lunedì 9 dicembre 2013

Una serie di accademici accadimenti VI - C'era una svolta

"Se volete conoscere un cretino, salite su un autobus." (Salvador Dalí)
Il mezzo di trasporto più celebrato dalla letteratura è senza dubbio il treno (prima che ci fosse Trenitalia, ovviamente), ma anche l’autobus, per quanto più prosaico, ha le sue storie da raccontare. Ho voluto presentarvene sei, tra aneddoti, sketch e stralci di conversazione, tutti avvenuti lungo il mio quotidiano pellegrinaggio studentesco verso CanterBari: tre storie per l’andata e tre per il ritorno. Salite a bordo anche voi?
Sono rimasti soltanto i posti in fondo, però... te pareva! Vedrete che tra neanche due fermate si riempirà di ragazzi dell’Industriale: come sempre faranno un chiasso infernale, grideranno le più truci oscenità in dialetto stretto e appesteranno l’aria con le loro secrezioni ormonali.
Vi invito a mettervi comodi, per quanto possibile. Intanto sarà meglio che vada ad obliterare i biglietti: dallo specchietto vedo già il broncio da duro dell'autista, che ha inforcato i suoi occhiali da sole a specchio e si è avvolto al collo la pashmina. Il piede è già lì che freme sull’acceleratore...

I Sanniti

"Maledetti sanniti, garibaldini e comunisti!" è l’imprecazione con cui una bellicosa vecchietta sale sul mezzo e annaspa tra i sedili, stracarica di buste della spesa. Sotto la gonna spuntano due gambette ossute, imballate in un paio di collant rosso vermiglio: due zampe di ibis che fanno pendant col naso a becco. Ai piedi, a sorpresa, porta delle scarpe da ginnastica, innovazione calzaturiera che di recente ha conquistato molti anziani, tra cui anche mio nonno.
La vecchietta, in preda ai suoi borbottii marziali, adocchia il posto libero accanto a me, ma poi ci ripensa e passa avanti, rivolgendo un’occhiata sospettosa alla mia incolta barba da bolscevico.
"Che avrà contro i sanniti?" domanda Anny, che era dietro di lei, dopo essersi seduta al mio fianco.
"Non ne ho idea. Forse si è legata al dito la storia delle Forche Caudine. Certe umiliazioni bruciano anche dopo secoli..."
"Fa tutto un brodo con garibaldini e comunisti."
"Probabilmente capirò meglio quest’associazione di idee dopo l’esame di Storia..."
"Pesantuccio, eh?”
"Il prof è ossessionato dalle date, altrimenti non sarebbe così male. La Storia Contemporanea è affascinante dopotutto..."
"Be', su, le date sono facili... la Seconda Guerra Mondiale lo sanno tutti che va dal 1939..."
"... al 1945, lo so. Il problema è che lui pretende anche che gli si dica il mese e il giorno della più insignificante scaramuccia tra il piccolo Churchill e i bulletti del suo quartiere... tipo, quando inizia esattamente la Guerra? A giugno? A febbraio? Che faccio, tiro a indovinare?"
A queste parole una ragazza appostata sul sedile davanti si sporge in modo plateale dalla suo schienale - i biondi capelli a spaghetto che frustano l'aria - e ci riserva una smorfia scandalizzata, poi, con visibile disprezzo, getta una perla a noi porci incolti: "Il primo settembre millenovecentotrentanoveee!"
“Okay, grazie” ringhio, silurandola con lo sguardo.
Colpita e affondata, la wikipedante mette il broncio e batte in ritirata, rinunciando alla sua crociata contro l’ignoranza
Io e Anny rimaniamo per un po’ in offeso silenzio, mentre la divulgatrice torna a trincerarsi nella sua irritante saccenteria. E che ci creda o no, la parola 'saccenteria' esiste per davvero.
I tragitti in pullman sono lunghi ed estenuanti, in più il biglietto costa sempre di più: bastava dirlo subito che voleva essere mandata al quel paese, gratis.
"Maledetti sabini, sanculotti e sapientoni!"

