giovedì 4 luglio 2013

Una serie di accademici accadimenti II - Grandi speranze


Credo che l'università sia il mio Vietnam.
Parafrasando una celebre frase di Joseph Conrad (che mi ha salvato le terga durante un a dir poco burrascoso esame di letteratura), nei primi giorni di università, noi studenti "frequentiamo così come sogniamo: soli."
In effetti, agli inizi, piuttosto che entrare in un'aula già piena e dover sfilare davanti a centinaia di sconosciuti, con tutti gli occhi puntati addosso, preferivo di gran lunga darmi alla fuga, tracolla e gambe in spalla, alla ricerca di un angolino buio del giardino pubblico, un cuore di tenebra dove poter regolarizzare il battito accelerato e il respiro affannoso, domare i miei attacchi d'ansia e riprendermi da quel campo di battaglia noto come "università".
Ho trascorso le mie prime settimane mantenendomi a distanza di sicurezza dagli altri, seduto su una panchina a leggere (tutto tranne che i miei libri di testo) o ad esorcizzare il mio senso di inadeguatezza disegnando sul moleskine caricature dei miei compagni di studi, i più buffi o i più antipatici, attribuendo loro mentalmente un'ampia gamma di soprannomi, come Becco-di-Marabù, Miss Piggy, Guance-di-Scoiattolo o Miss Piggy II.
D'altronde la mia è una facoltà che, sulle prime, non incoraggia certo la socializzazione. Anzi, mette anche un po' paura. Per esempio, corre voce che ci sia un maniaco appostato nel bagno del secondo piano a cui piaccia spiare da un foro le attività biologiche espletate nel cubicolo accanto, fornendo suggerimenti e commentando la performance in corso. Pare, inoltre, che il bagno del piano terra nasconda l'ingresso della Camera dei Segreti, da cui fuoriesce di soppiatto un orrendo basilisco pronto a uccidere con lo sguardo chiunque non abbia sangue francese nelle vene. Tra gli altri eccentrici personaggi che popolano questo bizzarro mondo parallelo, c'è anche la ragazza dall'aria spiritata, che vaga per l'edificio con un cilindro nero in testa e un paio di occhialetti tondi, spazzando il pavimento con l'orlo di un interminabile gonnellone gypsy. Altrettanto curiosa è anche quella che io chiamo, per non sbagliarmi, la Persona: non scherzo, dopo tre anni non ho ancora capito se sia un corpulento ragazzo che tossisce in modo particolarmente femmineo o solo una ragazza molto mascolina (forse dovrei chiedere delucidazioni al sopracitato maniaco del bagno, ammesso che esista: solo lui saprebbe darmi le risposte che cerco.) Nella deliziosa triscaidecalogia di Una serie di sfortunati eventi Lemony Snicket descrive un personaggio altrettanto androgino, ma non ero mai riuscito a figurarmelo, prima di adesso.
Tuttavia la facoltà di Lingue, questa variopinta e vociante Babele, è abitata da personaggi di gran lunga più sgradevoli di un pervertito voyeurista. Sono quelli che io chiamo le MaleLingue. Non mi stupirei se gli autori della Pixar si fossero ispirati a loro per il prequel d'ambientazione universitaria di Monster & Co.
Un esempio è il Fantasma degli Esami Precedenti, lo studente che ha tentato e ritentato tutti gli esami almeno venti volte e, non importa quale docente tu possa nominare (puoi anche inventarne uno), la reazione sarà sempre la stessa: bocca spalancata in un muto urlo di Munch, seguito da "Noo... il professor Campacavallo/la professoressa Capracampa?! E' uno/a stronzo/a! Boccia tutti!"
