mercoledì 5 marzo 2014

Jeppetto e la Fata Turchina

Kiss me, kiss me Licia...
Quando mi sono reso conto che i soli film da me recensiti quest'anno hanno vinto gli Oscar per il Miglior film d'animazione e la Miglior canzone (Frozen), le Migliori scenografie e Migliori costumi (Il grande Gatsby), ho realizzato che forse sarebbe stato il caso di guardare anche qualcosa di più impegnato. Così l'altra sera sono andato a vedere La vita di Adele, riproposta in una rassegna cinematografica per radical-chic: un'intensa storia d'amore tra ragazze, raccontata in modo estremamente sensuoso e godereccio, al limite del hardcore. Oltremodo ravvicinate le inquadrature, praticamente dermatologiche: dopo tre ore di film mi è stato inevitabile odiare la protagonista, Adele, che mangiucchia continuamente a bocca aperta, si insozza di sugo alla bolognese e si sbrodola addosso come neanche Sbrodolina. Poi, indovinate che ordina al suo primo appuntamento? Un kebab, ça va sans dire. Il kebab. Praticamente lo street-food che più di ogni altro compromette la dignità di chi si cimenti nell'impresa di mangiarlo. In quella bocca finisce di tutto, soprattutto i ciuffi ribelli. Mai una volta che si dia una sistemata ai quei capelli sfatti da compito in classe di matematica. Quando poi la sua relazione comincia a sgretolarsi, è tutto un fluire di muco e lacrime. Se avessi voluto vedere tutte queste disgustose secrezioni corporee avrei fatto domanda d'assunzione in un asilo.
Cosa non si fa per amor di realismo!
Quello di Adele è un bildunsgroman scandito da citazioni letterarie, filosofiche e pittoriche: Marivaux e l'innamoramento, Antigone e il senso d'impotenza dell'adolescente, Sartre e la libertà assoluta, il malinconico blu di Picasso, la morbidezza di Courbet e la morbosità di Schiele. Insomma, un film che tratta il pubblico come una classe delle elementari o un eromenos da istruire. Didascalico, se vogliamo, anche per quanto riguarda le dinamiche dell'amore saffico. E' quasi un tutorial erotico, date le scene di sesso interminabili. Talmente lunghe da portarmi ad infrangere quella che è per me una regola sacra: mai parlare al cinema. Non c'è stato verso, per me e le mie amiche, di evitare di scambiarci opinioni e commenti, per poi passare ad una vera e propria telecronaca:
"Ma che stanno facendo esattamente adesso, secondo voi?"
"Credo si stiano strusciando."
"Ah, sì... giusto. Se non sbaglio il termine tecnico è frottage. Una performance superiore alle aspettative, devo ammettere, se consideriamo che è la sua prima volta. La Exarchopoulos è in testa... ma rimonta all'ultimo secondo la Seydoux... ci siamo quasi... ed è GOAL! No, aspettate... cartellino giallo. Ma come, non è goal? Non c'è fallo!"
E sulla scia dei doppi sensi da osteria, imperdonabile la scena in cui Emma Dai-Capelli-Blu insegna alla sua giovane amante come succhiare le ostriche ancora palpitanti di vita.
Se il primo capitolo risultava interessante, esplorando i primi turbamenti di un'Adele liceale, durante la seconda parte sono lentamente scivolato nella noia. Il realismo va bene, ma io avrei tagliato i capelli della protagonista e anche parecchie scene inutili, tipo quando si lava i denti, fa la doccia o il dettato ai bambini a cui insegna. L'arte dell'ellissi... questa sconosciuta!
Il regista, Kechiche, voleva offrirci una tranche de vie, ma era piuttosto un gateau intero, e alquanto indigesto. Un titolo più adatto sarebbe stato Vita, morte e miracoli di Adele.
"Ah, sono passate tre ore? Non me ne sono accorto!" ha avuto l'ardire di esclamare un intellettualoide con la bombetta, uscendo dalla sala, all'una di notte. "Il tempo è volato."
Carissimo Pinocchio, amico dei giorni più lieti, io non avrò i capelli da Fata Turchina di Léa Seydoux, ma le so riconoscere le bugie, soprattutto quando sono grandi come una balena.