Pullmansia
Odio quando il pullman è pieno da scoppiare. Posso sentire i pendolari rimasti in piedi che mi alitano sul collo, e, a meno che tu non sia Gesù Bambino al freddo e al gelo in una grotta, non è mai una bella sensazione.
"Eh, e cos’è questo, il pullman degli studenti? Tutti studenti sono..." commenta una signora imbottita di piume d'oca, aggrappandosi al ripiano portabagagli. Mi sforzo di inghiottire tutte le possibili risposte polemiche che mi affiorano in bocca. Sì, siamo studenti, e dopo la laurea rimarremo col sedere a terra, perciò le mie chiappe non si muovono di qui, capito?
Lei e altre quattro o cinque senza sedile se stanno lì, incastrate con tutta la loro ingombrante mole in mezzo al corridoio, a farti sentire in colpa perché non hai intenzione di cedere il posto. L’inefficienza dei mezzi pubblici mi rende scorbutico e rancoroso, lo so. Ma, prima di tutto, se offrissi il mio posto ad una di loro, oltraggerei le altre, e poi se avessi voluto rischiare la vita ad ogni sterzata sarei salito sul Nottetempo.
Intanto però le passeggere in piedi, allineate come antiestetiche cariatidi, continuano a gravare minacciose su di me, che cerco invano di leggere un racconto di Buzzati. Parlano di banalità degne del palinsesto pomeridiano di Canale5, ma io le vedo ergersi a taciti giudici della mia condotta vergognosa.
Il senso di oppressione lievita a poco a poco, fino a farsi insopportabile. Come se non bastasse, alla radio danno i Carmina Burana. Fortuna imperatrix mundi

Non so come possa venire in mente a qualcuno di trasmettere canzoni così ansiogene. Ma chi è il deejay, Dario Argento? In latino, poi! Una canzone in latino!
Il mio respiro si trasforma presto in un rantolo. Dalla radio ribollono con ctonio risentimento le invettive del coro contro la sorte crudele. 
L'Inferno. Questo è sicuramente l’Inferno di Dante.
Sors immani! Et inanis! Rota tu volubilis!
Le voci si innalzano di colpo come un getto di lava.
Istintivamente mi rannicchio in posizione fetale, cercando di non sfiorare il gomito del mio vicino di sedile. Ho... bisogno... di... più... spazio. Potrei mettermi ad urlare.
Status malus! Vana salus! Semper dissolubilis!
La signora accanto a me sta per schiacciarmi. Tra poco i suoi enormi seni mi si riverseranno addosso con la peccaminosa abbondanza di Mammona. Mi contorco come un dannato, mi giro e un volto grifagno da Belzebù incombe dietro di me, gli artigli che affondano nella tappezzeria screziata e polverosa del mio sedile. Un vecchio Asmodeo ansima in preda all'asma e Bafometto bofonchia insensatezze all'orecchio di Mefistofele, mentre da qualche parte, infondo al pullman, risuona la risata gracchiante di Lilith.
Mecum omnes plangite!
Il caldo è una morsa intollerabile. Le tende  rosso sangue mi lambiscono come lingue di fuoco. Corpi sudati e aggrovigliati sussultano e si rimescolano ad ogni buca nell’asfalto. La borsa a tracolla grava sul mio petto come l'Incubo di Füssli. Calore, polvere, sudore… troppa umanità! Invio un SOS al cellulare di Anny. In una scala da zero a Munch la mia ansia schizza a livelli kirkegaardiani. Aria! Fatemi uscire! Ho bisogno d’aria!
Poi le porte automatiche finalmente si schiudono, con uno sbuffo da solfatara. La bolgia scorre via lenta e con immensa fatica risalgo il baratro demoniaco in cui ero precipitato. Il mio cuore torna a battere a velocità regolare, man mano che riemergo dalle tenebre asfissianti di sciarpe, piumini e ombrelli.
Dalla radio ora si leva, leggera come una colomba, la voce di Cher, angelo della salvezza, senza sesso e senza età, spirito benefico dai capelli ultra-lisci che diffonde speranza e invita a credere ancora nella vita.