Poi c'è l'éstone semi-nuda che non sa mettere in fila neanche due parole in italiano ma esibisce fiera una scollatura profonda quanto un fiordo (un decollétè talmente eloquente che praticamente fa l'esame al posto suo).
Altro personaggio molesto è la... sto cercando un soprannome adatto, una definizione simpatica, ma proprio non c'è verso: mi viene in mente solo l'Infame. E spero apprezzerete la magnanimità dell'eufemismo, visto che ogni volta che la incontro, senza neanche avere il tempo di rispondere a un "come stai?" di circostanza, esordisce domandando: "Che esame stai preparando?"
"Be', ho appena passato lo scritto di Serpentese. Ora volevo dare Linguaggio Farfallino II..."
"Cosa?! Devi ancora darlo quell'esame?!" mi interrompe, con divertita incredulità (e senza risparmiarsi una risata.) "Io l'ho fatto mesi fa!"
E sai che ti dico? Chifi cafazzofo sefe nefe frefegafa! Verrò a festeggiarti il giorno della tua laurea, conseguita a velocità record, con la media del diciotto e pernacchia accademica.
Ma la peggiore di tutti, quella che ha messo più gravemente alla prova la mia pazienza è senz'altro Nanette, un'odiosa gnometta da giardino che ho conosciuto quando ancora studiavo francese. Per parafrasare, non Conrad, ma l'altrettanto saggio Nigel de Il Diavolo veste Prada: "Persona piccola: ego smisurato." Tronfia e piena di sé, è convinta di essere la reincarnazione di Cleopatra, la regina poliglotta, o di avere un pesce Babele infilato su per l'orecchio, pronto a tradurle simultaneamente qualunque idioma della galassia: le lingue non hanno segreti per lei.
Un brutto giorno d'inverno Nanette mi ha teso un agguato che non sono mai riuscito a perdonarle, sorprendendomi in un momento di relax, mentre, sdraiato su una gelida panchina come un vagabondo dickensiano, mi stavo appassionando al racconto delle disavventure di Pip. Inaspettatamente, il suo naso tuberoso fa capolino sopra la pagina che stavo leggendo, gettando un'ombra ancora più nera su quel libro pieno di sfortunati eventi.
"Ciao! Cosa stai leggendo?"
"Grandi speranze, di Charles..."
"...Dickens, lo so" completa lei, con un'alterigia degna di Estella. "Adoro quel libro! Me lo fai vedere?"
Glielo consegno con una certa riluttanza, e la osservo mentre esamina, con interesse filologico, la mia frusta edizione, per poi fermarsi a rimirare la copertina, aggrottando le sopracciglia.
"Ah... ma è in italiaaaaano..." biscica, lanciandomi il romanzo come se fosse l'autobiografia di Barbara D'Urso e scoccandomi uno sguardo di gelido disgusto, lo stesso che avrebbe potuto rivolgere a un graffito osceno sulla porta della toilette. Il mio primo istinto è stato quello di abbassarle sugli occhi quel suo ridicolo cappello rosso, una specie di berretto frigio che sarebbe à la mode solo nel paese dei Puffi. "E' una lettura di piacere" le ho risposto, invece, a denti stretti.
Vorrei poter dire che quello è stato l'ultimo incontro spiacevole, ma, non so perché, agli esami scritti mi trovo sempre seduto accanto a una ragazza agghindata come Elle Woods (cioè vestita interamente di rosa confetto, con lo smalto rosa confetto, il cerchietto rosa confetto sui capelli biondi e le espadrillas ai piedini smaltati di rosa confetto) che allinea sul banco la sua leziosa penna rosa confetto (con tanto di unicorno in cima), le sue matite rosa confetto e il suo temperamatite rosa confetto, e dispone simmetricamente davanti a sé il vocabolario foderato di carta rosa confetto e il quaderno dalla copertina rosa confetto, per poi guardarmi con aria di sfida, come se non vedessi l'ora di disfare quel suo ordine maniacale approfittando di un momento di distrazione.
