezzo!
      Nonostante questi personaggi e le fatiche dello studio universitario, si deve tirare avanti...
      Grazie per l'incoraggiamento, mille volte più efficace di quello della Zizzania u.u

      Un abbraccio, un bacino e un passata di dita attraverso il tuo ciuffo. :)

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  7. Ahahah: la prof di Francese che fa terrorismo! Comunque bravo: stimo un sacco le persone che sanno parlare altre lingue, di sicuro non fanno le mie figuracce all'estero e vivono meglio ovunque!
    ...io comunque me la sarei fatta sotto con il tizio delle scarpe e la borsa... Come hai fatto a essere così calmo?

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    1. *-* Grazie!! Però che sogno vivere in Anglanterra, vedrai che la barriera linguistica si assottiglierà sempre di più... Te lo dice uno che pensò di aver udito la parola "cat-leek" al posto di "catholic" *-*
      Comunque col tizio "scarse e borsa" la mia calma era solo apparente... E poi è successo tutto così in fretta che non sono reso conto di quello che stava accadendo. Se ci ripenso ora ho i brividi! :P Nessuno dei due però era convinto del proprio ruolo: io ero una vittima poco incoraggiante e lui uno scippatore riluttante... :)

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  8. Chiedo scusa per gli errori di battitura, il commento precedente è stato scritto dal mio gemello semi-analfabeta, con la speciale collaborazione di quel genio del T9... :P

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  9. Il tuo racconto mi ha regalato nuovi sorrisi, ed anche la sensazione di conoscerti un po' di più. Lo scippatore spiazzato e "dona Gloria" sono i miei personaggi preferiti della tua storia di vita vissuta :)

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    1. :D Rileggendo il post credo che emerga l'autoritratto di un sociopatico con la sindrome di Peter Pan e il complesso di Edipo :P
      Ma sono felicissimo di averti fatto sorridere! :D Grazie!

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  10. Anch'io ho studiato Lingue :-) Mi sono rivista abbastanza nel tuo racconto, pure io i primi mesi mi aggiravo spersa e confrontavo i prezzi degli snack delle macchinette :D Però ad immatricolarmi sono andata con mio padre.

    Ilaria

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    1. Lieto di aver fatto riafforare i tuoi ricordi di immatricolazione :)
      Diciamo che mi sento ancora una matricola per molti aspetti, spero non sia anche il tuo caso :)
      Grazie per il tuo commento *-*

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  11. No vabe, sto ridendo da mezz'ora...nonostante gli episodi li conoscessi già per filo e per segno, li hai raccontati ancor più magnificamente! E ovviamente, sai che ho riso ancora come la prima volta...
    Il mio episodio preferito è quello del nero scippatore ahahahahahahahahahaha mi fa veramente morire dalle risate e rinascere più felice! Devo rileggermelo spesso Bobo...
    mannaggia a te :) :)

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    1. Ahahhaha speravo di riuscirti a divertire ancora, specie coll'episodio dello scippatore pigro :) :)
      Forse nei prossimi episodi ci sarà qualche avventura inedita o una tua partecipazione come special guest, chissà ;)
      Grazie bobo :***

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