Strane creature che meriterebbero di essere esposte in un acquario
"Anny, ti ho preso il posto!" la chiamo, facendole cenno con la mano dal fondo del bus. "Che bello che ci sei, Bobo! Quando viaggio da solo mi viene la pullmansia..."
"Ciao Raffy, anche per me è bello vedere una faccia amica” sospira Anny, immobilizzando col laccetto le ali palpitanti dell’ombrello. “Oggi sono andata dal tutor... simpatia portalo via! Ma via proprio..."
"Perché hai un tutor? Anch’io voglio un tutor! Come faccio a procurarmi un tutor?"
"Ad ogni studente di Medicina viene assegnato un professore che gli faccia da mentore" esala lei,  liberandosi dalla stretta assassina della sciarpa. "Qualcuno a cui chiedere consiglio, insomma. Ma il mio non è un granché come nume tutelare."
"Be', sempre meglio di niente, Bobo. Io mi accontenterei anche di un animale guida che mi appaia in sogno e mi suggerisca come ottimizzare i tempi di studio."
"Non immagini che rottura: sono stata lì seduta per ore nella sua sala d’aspetto. Per quanto fossi circondata da gestanti non è stata una così dolce attesa..."
"E che ci facevano lì?"
"Scusa, non ti ho detto che è un ginecologo, il mio tutor. C’era solo una donna a non essere in stato interessante. Però era parecchio interessata a me: non faceva che fissarmi. Poi a un certo punto si è fatta avanti e mi ha chiesto che ci facessi lì. Forse mi ha presa per una futura ragazza-madre..."
"Con quel faccino angelico? Ma dai, a te le visite ginecologiche viene a farle direttamente l’arcangelo Gabriele..."
"Io le ho spiegato che sono una studentessa e che aspettavo il dottore per un colloquio. Lei mi ha sorriso, non senza una punta di malizia, poi si è ravviata i capelli biondi, ha incrociato le gambe e mi ha rassicurata, in tono suadente: ‘Vedrai, lo riconoscerai subito. E’ identico a George Clooney...'"
"E lo era?" domando, piuttosto scettico.
"Forse dopo una decina di Martini, sì."
"E questa signorina così ginecologicamente socievole non era incinta, hai detto, vero?"
"No, mi ha detto di no."
"Mmm… mi sa che si aspettava che il dottore si occupasse anche di quello."
Anny sembra ponderare a fondo su questa possibilità.
"Ti sei accorto che siamo in un acquario mobile, comunque?"
Io la guardo con aria interrogativa, poi butto un occhio al finestrino: piove talmente forte che l’acqua chissà come si è infiltrata nel doppio vetro.
"Fantastico. Sembra di stare in una quelle penne che regalano come gadget... sai, quelle piene d’acqua e con i glitter che fluttuano appena le muovi." Solo che in questo caso a turbinare ci sono solo i granelli di polvere accumulati nei secoli...
Per almeno cinque minuti rimaniamo a fissare come ebeti le increspature dell’acqua attraverso quello che ormai sembra l’oblò di un sottomarino. "Ricordi Disco Stu?" domanda poi Anny, ridestandosi dal torpore ad una brusca svolta del torpedone.
"Quel tizio strambo che si crede Michael Jackson? Che ha fatto, è entrato di nuovo in sala lettura di Medicina a passo di moonwalk?"
"No, ha sfondato la porta con un calcio alla maniglia e ha annunciato: 'Ragazzi, sono tornato! Sono stato un po' in prigione, ma adesso sono di nuovo qui!'"
"Quando dice 'prigione' intende 'reparto psichiatrico'?"
"C’è dell’altro. Si è seduto, ha tirato fuori i suoi libri e poi…"
"... ha tirato fuori qualcos’altro?!” incalzo, temendo il peggio.
"... si è alzato il dolcevita bianco per mostrare gli addominali."
"Oh Dio mio, che cosa orribile! Il dolce vita bianco... come quei maniaci sessuali degli anni '70 che volevano darsi un tono da intellettuali per rimorchiare qualche ingenua liceale di provincia! Che indumento viscido..."
"Ehm... già" mi asseconda Anny. "Comunque non era un bel vedere: i muscoli sono pronunciati, ma per il resto è rachitico..."
"Scommetto che è pallidino, pieno di nei..." tiro a indovinare, rabbrividendo. "E con pochi peli ma scurissimi! Bleah!"
Cerco di reprimere le vivide immagini mentali che sono così bravo a creare. Intanto che l’autista scala le marce l’acqua si arriccia con uno schiocco sul bordo del finestrino, per poi essere respinta indietro dalla risacca. "Ma non fa Medicina, giusto?"
"No, mi ha detto che sta seguendo un corso da magazziniere."
"Ma come? E che ci sta a fare lì da voi, allora?"
"Nessuno l’ha ancora capito. Ha portato un cd house a una mia amica. Dicono che l'anno scorso volesse fare il carabiniere, o il vigile..."
"Sì, l'astronauta... ma poi cos’è che fa esattamente, un magazziniere?" mi domando. "Comunque  per fortuna nella biblioteca della mia facoltà tipi del genere non ne ho visti... a parte forse il Nano."
"Il Nano?"
"Sì, credo che il termine politically correct sia 'persona piccola'. La prima e unica volta che l’ho visto non faceva altro che leggere a bassa voce, cosa che normalmente trovo snervante. La sua però sembrava una specie di litania, come una profezia... a un certo punto ho creduto che stesse per rivelarmi chi ha ucciso Laura Palmer."
"Da noi invece c’è un altro strano tipo che passa tutto il tempo in biblioteca a scribacchiare cifre e calcoli senza senso" rilancia Anny. "Secondo me è uno studente di Medicina mancato che dopo il tracollo nervoso finge solo di studiare. Oppure è una Beautiful mind all'opera."