Eppure, solitamente, il lasso di tempo che precede un esame è un ottimo momento d'aggregazione sociale. Sapete com'è, quando si aspetta di essere esaminati: "Tu cos'hai studiato di questa parte?", "Dite che questo paragrafo lo chiede?" e via dicendo. Basta poco per creare un gruppetto solidale: ci si ristora ai distributori automatici, uno inizia a intonare In taberna quando sumus, gli altri rispondono in coro, e in men che non si dica, bibit ille, bibit illa ("Bibit tè o camomilla?") si va a creare quella salutare atmosfera goliardica che smorza la tensione in vista dell'imminente singolar tenzone, quella col professore, che lancia sguardi in cagnesco dalla cattedra. Intanto cominci a pensare di avere un certo feeling con una ragazza in particolare, ci parli, scopri di condividere gli stessi interessi e principi morali, scherzi insieme a lei, ridete e vi divertite, mentre la stanza si svuota e gli altri studenti tornano a casa (a festeggiare, a farsi consolare o sorbirsi il solito "poteva andare peggio, ma poteva andare meglio"). Poi arriva il tuo turno, affronti l'esame con ritrovato coraggio e, visto che ormai siete rimasti solo tu e lei, decidi galantemente di aspettarla. Finito anche il suo supplizio, uscite insieme dalla facoltà, continuando a conversare amabilmente, la accompagni alla stazione e per poco non la porti in braccio sul treno per risparmiarle, da perfetto gentiluomo, la fatica di salire tre gradini. Saluti con entusiasmo quella che credi essere una nuova amica, e lei ricambia con altrettanto trasporto, assicurandoti che rimarrete in contatto.
Poi, lo stesso giorno, rifiuta la tua richiesta d'amicizia su Facebook.
Ripercorri mentalmente tutto ciò che hai detto o fatto, cercando di capire cosa possa aver offeso la sua sensibilità o cosa possa averti fatto apparire così sgradevole. Hai persino finto di trovare carino il suo orrendo yorkshire (che hai visto in foto sul suo cellulare)! Una sola, imperdonabile colpa, emerge da questa riesamina: aver ricevuto un voto più alto del suo. E pensare che il professore si è persino scusato per non averle messo la lode.
Fortunatamente a salvarmi dal mio scoramento e dalla mia misantropia, sono sopraggiunti amici semplicemente adorabili. Due di queste sono vere e proprie supereroine, la saggia, pacata Stormy e la vulcanica Y-Girl, dalla chioma color gelato variegato all'amarena. Se non avessi conosciuto loro, probabilmente sarei rimasto lì, impalato e tremante davanti alla macchinetta del caffè, assorto nei miei malinconici pensieri da "poeta crepuscolare" (così sono stato definito dalla perspicace Y-Girl, che ha anche scelto il mio pseudonimo da supereroe, Tasky Boy, vista la mia abitudine di suggere nervosamente uno Yoga Tasky dopo l'altro, o, in mancanza di succhi di frutta tascabili, il mio pollice.)
Purtroppo, proprio quando cominci a sentirti un po' più sicuro di te, quando finalmente hai trovato degli amici disposti a sopportare le "tue ossessioni e le tue manie", quando pensi che andrà tutto bene, che ce la puoi fare... a ributtarti giù ci pensano gli studenti un po' più agé, che si aggirano per i corridoi in cerca di sostegno da parte dei più giovani, col chiaro obbiettivo di risucchiare tutta la loro forza vitale. Per carità, fanno anche un po' tenerezza, e non dev'essere facile per loro...  ma non è facile per nessuno!