"...un artista non deve spiegare un cazzo."
Ma ora passiamo a Jep(petto). Quando si tratta di parlare de La grande bellezza, che non sono stato abbastanza lungimirante da andare a vedere al cinema, il paese sembra dividersi tra agguerriti estimatori e bellicosi detrattori, tant'è che ho quasi paura a metterci bocca e aggiungere la mia inutile opinione da profano. Avverto vibrazioni negative e molte conflittualità, "conflittualità come 'rottura di coglioni'" per citare la performer intervistata da Jep. La grande bellezza non mi ha annoiato (non troppo), non l'ho odiata, ma non mi ha fatto nemmeno trasecolare. Quella proposta è una malinconica passeggiata notturna lungo una galleria di grottesche: l'intellettuale che si vomita addosso le proprie ferree convinzioni, la radical-chic che ascolta solo jazz etiope e non ha il televisore, il cardinale a metà tra soglio pontificio e il contratto per una nuovo programma di cucina su Real Time, la Colonna caduta che sgattaiola nella sua perduta casa-museo per sentir parlare di sé dall'audioguida, il fotografo che fotografa se stesso ogni giorno (che è un po' quello che fanno molti su Facebook), e poi i nani, le ballerine e le tante altre maschere, confuse e misteriose. L'ispirazione felliniana è lampante, a riprova che viviamo in un'epoca neobarocca, fatta di echi e citazioni. Domanda: basta citare la grande cultura per produrne altra?
Tra festaioli di mezz'età che ballano al ritmo della Carrà, si staglia il sorriso sornione di Jep Gambardella (Toni Servillo), che di professione smerda la gente. "Vanità di vanità", "l'imbarazzo dell'essere al mondo", la meschinità umana in contrasto con l'indifferente bellezza che ci circonda: questo scopre Jep nelle sue notti in bianco.
Un film, un rebus da decifrare: il mare, le suore un po' ovunque, gli estranei che sembrano conoscere il protagonista meglio di quanto non si conosca lui stesso, i fenicotteri che sorvolano il Colosseo (che fanno molto promo del concerto di Adriano Celentano all'arena di Verona.)
La mia impressione è che i registi come Sorrentino si sentano sempre più in diritto di comporre scene bellissime, frasi ad effetto e momenti emozionati, per poi consegnare tutto, così com'è, allo spettatore: toh, adesso "unisci i puntini."
La grande bellezza non è un racconto filmico: rimossa la spina dorsale della trama, ciò che resta è una criptica e amara raccolta di poesie per immagini, bella ma riservata a pochi. E io non posso fare a meno di trovare tutto questo crudele.
Perché per Ana Laura Ribas questo film dovrebbe rimanere un mistero?

16 commenti:

  1. Il moccio di Adèle. Ho passato ora a soffiarmi il naso in maniera compulsiva dopo.

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    1. Ahahahahahah io non ne potevo più di lei. Mi contorcevo sulla poltrona...

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  2. Domanda: basta citare la grande cultura per produrne altra?

    Che lucida osservazione!

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    1. Grazie :) È una domanda che ultimamente mi pongo sempre più spesso.

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  3. Ah, ma dunque Adele NON è quella coi capelli blu e chi scrive su FB che La GB è un'opera spravvalutata, NON si riferisce alla Gran Bretania?...ahnnn... Ora è tutto più chiaro, grazie Raffy! ;-D

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    1. Ahahahahah figurati! :D Ma sai che ero convinto anch'io che Adele fosse quella coi capelli blu prima di vedere il film? :P

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    2. (Io comunque avevo scritto Gran BretaGNA... cacchio di correttore per occhiaie che non è altro)

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    3. Non avevo dubbi al riguardo ;)
      Odio quando questo maledetto t9 scambia le ostriche con le ortiche!

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  4. Eh Raffy Raffy....tu sei troppo bravo <3
    Ottime riflessioni, come sempre riesci a dare voce a quello che penso anche io.
    Complimentissimi anche da mamma :p

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    1. Grazie ragazze :D La GB però dovremmo rivederla secondo me... Probabilmente alcuni aspetti sarebbero più chiari...
      Grazie ancora, quando ci facciamo una bella mangiata di ostriche? :***

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  5. Paura i primi piani della bocca di Adele.. A ma ha fatto un pochetto schifo.. e in questo siamo del tutto d'accordo, puntuale e preciso come sempre:D gran bella ragazza invece Lea Seydoux.. peccato quei capelli! Ho apprezzato la scena delle ostriche solo perchè io stessa sono un'amante delle ostriche.. su Sorrentino non mi esprimo perchè non l'ho visto.. notte Raffy!

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    1. Ahahahah grazie cara, sono contento di non essere stato l'unico a fissarmi sulle inquadrature troppo ravvicinate :D
      Le ostriche le ho assaggiate poche volte, non ricordo se mi piacciono o no. La squisitezza marittima che sogno di notte è l'aragosta *-*

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  6. Ozpetek in effetti è un bellissimo film.. °-°'

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  7. Chiamami Pinocchia, ma io l'ho pensato davvero che quelle tre ore sono volate! E' strano, non avrei immaginato che immergermi nella vita di una persona, senza una trama interessante al di là di questo, potesse catturarmi anzichè annoiarmi. Le scene di sesso sono state imbarazzanti sul momento - mica ce l'aspettavamo! :)) - ma alla fine dei conti "giuste": proprio perchè di Adele ci dovevano mostrare tutto-tutto, e vicino-vicino, dal respiro nel sonno al sugo al sesso. Secondo me la chiave e l'originalità del film erano queste. In quanto all'aspetto, io l'ho trovata incantevole perchè "vera": tenera, buffa, a volte affascinante, a volte ridicola e bruttarella, ci sta anche quello ;)
    Sulla Grande Bellezza il mio parere è più simile al tuo: posso dire che mi è piaciuto, a tratti anche molto, ma soprattutto come affresco della bellezza - che magari dove te l'aspetti sta già morendo o è già bell'e che defunta, mentre appare dove non te l'aspetti. Insomma, un film sui generis, da prendere così com'è... (non c'è necessariamente da capirci qualcosa, checchè ne pensi la Ribas ;)

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    1. Allora sono colpito dalla tua tenacia! :D Io ho visto con piacere solo la prima parte, tutto il resto l'ho subito.
      Chissà che penserebbe la Ribas di Adele... :D

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