"Un po' come me, che fingevo di prendere appunti nell’ora di fisica per non dare un dispiacere alla professoressa.”
"Non parlarmi di appunti…" mi prega Anny, alzando gli occhi al cielo. "Tocca a me sbobinare la lezione di oggi."
"Bobo, sai quanto io adori i verbi ridicoli, ma cosa intendi dire esattamente?" inquisisco, grattandomi il mento.
"Ad ogni lezione registriamo tutto ciò che dice il professore e poi lo trascriviamo al computer. Siamo un gruppo, ma piuttosto elitario, perciò anche se facciamo a turno è comunque una faticaccia. Poi ci sono delle norme molto rigide a cui dobbiamo attenerci..."
"Oh!" esclamo, affascinato. "Quindi siete una specie di sorellanza? La Sorellanza delle Sbobinatrici! Wow, che cosa eccitante! Vi immagino già con un filo di perle al collo e un twin-set rosa confetto, che sorseggiate tè corretto su una veranda e organizzate brunch e galà di beneficienza."
"Sì, ma il gruppo originario era molto più nutrito di adesso. Prima dello Scisma, intendo."
"Lo Scisma?"
"Sì, una gravissima rottura che ci ha messo le une contro le altre: amiche contro amiche, compagne di corso contro compagne di corso. E' stato terribile. Alcune sono state espulse dal club perché le loro trascrizioni erano illeggibili, praticamente dei flussi di coscienza alla Joyce, degli ammassi di parole senza né punteggiatura, né divisione in paragrafi. Pensa che non usavano nemmeno il grassetto per le parole chiave!"
"Che barbarie!"
"Così le hanno mandate via, e loro hanno formato un gruppo tutto loro."
"Le Emule di Eco" ribattezzo prontamente, non potendo resistere alla tentazione di dare nomi altisonanti a qualsiasi cosa.
"Dopo un po’ però alcune delle ripudiate hanno insistito per tornare nella Sorellanza, ma hanno dovuto subire pesanti umiliazioni: audizioni, sfide incrociate, sbobinature di prova… solo coloro che hanno dimostrato di possedere l’X-Factor sono state riammesse, cioè un’esigua cerchia di Elette."
"Ma chi ha deciso tutto questo... il regolamento, dico? Qualcuna è scesa da una montagna con delle tavole di pietra?"
"In teoria la nostra sarebbe una democrazia, ma il potere di fatto è detenuto da una lobby piuttosto ristretta. La leader indiscussa è senz’altro una. E' stata Lei a introdurre le pene corporali per chi non si attiene al canone: ogni trascrizione deve essere in Helvetica, grandezza 12, con un’interlinea di 1,15 centimetri. Ah, e il testo deve essere giustificato, naturalmente."
"Naturalmente."
"Lei controlla personalmente tutte le sbobinature."
"Maniacale! Quindi se scrivi in Arial, con grandezza 11 e interlinea di 1,14 centimetri, che succede, le esplode la testa?" ipotizzo, allibito. "Ma come fa di nome questa dittatrice? Paris Geller?"
Anny abbozza un sorriso, ma continua a guardarsi intorno impaurita, come se temesse di vederla spuntare a testa in giù fuori dal finestrino.
"Comunque che schifo di carattere, Helvetica. Non era meglio un semplice Times New Roman? Il mio preferito, a dirla tutta, è Georgia, ma..."
"No, io lo adoro!" replica Anny, con ardore. "Ho votato Helvetica al referendum…"
"Oh, povera bambina, ora ho capito cosa ti hanno fatto: mostri tutti i segni di un lavaggio del cervello!" – cerco di abbracciarla, sentendomi maledettamente in colpa per non essermi reso conto prima di quali atroci abusi abbia dovuto subire. "Lei non è qui adesso: puoi dirlo che Helvetica ti fa schifo come font... Davvero, sei al sicuro con me..."
"Oh, smettila, Raffy, mi piace davvero Helvetica!" protesta Anny, divincolandosi.
"Oh, va bene..." chiudo lì, affrettandomi a dirottare la conversazione su argomenti meno spinosi per non alimentare i suoi già laceranti conflitti interiori. "Questa tiranna ce l'ha un fidanzato? C’è un Re di Cuori al suo fianco, o l'ha già fatto decapitare?"
"Sì, il fidanzato ce l'ha, ma è nell’esercito. Chissà dov’è adesso..."
"Ah, ecco, meglio l'Iraq, in effetti. Questo spiega molte cose. Alla poverina evidentemente il sesso telefonico e i messaggini sconci non bastano per distenderle i nervi..."
Anny preferisce non aggiungere altro. Nei suoi occhi leggo il terrore. E’ stata chiaramente plagiata dalla setta a cui si è incautamente unita. Chissà quali irripetibili minacce avrà ricevuto...
Meglio non insistere oltre. Lascio che lo sciacquio amniotico del finestrino la culli per un po' e aiuti il suo animo turbato a ritrovare la pace.
"Comunque, siamo alle solite!" prorompo, vedendola più serena. "Com’è che una squilibrata non fa alcuna fatica a trovare un fidanzato che se le prenda, e io invece sono ancora single? Non sono forse abbastanza psicopatico?"
"Oh, no, Raffy, sei pazzo da legare e tu lo sai" mi rassicura Anny, dandomi una pacca sulla spalla.
"Lo dici solo per farmi stare meglio" borbotto. "Bobo, io e mia madre pensiamo che tu non ti stia impegnando abbastanza per trovarmi un buon partito a Medicina" aggiungo, in tono serio. "Pensavo fosse questo il motivo per cui ti eri iscritta. I patti erano chiari."
"Farò del mio meglio, Raffy" mi garantisce lei, poco convincente. "Te lo prometto."
La guardo per un po’ con aria diffidente, poi mi volto dalla parte, immalinconito. I miei pensieri mulinano come quell’acqua intrappolata nel doppio vetro. "Mi sembra di essere nel cestello della lavatrice" dichiaro, appannando un po' il finestrino con un sospiro.