"Scusami, potresti prestarmi i tuoi appunti? Sai, perché io lavoro... E magari mi imbuchi anche lo statino? No, perchè col lavoro io proprio non posso... Ascolta, appena si hanno notizie del professore mi fai sapere? Come sai, io lavoro..."
E ma se lavori, perché sei qui a togliere l'aria a noi povere anime condannate? A noi giovani negletti, puniti dalla gerontocratica Italia solo per l'imperdonabile colpa di essere giovani?
Noi giovani d'oggi non ci riusciamo proprio, a ribellarci, come Giove, al régime degli ancien, a porre un limite alla fame nervosa di Crono. Al contrario, continuiamo a seguire l'esempio del pio Enea, che si caricava sulle spalle il vecchio padre acciaccato, quando forse avrebbe anche buoni motivi per scrollarselo di dosso: il caro Anchise, dopotutto, ha vissuto la sua vita (e se la è pure spassata con Venere!) Quand'è che tocca a noi, vivere la nostra? Così ci ritroviamo a dover sgomitare anche col pensionato che ha deciso di portarsi a casa una terza laurea, per sport, come alternativa alla briscola o alla bocciofila.
Pensandoci, di solito preferisco gli adulti ai miei coetanei, ma un contatto intergenerazionale di cui avrei potuto benissimo fare a meno è senz'altro quello con la petulante Mrs.Robinson, che non perde occasione per appiccicarmisi addosso (e non sono ancora laureato!)
Quando non riesco ad evitarla (dandomela a gambe o fingendo di essere un attaccapanni), mi afferra per il braccio e mi tiene in ostaggio per ore, riversandomi addosso tutte le sue ansie, accrescendo i miei dubbi, riportando a galla quelli ancora latenti, per poi stordirmi con un raffica di domande miste a sterili ciance: "Ma a che ora comincia la lezione? Per l'esame scritto è necessaria la penna nera o posso usare anche quella blu? Ma tu quante ore studi? Credi che la professoressa McGranitt mi lascerà sostenere l'esame per prima se le dico che devo accompagnare mia suocera dal cardiologo? Dov'è la toilette delle signore? Dove...? Cosa...? Perché...? Quando...? Ma...?"
Qualche volta vorrei riuscire ad essere spietato e insensibile, anziché soccombere e mostrarmi sempre disponibile. Anche perché molto spesso i professori sono più gentili e accomodanti con gli studenti più maturi, e la cosa non può che suscitare tutta la mia pulsante invidia. "Tesoro mio" vorrei tanto risponderle, premendole delicatamente un dito sulla bocca, "tu pensi di aver trovato in me la tua ancora di salvezza, ma io, ahimè, ne so meno di te! Non lo vedi che sono un irrecuperabile inetto? Così coliamo a picco tutti e due, capisci? Mi dispiace, ma non posso affogare per insegnare a te come nuotare a cagnolino, quando io a malapena arranco a stile libero! E' dura da accettare, zucchero, ma l'università non si frequenta, si sconta. E' una dura lotta per la sopravvivenza..."
Lo so, mi vergogno dei miei stessi pensieri. Comincio ad assomigliare a quella terrorista della professoressa Zizzania, ma come darle torto? In tempo di guerra, si sa, mors tua vita mea.
Ma la colpa non è certamente nostra.
Inferno terreno, orrida fucina di infelicità è il luogo che piega una giovane mente al cinismo e all'individualismo senza scrupoli!
Quando non si è che un numero di matricola, quando la propria persona è ridotta a poco più che una targa d'automobile, si inizia inevitabilmente ad agire e pensare con robotica freddezza.