Maria Magdalena
 

Un ragazzo dall'aria afflitta avanza a fatica tra i sedili straripanti di giubbotti, le maniche matelassé e gli orli di visone sintetico che si sporgono a impedirgli il passaggio. I suoi occhi umidi vagano in cerca di un posto libero. Quando lo vedo puntare al sedile accanto a me distolgo in fretta lo sguardo. Con mio sommo orrore, mentre gli faccio spazio, lo sento piangere sommessamente. 
L'autobus, come sempre, è strapieno a quest'ora. Infatti la sua amica si è dovuta sedere dall'altro lato del corridoio.
Cerco di restare impassibile, mentre lui si lascia sfuggire un singhiozzo. Mi sorprendo a ritrarmi, fino ad addossarmi al finestrino gelido, quasi per paura che la sua infelicità mi contagi. E' un movimento istintivo. Mi dico che lo faccio per rispetto, per non farlo sentire più a disagio di quanto già non sia, ma quello a cui penso è soprattutto il mio, di disagio.
E' una cosa strana, il pudore del dolore.
Per infelice coincidenza la radio trasmette il pop lamentoso di Maria Magdalena, con la pioggia che tamburella a ritmo sul tetto.


"Hai provato a chiamarlo?" domanda l'amica, in un sussurro. Il finestrino riflette il suo volto solidale, sospeso nel grigiore del paesaggio urbano.
"Sì, ma è sempre spento" balbetta lui, la voce tremula come la goccia di pioggia sul vetro su cui mi costringo a concentrare lo sguardo.
Lo sento frugare nelle tasche, o nello zaino, e con la coda dell'occhio lo vedo tirare fuori un cellulare, ma trema così tanto che gli cade per terra. Tra un sobbalzo e una frenata, le sue mani cercano disperatamente di metterne insieme i pezzi, come se da quello dipendesse la sua vita.
"Allora, squilla?" domanda l'amica, con apprensione.
Il ragazzo rimane in silenzio, forse perché sta pensando a quali parole mettere insieme nel caso, sempre più remoto, che dall'altra parte a rispondergli non sia ancora una volta una voce registrata. Prega mentalmente di non dover riascoltare quel messaggio gratuito dell'operatore, che suona come una porta sbattuta in faccia.
La ragazza allunga la mano per afferrare la sua: una cordicella d’amicizia che dondola in mezzo all’angusto corridoio di un pullman.
"E' spento... ma riprovo finché non mi risponde."
A questo punto mi decido a tornare al mio libro. Torvald sta pregando Nora di restare, ma ecco che inaspettatamente una voce metallica emerge da quell’oggetto miracoloso, il talismano che il mio compagno di viaggio tiene premuto sull’orecchio. 
"Ha risposto!" bisbiglia la ragazza, con un sussulto, senza rivolgersi a nessuno in particolare.
"Ti giuro che non è successo niente..." sta mormorando il ragazzo, facendo un grande sforzo per trattenere le lacrime. "Non lo so… devo aspettare prima di saperlo... Mi dispiace, io… Ma te lo giuro... per favore…"
Non riesco a captare le esatte parole dell'altro, ma le sue risposte sono lapidarie.
"Non lo so... ascolta, ci possiamo vedere per parlarne?... Ah, capisco... ma allora ci sentiamo più tardi…? Mi chiami tu…?"
Lo sento stringere forte quel punto interrogativo come se fosse il suo ultimo appiglio.
L'autista ha cambiato stazione radio e non me ne sono accorto che ora. "E poi l'amore è una cosa semplice e adesso... adesso te lo dimostrerò!" gorgheggia Tiziano Ferro, mancando del tutto di tatto. Sì, Tiziano, dimostralo adesso, che l'amore è una cosa semplice. Sta' un po' zitto, che è meglio...

L'eroe
"Raffy, lo vedi quel tipo là davanti?" mi fa Anny, con voce concitata.
"Ma chi, Testa-di-Luna?"
"No, l’altro pelato."
"Ma chi, mio padre? Senti come russa!"
"Non tuo padre, il terzo pelato!"
"Ah, sì, quello che ha appena chiuso la tendina. Ebbene?"
"Quello è stato il capopopolo della Rivoluzione dell’Anno Scorso" mi ragguaglia, gli occhi luccicanti di ammirazione. "Il pullman era davvero troppo pieno, così lui ha radunato gli altri pendolari insoddisfatti e ha denunciato tutto ai carabinieri. E’ grazie a lui se ora ogni mattina ci sono due pullman delle sette."
"Che benefattore!" considero, vagamente colpito. "Certo, non è al livello di Rosa Parks, ma niente male come sommossa..."
"Io so chi è" afferma Anny, tutta orgogliosa. "Ha fatto conoscere i miei genitori."
"Ah, ma allora è davvero un benefattore!" decreto, a dir poco strabiliato. "Eroe popolare e anche paraninfo!"
No so come, ma la sua pelata ora mi sembra più lucente di prima.

C'era una svolta
"Grazie per aver deciso di sederti accanto a me e non accanto a quel cane laggiù, Bobo"
"Sono allergica al pelo, lo sai" mi ricorda Anny. "Non ho avuto altra scelta."
"Solo io trovo strano che un cane viaggi su un autobus?" domando, voltandomi a osservarlo meglio. Il bestione dal manto color caffellatte ricambia il mio sguardo e accenna un latrato, come a dire 'E beh? Che hai da guardare?'
"C’era anche ieri" mi informa Anny, distrattamente, come se questa fosse una spiegazione esaustiva.
Poi, dato che non sembro soddisfatto, prosegue: "Ha aspettato tranquillamente con noi il pullman alla fermata. Poi all'improvviso, senza alcun motivo, ha aggredito una signora. Hai presente la Signora Chic che di solito prende il pullman delle sette?"
"Tesoro, io mi sveglio ogni mattina alle otto e ogni volta mi sembra di risorgere dalla tomba. Ti pare che sia tipo da prendere il pullman delle sette?"
"Insomma, prima le è saltato addosso, poi è salito sul pullman e si è seduto proprio accanto alla Signora Chic. Lei a momenti sveniva dalla paura - ma sei sicuro di non averla mai vista? E’ una signora davvero chic, è anche molto gentile. Ha dei bellissimi boccoli biondi...  sempre così ben truccata, con tanta cipria... sembra una diva anni ’50."
"Magari avete frainteso tutto, tu e gli altri pendolari delle sette" rifletto, lanciando un’altra occhiata di sbieco al cagnone. "Secondo me si era innamorato di lei. Poverino, non deve essere facile, dichiarare i propri sentimenti quando tutto quello che ti esce fuori dalla bocca è ‘Wof! Wof!’ Per voi la stava aggredendo, ma magari in realtà si stava offrendo galantemente di obliterarle il biglietto. Magari sotto tutto quel pelo si nasconde un gentiluomo in trench."
"Che romantico, Raffy..." commenta Anny, con condiscendenza. 
"Sembra una versione moderna de La Bella e la Bestia."
"In ogni caso è sempre meglio avere un cane per compagno di viaggio che non una narcolettica che ti dorme sulla spalla come mi è successo stamattina. Ogni tanto si svegliava e per l’imbarazzo faceva finta di niente, ma dopo neanche due minuti me la ritrovavo che ronfava senza ritegno sulla mia clavicola, finché il naso non le scivolava sul mio décolleté e allora si svegliava di nuovo!"
"La Bella Addormentata" sospiro, con aria sognante. "Questo è davvero l'autobus delle fiabe!"
"Be', tanto bella non era..." si sente in dovere di precisare Anny. "Non quanto la Signora Chic, almeno."
"Stai rovinando la magia, Bobo."
"Siamo quasi arrivati a casa, Raffy" annuncia lei, per tutta risposta, mentre si stiracchia. "E' il miglior lieto fine che un universitario possa sperare..."