Una serie di accademici accadimenti:
Episodio I - Stranieri e strani estranei
Episodio II - Grandi speranze
Episodio III - Legami chimici
Episodio IV - Studenti esasperati
Episodio V - In balìa della balia
Episodio VI - C'era una svolta
Episodio VII - VolverEpisodio VIII - Senza vergogna
Episodio IX - Chiamatemi (un) dottore

16 commenti:

  1. Aaah, la strana fauna che popola le facoltà Umanistiche <3

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  2. Io per colpa delle malelingue avevo tipo un'ansia assurda per inglese I e già mi immaginavo di stare là a farlo e a rifarlo 10000 volte e invece quando vado a sostenere l'esame mi accorgo che non era affatto così terribile come tutti dicevano e il prof a mio parere era pure gentile!
    Ma tra le tante figure non ti sono mai capitati anche quelli che "no, io i miei appunti dell'unica lezione a cui sei mancato non te li passo neanche morto"?

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    1. E' capitato anche a me, molti dei professori che mi sono stati dipinti come famelici mostri assetati di sangue, al momento dell'esame si sono rivelati docili agnellini! Chi mette in giro queste voci, molto spesso, non ha mai aperto libro in vita sua o quasi, temo... :) Se studi, non puoi non ottenere risultati, prima o poi!
      "No, i miei appunti dell'unica lezione a cui sei mancato non te li passo neanche morto" è una frase che non mi sono sentito dire, forse perché evito di chiedere appunti se non a chi sono certo sarà così gentile da prestarmeli :)

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  3. Questa, di tutte le tue rubriche, continua ad essere la mia preferita. Forse perché leggendola non è possibile non ritrovarsi in almeno una delle tue avventure. Qualunque studente universitario ha vissuto almeno una delle cose che descrivi.
    Rivisitate con la tua ironia poi, sono irresistibili. Vorrei commentare procedendo per ordine ma proprio non ce la faccio, devo sfogarmi immediatamente: CHI ha osato negarti l'amicizia su facebook? :O Quale assurdo essere vivente ha mai potuto macchiarsi di tale colpa? (Per una lode mancata? Ah beh, soggetti del genere allora meglio perderli che trovatli u_u)
    Oddio la ragazza alla "Elle Woods" XD Ne avevo una anche io i primi anni di corsi (Non si dava al rosa confetto ma perseverava nella perfezione maniacale, negli "accessori di studio" (blocchi appunti, penne, matite, ecc), negli atteggiamenti e nel look sempre impeccabilmente perfetto (a me mancavano le ore per dormire, lei era sempre perfetta e brillante durante le lezioni... mistero). Poi ha avuto un crollo ed ha abbandonato la battaglia (si vocifera sia fuggita in Inghilterra senza lasciare traccia).
    Sai anche da me i professori saggi sono soliti ripetere, riferendosi a chi riesce a resistere, ad andare avanti, che "siamo dei sopravvissuti" e una volta un mio amico diceva che la nostra è una "gara a eliminazione". Va avanti chi ha i nervi di ferro.
    Quindi mi sento anche di dirti di non sentirti in colpa se hai questi pensieri quando vieni braccato dagli studenti più "maturi", che lavorano, perché sono cose che ho pensato anche io. Mi piace essere gentile ed essere d'aiuto per quello che posso ma a tutto c'è un limite. La scusa "Io lavoro" regge fino a un certo punto.
    E poi la "comunione" che si crea prima di un esame... E' vero si diventa facilmente amici e poi non ci si rivede più però è bello che succeda, no?
    Che bello che poi siano arrivate delle belle amicizie. Le amicizie che arrivano a salvarci nei momenti "bui" hanno qualcosa di speciale, vero?
    Niente, adoro questa raccolta di "accademici accadimenti" *_*
    Tasky Boy, potrei dilungarmi all'infinito nel commentare questo post ma finirei con lo scrivere un papiro come quello dell'altra volta. Sappi che adoro sempre il modo in cui scrivi, il tuo modo di vedere le cose e raccontare esperienze comuni con un tocco di leggerezza e ironia che appartiene solo a te. Attraverso la tua "penna" diventano avventure che hanno quel qualcosa in più. Assolutamente incredibili eppure incredibilmente vere ;)
    Bravo, come sempre e forse anche di più.
    Leggerti regala sempre un sorriso, dovrebbero farlo tutti.
    Grazie per aver deciso di condividere con noi i tuoi "accademici accadimenti" facendoci tornare alla mente un po' anche i nostri.
    Alla prossima! :*
    Mille bacioni
    Jashder