Grazie per aver viaggiato con me! Aspetterò con ansia di sapere quale storia vi sia piaciuta di più e quale invece vi abbia fatto venir voglia di prendere la patente da autista solo per la soddisfazione di investirmi...

Una serie di accademici accadimenti:
Episodio I - Stranieri e strani estranei
Episodio II - Grandi speranze
Episodio III - Legami chimici
Episodio IV - Studenti esasperati
Episodio V - In balìa della balia
Episodio VI - C'era una svolta
Episodio VII - Volver
Episodio VIII - Senza vergogna
Episodio IX - Chiamatemi (un) dottore

20 commenti:

  1. Io per la mia incapacità di ricordare le date alla fine storia contemporanea non l'ho mai sostenuta, sono allegramente passata a storia dell'europa orientale senza pentimenti!:)
    Racconti deliziosi, ma il mio preferito è quello del circolo delle sbobinatrici, sembrava di sentire parlare una mia amica che però frequenta giurisprudenza XD

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    1. Ahahahah grazie, inizialmente avevo pensato di scrivere un post dedicato integralmente alla Sorellanza delle Sbobinatrici... Quando me l'hanno raccontato sono rimasto senza parole! A lingue non esiste niente Di tutto ciò! :S

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    2. Ci siamo salvati per fortuna, non credo che sarei stata una buona sbobinatrice! xD

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    3. Al liceo io ed Anny ahinoi dovevamo prendere appunti di storia dell'arte per tutta la classe, e mi hanno detto che quegli appunt icontinuano a circolare tra le nuove generazioni di studenti... Ho già dato: per fortuna ora a lingue posso godermi un po' di "riposo"! :p

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  2. Oh Raffy :) mi sembra di essere lì con te sul bus :)
    la storia dello scisma mi ricorda gli intrighi di potere che attanagliano anche mia sorella. il magico mondo delle sbobinature <3

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    1. Oh Platy, vorrei ci fossi anche tu sul bus! Ti rispondo mentre viaggio in pullman verso due ore di letterature comparate...
      Comunque io vado pazzo per gli intrighi di potere, ci sguazzo e ci "sciagatto"... *_____*

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  3. I mezzi pubblici sono una fonte inesauribile di croci e delizie (più croci a dir la verità...)
    Sul circolo degli sbobinatori posso solo dire che a me l'Helvetica piace, ma siccome siamo una dittatura nessuno me l'ha chiesto e usiamo il Times new roman...:/ sob.

    Vale A

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    1. Già, probabilmente ci saranno stati tanti altri incontri del terzo tipo che avrò dimenticato. :)
      Comunque mi sono informato e ho scoperto di prediligere i caratteri tipografici "con le grazie", ovvero quei piccoli riccioli alle estremità delle lettere. Oddio non mi dire che usi Helvetica sul blog e ti ho inavvertitamente offesa O____O A mia discolpa posso dire che il carattere è l'ultima cosa a cui penso quando leggo il tuo blog! :) :*

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    2. Ahahahah! No dai, i caratteri con le grazie no: come farei a studiare e a non perdermi in tutti quei fronzoli?
      Comunque se mi leggi anche se uso Helvetica...allora ho vinto :D

      Vale A

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    3. Ma certo che vinci!! E comunque se proprio dovesse darmi fastidio Helvetica, ti leggerò sul cell, che trasforma tutto in Verdana :D

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  4. Ma allora non è un semplice autobus! No, no: se ha le tende di velluto è una corriera ( leggi come una nonna piemontese: corieeeeraaaa)!
    Prima o poi ci racconterai perché chiami quella dolce creatura Bobo? Secondo me è per quello che non ti trova un buon partito! ;-)
    A me comunque sono piaciuti tutti i racconti, ne vorrei altri, ne vorrei un libro!