    (Ho capito -e avrai capito anche tu forse- che se non commento subito poi difficilmente riesco a farlo. Ti seguo sempre però, sappilo ;) Dopo questa deliziosa parentesi torno a studiare. Grazie per la piacevole lettura ^_-)

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    1. Sono i che devo ringraziare te!!! Non temere mai di dilungarti perché i tuoi commenti non posso che riempirmi di gioia! *-* Sono felice che tu ti riveda in ciò che vivo e ho vissuto... mi fa sentire molto, molto meglio! :D
      Comunque la storia della tua Elle Woods fuggita in Inghilterra è molto affascinante: hai stuzzicato la mia mente contorta... :P
      Ancora grazie mille per le tue bellissime parole, spero di non deluderti mai! Mille bacioni a te! :***

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  4. Questa rubrica è fantastica, mi piace sempre di più! Bello anche questo secondo episodio, anche se i toni del racconto sono meno goliardici del precedente, diciamo. Ma come darti torto? La tua riflessione sulla solitudine del mondo universitario non è così irreale...
    Comunque...con questi racconti fanno scattare meccanismi di immedesimazione involontari *_* secondo me avrà molto successo :)
    Questo, tra i post che hai scritto, è uno di quelli che mi è piaciuto di più :) troppo bravo :*

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    1. Grazie bobo! :D "Questo, tra i post che hai scritto, è uno di quelli che mi è piaciuto di più :)" è una frase che mi stai spesso, e pensare che sono sempre ipercritico nei miei confronti e temo sempre di deludervi! :(
      Entrambi sappiamo che faticaccia è l'università: continuiamo a farci forza a vicenda *-*
      Grazie, grazie e ancora mille grazie bobin'amor <3

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  5. Sei semplicemente fantastico e scrivi benissimo (te l'avrò detto già ma non ha importanza! :D )! Aahahahah credo che l'Infame sia presente in ogni facoltà, io ne ho conosciute/i parecchie/i... E il maniaco? Oddio ahahahaha O_O Ad ogni modo, ciò che dici riguardo il mondo universitario è molto aderente alla realtà e i personaggi, quelli descritti, credo proprio di averli incontrati tutti Bacione! :**

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    1. Ma ti ringrazio!!! *-* Sei un concentrato di dolcezza, come le squisitezze che prepari *-*
      Mi dispiace che anche tu ti sia imbattuta in tali inquietanti creature, ma è per fortuna, come è evidente, sei uscita incolume da questi incontri del terzo tipo!
      Grazie mille ancora, mille baci! :*

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  6. Solo per "la fame nervosa di Crono" ti meriti una lode. Divino!

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    1. *-* Le metafore mitologiche sono una mia passione... mi riempe di gioia che tu l'abbia apprezzata. Grazie!!! *-*

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  7. sono quasi contenta di non aver frequentato l'università...
    sei un grande figliolo...
    continua così [disse la vetusta zia pata]

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    1. ahahah io minaccio di mollare tutto un giorno sì e un giorno no :D
      Grazie mille zia Pata!!!! :)

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  8. Bellissima la sensazione che ho provato grazie a questa lettura! Per un attimo, quando hai elogiato GIUSTAMENTE le tue eroine (che credo di conoscere bene) mi sono sentita catapultata di nuovo nel nostro primo anno, una immagine che comincia ad essere un po' sfocata e lontana. Devo dirlo: mi sono sentita parte della storia, nonostante non fossi contemplata! :D la tua vivida memoria mi ha fatto fare un balzo indietro di ben tre anni! Tutto merito della tua scrittura coinvolgente! *____*
    latuacollegacanterinacloud

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    1. Grazie mille cloud *______* Uno dei miei rimpianti è proprio aver passato poco tempo con te. Ci sentiamo molto più su internet di quanto siamo riusciti a vederci di persona, colpa soprattutto la mia allergia alla vita di facoltà :(
      Se prometto di recuperare, potrai perdonarmi? :(

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