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  5. Ahahaha sì, immagino che sia una corieeeeera! :D Diciamo che ho ignorato la leggera differenza semantica tra "pullman" e "autobus"... non è facile trovare sinonimi, se non buffi come "torpedone." :D
    Sei sicura di voler sapere la storia di "bobo"? E' lunga e a tratti scabrosa :P
    Comunque non vedo l'ora di inviarti la copia omaggio del mio primo romanzo, se e quando qualcuno avrà il coraggio di pubblicarlo! :P

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    1. Siiiii! Si per tutto: voglio sapere la storia di Bobo e voglio il tuo libro autografato è consegnato a mano qui oltre Manica.
      E soprattutto sì ai mezzi di trasporto con nomi desueti, viva la corriera e il torpedone ( suo marito?)

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  6. Allora... :D
    LA STORIA DI "BOBO": un'amica di mia sorella aveva una coinquilina un po' "libertina" che lei si divertiva a soprannominare "Botty-Bot", una specie di fusione tra "bott**a" e "Betty Boop." Il soprannome mi è piaciuto così tanto che ho iniziato ad usarlo anch'io, anche a sproposito, finché col tempo ha smesso di essere un insulto e si è trasformato in un vero e proprio epiteto affettuoso. A furia di dirlo, "Botty-Bot" è stato contratto in "Botty", poi è stato ulteriormente abbreviato in "Bobo." Addirittura in origine avevo concepito due varianti: "Bobò" per le femminucce e "Bobo" per i maschietti, poi però si è affermato "Bobo" come forma unisex. Quindi, ripeto, l'espressione ha perso totalmente la sua accezione negativa, anzi per me non c'è nomignolo più affettuoso: lo uso per chiamare Anny e le mie amiche più strette, ma chiamo "Bobo" anche mia madre, mia sorella, persino mio padre e i miei nonni. Anny stessa comunque mi chiama "bobo" ogni tanto, ma solitamente preferisce chiamarmi "Botty" o "Prosty." C'è un'infinita gamma di insulti pensanti convertiti in nomignoli sdolcinati ;)
    Insomma, essere chiamati "Bobo" da me significa essere amati e considerati parte della famiglia. :)

    Comunque, se dopo aver appreso tutto questo vuoi ancora avere a che fare con me, sarò ben lieto di portarti di persona il libro, anche perchè lo illustrerai tu :)

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    1. XD ...senza parole!
      Yeah... io ho giusto bisogno di altre ispirazioni per farcire il portfolio!

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  7. Belle le storie!Mi son piaciute tutte :D Ne hai altre?
    No,perchè se non ne hai puoi venir con me sul 432 di Catania e trovare tanti bellissimi spunti (tipo? Mah,tipo il signore di circa 80 anni per gamba che sale sull'autobus -pieno come un uovo- con in mano una busta contenente del pecorino stagionato. Un odore,un programma.) xD

    Comunque,anche io voglio il tuo romanzo!!! >.< Anzi,facciamo così: scrivi un romanzo,lo fai pubblicare e poi mi raccomandi alla CasaEditrice...così posso pubblicare qualcosa anch'io (cosa non lo so,ma se Volo è uno "scrittore" io posso diventare anche MissItalia) :D

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    1. Aahahahaha grazie! Per ora no, ma potrei prenderti in parola e farmi un giro coi mezzi pubblici di Catania! Spero di incontrare anch'io il fantasma formaggino! :)

      Se c'è riuscito Moccia... ;) Farò tutto il possibile, promesso!

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    2. Davvero??? Allora t'aspetto qui a Catania :D E portati tanti bei soldini perchè quasi tutti gli autobus confluiscono sulla strada della Feroluni (Fiera del Lunedì che,in realtà,è attiva sei giorni su sette) dove puoi trovare tutto quello che cerchi! Dalle mutande Frutta alle mutande Dolce&Gabbiano :P

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    3. Ahahahahah Dolce&Gabbiano va benissimo, ma ci saranno anche i boxerini di Infimissimo?

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    4. Certo che ci sono! Ci son anche le calze POPPEA e gli occhiali Rocco Tarocco! :D

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